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Autore: BellatrixWolf    29/10/2012    4 recensioni
Il rapporto tra Emma Swan e Regina Mills non era dei più chiari. La maggior parte della gente credeva, anzi, era certa, che le due si odiassero a morte. Anche loro ne erano certe.
Solo da poco, Regina si era accorta di qualcosa di strano. Conosceva l'odio, lo conosceva fin troppo bene, ed iniziava a dubitare che ciò che provava per lo sceriffo Swan fosse effettivamente odio.
SwanQueen. potrebbe diventare Fluff, o smut. O entrambi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni tanto l'ispirazione e la voglia di fare bussano alla mia porta. E io non sono in casa. O sto dormendo.

A parte questo... Ebbene sì, ne ho iniziata un'altra. Un'altra long. Senza aver finito nulla. Né continuato nulla. La Tempesta è lì che  aspetta il suo epilogo ed io non so come fare. Dal Warlord rischio di prendere le legnate perché non aggiorno. Friends Forever va avanti a rilento. Quasi Per Caso va avanti.
Ma sono qui per parlare di questa nuova, entusiasmante (?) fic. Una Swan Queen, gente! E' ambientata nella prima serie, tutti sono ancora vivi e vegeti tranne il nostro povero piccolo Graham che, si sa, fa una brutta fine dopo pochi episodi. La tentazione di scrivere qualcosa sulla seconda serie e sul magic touch (non mi dilungherò in spiegazioni perché son sull'orlo dello spoiler) era forte, ma sono riuscita a resistere la verità è che non avrei saputo farlo.
Devo ringraziare
syriana94, mia socia, oltre che figlio adottivo e bisnipote adottivo, nonché possibile nipote (che casino.) per avermi suggerito per scherzo un finale togliendomi dai casini.
E dopo questa lunghiiiiiissima presentazione, here we go.
Enjoy c:



Il rapporto tra Emma Swan e Regina Mills non era dei più chiari. La maggior parte della gente credeva, anzi, era certa, che le due si odiassero a morte. Anche loro ne erano certe.

Solo da poco, Regina si era accorta di qualcosa di strano. Conosceva l'odio, lo conosceva fin troppo bene, ed iniziava a dubitare che ciò che provava per lo sceriffo Swan fosse effettivamente odio.

Era qualcosa di complicato. Era un desiderio di starle attorno, e al tempo stesso di farle male, e di farsi odiare, ma non tanto da chiudere ogni contatto. Era qualcosa di strano. Il loro era un continuo stuzzicarsi, un gioco di sguardi senza fine, una partita a scacchi senza regole.

Quando Regina si trovava in una stanza con Emma, l'elettricità era palpabile. Ancor di più se Emma e Regina erano le uniche, nella stanza.

Regina sapeva di dover odiare Emma, come ogni regina cattiva odia l'eroe. Era certa di dover provare solo odio, fastidio, astio nei suoi confronti, eppure sentiva qualcosa di più. Qualcosa che non riusciva, tuttavia, a definire.

Quel loro continuo stuzzicarsi, gli sguardi, le frecciatine, le ostilità erano diventati una costante nel loro rapporto quotidiano, tanto che nessuna delle due perdeva occasione per punzecchiare l'altra.

 

"Sceriffo."

"Madam Mayor."

Sotto a quel saluto, apparentemente gelido, c'era una tempesta di fuoco. Nessuno ci faceva caso, perché era scontata l'insofferenza tra le due, ma i loro occhi si allacciavano ogni volta che si incontravano, senza riuscire a staccarsi.

Regina odiava i meeting mensili. Ascoltare i problemi dei vari rappresentanti di Storybrooke era un supplizio, specialmente se accanto a lei era seduta Emma. Talvolta succedeva per puro caso che prendendo appunti o spostando fogli, le loro braccia si sfiorassero o, peggio, che cambiando posizione le loro cosce si toccassero, e Regina poteva sentire un brivido bollente lungo la schiena.

Uno alla volta, tutti esposero i propri punti all'ordine del giorno, iniziando da Gold. In ordine sparso, si arrivò a Mary Margaret, che velocemente parlò dell'andamento della scuola, poi ad Emma. Quando si alzò per prendere la parola afferrò alcuni fogli sul tavolo, e così facendo urtò una penna, che cadde. Si piegò per raccoglierla, così come Regina, e le loro mani si incontrarono sulla plastica nera. Al contatto, entrambe alzarono lo sguardo e, per qualche istante, si fissarono negli occhi.

Regina ritirò la mano e si rialzò, distogliendo la propria attenzione dalla pelle pulsante dei polpastrelli; Emma raccolse la penna e la posò sul tavolo, poi iniziò a parlare.

La sua voce era calata di qualche tono, quindi dovette schiarirsi la gola prima di tornare alla sua normale estensione vocale.

Quando terminò il discorso si risedette e lanciò un'occhiata a Regina, cercando i suoi occhi. Quel breve contatto era stato come una scossa per Emma, e lei non poteva non averlo sentito a sua volta. Ma Regina la ignorò.

La bionda provò il desiderio di toccare di nuovo quella pelle, così liscia e piacevole al tatto, ma si trattenne, mentre era il turno di Regina di prendere la parola.

La velocità delle sue parole era come minimo raddoppiata, mentre cercava di ignorare un senso di fastidio che le tormentava il ventre. Disse quanto c'era da dire e si risedette.

L'ultimo fu Whale, poi finalmente il meeting terminò.

Il sindaco si alzò nuovamente e, portandosi la borsa dalla coscia alla spalla, si avviò rapidamente all'uscita. Voleva lasciare quella stanza il prima possibile.

"Regina!" La chiamò Emma, raccogliendo un mazzetto di chiavi da sotto la sedia. "Regina, aspetta!" ma lei non l'ascoltava, procedeva spedita battendo il tempo con i suoi tacchi.

Lo sceriffo la rincorse e le afferrò il polso, costringendola a voltarsi. Lei, allibita, guardò prima le dita che le stringevano la manica della camicetta, poi alzò lo sguardo e lo fissò in quello di Emma.

La scena si svolse quasi a rallentatore, loro ferme in mezzo alla folla che le oltrepassava, ignorandole.

"Hai... dimenticato le chiavi." gliele porse, allungando il braccio ed aprendo la mano, incapace di lasciare lo sguardo del sindaco, come il suo polso; poteva sentire la pulsazione del sangue nelle vene attraverso la leggera stoffa della giacca.

Regina allungò la mano libera e prese il mazzo di chiavi, senza guardare, sfiorando il palmo aperto di Emma, facendole il solletico.

"Grazie." cercò di mantenere il suo tono gelido da Evil Bitch, ma la voce le si spezzò in gola. Doveva voltarsi, doveva spezzare quel contatto. Girò i tacchi e fece un passo, ma la morsa di Emma non si allentò.

Regina si guardò intorno, realizzando con un brivido che lei e lo sceriffo erano sole. Sentì il cuore pulsare nelle orecchie, mentre tornava ad affrontare quello sguardo cristallino.

"Caffè?" chiese lei, quasi speranzosa, abbozzando un sorriso. Ora che aveva trovato quel calore non voleva perderlo. Quella donna era circondata da un alone di mistero e fascino, ed Emma ne era inevitabilmente attratta. Poco alla volta, voleva rimuovere uno ad uno i veli di nebbia attorno a Regina, scoprirne ogni segreto. Era ormai assuefatta a quella donna, così apparentemente gelida, così rovente.

Dopo un attimo di pausa, di tensione, Regina rispose con finta sufficienza "Va bene.", come se la sua compagnia fosse un privilegio, una concessione, quando in realtà ardeva dello stesso desiderio: quello di non perdere quel contatto che la spaventava ed affascinava assieme.

Per qualche ulteriore secondo rimasero ferme, poi lentamente Emma lasciò la presa, e Regina si voltò verso la porta.

In silenzio, una accanto all'altra, camminarono verso il Granny's. Il sindaco di strinse nella leggera giacca grigia, rabbrividendo per il freddo, e sentì il braccio di Emma cingerle le spalle, coprendola con un cappotto. Si voltò verso la bionda, ora vestita solo di una felpa, che si limitò a dire "Non ho freddo." con indifferenza.

Regina si strinse nel cappotto e con discrezione ne inalò il profumo, così piacevole. Non commentò, e presto le parole di Emma si persero nell'aria del tardo pomeriggio, così che il silenzio potesse tornare ad aleggiare sovrano.

Quando arrivarono al locale ed aprirono la porta furono investite da un inebriante dolce profumo ed un invitante calore. Regina si sfilò il cappotto e lo restituì alla legittima proprietaria, ringraziandola. Nel piacevole torpore della locanda, Regina si stava riavendo, iniziando finalmente ad elaborare gli ultimi minuti della giornata. Riassumendo un tono, con un sorriso di sufficienza, disse "Prendiamo in tavolo, dear?"

Emma annuì e le due si sedettero al primo posto vuoto che trovarono. Pochi istanti dopo Ruby apparve, solare e poco vestita come suo solito. Sorrise ad Emma e lanciò un sorriso molto finto a Regina, che rispose allo stesso modo.

"Ordinate?" tirò fuori dalla tasca del grembiulino un taccuino ed una penna e le guardò in attesa.

"Una cioccolata con panna e cannella per Ms Swan ed una fetta di dolce per me." Regina scelse per entrambe con nonchalance ed Emma rimase interdetta nel notare che Regina conosceva i suoi gusti.

Ruby annotò velocemente. "Di mele?"

"Come sempre, dear."

La ragazza annuì, mise via penna e blocchetto e tornò verso la cucina, evitando per un pelo la signora Lucas ed i piatti che teneva in mano.

Emma rimase a guardarla andare via, sovra pensiero, avvertendo lo sguardo di Regina sul volto. Cominciava a sentirsi a disagio e a chiedersi quale strano fenomeno l'avesse spinta ad invitare quella donna a bere qualcosa. L'aria tra loro era gelida. Forse sperava in un miracolo.

E più Emma si sentiva male, più Regina si sentiva di nuovo se stessa. La sua innata stronzaggine stava velocemente tornando in tutta la sua potenza.

La bionda sperava solo che gli ordini arrivassero in fretta, a distrarre entrambe dall'atmosfera polare. E mentre lei non sapeva come né se iniziare una conversazione, Regina lasciava vagare lo sguarso sul suo viso, soffermandosi di tanto in tanto sulle labbra o sul collo.

Emma si voltò ad incontrare lo sguardo di Regina e si perse in quei profondi occhi scuri. In quei pozzi castani vedeva un misto di emozioni, in cui riconosceva la sua tipica insofferenza nei suoi confronti, ma c'era qualcosa in più. Non sapeva bene come descriverla, però. Notò un piccolo movmento delle labbra scure, come un arricciarsi quasi impercettibile, un moto di... soddisfazione? Felicità? Allegria? Cos'era? Fece per aprire le labbra, ma Ruby si materializzò con una tazza di cioccolato fumante e un piattino.

L'arrivo della ragazza spezzò il contatto visivo ed entrambe ringraziarono ed abbassarono gli occhi sui propri piatti.

Regina prese con calma la posata ed iniziò a mangiare, mentre Emma prese la tazza tra le mani e se la portò alle labbra, bevendo un sorso, continuando a guardare davanti a sé. Non riusciva a distogliere lo sguardo da Regina.

La osservò rapita portarsi il pezzetto di torta alla bocca e farlo sparire tra le labbra scure. Lei alzò lo sguardo e notò quello di Emma. "Vuoi assaggiare, dear? Le mele sono quelle del mio albero." disse pogendole un boccone.

La bionda appoggiò la tazza e rimase ferma un attimo a guardare la forchetta -leggermente macchiata di rossetto-, provando un terribile imbarazzo per l'insistenza con cui aveva fissato Regina. Le venne in mente un pensiero dimenticato, che qualche settimana prima l'aveva fatta ridere, sentito da qualche parte. "Assaggiare il frutto proibito di Regina potrebbe essere pericoloso: potrebbe piacerti."

"Uh... grazie." Cercando di riprendere il controllo di sé, si sporse sul tavolo e prese l'offerta, lasciando strisciare le labbra dove prima erano quelle di Regina.

Sentì un'esplosione di gusto, assieme al profumo invitante del dolce ancora tiepido. Si lasciò sfuggire un mugolio deliziato e Regina sorrise soddisfatta.

"E' fantastica!" mugugnò inghiottendo. "La prepara la signora Lucas?"

"Sì." rispose Regina inarcando un sopracciglio. "Ma la mia ricetta è migliore."

Emma prese un sorso di cioccolata, guardandola. Avrebbe voluto chiederle di assaggiarla, ma non riuscendo a trovare un modo di porre la domanda, lasciò perdere.

Rimasero in silenzio a consumare le proprie ordinazioni, scambiandosi occhiate ogni tanto. Nuovamente, calò il gelo, ma meno teso di poco prima. Emma continuava a passarsi la lingua sulle labbra e Regina sembrava particolarmente soddisfatta di sé. Quando finì di mangiare, osservò la bionda terminare con un sorso la propria bevanda, leccandosi poi il contorno della bocca con aria assente.

"Vorresti provare la mia torta?"

Emma tossì. "Prego?" Tornò a focalizzare l'attenzione sugli occhi di Regina.

"La mia torta di mele. La preparo stasera. Potresti unirti a me ed Henry." disse la donna, sforzandosi di farlo sembrare un invito casuale, un'idea del momento, quando invece era un pensiero che da un po' aleggiava nella sua mente.

Lo sceriffo rimase in silenzio per qualche istante. Per lei sarebbe stata un'occasione per stare un po' con Henry, dopotutto, ma si sorprese da sola nello scoprire che più di tutto era affascinata dall'idea di cenare a casa di Regina, con Regina, ed attratta dalla prospettiva.

"Volentieri." Posò la tazza.

 

"Hai visto? Emma e il sindaco che chiacchierano." Ruby, appoggiata con i gomiti sul bancone, sussurrò a Mary Margaret senza smettere di fissare le due.

"Non lo definirei 'chiacchierare'. Sembrano in imbarazzo." Lei continuava a lanciare occhiate occasionali.

"Già, hai ragione, non chiacchierano: si mangiano con gli occhi." La ragazza ridacchiò.

"Ruby!" Fece un gesto di silenzio con la mano. "E comunque, è risaputo che tra loro non scorre buon sangue."

"Penso sia già tanto che non scorra effettivamente del sangue, tra loro."

"Intendi dire che ti sembra strano che non si siano ancora scannate?" fu il suo turno di ridacchiare.

"O quello, o..."

"Ruby, finiscila. Piuttosto, vorrei una fetta di torta..."

  
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