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Autore: elyxyz    13/06/2007    25 recensioni
Al, dopo tanto tempo, ha finalmente riottenuto il proprio corpo.
Ma adesso deve imparare nuovamente a conviverci ed Edward, maniaco del fai da te, lo aiuta con un metodo assai poco ortodosso…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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No, non è un nuovo capitolo di ‘It’s raining’

No, non è un nuovo capitolo di ‘It’s raining’. ^^’’ ma abbiate fede, arriverà presto.
Credo sia doveroso avvertire i miei lettori abituali che una parte di questa fic è strana rispetto ai miei canoni comuni. Ma a tutto c’è un perché…

 

 

 

Sensual

 

- Riabilitazione dei Sensi  

 

 

 

 

Nii-san…” pigolò Alphonse, a disagio. “Non potresti almeno slegarmi le gambe?” chiese, con voce supplichevole.

 

Edward allargò il ghigno assai poco rassicurante che aveva stampato in faccia. “No, Al. Non posso!”

 

“Ma almeno la benda sugli occhi? Mi pizzica le palpebre…”

 

“Nemmeno. So che è più forte di te e scapperesti…”

 

“Ma fratellone, sono ore che mi torturi!!”

 

Ed girò attorno alla sedia su cui era imprigionato il fratello minore. “E’ per il tuo bene, credimi. Un giorno mi ringrazierai…” replicò, con una punta di sadica presunzione.

 

“Nii-san! Ti prego, basta! …questi tuoi giochetti richiedono un sacco di energia, e mi sfiniscono…” fu il lamento implorante.

 

“Ancora solo una volta, allora.” Decise il maggiore, avvicinandosi con passo mellifluo, fin quasi a sfiorare il corpo del fratello col proprio. “Toccalo, sfioralo, stringilo, annusalo… puoi farne ciò che vuoi… puoi divertirti come ti pare… anche metterlo in bocca.” Gli suggerì, accomodante.

 

Prima ancora di capire come, Al se lo ritrovò tra le dita, e iniziò a manipolarlo con cautela, e un minimo di curiosità data da questo gioco che facevano sempre più spesso…

 

“Ha una forma… uhm… cilindrica.” Spiegò, temporeggiando.

 

“Nh.”

 

“Ed è liscio, con delle impercettibili imperfezioni… rugose.”

 

“A-ah!”

 

“La punta… sulla punta…” tentennò.

 

“Annusalo, Al!” lo sollecitò, con improvvisa impazienza.

 

E l’altro eseguì, fiutandolo in tutta la sua lunghezza, allungando la punta della lingua e titillando con indecisione la superficie. Salata. Pelle.

“Sa di… carne?”

 

“Sì, Al, SI’!!” esclamò, più che euforico, il maggiore dei due.

 

“Nii-san... non mi dirai che…?”

 

Edo sfilò quindi la benda sul viso, incontrando gli occhi stupiti del fratellino. “Hai rubato di nuovo una salsiccia dalla macelleria della Sensei?!”

 

Edward arrossì di botto, sentendosi improvvisamente colpevole. “Basta che la rimettiamo a posto, prima che se ne accorga…” suggerì, per pulirsi la coscienza.

 

“Ma che schifo! L’abbiamo toccata noi!” replicò l’altro, contrariato.

 

Ed si strinse nelle spalle. “Beh, vorrà dire che ce la mangeremo per cena…” e gli slegò le caviglie imprigionate.

 

“E non la pagherai?” chiese Alphonse, chinandosi a raccogliere il barattolo di miele e quello della marmellata di albicocche, il sale e la segatura.

 

Acciaio lo imitò con altri oggetti che aveva utilizzato in precedenza. Il magazzino nel retro del negozio sembrava un campo di battaglia.

“Diciamo che è un ammortizzamento per le sue angherie…” decretò, senza sentirsi particolarmente in colpa.

 

“Una specie di ‘scambio equivalente’?”

 

“Uhm… già.”

 

 

Da che Al aveva – quasi miracolosamente – riavuto il proprio corpo, Edo lo trascinava lì dentro, quasi ogni giorno, per delle interminabili ore, e cercava di risvegliare i suoi sensi assopiti.

 

Il Colonnello Mustang aveva dato loro volentieri il permesso e una lunga licenza premio, affinché raggiungessero Dublith e il minore degli Elric potesse passare un periodo di riabilitazione a casa della loro Maestra. Lui stesso li aveva accompagnati per un pezzo del tragitto, perché una missione che gli era stata assegnata richiedeva la sua presenza al Sud, con immenso piacere da parte del Fullmetal Alchemist. E, benché odiasse Roy – neanche tanto cordialmente – e non si curasse di nasconderlo, Ed riconosceva che il suo superiore aveva fatto molto per loro, quindi riteneva che questa sua ultima gentilezza fosse un congruo rimborso per tutte le battutacce e gli sfottimenti che lui aveva dovuto subire in quegli anni, per amore del fratello.

 

Del resto, dopo tanto tempo passato in un’armatura di metallo, solo vedendo e sentendo, senza percepire odori, sapori e consistenze tattili, era naturale che le sue capacità fossero anchilosate.

Ed era quindi necessario ristabilire quello che la Sensei amava definire ‘una sorta di equilibrio sensitivo’, un periodo di rodaggio, di ri-addestrameto per applicare al meglio la nobile arte dell’Alchimia.

 

 

Quindi Edward, con la dovizia che gli era peculiare, - un tantino sadica e rude, e senza mezze misure - lo trascinava lì per delle sessioni estenuanti, ad annusare, gustare e toccare, cose buone e disgustose, come gli escrementi di topo, e i suoi calzini di tre giorni prima... oppure torte di mele, un bocciolo di rosa – spine comprese. Com’era bello sentire il dolore di quella puntura e vedere il suo sangue, - sangue rosso! -, gocciolare dove la spina si era conficcata... In questa sua neonata felicità, persino le mutande puzzolenti di Ed facevano meno schifo!

 

Al sorrise al pensiero. Il suo Nii-san si stava davvero impegnando molto, ingegnandosi per trovargli sempre nuove cose da testare e saggiare, e anche la Maestra Izumi lo stava aiutando in questo.

Era incredibilmente affascinante sentire di nuovo il caldo e il freddo, persino la fame.

I crampi allo stomaco, quel borbottio imbarazzante che gli faceva ricordare le sue necessità.

Addirittura sentire lo stimolo della pipì. Quel bisogno impellente di correre in bagno, all’ultimo minuto, come faceva da bambino, e sua madre lo sgridava, se arrivava tropo tardi, e finiva col bagnarsi.

Alphonse srotolò la lingua, incrociando gli occhi in modo strabico, cercando di fissarsi la punta. Quella bollicina fastidiosa che si era procurato assaggiando la minestra bollente, la sera prima.

Poi si sfiorò il polso, dove una zanzara lo aveva punto. Vedeva il rossore e il gonfiore, sì. Ma ora sentiva anche il leggero pizzicore e il prurito. E ne era assurdamente felice.

Edo si era raccomandato di andarci piano, che non era più indistruttibile. Poteva farsi male, anche in modo serio.

Ne sapeva qualcosa il suo alluce, schiantato contro lo spigolo della credenza.

Quel dolore indescrivibile che era sfociato in grossi lacrimoni e nelle risate degli altri.

Ma gli andava bene tutto. Ogni cosa, ogni sensazione. Anche sopportare le ‘angherie’ che  suo fratello gli propinava. Era come rinascere di nuovo, e imparare tutto daccapo.

Il giovane Elric abbozzò un nuovo sorriso, colmo di gratitudine verso il mondo.

 

“Al! Togliti quell’espressione ebete dalla faccia, e andiamocene a mangiare, Izumi Sensei ci sta chiamando. Lo rimproverò bonariamente Ed, dondolando una mano aperta davanti alla sua espressione assorta.

 

Le sue labbra si stiracchiarono un po’ di più, facendo brillare anche gli occhi chiari.

 

“All’improvviso… Ho una fame, Nii-san…” ammise, stropicciandosi la canotta all’altezza dello stomaco. “E’ come un buco gigante, una voragine!”

 

Edward rise della sua similitudine, e lo spettinò affettuosamente, circondandogli poi le spalle con un braccio. “Basta che non ti ingozzi troppo, altrimenti vomiterai come ieri sera…”

 

“Uhm… non è che invece temi che, mangiando tanto, io cresca più di te?!” insinuò, falsamente gentile.

 

Il maggiore si bloccò all’istante, fulminandolo con un’occhiataccia tremenda. Ma lui era abituato, quindi non si fece intimorire. “Perché, Nii-san, vorrei ricordarti che io sono già più alto di te…” lasciò cadere lì, quasi con noncuranza, con ghigno d’accompagnamento.

 

“Piccolo fratello ingrato! Traditore del tuo sangue!!” abbaiò teatralmente Fullmetal, puntandogli contro l’indice di metallo.

 

Alphonse lo abbracciò di sorpresa, strofinando il viso sulla sua maglietta.

“Cercherò di impegnarmi per non crescere tanto, ok?!” gli promise, quasi fosse un dono di pace.

 

“Certo, sciocchino. Devi applicarti. O te la vedrai con me!” lo ammonì scherzosamente. “Lascia che io raggiunga la tua statura e poi ne riparleremo… ma stasera lascia perdere, c’è il polpettone con cui strafogarsi…” ammiccò complice, e se lo trascinò dietro, verso la cucina.

 

 

 

 

Continua...

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Fra qualche giorno, la seconda e ultima parte. ^____^


Ringraziamenti: ne approfitto qui per ringraziare quanti hanno letto e commentato la mia ultima fic su Inuyasha (non escludo di scriverne altre a breve^^) e quanti hanno recensito finora ‘It’s raining’.
A voi, la mia profonda gratitudine.


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.

Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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