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Autore: Vals Fanwriter    25/11/2012    2 recensioni
Il giovane aveva capito; l’espressione serena celava mille cose: comprensione, tenerezza, piacere nel condividere pensieri. Fece scorrere il dito sulla pila contenente camicie dai colori freddi, mentre parlava quietamente:
‹‹Ogni persona cerca qualcosa che le stia a pennello, qualcosa che possa completarla. Siamo fatti così, noi. Non ci accontentiamo di qualcosa che sia bello esteriormente; cerchiamo qualcosa che si adatti a noi e qualcosa che possa farci adattare.››

Kurtofsky | Big Damn Table: 014. Verde | AU | Fluff, Sentimentale, Introspettivo
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel | Coppie: Dave/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Best Damn Thing'
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Big Damn Table

014. Verde

 

Behind these hazel eyes

 

 

 

‹‹Posso aiutarla?››

Il ragazzo a cui era stata rivolta la domanda, stava volgendo lo sguardo, a turno, verso varie pile di camicie – su una serie di scaffali che parevano infiniti, in un negozio di vestiti altrettanto enorme – studiandone ogni singola tonalità di colore diversa, senza sapere da che parte cominciare. Non era molto ferrato quando si trattava di scegliere qualcosa da indossare che gli donasse; non perdeva mai troppo tempo a girare per negozi; sceglieva sempre dei vestiti a caso; non badava ai particolari. Ma quella volta gli serviva qualcosa di diverso, qualcosa che gli permettesse di far colpo.

Si voltò verso il commesso del negozio, incontrando un paio di occhi cerulei e difficilmente ignorabili.

‹‹Salve…›› balbettò leggermente, schiudendo le labbra e rimanendo per un attimo incantato: il ragazzo, a qualche passo da lui, aveva i capelli castano chiaro, tirati su e fissati da una quantità indecente di lacca, che tuttavia li faceva apparire ugualmente lisci e morbidi; era avvolto in una camicia candida che metteva in risalto il suo fisico perfetto e aveva dei pantaloni neri e stretti alle caviglie.

Il ragazzo, il cui nome era David, sembrò dimenticarsi dell’occasione importante alla quale era dedicata quella giornata di compere; boccheggiò per un lungo momento, dinanzi a quel ragazzo che, di primo acchito, gli pareva incantevole; fino a che quello stesso ragazzo non gli sorrise di più e gli ripeté la domanda:

‹‹Posso esserle d’aiuto?›› Quel sorriso non era affatto di circostanza; quel sorriso era così sincero e così dolce, che finiva per scorrergli nelle vene e fargli accalorare le gote.

‹‹Mi serviva, sì, una camicia… Sai, per…››

‹‹Un appuntamento?›› concluse il commesso per lui, il sorriso meno pronunciato; e stranamente, David arrossì.

‹‹No, nessun appuntamento, io… sono single, sai… e non devo vedermi con nessuno in quel senso…›› Si diede dell’idiota. Perché diavolo si stava prendendo la briga di precisare quelle cose?

Il commesso abbassò lo sguardo, timidamente, mentre il sorriso ritornava di una dolcezza disarmante per David: ‹‹Oh, capisco. Quindi per…››

‹‹Lavoro. Sì, lavoro.›› esclamò David, con più decisione, tornando a rivolgere lo sguardo alle camicie, ‹‹Non vorrei nulla di serioso, ma neanche troppo semplice.››

‹‹So perfettamente cosa sta cercando.›› Parole messe lì per professionalità, nessun significato nascosto; eppure David volse il capo verso di lui, guardandolo con gli occhi illuminati da una luce diversa, il battito del cuore irregolare, mentre il ragazzo dalle iridi color cielo faceva qualche passo in avanti per analizzare le camicie.

‹‹Lo sai davvero?›› gli uscì fuori dalle labbra, senza che se ne rendesse conto.

Il giovane aveva capito; l’espressione serena celava mille cose: comprensione, tenerezza, piacere nel condividere pensieri. Fece scorrere il dito sulla pila contenente camicie dai colori freddi, mentre parlava quietamente:

‹‹Ogni persona cerca qualcosa che le stia a pennello, qualcosa che possa completarla. Siamo fatti così, noi. Non ci accontentiamo di qualcosa che sia bello esteriormente; cerchiamo qualcosa che si adatti a noi e qualcosa che possa farci adattare.››

David non disse una parola; assimilò il suo discorso dalla prima all’ultima parola, prima di rispondere:

‹‹Può accadere davvero? Ci si adatta davvero a qualsiasi cosa?››

Il commesso fermò il dito in alto, davanti ad una tonalità verde oliva, e scosse la testa, mentre soppesava l’idea di fermarsi, o di proseguire oltre quel colore.

‹‹Non a qualsiasi cosa.›› disse, salendo al verde smeraldo, al verde bottiglia e poi tornando giù, come a voler scegliere tra quelle tre sfumature; lo guardò con la coda dell’occhio, prima di proseguire: ‹‹Deve cercare ciò che la fa sentire bene, ciò che è in sintonia col suo carattere e col suo essere; nulla che sia eccessivamente identico a quello che è lei, ma qualcosa che richiami la sua immagine.››

Rimase a fissarlo ancora per un momento negli occhi e David fece lo stesso, completamente rapito da quelle parole e da quel sorriso che gli pareva diventasse più dolce ad ogni frase. Il ragazzo puntò nuovamente gli occhi cerulei sullo scaffale e tirò fuori dall’enorme pila una di quelle camicie che aveva attirato la sua attenzione.

‹‹La misura dovrebbe essere esatta.›› E gliela porse.

David studiò con fare scettico il verde oliva che il commesso aveva scelto, prima di guardarlo nuovamente negli occhi.

‹‹Sei certo che sia il colore giusto?›› mormorò incerto.

L’altro annuì e allungò di più le braccia verso di lui.

‹‹Questa tonalità di verde è perfetta. Come ho detto, non è l’esteriorità che conta, ma ciò che richiama lei stesso.›› Fece una pausa, accarezzando il tessuto della camicia con una mano, le palpebre lievemente abbassate, le ciglia lunghe che coprivano il celeste delle sue iridi. ‹‹Guardati superficialmente, i suoi occhi sembrano castani.›› Anche lui ora aveva abbassato la voce. ‹‹Ma con un po’ più di attenzione, si nota una lieve sfumatura di verde.››

La bocca di David ora aveva la forma di una “o” tonda tonda per lo stupore. Si scambiarono l’ennesimo sguardo, prima che il giovane aggiungesse:

‹‹Mi ha capito ora?››

E David annuì, senza smettere mai di studiare le pagliuzze dorate immerse in quella sorta di oceano caraibico.

‹‹Ho capito.›› rispose, accettando la camicia che gli stava tendendo.

Provandola se ne rese conto: quel colore era perfetto; intonava con i suoi occhi in maniera impeccabile. Non era un verde scialbo come aveva sempre pensato; era il suo colore.

‹‹La prende quindi?››

Il commesso lo guardò con l’espressione che grondava speranza; ma si trattava di una speranza pura, la speranza di aver colto i suoi gusti, di aver trovato ciò che lo faceva sentire completo.

‹‹La prendo.››

David pagò la camicia con estrema lentezza, cercando monete dove non ce n’erano e riflettendo sulla sfilza di scuse, possibili presentazioni e ringraziamenti, che il suo cervello si era impegnato a sciorinare; non ebbe però il coraggio di dire alcunché; nulla che non rientrasse in un banale “Arrivederci”. Fu solo quando si voltò e fece per uscire dal negozio che i suoi piedi si fermarono, quasi di loro propria e spontanea volontà. Rimase lì, senza girarsi, con la mente proiettata su una frase in particolare:

‹‹Lavori sempre qui, tu?›› disse quasi impercettibilmente, tanto che il ragazzo al bancone dovette fare un po’ di fatica per interpretare.

Dopo essere stato certo di aver sentito bene, quello annuì. ‹‹Tranne i lunedì.›› precisò.

David calò gli occhi sul pavimento per un momento, prima di osare maggiore audacia:

‹‹Allora ci rivedremo.›› lo guardò da sopra una spalla e sorrise impacciato, ma le parole non gli si bloccarono in gola, come invece si aspettava, ‹‹E la prossima volta mi spiegherai qual è tonalità di celeste più adatta a te.››

Il ragazzo arrossì per il doppio significato di quelle parole; e tuttavia, non esitò a rispondere:

‹‹Lo farò senz’altro.›› E come prima – come sempre da quando David era entrato nel negozio – le sue parole erano sincere. Davvero non gli sarebbe dispiaciuto se quel ragazzo, in futuro, sarebbe tornato al negozio ad ascoltare i suoi consigli.

 

Fine.

 

BIG DAMN TABLE

001. Inizio.

002. Intermezzo.

003. Fine.

004. Interiorità.

005. Esteriorità.

006. Ore.

007. Giorni.

008. Settimane.

009. Mesi.

010. Anni.

011. Rosso.

012. Arancione.

013. Giallo.

014. Verde.

015. Blu.

016. Porpora.

017. Marrone.

018. Nero.

019. Bianco.

020. Senza colori.

021. Amici.

022. Nemici.

023. Amanti.

024. Famiglia.

025. Estranei.

026. Compagni di squadra.

027. Genitori.

028. Figli.

029. Nascita.

030. Morte.

031. Alba.

032. Tramonto.

033. Troppo.

034. Troppo poco.

035. Sesto Senso.

036. Olfatto.

037. Udito.

038. Tatto.

039. Gusto.

040. Vista.

041. Forme.

042. Triangolo.

043. Diamante.

044. Cerchio.

045. Luna.

046. Stelle.

047. Cuori.

048. Quadri.

049. Fiori.

050. Picche.

051. Acqua.

052. Fuoco.

053. Terra.

054. Aria.

055. Spirito.

056. Colazione.

057. Pranzo.

058. Cena.

059. Cibo.

060. Bibite.

061. Inverno.

062. Primavera.

063. Estate.

064. Autunno.

065. Mezze stagioni.

066. Pioggia.

067. Neve.

068. Lampo.

069. Tuono.

070. Tempesta.

071. Rotto.

072. Riparato.

073. Luce.

074. Oscurità.

075. Ombra.

076. Chi?

077. Cosa?

078. Dove?

079. Quando?

080. Perché?

081. Come?

082. Se.

083. E.

084. Lui.

085. Lei.

086. Scelte.

087. Vita.

088. Scuola.

089. Lavoro.

090. Casa.

091. Compleanno.

092. Natale.

093. Ringraziamento.

094. Indipendenza.

095. Capodanno.

096. Scelta libera.

097. Scelta libera.

098. Scelta libera.

099. Scelta libera.

100. Scelta libera.

 

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