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Autore: perrypotter    02/12/2012    20 recensioni
Storia seconda classificata al contest “Team Edward o Team Jacob” indetto da Luna Ginny Jackson sul forum di EFP.
Sono passati due anni da quando Edward ha lasciato Bella. Dopo il periodo di prostrazione che abbiamo conosciuto nel secondo libro della saga, Bella trova un modo “particolare” per reagire al suo dolore. La vita va avanti e Bella si trova a frequentare la Dartmouth University grazie ad una borsa di studio. È qui che Edward la ritroverà, scoprendo una realtà che non si aspettava.
Avvertimento OOC per il personaggio di Bella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Ciao a tutti, non sono solita scrivere sulla saga, solitamente mi cimento su altri contesti utilizzando i nostri beniamini. Questa volta, invece, ho voluto provare a partecipare ad un contest coi personaggi nel loro mondo. Spero di non aver fatto un disastro.
Come sempre sono molto nervosa, spero possa piacervi anche questa storia che sarà molto breve.
Per evitare di mettere asterischi a tutto andare vi anticipo che ci saranno frasi prese dai libri o dai film. Saranno evidenti per notorietà e perchè saranno sempre in corsivo.
Vi lascio alla lettura.






BELLA

Guardo il soffitto senza realmente vedere niente.
La mia mente è lontana, vedo altri colori, altri luoghi, altre persone.
Volto lo sguardo alla mia destra e lo vedo addormentato beatamente.
È bello, molto. Li cerco sempre belli, il più possibile. Cerco in loro la perfezione che hai tu, ma ovviamente non la trovo, non potrò trovarla mai più perché tu sei andato via, non sei mai tornato da me e, come sempre, un moto di rabbia mi investe.
Lo smuovo malamente facendolo quasi sobbalzare.
«Ehi, non ce l’hai un letto nel tuo alloggio?»
Solleva leggermente la testa per guardarmi.
«Ciao piccola.»
«Non chiamarmi piccola. Il mio nome è  Isabella. Allora, ce l’hai un letto?»
«Certo che ho un letto, che domande fai?»
«Allora, levati dalle palle. Voglio dormire.»
«Mi stai sbattendo fuori?»
«A te cosa sembra?»
«Pensavo di poter passare la notte qui con te. Potremmo stare stretti stretti e, magari, domani mattina, potremmo fare il bis.»
Ammicca in un modo veramente idiota.
Sarai anche bello, tesoro, ma sei più stupido di un asino.
«Hai avuto un pensiero davvero carino, ma mi piace dormire sola.»
Cerco di fare una faccia rammaricata, ma mi viene quasi da ridere a vedere la sua, delusa.
«Mi hai abbordato in un pub per poi cacciarmi subito dopo aver finito di fare sesso?»
«Cosa ti aspettavi, un anello di fidanzamento?»
«No, ma almeno un po’ di coccole potresti concedermele.»
Oh Signore, ma questo che ha in testa, i pinoli?
«Oh, avanti piccola, fa freddo fuori, lasciami dormire qui.»
«Ti ho detto di non chiamarmi piccola. E adesso fuori da casa mia.»
Solo Jacob mi chiama piccola, solo da lui posso accettarlo.
Lo vedo rivestirsi e sbuffare in modo quasi comico.
Mi alzo anche io e, incurante della mia nudità, mi dirigo verso il bagno.
«Chiudi bene la porta quando esci. Buona notte.»
«Beh, buona notte anche a te.» È seccato, non ci sono dubbi.
Mi chiudo la porta alle spalle, apro l’acqua e ascolto i rumori fuori mentre aspetto che la temperatura sia giusta.
Sento la porta sbattere e a quel punto posso rilassarmi sotto il getto dell’acqua calda.
Come sono arrivata a questo? Come sono finita ad abbordare ragazzi nei locali per portarmeli a letto?
Un tempo non ero così. Un tempo ero una stupida ragazzina che sognava il principe azzurro e per un breve, meraviglioso periodo, ho creduto di averlo trovato. All’improvviso però, con un soffio di vento, il principe è scomparso, alla ricerca di nuove ed eccitanti avventure.
Sembra passato così tanto tempo… vorrei che fosse così. Vorrei che fossero passati ben più di due anni. Vorrei non sentire questo dolore insopportabile che mi porto dentro ogni giorno.
In parte ci sono riuscita. C’è un momento in cui riesco a non pensare, un momento in cui la rabbia e il dolore mi abbandonano, il momento in cui riesco a vederlo ancora e sentirlo mio ancora una volta.
Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho provato questa sensazione.
Erano passati poco più di sei mesi da quando mi aveva abbandonata, Jacob mi era sempre stato accanto, diceva di amarmi e io avevo talmente tanto bisogno di sentirmi amata. Decisi di provarci, speravo di riuscire a sentirmi nuovamente viva.
Avevo passato un periodo terribile, ogni volta che qualcosa mi ricordava lui, mi accasciavo, stringendomi su me stessa. Non potevo permettermi di pronunciare il suo nome, sentivo la sua voce nella mia testa, credevo di impazzire e forse sarebbe successo se non fosse stato per il mio amico.
Tentò in tutti i modi di rimettere insieme i cocci della mai vita, finché non dovette abbandonarmi anche lui, quando scoprì di essere diventato un licantropo. Quando, con un complicato quanto incomprensibile discorso, cercò di farmi arrivare da sola alla soluzione dell’enigma rimasi perplessa. Impiegai meno di una notte ad arrivare alla soluzione. Ricordai la passeggiata sulla spiaggia, l’irrigidimento di Edward quando gli parlai della leggenda che mi aveva raccontato Jacob e, di colpo, la verità mi cadde addosso.
La mattina dopo andai a casa sua e scoppiai a ridergli in faccia.
«Fammi capire bene», gli avevo detto «ti sei trasformato in un lupo?»
Lui deviò il mio sguardo per un po’, ma dopo poco sollevò gli occhi e si unì a me nelle risate.
«Sei un casino, Bella. Ti liberi di una sanguisuga e ti leghi ad un lupo.»
Continuai a ridere in modo quasi isterico.
«È surreale. Allora tu sapevi dei Cullen. Perché non mi hai mai detto niente?»
«No, Bella, io non sapevo cosa fossero prima di subire la trasformazione. La domanda più importante dovrebbe essere: perché tu ti sei trovata in mezzo a loro?»
Con quel riferimento, mi ritrovai di nuovo dentro quella grande casa bianca, circondata dalle persone che amavo e che giuravano di amarmi a loro volta. Che ingenua!
Mi imposi di non pensarci tornando alla realtà e deviando la risposta.
«Dai racconta, scodinzoli?»
«Ma che dici? Non sono un cane, sono un essere superiore, nato per distruggere quelle schifose creature senza morale.»  
«Loro… loro non sono senza morale.  Lottano ogni giorno per non cedere alla loro natura. Non fanno del male a nessuno.»
«Ne hanno fatto a te.»
«È vero, ma non si può costringere nessuno ad amare. Ho sempre saputo di non essere abbastanza per lui.»
«È qui che ti sbagli, Bella, tu meriti tutto ciò che la vita ti può offrire e molto di più.»
Gli diedi un leggero pugno sul braccio, senza fortunatamente farmi male. Feci per dargliene un altro, ma lui mi fermò la mano avvicinandomi al suo corpo.
In poco tempo ci trovammo avvinghiati sul letto. Era così strano baciare Jacob, così diverso. Tutto quel calore, tutta quella passione, la stessa che avrei voluto condividere con Edward. Ricordo bene che mi venne una gran voglia di piangere.
Non so nemmeno come ci siamo trovati a baciarci prima e sul suo letto dopo, nudi. Ricordo di aver pensato che mi aspettavo più dolore di quello che sentii quando entrò in me. Ho impresse nella mente le sue parole sussurrate, la dolcezza, la frenesia dopo il primo momento, lo sconcerto di entrambi per una prima volta che non era stata preventivata né immaginata, almeno da parte mia. Soprattutto ricordo le lacrime, quel dolore forte all’altezza del petto, quella mancanza e quel vuoto immenso che continuavo a provare. Non era così che doveva andare, non era così che avevo immaginato la mia vita. Non era col mio più caro amico che avrei dovuto e voluto fare l’amore per la prima volta e per tutte quelle a seguire, ma lui era andato via, lui non mi voleva, era andato a cercare nuove distrazioni e io non rientravo più nei suoi interessi. Il problema maggiore era che invece, lui, era ancora tutto il mio mondo. Chiusi gli occhi e la sua voce mi avvolse.
“Tu non sai quanto ti ho aspettata”.
“ E così il leone si innamorò dell’agnello”.
“ Sei tutta la mia vita adesso”.
Vidi lui, le sue mani delicate, i suoi occhi tormentati, il suo sorriso storto, il suo corpo stupendo e mi lasciai andare. Jacob chiamava il mio nome, io ripetevo nella mia mente il Suo, come una nenia continua e incessante. Sapevo di dovermi sentire in colpa, ero cosciente del fatto che non fosse per niente corretto ciò che stavo facendo, ma non riuscivo a fare diversamente. Pur avendo fatto l’amore con un uomo a cui non stavo minimamente pensando, raggiunsi l’orgasmo, forte e inaspettato.
È stato in quel preciso momento che ho capito cosa avrei dovuto fare per poter smettere di essere morta per pochi, brevi momenti.
Jake mi tenne stretta a se, cullò il mio corpo stanco, asciugò le mie lacrime, quietò i singhiozzi che squassavano il mio corpo. Addirittura si scusò! Scusarsi per cosa? Per aver fatto sesso con una persona più che consenziente, che l’aveva usato per provare emozioni che avrebbe voluto condividere con un altro?
È stato semplice capire che non avrei potuto continuare, non con Jacob sicuramente. Tenevo troppo a lui per fargli del male.
Per fortuna, dopo poco tempo, anche lui ha capito che ciò che ci lega non è mai stato vero amore. Non ha sofferto e non soffre per me, tranne quando mi vede persa nel passato o resta con me a dormire e mi racconta di aver trascorso la notte ad ascoltarmi piangere e pregarlo di tornare.
Inutile dire che odia Edward con tutto il suo essere. Se potesse, lo ucciderebbe a mani nude o, meglio, ad artigli liberi. Non parliamo mai di lui, non è necessario, lui conosce la mia sofferenza e non accetta che continui a stare male a causa di un vampiro.
Dopo la prima volta ce ne sono state altre, tutte molto soddisfacenti per entrambi, peccato che io continuavo a vedermi insieme all’unico uomo che abbia mai amato.
Col tempo ho cominciato a diversificare i miei compagni di letto. Sono caduta in una specie di spirale dalla quale non riesco ad uscire.
Ho bisogno di vederlo, per lo meno nella mia testa.
Ho scoperto che il sesso è molto più evocativo delle scariche prodotte dall’adrenalina. Nessuna moto, per quanto veloce, produce le stesse sensazioni. Nessun salto nel vuoto mi fa sentire la sua presenza come quando chiudo gli occhi e immagino di fare l’amore con lui.
Voglio godere di lui, delle sue carezze, dei suoi baci appassionati. Tutto ciò che non mi ha mai concesso, lo cerco e lo trovo nella mia testa sfruttando il corpo di altri che per me non significano niente.
Ed ora eccomi qui, a distanza di due anni, ad adescare i ragazzi nei locali per portarmeli in stanza, farci sesso e sbatterli fuori subito dopo.
Chissà cosa penseresti di me se sapessi queste cose. Ti importerebbe? Che sciocca, se ti importasse saresti già tornato da me. È impossibile che tu non sappia, Alice avrà sicuramente visto tutto e se non ti sei presentato è chiaro, come lo stesso sole che fa brillare la tua pelle, che non ti importa più niente di me.
Era vero, era tutto vero quello che mi hai detto quel giorno nel bosco.
Non so dopo quanto sono uscita dalla doccia, quando mi sono avvolta nell’accappatoio, ma in questo momento mi trovo raggomitolata su me stessa sul mio letto.
Lascio che il mio sguardo vaghi per la stanza e ancora mi chiedo come sia possibile che mi trovi qua. La Dartmouth University, nemmeno nei miei sogni più rosei avrei potuto permettermi questo college, nemmeno coi risparmi di tutta la vita di entrambi i miei genitori avrei potuto sperare di poterla pagare e invece, una mattina, come una manna piovuta dal cielo, è arrivata una lettera di convocazione che mi annunciava di aver vinto una borsa di studio a copertura di tutte le spese universitarie. Come se non bastasse, mi avevano anche assegnato un alloggio o per meglio dire un appartamento a due passi dal campus. Io non sapevo nemmeno che esistessero borse di studio del genere. Ero convinta che fosse necessario fare domanda per ottenerle, ma quando ho chiesto spiegazioni, mi hanno risposto che molte facoltà prendono i nominativi direttamente dai licei, valutano i rendimenti e assegnano un numero molto limitato di opportunità ed essendo il mio il punteggio più alto della scuola, sono stata selezionata. Si sono complimentati con me per il mio rendimento scolastico augurandosi gli stessi risultati anche una volta giunta al loro prestigioso college. Certo che il mio era il risultato migliore della scuola, dopo essere stata lasciata dall’unica persona che potesse significare qualcosa per me, mi era rimasto solo lo studio. Tentavo di incanalare la mia attenzione in qualcosa che impegnasse la mia mente, studiando fino allo sfinimento e avendo comunque il tempo di rimpiangere la vita che desideravo e che non avrei mai avuto.
Più o meno lo stesso che faccio adesso: studio come un’ossessa, ho la media altissima e in appena sei mesi ho già dato più esami di tutti gli altri studenti. Dopotutto è il mio unico impegno per poter continuare a frequentare questa università e usufruire dell’appartamento. Se dovessi sgarrare mi toglierebbero tutto e io mi troverei a tornare a casa con la coda tra le gambe e un sacco di tempo libero per deprimermi. Non darei mai un dispiacere simile ai miei genitori, non lo meritano, non  dopo averli visti disperarsi per la mia depressione. E poi lontano da casa posso dare sfogo al mio passatempo preferito, nonché unico. A Forks dovevo tenere un profilo basso, non volevo mettere Charlie in una situazione imbarazzante facendomi additare come “quella che si fa tutti”. Qui invece, non sono nessuno e le persone non fanno caso al mio comportamento. Qui posso fare ciò che voglio e lo faccio senza nessun ripensamento.
Ovviamente ho bruciato tutti quegli stupidissimi romanzi che ho letto fino alla nausea.
Tutte idiozie, una serie infinita di cretinate.
Avevo vissuto, senza nemmeno rendermene conto, aspettando di essere investita da un amore talmente devastante da restarne folgorata, un sentimento talmente grande da annullare tutto il resto ed è così che sono finita quando mi ha lasciata: una totale nullità, un guscio vuoto che non aveva la voglia né la forza di opporsi agli eventi.
Una sola frase era stata sufficiente a polverizzare le mie certezze, a mettere in discussione tutto il mio futuro. Un attimo prima ero la ragazza più felice del mondo con la prospettiva di diventare una vampira che avrebbe avuto l’amore per l’eternità e quello dopo ero sola in un bosco.
“Bella, non voglio che tu venga con me.”
E con la sua voce nella testa, cado finalmente nel mio solito sonno agitato e poco ristoratore.

*******
Bene, come avete potuto leggere, Bella ha trovato un modo alquanto bizzarro per rievocare nella sua mente il suo amato Edward.
Ringrazio chiunque sia arrivato sin qui e chi vorrà seguirmi nei prossimi capitoli.
I banner sono stati creati da Luna Ginny Jackson e dalla mia carissima Rossella.
A presto.
Patrizia

  
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