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Autore: Leyton_Nenny    11/03/2013    1 recensioni
21 Dicembre 2012
Sono passati ore, giorni, settimane, mesi.
Ho perso la cognizione del tempo, quando Giusy mi ha chiamata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così le vacanze sono finite.
Sono tornata all'università il 9 Gennaio come tutti si aspettavano che facessi: Kristine e Spencer ne dubitavano in realtà, tanto che erano venute a prendermi a casa e mi avevano trovata già vestita e con la borsa pronta. Un vero record. Beh, in realtà sospettavo che non si sarebbero fermate alla mia promessa di capodanno, in fondo per un buon proposito abbiamo a disposizione tutto l'anno ma ho sempre pensato che fosse meglio cominciare da subito.
E comunque la lista quell'anno è abbastanza lunga quindi tanto vale cominciare il prima possibile.
Noto con piacere le espressioni soddisfatte delle mie migliori amiche non appena scendo in cucina, moracolosamente vestita decentemente – il che vuol dire che non ho niente di nero addosso. Solo Kristine sembra aver qualcosa da ridire: la vedo infatti grattarsi con le unghie quasi inesistenti – Dio solo sa quanto ami mangiarsele, cosa che io giudico abbastanza irritante, tra l'altro – perfettamente laccate di rosso.

Tu non esci conciata così” mi minaccia lei. Perché anche se non lo dice, è chiaro che c'è sottointeso un gigantesco "o"
Scusa?” chiedo convinta di non aver sentito bene. Insomma, è il mio primo giorno della prima settimana di lezione dopo le vacanze, nonché ultima settimana prima dell'estenuante sessione invernale di esami, quindi posso essere perfettamente padrona di decidere cosa mettere. Anche perché stranamente i miei non sono ancora tornati, decidendo di trattenersi in vacanza perché “completamente affascinati dalla bellezza del luogo”, o almeno così hanno scritto nell'ultima mail. Anche se penso che lo facciano perché hanno paura di non trovare più la casa, probabilmente temono che sia stata colta da un qualche raptus.
Andiamo, un po' di trucco non ti può certo far male, senza contare che hai la pelle di un colorito tendente al verde”
Sempre gentile, Kris, non ti sciupare” le rispondo io, senza dar troppo peso alle sue parole.
Mannò, sicuramente Kristine voleva dire che sei uno schianto, anche se con un filo di rimmel potresti far invidia alle modelle di Maxim” prova a spiegare Spencer
Veramente io intendevo dire esattamente quello che ho detto, Spe” la zittisce la rossa.
Ecco, ora capite perché odio svegliarmi con loro in casa? Non promette nulla di buono, anzi, la cosa migliore che può succedere è essere colte da uno straordinario mal di testa.

Il caffè è pronto” celia Spencer.
Okay, devo ammettere che trovarsele in casa ha anche i suoi pregi, specie se si prodigano a farmi la colazione.

Un caffé con un cucchiaio abbondante di zucchero per Kris, ed uno con del latte per Annie” ci esplica mentre versa il liquido scuro nelle nostre tazze, per poi prepararsene una anche per sé.
Mi piace che Spencer sappia a memoria come prendiamo il caffé, è una piccola attenzione che la rende più adorabile del solito. Perché tra le tre lei è decisamente la meno sclerata e la più posata. Probabilmente senza di lei io e Kris finiremo per squoiarci su ogni piccolezza. Okay, forse no, ma potremo senza dubbio rendere insopportabile la vita altrui, quindi è un bene che ci sia Spe a farci da mamma, più o meno.
Anche se, detta così, Spencer sembra noiosa. Cosa che in realtà non è affatto, anzi è la persona con più iniziativa tra le tre, metterei la mano sul fuoco che infatti è stata lei a proporre questa irruzione in casa mia.

A pranzo da me?” propone Kris mentre si avventa su un biscotto affogato nella nutella.
Solo se cucini tu” rispondo io sorridendo.
Allora per questa volta mi darò da fare per scaldare l'ottima pasta al forno che mia madre ha lasciato nel forno”
Sempre la solita” ride Spencer prima di scegliere con cura una brioches dal vassoio che Kris ha portato dalla pasticceria dei suoi zii.

Ed eccoci, davanti alla facoltà di ingegneria. Nessuno si aspettava che ci sarei arrivata davvero, sbaglio? E invece questa volta ci sono, convintissima di entrare dentro questo edificio che, all'apparenza, sembra più un museo di arte moderna, con le pareti ricoperte di specchi, almeno per quanto e riguarda la segreteria.
Una volta varcata lastanza chic, ci aspetta lo squallore degli enormi edifici interni, palazzi alti non so quanti piani, che circondano ogni lato del cortile interno.
Una vera rovina per gli occhi.
Senza contare che ti fanno sentire minuscolo ed insiginificante, mentre dentro di te cresce un senso di claustrofobia.

Abbiamo analisi, alla prima ora. Qualcuno mi uccida” piagnucola Spencer non appena entriamo nel cortile semi deserto, ci sono giusto un paio di coppie intente a sbaciucchiarsi su qualche panchina.
Tempo fa, li avremo presi in giro, urlando qualcosa del tipo “Prendetevi una stanza”.
Ma ora è tutto diverso, ora che Peter è morto, non me la sento di fare una squallida ironia sulla vita sentimentale degli altri. Non ho voglia di affrontare l'argomento, non ho nemmeno voglia di osservarli mentre pomiciano incuranti della gente che passa.
E credo di essere gelosa, di quello che si prova quando si è innamorati, del guardarsi negli occhi e sapere esattamente cosa pensa l'altro.
Kris mi afferra saldamente la mano.

Ce la puoi fare” mi sussurra mentre Spencer continui a piagnucolare di quanto odi limiti ed integrali.
Varchiamo la porta dell'aula non appena suona la prima campanella, annunciandoci che mancano solo cinque minuti all'inizio della prima lezione.
Sbuffo, mentre seguo le mie due migliori amiche e mi accomodo su un banco centrale dell'auditorium.
Kristine e Spencer stanno parlando con Greg di qualcosa che non riesco a capire, sono in uno stato di trance non indifferente: sulla lavagna ci sono ancora scritti i calcoli disordinati di Peter. Non hanno pulito l'aula, tutto sembra congelato a quando, quel pomeriggio di tanto tempo fa, il mio ragazzo mi spiegava l'integrale definito.
Sospiro e scendo lentamente le scale laterali, avvicinandomi a quella lavagna.
Sfioro leggermente la pietra, proprio dove la sua scrittura brilla. Al mio tocco, le parole si sfaldano, cancellandosi parzialmente, dando alle scritte un che di grottesco.
Sospiro di nuovo mentre afferro la cimosa e cancello la sua grafia mentre nuove lacrime tornano ad offuscarmi la vista. Sento i singhiozzi crescere nel mio petto, fino a che non mi decido a lasciarli uscire, accasciandomi a terra.
Non ce la posso fare.
Nell'auditorium è sceso il silenzio, sento lo sguardo delle mie amiche addosso, ma so che non verranno: rispettano il mio dolore.
Eppure sento dei passi, il suono è inconfondibile. Qualcuno si sta avvicinando a me.
So che dovrei vergognarmi di questa mia debolezza, ma non riesco a pensare ad altro, se non al fatto che Peter non è lì, e che la sua calligrafia è così reale, così nitida davanti ai miei occhi.
La persona misteriosa si china al mio fianco, e afferra la cimosa. Io gliela lascio, non ho forza per opporre resistenza.
Sento l'inconfondibile suono del cancellino sulla pietra, vedo la polvere di gesso scivolare.
Alzo lo sguardo, ed incontro gli occhi verde smeraldo di un ragazzo. Di quel ragazzo, dello stesso ragazzo a cui avevo gettato in faccia lo spumante a capodanno.
Ora, inspiegabilmente, vorrei non averlo fatto.
Che pensiero sciocco.
Le sue labbra si muovono, componendo un muto “Va tutto bene?” a cui io non rispondo.
Perché non voglio ammettere che la mia vita sia uno schifo, e di certo non voglio dirgli che va tutto bene, quando è chiaro come il sole che sto mentendo. Quindi il silenzio è l'opzione migliore.
Lui distoglie lo sguardo, continuando a cancellare, mentre io mi rialzo, strofinandomi con le mani il viso: grosso errore, le dita sono piene di gesso, così la polvere entra dentro i miei occhi, tornando a farmi lacrimare.
Sospiro, uscendo e dirigendomi verso il bagno per sciacquarmi, poco importa che il rimmel coli, anzi, accidenti a me e a quando ho deciso di dar retta alle mie due migliori amiche e truccarmi. Ben mi sta.
Sento dei passi affrettarsi nella mia direzione, dal suono riconosco perfettamente chi si sta avvicinando: Spencer e Kristine.
“Scusa” esordisce la prima.
“Non avremmo mai dovuto convincerti a venire” conclude la seconda, sfiorandomi sotto gli occhi sporchi per il trucco colato dal pianto.
Annuisco, accettando il fazzoletto che Spencer mi porge e finisco di togliere le orribili macchie di trucco sul mio volto.
La campanella suona proprio in questo istante.
Sospiro e abbraccio le mie migliori amiche, prima di entra in classe. Il professore entra non appena ci siamo sedute.
Prendo una penna ed apro il quaderno, predisponendomi per prendere appunti, dato che ora non ci sarà Peter a spiegarmi ciò che non avrò capito.

Tutto okay? -H

Leggo sulla prima riga della pagina nuova. Mi volto a novanta gradi, avvistando Harry. Lui sorride, io annuisco, leggermente stordita. In fondo che gli frega, se sto bene o no? Non sono affari suoi.
Sospiro e torno ad osservare la lavagna luminosa, tornando a dedicare attenzione al professor Woods.
Dopo un'ora e mezza, il magnanimo insegnante, si rende conto che nessuno lo sta più ascoltando, così ci concede una pausa di dieci minuti per un caffè.
Mi lascio scivolare fuori dallo scanno e scendo le scale: ho voglia di un po' d'aria fresca, sempre che l'aria satura di fumo del cortile meriti tale appellativo.
“Va tutto bene?” mi chiede Harry, non appena finisco di scendere le scale.
Odio che le persone mi stiano così addosso, credevo l'avesse capito dal fatto che nessuno nell'aula avesse osato avvicinarsi a me prima.
“Stavo meglio prima” gli comunico, alludendo al fatto che trovo la sua presenza alquanto opprimente.
Lui sembra non recepire il messaggio, infatti quando lo supero continua a seguirmi.
Questo vuole proprio morire precocemente: si sente lontano un miglio, quando non è aria, con me.
“La smetti di seguirmi?”
“Credevo di meritare almeno un ringraziamento, per aver cancellato la lavagna al tuo posto”
“Nessuno ha chiesto il tuo aiuto”
“Lo so, ma pensavo fosse la cosa giusta da fare”
Io non rispondo, so già che se gli dessi spago lui continuerebbe a parlami, ed io non ne ho affatto voglia.
Ovviamente, a me toccano sempre le persone più testarde: lui continua a seguirmi. Mi fermo di scatto, così lui mi finisce inevitabilmente addosso.
“Ma sei nuovo?” gli chiedo scorbutica.
Lui annuisce “Mi sono trasferito da poco da Holmes Chapel”
“E cosa ti ha portato dai monti alla metropoli?”
Lui ride “Ancora queste idee borghesi?” chiede.
Almeno ha il senso dell'umorismo, cosa che non è troppo uno schifo, considerando che è pur sempre uno stupido ragazzo snob con manie da paladino.
“Dimmi, ti piacciono i supereroi?”
“Scusa?” chiede lui, non afferrando – ovviamente – il senso della mia domanda.
“Rispondi alla domanda”
“Sì – si affretta lui – mi piace l'idea di qualcuno dotato di poteri che sceglie di proteggere le persone”
“Allora tornatene sul tuo pianeta, Superman. Nessuno qui ha bisogno di un salvatore, ed io di certo non sono la povera ed indifesa ragazza, quindi vedi di sparire, novellino” rispondo io telegrafica, prima di nascondermi nel bagno delle ragazze. Così almeno la smette, di starmi addosso.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!
Anche stavolta ci ho messo tanto, chiedo venia,
Il fatto é che - ops - mi sono presa una tendinite alla mano destra, quindi era impossibile digitare. 
Ma oggi mi sono data tanto da fare u.u
Niente, oggi è andata un po' così, il capitolo non mi convince ma non avevo niente di meglio in mente.
Il prossimo sarà "più meglio" cit. Simone.

Un bacio.
-J♥


  
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