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Autore: _ayachan_    05/10/2007    4 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto2


Capitolo secondo

Problemi di coppia







La notizia che Sakura Haruno se ne andava di casa per vivere con Naruto Uzumaki fece il giro del villaggio in meno di una giornata, lasciando metà delle persone a bocca aperta e l’altra metà piegate in due dal ridere.

I protagonisti del pettegolezzo sembravano fare del loro meglio per ignorare le occhiate, le frecciatine, le teste scosse e i consigli che piovevano da ogni parte, ma scoprirono che era anche più difficile di una missione di livello S. Il primo a esplodere fu Naruto.
«Un’altra parola e ti rapisco il cane!» disse a Kiba Inuzuka il giorno in cui per la quarta volta gli scoppiò a ridere in faccia.
«Come se Akamaru si lasciasse prendere così» sghignazzò Kiba, gli occhi pieni di lacrime. «E poi… dai, ammetti che è assurdo! Sakura è una delle ragazze più in gamba del villaggio, e… e si è messa con…»
Non si seppe mai con chi – o cosa – esattamente si fosse messa Sakura, perché un altro scoppio di risa gli impedì di continuare.
Sulla fronte di Naruto si gonfiò una vena pulsante. I suoi occhi saettarono su Akamaru, acciambellato ai piedi del padrone sotto il tavolo del ristorante, e quello alzò la testa e ringhiò piano.
«Ahh, che palle» sbuffò Shikamaru Nara, stravaccato nell’angolo del divanetto, con la testa reclinata all’indietro. «Lasciatelo in pace, non è colpa sua se Sakura ha preso una botta in testa»
La battuta scatenò altre risate, e Naruto evitò di ribaltare il tavolo solo perché non aveva ancora finito di mangiare.
«Ora capisco il vero valore dell’amicizia, grazie eh» commentò acido, affondando le bacchette in un pezzo di carne con insolito impegno.
«Amicizia» disse Sai, sollevando un rotolo con l’ideogramma corrispondente, perfettamente serio in faccia. «Non significa divertirsi tutti insieme?»
«Tu stai zitto» Naruto assottigliò gli occhi, puntando le bacchette contro Sai come due spiedi. «Un giorno o l’altro voglio avere per le mani quel maledetto libro che dici sempre di aver letto… Vedi come te lo concio»
«Dai, ragazzi» intervenne Neji Hyuga, in tono vago. «Siamo qua per festeggiare, no?»
«Giusto!» approvò Rock Lee riemergendo dalla sua ciotola di zuppa con un alone di salsa di soia attorno alla bocca. «E allora festeggiamo!»
Si protese verso il sakè al centro del tavolo, ma un attimo prima che lo toccasse tre mani glielo portarono via.
«Meglio evitare» disse Neji impassibile, facendolo scivolare verso Shikamaru, dall’altra parte del tavolo.
«Perché?» piagnucolò Lee deluso.
A tutti venne in mente la sera di Natale dell’anno prima, quando per sbaglio gli avevano dato in mano una bottiglia di birra. Se non si sbagliavano, il mattino dopo il locale che avevano affittato era quasi demolito. E naturalmente loro avevano dovuto risarcire tutto.
Il fatto che Lee fosse un genio inconsapevole nella tecnica dell’ubriaco poteva rivelarsi inaspettatamente pericoloso.
«Gaara?» domandò Shino, aprendo la bocca per la prima volta dopo almeno venti minuti di cupo – e assolutamente normale – silenzio.
«Gli ho inviato un messaggio l’altro giorno, ma non ha ancora risposto» rispose Naruto a bocca piena.
Dalla sua parte del tavolo Shikamaru si lasciò sfuggire un gemito.
«No, dimmi che non ha intenzione di farti un’improvvisata…» si lamentò.
Choji sogghignò. «Temari ti fa una paura del diavolo, eh?»
«Lascia perdere» mormorò il Nara cupo. «Quella ragazza è un demone, altro che il fratello»
«In effetti è l’unica cui Gaara porti evidente rispetto» confermò Naruto con un piccolo ghigno. «A quanto pare, comunque, non sono l’unico impegolato con una ragazza…»
«Voi quando andrete a vivere insieme?» si informò Sai in perfetta buona fede.
Shikamaru, che in quel momento stava buttando giù un sorso di tè, si strozzò e sputò metà del bicchiere in faccia agli altri.
«Ma sei scemo?» esclamò Choji orripilato, vedendo il suo piatto ancora mezzo pieno irrimediabilmente rovinato.
«Io?!» replicò quello, sputando l’anima nel tentativo di liberare i polmoni dal tè. «Chiedilo a lui!» sbottò additando Sai. «Fare questo genere di affermazioni da film dell’orrore mentre bevo…!»
«Tu e Temari non state insieme?» chiese Sai corrugando appena la fronte, senza capire.
«Mai!» esclamò Shikamaru sbattendo i palmi sulla tavola. «Prima di cedere a Satana vedrete il mio cadavere!»
Gli altri gli lanciarono un’occhiata scettica.
L’unico a dimostrare un po’ di comprensione fu Neji, che gli batté una pacca sulla spalla e disse, in tono rassegnato:
«Buona fortuna. Preferisci sepoltura o cremazione?»

Dall’altra parte del villaggio, nell’appartamento di Naruto, Sakura e Ino erano impegnate nelle ultime opere di sistemazione, e stavano riponendo i libri sulle mensole altrimenti deserte.
«Ecco fatto, abbiamo finito» disse Ino con un sogghigno soddisfatto. «Ora sembra quasi la casa di una persona intelligente»
Sakura non rispose, fissando la costola di “Il chakra come fonte di vita” che stava davanti ai suoi occhi.
«Ino…» mormorò, abbassando lo sguardo. «Secondo te ho fatto un errore?»
Nella stanza scese il silenzio.
Fuori dalla finestra i grilli frinivano nell’oscurità della sera, e una falena volteggiava attorno alla lampada accesa sul tavolino.
Ino guardò Sakura.
«Non sono io che posso dirtelo» le fece notare. «Sei tu che hai fatto una scelta, e credo che ci abbia pensato un po’ prima di decidere, giusto?»
Sakura esitò.
Ci aveva pensato prima di decidere?
No, non ne aveva avuto il tempo.
Naruto aveva tentato l’esame di jonin così all’improvviso da spiazzarla completamente, e tre giorni prima, quando le aveva ricordato la promessa di vivere insieme che si erano fatti, lei era davvero caduta dal pero.
Era stata convinta che quel giorno sarebbe venuto solo in un lontano futuro, che per il momento poteva anche posticipare la riflessione…
…Ma forse alla fine avrebbe accettato comunque, perché amava davvero Naruto, e non aveva alcun genere di ripensamento, e…
…Se non fosse stato per quella cosa
«Abbiamo una traccia di Itachi Uchiha» mormorò piano.
Ino corrugò appena la fronte.
«Sasuke?» chiese.
Sakura si strinse nelle spalle. «Forse…»
«Ah. E tu… è per questo che ci stai ripensando?»
Sakura si morse il labbro, distogliendo lo sguardo.
Si era arresa per quanto riguardava Sasuke.
Lui se ne era andato, li aveva traditi, aveva preferito rincorrere la sua vendetta da solo… E inoltre, un anno prima, l’ultima volta che lo avevano visto, aveva fatto capire chiaramente a lei e a Naruto che non si curava più di loro, e che non sarebbe mai tornato indietro.
Lei si era convinta che il gruppo 7 non sarebbe mai più tornato quello di un tempo.
Ma ora…
…Ora che avevano notizie di Itachi…
…Ora che potevano ritrovare Sasuke, sulle tracce del fratello…
…Ora che c’era una speranza che la sua vendetta si compisse, definitivamente…
…Ora… ora forse poteva sperare che tornasse…
O no?
Cosa avrebbe fatto Sasuke dopo la scomparsa di Itachi?
«Sakura»
Ino la distolse dai suoi pensieri, facendola quasi trasalire. La fissò scura in volto, le braccia incrociate sul petto e la lunga coda bionda che ricadeva su una spalla.
«Se non sei convinta riguardo a Naruto, lo prenderai solo in giro» le disse piano.
«Lo so» mormorò lei. «Non sono stupida, lo so… E’ che… non so nemmeno io cosa voglio»
Ino sospirò, e poi le rivolse un mezzo sorriso.
«Ti vanti tanto di essere cambiata… Ma in fondo sei rimasta l’indecisa che eri da bambina, per le cose importanti»
Sakura arrossì indignata.
«Vorrei vedere te al mio posto…» bofonchiò risentita.
«Io avrei già preso una decisione. E avrei scelto Sasuke, mi sembra ovvio»
«Perché dovrebbe essere ovvio?» chiese Sakura ansiosamente.
«Ma li hai guardati un attimo, uno accanto all’altro? Cioè, ti ricordi il divario immenso che c’era quando avevano dodici anni?»
«Naruto è molto migliorato da allora…»
«E quindi immagina quanto possa essere migliorato Sasuke»
Sakura fece mente locale.
L’ultima volta che aveva visto Sasuke aveva la pelle scura, occhi rosso sangue immersi nell’oscurità, e un’unica ala dalla forma ripugnante sulla schiena, appaiata a una serie di serpenti che emergevano dall’altra scapola.
No, non lo avrebbe definito esattamente attraente.
Però, prima che si trasformasse, lo aveva visto per come era naturalmente… e, lo ammetteva con tutto il rimorso di cui era capace, era diventato bello da togliere il respiro.
Naturalmente anche Naruto era diventato bello, a modo suo; si era fatto alto, i suoi capelli avevano assunto un che di affascinante, e aveva due occhi azzurri che disarmavano… ma non avrebbe mai potuto competere con l’aura di nobile superiorità che circondava gli Uchiha, sia Sasuke, sia Itachi.
«Se lo dici tu…» mormorò Sakura evasiva, prendendo un libro dalla mensola e cambiandolo di posto. «Però Naruto mi ama, no? Mentre Sasuke… ha sempre detto che sono insopportabile»
“Eppure, quel ‘grazie’... Appena sussurrato, prima di andarsene...”
«Ma se tu stai con Naruto pensando a Sasuke fai del male sia a lui che a te stessa» disse Ino distogliendola dai suoi pensieri. «Se lui ti ama si accorgerà che pensi a un altro, e non credo che la prenderà bene, per quanto possa essere un pezzo di pane e adorarti. Potrà anche considerare Sasuke il suo migliore amico, suo fratello se proprio vuole, ma se c’è di mezzo una donna dubito che gli lascerà il campo in virtù del suo buon cuore»
Sakura si accigliò, irritata.
Perché Ino le faceva notare tutte quelle cose? Credeva che non ci avesse pensato? Certo che lo aveva fatto… e aveva deciso di confinarle nella parte più profonda della sua anima, dove non poteva vederle né sentirle.
«Va bene, grazie per l’aiuto» disse sbrigativa. «Scusa se ti ho trattenuta così a lungo, puoi andare»
Ino la fissò inarcando un sopracciglio. «Non ricordavo che scappassi così spudoratamente»
«Buona notte» insisté Sakura.
Ino sospirò, scosse la testa, e si arrese.
«Buona notte…» salutò. «Non disturbarti, so dov’è l’uscita»
Ferma davanti alla solita mensola, Sakura sentì i passi di Ino nell’ingresso, poi sentì la porta aprirsi e richiudersi. Rimase sola.
Si sentiva uno schifo. Non ricordava di essere stata così male nemmeno quando era stata avvelenata da Sasori della Sabbia, più di due anni prima. Forse nemmeno quando Sasuke se ne era andato. Stanca, si avvicinò alla finestra e posò una mano sul davanzale, guardando le stelle che scintillavano debolmente.
“Naruto…” pensò con un senso di soffocamento. “Hai voluto che venissi a vivere con te perché hai paura del ritorno di Sasuke…?”

Il villaggio era silenzioso.
Notte fonda, tutti dormivano nei loro letti, l’aria era tiepida e profumata d’erba; era una notte meravigliosa, di quelle che capitano sì e no una volta l’anno, e in cui tutto sembra essere perfetto. Anche i ninja di guardia sulle mura del villaggio giocavano a carte passandosi una bottiglia di sakè, ridendo tra loro, e tutti davano per scontato che nulla avrebbe turbato la pace di Konoha.
Naruto raggiunse il suo appartamento su piedi un po’ instabili, e si appoggiò al muro per evitare di vomitare tutto ciò che aveva nello stomaco. Forse non aveva bevuto un granché, ma lui l’alcool non lo reggeva, e poi aveva mangiato davvero troppo. Ruttò nell’oscurità, sperando che il rumore non entrasse dalla finestra aperta del suo appartamento, e soprattutto non raggiungesse le orecchie addormentate di Sakura, e scosse la testa per schiarirsi i pensieri.
“Buono lì, maledetto d’un pavimento ondeggiante…” pensò accigliandosi, frugando in tasca alla ricerca delle chiavi. Fu un’ardua impresa, perché le dita non volevano saperne di chiudersi attorno al mazzo tintinnante, ma alla fine riuscì a tirarle fuori e ad avvicinarle alla serratura. Gli scivolarono. Imprecando si chinò e le tirò su, ritentò una seconda volta, in qualche modo riuscì ad aprire e quasi cadde dentro, mantenendosi in equilibrio solo per un pelo. Richiuse la porta e guardò le scale debolmente illuminate da lampadine elettriche. Represse un gemito sconsolato: si supponeva davvero che salisse su di lì? Afferrandosi al corrimano iniziò la scalata, sentendo lo stomaco brontolare debolmente per l’allenamento imprevisto. Lo calmò con qualche parola vaga e proseguì, impavido, fino a raggiungere il terzo piano e il tappetino macchiato da qualcosa di misterioso e sconosciuto, l’unico indizio che gli permise di capire che era arrivato, e allora si fermò ansante. Che diamine, perché le scale erano diventate più faticose di un percorso di sopravvivenza?
Ancora una volta dovette cercare le chiavi, imprecando tra i denti, ma finalmente, dopo un paio di tentativi a vuoto, riuscì a entrare nel suo appartamento e a lasciarsi cadere sul divano che per fortuna era a un passo dalla porta.
“Meno male che Sakura ha pulito” pensò di sfuggita, mentre il suo stomaco lanciava segnali preoccupanti.
Naruto ritenne opportuno un bicchiere d’acqua, quindi si rialzò di malavoglia, aprì il frigo mezzo vuoto e prelevò la bottiglia nella portiera, svuotandone quasi metà.
Incredibilmente, l’acqua sembrò dissipare la nebbia che avvolgeva i suoi sensi, e lo lasciò parzialmente lucido e rinfrescato. Guardò la bottiglia inarcando le sopracciglia.
«Wow. Sei sicura di essere solo acqua?» chiese come se la plastica avesse potuto rispondere.
Ma la bottiglia restò muta, naturalmente, e lui la rimise al suo posto con un mezzo sorriso. Il suo secondo pensiero fu per una doccia; poteva ancora sentirsi addosso la puzza di fritto del ristorante in cui aveva festeggiato con gli altri, e di quel maledetto cane che alla fine aveva minacciato di mordergli una caviglia. E che cavolo, non era certo colpa sua se quella bestia aveva lasciato in giro la coda e quella gli era finita sotto i piedi, no?
Con uno sbadiglio si avviò verso il bagno, cercando di fare meno rumore possibile. Non poté impedire all’acqua di scrosciare, ma poté permetterle di farlo solo per poche frazioni di secondo alla volta, lavandosi a spizzichi e bocconi. Alla fine in qualche modo uscì pulito, e gettò un’occhiata al suo riflesso nello specchio sopra il lavandino.
“Sono un bel ragazzo” si complimentò con sé stesso, esibendosi in un sorriso da playboy piuttosto malriuscito. “E Sakura, quella Sakura, ora vive con me”
Il sorriso scomparve dalle sue labbra, lasciando il posto a un’espressione più cupa e dura.
“Sasuke… hai visto cosa hai perso andandotene?”
Per un attimo scorse nello specchio un’altra immagine, un volto pallido e regolare incorniciato da capelli neri come l’ebano. Vide negli occhi rossi incisi dallo sharingan un’espressione di disprezzo e velata indifferenza, l’ultima occhiata che suo fratello gli aveva rivolto prima di scomparire, un anno prima, promettendo che non si sarebbero mai più rivisti.
Eppure, ora, sembrava che ci fosse qualche probabilità di incontrarsi di nuovo.
Tsunade aveva detto a Naruto che avevano localizzato Itachi Uchiha ad ovest, nel Paese della Pioggia, e che sembrava impegnato in qualcosa che lo avrebbe tenuto fermo per un certo periodo. Secondo lei, e anche secondo Naruto, Sasuke lo avrebbe individuato e raggiunto quanto prima.
‘Non abbiamo tempo da perdere’ aveva detto il quinto Hokage, seria, mentre alle sue spalle Shizune stringeva tra le braccia il maiale che le accompagnava sempre, se possibile ancora più serio di entrambe. ‘Abbiamo al massimo una settimana per organizzare le cose, poi voglio che tu, Sakura, Sai e Kakashi partiate per recuperare entrambi i fratelli Uchiha’
‘Tutti e due?’ aveva chiesto Naruto accigliandosi.
‘Preferibilmente’
‘Anche Itachi… vivo?’
‘Pensi di riuscirci?’
Silenzio.
‘Possiamo provare… ma non garantisco niente’
Il quinto Hokage aveva annuito. ‘Mi basta questo’
Già, a lei bastava quello.
Itachi Uchiha e Sasuke Uchiha legati insieme dal Paese della Pioggia a quello del Fuoco. Come dire un barile di olio su un fiammifero.
Naruto appoggiò le mani al lavandino, fissandosi attraverso lo specchio.
Sasuke, Sasuke… aveva ancora paura di lui?
Aveva ancora paura del suo ritorno, paura che gli portasse via Sakura?
No, Sakura lo amava, diceva di amarlo…
…E allora perché, come aveva sentito di Itachi, si era buttato a capofitto nell’esame per diventare Jonin? Perché aveva voluto che vivessero insieme, perché aveva voluto legarla a sé così improvvisamente?
La stretta delle sue dita sulla ceramica bianca aumentò, così come la ruga tra le sopracciglia.
“E’ perché potremmo anche non tornare vivi da questa missione” cercò di convincersi. “Itachi è il ninja più forte che la Foglia abbia mai visto, forse anche più forte del quarto Hokage… potremmo anche morire…”
Distolse lo sguardo, trattenendo l’ultimo pensiero nella sua testa come se avesse potuto fare davvero la differenza.
Lui amava Sakura e Sakura amava lui, e stop. Non c’era altro da dire.
Non c’erano altre persone che potevano intromettersi.
Ancora umido dopo la doccia, infilò un paio di boxer che Sakura gli aveva lasciato in bagno e decise che aveva troppo caldo per la maglietta.
Andò in camera senza accendere luci, muovendosi in punta di piedi per non svegliare lei, che dormiva dandogli la schiena. La vide respirare piano, la spalla nuda sollevarsi lenta e poi abbassarsi, illuminata appena da un raggio di luna che penetrava dalla finestra.
Era la sua Sakura, e dormiva nel suo letto.
Nessun Sasuke avrebbe mai potuto cambiare una cosa come quella, vero?
Senza fare rumore scivolò carponi sul materasso, e si spinse fino a lei. Si sporse per vedere il suo viso addormentato, una ciocca dei capelli chiari a sfiorarle il naso, e con un sorriso ricolmo di tenerezza la scostò delicatamente. Sakura aprì gli occhi.
«Scusa… ti ho svegliata?» mormorò Naruto in un sussurro appena udibile.
«Mm… mi ero appena addormentata…» mugolò lei riabbassando le palpebre sulle iridi verdi.
«Scusa…» ripeté lui, chinandosi a baciarle la spalla. Posò le labbra sulla pelle morbida che conosceva tanto bene, poi scese verso il collo, salì all’orecchio, alla tempia. Sakura sospirò, lasciandolo fare, lasciandosi invadere da una piacevole sensazione di torpore venata soltanto da una riga d’ansia.
Naruto fece scivolare un braccio oltre il suo corpo, intrappolandola, e aspettò che lo guardasse per cercare la sua bocca. Lei si girò appena, incontrò i suoi occhi stanchi eppure svegli, che in ogni attimo del giorno e della notte le gridavano quanto l’amasse e quanto sarebbe stato disperato se lei lo avesse lasciato. Naruto si chinò, e a un soffio dalle sue labbra lei parlò:
«Naruto…»
«Cosa c’è?» chiese lui, mentre il suo cuore mancava un battito.
In quel momento pensarono entrambi alla stessa persona, pur senza saperlo. Alla stessa macchia che incombeva su entrambi, così lontana eppure così pericolosa.
«Niente…» mormorò poi Sakura, cancellando in fretta il viso di Sasuke dalla sua mente.
No, non sarebbe successo.
Lei amava Naruto, lui amava lei, sarebbero rimasti insieme qualunque cosa fosse accaduta.
Tese un braccio sopra la spalla di lui, e posò le dita sottili sulla sua nuca, attirandolo verso il basso.
Le loro labbra si incontrarono, piene di dolcezza e di passione, e le lenzuola frusciarono quando Sakura si girò completamente, e gli cinse il collo anche con l’altro braccio.
La pelle di Naruto profumava di bagnoschiuma, i capelli umidi di shampoo, e il petto nudo era ancora solcato da qualche goccia leggera che scendeva dalle punte dei capelli.
«Bagnerai le lenzuola» sorrise Sakura fermando una goccia con le labbra.
«Farò di peggio a queste lenzuola» promise lui, strappandole una minuscola risata.
Scostò la stoffa leggera, inutile ostacolo che lo separava dal corpo tiepido di lei, e di nuovo chinò il capo sulla sua spalla, facendo correre le mani alla canotta nera e levandogliela con un unico gesto fluido. Cercò il suo seno con le labbra, sorprendendosi, come sempre, perché era più morbido di quanto appariva, e lottando contro la tentazione di morderla per sentirla gemere, e avvertì le sue dita tra i capelli e il suo sospiro di piacere.
Era sua, e sempre lo sarebbe stata, nei momenti in cui facevano l’amore e quando uscivano in missione. Era la sua Sakura, maledizione, Sasuke non poteva ricomparire all’improvviso e distruggere il loro mondo perfetto!
Preso da una sorta di frenesia, in un attimo in un attimo si liberò dei vestiti di entrambi, ed entrò dentro di lei senza la solita mezzora canonica di preliminari e giochetti, che lui e Sakura tanto amavano. Ma neppure lei si lamentò; aveva bisogno di annullarsi, di perdersi nel piacere e non pensare a nulla, perché l’immagine di un'altra persona non si sovrapponesse a quella di Naruto, e alle sue labbra serrate tra i denti non sfuggisse il nome sbagliato…
Dio, perché era così distante eppure così ossessionante?
Ebbe inizio la serie infinita di movimenti lenti e coordinati che avevano imparato insieme, e che presto accelerò, aumentò il ritmo dei loro cuori e dei loro respiri, fece sì che dalle loro gole uscissero gemiti e ansiti. I loro corpi umidi di sudore sfregavano l’uno contro l’altro in una danza inebriante, finché Sakura non affondò le unghie nella schiena di Naruto e si lasciò andare quasi a un urlo nel momento dell’amplesso.
Allora, ansimanti, scivolarono l’uno lontano dall’altra; Naruto rotolò sulla schiena fino al suo lato del letto e lì giacque supino, sudato come se non avesse nemmeno fatto la doccia, gli occhi puntati sul soffitto buio.
Non era stato come al solito… e sapeva che anche lei se ne era accorta.
Non ebbe bisogno di guardarla per sapere che si era girata su un fianco, che si era alzata dal letto ed era uscita, presumibilmente per andare a farsi una doccia. In un silenzio terribilmente eloquente.
Allora Naruto nascose gli occhi dietro alle mani e affondò le dita sulle tempie, furioso con sé stesso.
“Sasuke, Sasuke, sempre Sasuke! Quando smetterà di essere un incubo?” urlò dentro di sé.
All’improvviso sentiva il fortissimo desiderio che, dieci anni prima, Itachi avesse eliminato tutti i membri della casata Uchiha…

Il mattino dopo aveva già cambiato idea.
Come la maggior parte dei pensieri notturni, soprattutto se influenzati da alcool e sesso, anche quel particolare desiderio era evaporato, lasciando il posto a un blando rimprovero e biasimo per sé stesso.
Lavandosi i denti dopo colazione, Naruto pensò che dopotutto era un pensiero giustificabile, considerato il contesto, e che l’importante era che quel mattino avesse cambiato idea.
In fondo sapeva che non avrebbe mai potuto desiderare razionalmente che Sasuke fosse morto anni prima con la sua famiglia: con Sasuke aveva vissuto alcuni tra i momenti più belli della sua vita, di Sasuke aveva fatto il fratello che non aveva mai avuto, lui era il suo rivale e il suo più grande compagno d’allenamento.
Come aveva lottato per superarlo da ninja, ora Naruto avrebbe lottato anche per Sakura.
E poco importava che anni prima lei fosse stata innamorata di Sasuke, e che forse anche adesso lo pensasse… in ogni caso lui avrebbe vinto, e l’avrebbe tenuta stretta a sé.
Sputò nel lavandino e si sciacquò la bocca, infinitamente più spavaldo di quanto sia lecito aspettarsi dal reduce di una sbronza, e poi lasciò cadere lo spazzolino nel bicchiere che conteneva anche quello rosa di Sakura.
«Forza» si disse, come un condottiero pronto alla battaglia.
Uscì dal bagno e trovò la colazione pronta sul tavolo, mentre Sakura, dandogli la schiena, preparava le ultime cose.
«Che buon profumo» disse cercando di usare il solito tono leggero e spensierato. Lei non rispose.
Un po’ demoralizzato, Naruto si sedette e prese in mano le bacchette.
«Kakashi è tornato dalla sua ultima missione» riferì Sakura a quel punto.
«Sì?» replicò Naruto alzando la testa, ansioso di trovare un appiglio per conversare.
«Sì. Quindi suppongo che potremo partire a breve»
Cadde il silenzio. Argomento spinoso.
«Dovremo muoverci in fretta» continuò Sakura, sempre rivolgendogli le spalle. «Se Itachi si muovesse… o se Sasuke arrivasse prima di noi…»
«Sì, sarebbe inutile» tagliò corto Naruto, infilandosi in bocca del riso bruscamente.
Perché Sakura voleva parlare di quello? Perché insisteva con quell’argomento che non faceva piacere a nessuno dei due? Perché non si comportava con un minimo di dolcezza, considerato che quella notte non era stata esattamente idilliaca per loro?
Lei finalmente si voltò, e lui vide che teneva gli occhi bassi. Non erano arrossati, ma lo evitavano. Sakura posò sul tavolo l’ultima ciotola e si sedette all’altra sedia, alla destra della sua. Lui la fissò, senza mangiare altro, costringendola a sentire il suo sguardo sulla pelle, a sentirlo bruciare e insistere, finché non cedette e finalmente incontrò i suoi occhi.
«Mi dispiace» le disse a quel punto, tutto d’un fiato. «Per questa notte… ero… ero un po’ brillo, sono stato troppo brusco»
Lei esitò per un istante. Poi riabbassò gli occhi e riprese a mangiare, piano. «Non importa» mormorò.
E non disse nient’altro.

«Sono un maledetto cretino!»
Coricato su una panchina nel parco del villaggio, Naruto teneva un braccio sulla faccia e i pugni serrati.
«Questa non è una novità» disse Shikamaru pragmatico, accanto a lui; fermo con le mani in tasca, in piedi, lo fissava con blanda curiosità e l’espressione vagamente annoiata.
«Tu sì che sai confortare» brontolò il biondo lanciandogli un’occhiata offesa.
L’altro sospirò. «Non prendiamoci in giro, sappiamo tutti e due che Sasuke aleggerà sempre sulla storia tra te e Sakura, non è un segreto per nessuno» commentò.
Naruto non ribatté, chiudendosi in un silenzio ostinato.
«Adesso andate a recuperarlo, e magari riuscite a sistemare definitivamente la cosa, no?»
«Ah, certo!» esclamò Naruto sprezzante. «Lo vediamo, ci dà la sua benedizione e viviamo felici e contenti! E’ così semplice!»
«Hai paura che Sakura faccia marcia indietro?»
Altro silenzio.
(Sì che aveva paura)
No, Sakura lo amava!
«Stronzate» masticò tra i denti. «Non ho paura di quello»
«E allora qual è il problema?»
Naruto si alzò a sedere di scatto. «Okay, va bene, la psicanalisi finisce qui» disse secco.
«Come vuoi…» sospirò Shikamaru guardando distrattamente il cielo azzurro. «Però credevo che volessi una mano quando mi hai portato qui»
«Io… no! Non ho bisogno di nessuna mano!»
«Ah okay. Il sesso turbolento sarà un effetto collaterale della convivenza, allora»
«Non dovevo accennartelo!» ringhiò Naruto additandolo astioso. «Il tuo problema è che non hai mai problemi! Non ti preoccupi mai per nulla!»
«Ho valanghe di problemi…»
«Ah! La battuta del giorno» disse una voce sarcastica che non era né di Shikamaru, né di Naruto.
Nell’istante in cui la sentì, lungo la schiena del moro corse un brivido gelido, e il sudore gli imperlò la fronte. Chiuse gli occhi, disperato, mentre Naruto si voltava e inarcava le sopracciglia.
«Gaara!» esclamò. E poi: «Anche Temari e Kankuro!»
A parlare era stata l’unica ragazza del gruppo che si avvicinava, la quale rivolse un ghignetto pieno di strafottenza all’indirizzo di Shikamaru.
«Hai ricevuto il mio messaggio, allora!» continuò Naruto di umore decisamente più allegro, alzandosi dalla panchina per andare incontro al Kazekage e ai suoi fratelli.
Gaara annuì, salutando con un cenno anche Shikamaru. «Congratulazioni per essere diventato jonin. Ma… avevo capito che c’era una festa» disse.
«Davvero?» fece Naruto perplesso. «Ho scritto così?»
Per un attimo Gaara lo fissò, impassibile. «Te ne sei scordato» constatò poi, in tono piatto.
«Beh… può darsi…» fece Naruto vago. «Sai, l’euforia del momento, la novità… ehm… fatto buon viaggio?»
«Uno schifo» commentò Temari pragmatica, squadrando con un’occhiata Shikamaru, che cercava di diventare invisibile senza ricorrere al chakra. «Ma è sempre così quando veniamo qua»
“Allora potevi restartene a casa” pensarono i ninja della Foglia contemporaneamente.
«Siamo venuti qui per niente?» chiese Kankuro a quel punto. «Non c’è una festa?»
«Beh, ehm… c’è stato una specie di party ieri sera…» borbottò Naruto imbarazzato. «Se foste arrivati un giorno prima…»
«Non si può replicare?» insisté il burattinaio, con voce desiderosa.
Naruto lo fissò vagamente scioccato: da quando Kankuro era un festaiolo?
«Non saprei… Molto presto dovremo partire… una missione…» rispose incerto, e poi guardò Gaara. «Sasuke» spiegò con una sola parola.
Il Kazekage ricambiò l’occhiata senza una reazione, mentre Kankuro fissava entrambi senza capire cosa succedesse. Temari, lì accanto, decise di rompere il silenzio.
«L’Uchiha?» domandò piazzando le mani sui fianchi. «Avete intenzione di riportarlo indietro, vivo o morto, volente o nolente?»
«Ehm… questa sarebbe l’idea…» rispose Naruto tralasciando il particolare Itachi.
«Se fossi in voi l’avrei lasciato perdere da tempo» sbuffò lei. «E’ evidente che non vuole tornare. E poi sai che sbattimento trascinarlo indietro per tutta la strada? Non credo che sia nel Paese del Fuoco, vero?»
Naruto non poté che concordare sull’ultima parte… riportare indietro Sasuke, soprattutto se insieme a Itachi, sarebbe stato un incubo…
Fu allora che l’illuminazione lo colpì come un fulmine a ciel sereno:
«Ehi, potreste venire con noi!» esclamò raggiante.
Mentre i ninja della Sabbia inarcavano le sopracciglia all’unisono, Shikamaru nascose il viso dietro una mano.
“Quel cretino di Naruto…” pensò.
«Stai chiedendo di scomodare il Kazekage per inseguire un ninja della Foglia che non vuole neanche essere portato indietro?» chiese Temari, apparentemente sconvolta dall’audacia della richiesta.
«Ehm… non si può?» fece Naruto perplesso. «Il Fuoco e il Vento non sono alleati?»
«No, evidentemente non capisci la portata della cosa… stai scomodando il Kazekage per un unico ninja di un altro villaggio, pure traditore…»
«Naruto» interruppe Shikamaru, facendosi avanti controvoglia. «Non puoi chiedere ad altri di risolvere le beghe del nostro villaggio. E poi credevo che volessi recuperare Sasuke da solo, no?»
Naruto mugugnò qualcosa di indistinto, sbuffando. «Avrei voluto soltanto una mano per il ritorno…» borbottò, vedendo scomparire l’immagine mentale di Itachi e Sasuke che, separati, venivano riportati a Konoha. Ma nessuno degli altri riuscì a capire cosa intendesse, e Gaara si limitò a rivolgergli un mezzo sorriso.
«Sono sicuro che riuscirai a riportarlo indietro con le tue forze» disse tranquillo.
Naruto lo guardò e sorrise a sua volta, riconfortato.
«Sì» disse convinto.
«Va bene, problema risolto, io vado…» borbottò Shikamaru, defilandosi alla velocità della luce.
Ma prima ancora che fosse sparito lungo la strada, Temari gli scoccò un’occhiata furba, sorrise appena a Naruto e annunciò che aveva una cosa da fare al villaggio. E anche lei se ne andò lungo la stessa strada presa da Shikamaru, a passi rapidi.
Naruto corrugò la fronte. Una confusa immagine di Shikamaru che negava con forza di avere a che fare con Temari – che definiva “Satana” – aleggiò per un attimo davanti ai suoi occhi. Guardò Gaara e tese un dito verso la strada.
«Ma quei due…?» chiese, lasciando in sospeso la frase.
«Boh» rispose il Kazekage vago. «Non l’ho ben capito»
«Ah…»
«Ve la spiego io» intervenne Kankuro, incrociando le braccia sul petto e sbuffando. «La caccia è aperta»









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Spazio autore

Wow, grazie davvero per le recensioni e le letture!
Mi hanno fatto tantissimo piacere!
Spero di poter continuare a scrivere qualcosa che vi entusiasmi tanto anche in futuro,
e di migliorare ad ogni capitolo!
Grazie mille ancora,
a tutti!

Aya



  
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