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Autore: Evilcassy    23/03/2013    7 recensioni
[Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto.]
E se avessi agito diversamente? Sarebbe cambiato qualcosa?
Sono arrivata alla conclusione che non sarebbe cambiato niente. Quell’uomo – Loki – sarebbe comunque scomparso nel nulla: non era come il tizio nella stanza a fianco, privato dei suoi poteri, sprofondato sino alle ginocchia nel fango e e nell'umiliazione della sua impotenza.
Forse non saremmo morti, non saremmo stati sepolti nella stessa tomba e non ci saremmo svegliati fianco a fianco.
Ma sono certa che ci saremmo ritrovati un giorno o l'altro, in una dimensione o nell'altra, a scambiarci un ultimo bacio.

GreyRaven e Loki, richiamati dalle rispettive nature, decidono di lasciare gli Inferi e di riprendere i rispettivi cammini.
Ma incappare l'uno nelle trame dell'altro è questione di poco, anzi, pochissimo.
[Sequel di THE SEVENTH]
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]'
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The Seventh:Winter

 

·       PART 5: Keepin’

 

·       Chapt. 6: ...With their voices soft as Thunder.

 

Can the maker repair what he makes?

 

 

Un sospiro freddo su di me.

Mi solletica l’orecchio per scendere sulla gola e il petto, attraversarlo e scendere sul ventre.

 Loki?”

Apro gli occhi.

Sono distesa in mezzo ad una coltre di neve leggera, piccoli fiocchi di cristallo scendono dal cielo candido e si posano lievi tra i miei capelli e sul mio viso. Un fiocco di neve si posa sulle mie labbra ed io lo raccolgo con la punta della lingua. È insapore.

Mi alzo lentamente in piedi strofinandomi le braccia nude. Guglie di ghiaccio si alzano da terra e svettano verso l’alto a perdita d’occhio. Nessuna ombra, solo il bianco più accecante ed infinito e silenzio.

Anche questa è sicuramente un'illusione. Ben fatta, indubbiamente.

Eppure le illusioni non hanno temperatura, e qui il freddo è reale, penetra tra i miei vestiti leggeri facendomi rabbrividire; le braccia sono ruvide dalla pelle d’oca.

Ok. Mi sono stancata: il gioco è bello quando dura poco.

Fiamme grigiazzurre tra le mie dita. Divampano e si ingrossano sui palmi delle mani.

Non ne ho idea se questo ghiaccio comparso magicamente reagirà a contatto con la mia concretissima fiammata di Fuoco Fatuo.

Vogliamo scoprirlo?

Ruoto su me stessa a formare un anello di fuoco grigiazzurro attorno alla vita. Lo allargo con ampi movimenti delle braccia, lo potenzio, e poi lo faccio divampare a dismisura.

Aggredito dalle fiamme, il ghiaccio si scioglie velocemente formando cascate che si raccolgono ai miei piedi. E mi accorgo troppo tardi che sono immersa sino alla vita.

Oh Oh. Ho esagerato.

Il buio e le pareti grigie tornano a prendere il posto del bianco attorno a me e l’acqua sale velocemente sino alle spalle.

Merda.

Ben presto l’acqua mi solleva e il soffitto di pietra si avvicina.

Alzo le mani in alto a spingere.

Fuoco Fatuo. Una, due, tre volte.

Niente, neppure un graffio.

Pochi centimetri tra il mio viso ed il soffitto e l’acqua non smette di salire. Con la testa ormai sott'acqua e panico ed acqua che salgolo alla stessa velocità non trovo niente di meglio da fare che prendere inutilmente a pugni la parete verso cui sono intrappolata.

E mentre l’acqua non mi lascia più scampo qualcosa apre un varco e una mano si stringe attorno al mio polso portandomi in salvo.

 

Pacche vigorose sulla schiena. Se non tossissi così tanto chiederei al mio salvatore che può bastare, che se continua in questo modo più che riprendere a respirare sputo una vertebra.

“Lady GreyRaven… state bene?” altre pacche. “Ti prego… rispondimi…” altre pacche: “Così mi fai preoccupare.” Riesco a fermare l’ultima sessione di pacche, ma la tosse continua e non posso far altro che alzare il pollice come OK per farlo tranquillizzare.

Riesco infine ad aprire gli occhi per trovarmi davanti quelli celesti di Thor.

Lo abbraccio di slancio, e se non fossimo entrambi più o meno impegnati, lo bacerei pure.

“Ho sentito sbattere contro il muro qui a lato, vedevo l’acqua trapassare la parete. Ma quando sono riuscito ad aprire una breccia e a tirarti fuori, non ve ne era traccia! A parte su di te, ovviamente. A proposito, devi aver freddo, stai tremando.” Thor mi avvolge nel suo mantello per poi aiutarmi ad alzare ed io mi guardo intorno. Appoggio la mano nel muro -Quello che per me era il soffitto di una stanza allagata - e guardo nel buco che il pugno di Thor ha creato. 

Ok, è ufficiale: sono confusa e completamente spiazzata.

Gli chiedo se abbia idea di dove ci troviamo ma lui alza le spalle. “Sono uscito dalla Sala con Jane, volevamo cercarvi. Ma lei… si è come volatilizzata, davanti ai miei occhi. E poi… questo androne… ho iniziato a percorrerlo ma l’ho trovato infinito. Non sbuca da nessuna parte, non vi si affaccia nessuna stanza.” Mi guardo attorno, il corridoio dorato è illuminato dalla luce delle torce: sembra in tutto per tutto quello del palazzo, se non fosse per il silenzio irreale e la mancanza di qualsiasi altra persona, anche di una singola guardia.

“È un’illusione, Thor. Tutto questo è ad opera di qualcuno.”

Loki?” Domanda preoccupato, ma scuoto la testa: “Chiunque sia, ha cercato di uccidermi. Ora, comprensibile che cerchi di fregare te e chiunque sotto questo tetto ma sono pressoché certa che tuo fratello non brami ad uccidermi.”

“Hai ragione.” Sembra sollevato mentre mi passa un braccio attorno alle spalle e mi massaggia le braccia per asciugarmi: “Qualsiasi cosa abbia creato tutto ciò, temo sia ostile.”

“Abbastanza.” Mi avvolgo parte del mantello ai capelli e li strofino. Bye-bye capelli lisci di piastra.

“Avete un deposito d’armi nel palazzo? Perché per mio conto sarebbe saggio tentare di raggiungerlo, in un modo o nell’altro, non vorrei che la forza ostile possa utilizzare contro di noi…

Oh cavolo. No, ma che dico? Quali armi? Qui di pericoloso c’è ben altro.

Thor sembra leggermi nel pensiero. Alza il braccio a richiamare il Mjolnir.

Silenzio.

“Sei sicuro che funzioni?”

Rumore di colpi al di là delle pareti: le labbra di Thor si piegano in un sorriso soddisfatto. “Deve ancora essere inventato l’incanto che mi impedisce di separarmi dalla mia arma.”

Aspetta, e quella volta sulla Terra che…? Vabbé, dettagli, non formalizziamoci.

 

“Cos’è stato?”

Jane si rialza da terra guardandosi attorno allarmata.

Qualcosa ha bucato la parete alla sua destra, ha schivato per un soffio il naso di Loki – che pare piuttosto innervosito dall’accaduto – ed è scomparso attraverso il muro opposto creando un altro foro.

Ad urlare di gioia è Sif: “Il Mjolnir!! Tuffa la testa nella breccia e per poco non ci rimane incastrata quando questa si stringe a richiudersi. “Thor è vicino, può combattere questa assurdità!” Si rivolge a Loki, che continua a deglutire cercando di riprendere lucidità. “Ammira, Laufeyson, come incanti e magie saranno frantumati dal maglio del possente Signore del Tuono!”

Loki gira lentamente la testa nella sua direzione, in silenzio.

I due si guardano, in attesa.

Jane si toglie di dosso la polvere.

Aspetta, in silenzio. Oh, toh, un’unghia spezzata.

Sif picchietta il tacchetto dei calzari a terra, impaziente: Loki non si muove, né accenna a spostare lo sguardo da lei. Dal soffitto cade una goccia d’acqua, ed è l’unica cosa che spezza il silenzio nervoso.

“Il maglio del Signore del Tuono se la sta prendendo comoda, nevvero?”

 

“Aspetta aspetta aspetta!!!!” Thor ha già il braccio alzato a richiamare il suo potere, quando lo blocco. “Ci sono persone, qui dentro, che non credo potrebbero sopportare la potenza dei tuoi colpi.”

“Sbagli, GreyRaven, per gli asgardiani…

“Da quando in qua Jane è asgardiana e a prova di fulmine?” Thor abbassa il martello. “Data la rapidità e la facilità con cui è arrivato qui… beh, direi che puoi abbattere i muri anche usando meno potenza, che dici?”

Annuisce. Mira al muro più vicino e lo colpisce senza esagerata forza. Il martello rimbalza, scivola dalla sua presa, schiva per un soffio la mia fronte grazie ai riflessi che mi fanno abbassare di scatto e sparisce di nuovo dal buco del muro che aveva creato all’arrivo.

 

Loki si ritrova scaraventato contro il muro, il Mjolnir sul petto a bloccarlo e Sif che troneggiare trionfante: “Dicevi?”

Il mal di testa di Jane peggiora.

 

Che sia capace di scatenare distruzione e morte.

Questa era stata l’unica indicazione di Malekith. Per tutto il resto – scelta del manufatto come delle modalità di attacco e sottrazione – si era affidato completamente a lei, sicuro di aver riposto la fiducia in mani giuste.

Percorsa la navata del sotterraneo abbassa il cappuccio del mantello scuro e sistema la Gemma d’oro dentro un sacchetto di velluto che si assicura al collo.

Le occorre un manufatto dalla potenza feroce ed inaudita.

Ah, se solo il Tesseract non fosse stato distrutto!

Lo sguardo di ghiaccio dell’Incantatrice vaglia le reliquie una ad una, finché nei suoi occhi non si riflette il bagliore blu dello Scrigno degli Antichi Inverni.

Sorride.

Seppellire i Regni sotto il ghiaccio e le tenebre, avere i Jotun come alleati preziosi e feroci.

Sterminare i Vendicatori – tutti – macchiando la neve del loro sangue.

Loki sopravvivrebbe, data la sua natura da mezzo Jotun, e magari avrebbe potuto battersi contro Malekith, per avere il controllo completo delle Gemme o per qualche proposito di bieca e assurda vendetta.

Poteva sconfiggerlo così come potevano annientarsi a vicenda: A lei è indifferente l'esito dello scontro. Avrebbe agito in modo da assicurarsi di essere al fianco di entrambi, e libero accesso al potere del vincitore.

Appoggia le mani ai lati dello scrigno e stringe le impugnature.

C’è il rumore di una spada estratta dall’elsa alle sue spalle, ed una voce di donna,dura e decisa che le intima di fermarsi.

Amora si blocca, il mezzo sorriso che si allarga mentre si volta verso la voce: “Vostra Maestà, è un onore essere ammessa alla vostra divina presenza dopo tutto questo tempo!”

Frigga alza la spada minacciosa: “Tu!” esclama “Mi sorprendi, Incantatrice, per quanto sapessi che dietro ad un sortilegio di siffatta complessità vi fosse un mago potente.” Muove qualche passo nella sua direzione: “Dopo secoli… hai deciso di tentare la via della vendetta?”

“Oh no, vi sbagliate! La vendetta, Maestà, è la pietanza sapida delle bocche guaste. Mi sono proposta di non lasciarmi tentare da una simile bassezza. Tuttavia” anche l’Incantatrice si avvicina, con il passo lento e felpato di una fiera che studia la preda preparandosi a saltarle alla giugulare “Devo ammettere che incontrarvi di nuovo dopo il mio ingiusto esilio da Asgard risveglia in me sopiti rancori.”

“Ingiusto? Il plagio di un fanciullo…

“Una cotta adolescenziale! Il primo amore di un giovinetto, verso colei che sola mostrava la giusta comprensione e l’incoraggiamento che meritava verso la sublima arte che padroneggiava!” Amora sibila, ma il barlume di rabbia muta subito in sorriso canzonatorio, rivolto allo sguardo furente della Regina. “Avreste dovuto appoggiarlo, come facevate con il vostro primogenito – o meglio dire unigenito – anziché tentare di dissuaderlo con la scusa di proteggerlo da me, sua mentore.”  Una mossa morbida delle dita ed il ferro tra le dita della regina è viscido e squamoso. Frigga getta a terra il serpente prima che riesca a morderle la mano, è l’Incantatrice lo richiama sé, facendolo strisciare velocemente lungo il pavimento dorato e poi su una sua gamba in una lenta e sinuosa spirale. Le circonda la vita, poi le spalle ed il braccio destro, a scendere verso la mano per tornare di nuovo nella sua forma originale. “Proteggerlo, poi …! Dati gli ultimi accadimenti, oserei dire che avete fallito nell’impresa!”

Amora scatta in avanti. Frigga schiva l’attacco e blocca il braccio e la lama a mani nude. L’espressione furente e decisa diviene una smorfia di dolore: la Regina abbassa lo sguardo sul proprio ventre.

La sommità della lama spunta dalla veste broccata, il cremisi del sangue si allarga attorno allo strappo; alza gli occhi verso la donna di fronte a sé, che svanisce con un ultimo sorriso di scherno.

Alle sue spalle, Amora ritira la lama dalla schiena della Regina e la lascia cadere a terra.

Frigga cade bocconi, gli spasmi del dolore a farla tossire ed il sangue che imbratta il pavimento d’oro.

L’Incantatrice  cela di nuovo i boccoli dorati nel cappuccio scuro, senza curarsi di ripulirsi le dita dal sangue. “Maestà, resterei a vedervi agonizzare per ore, ma il mio senso del dovere mi impedisce di fare attendere ulteriormente il mio Signore.” Si avvicina al piedistallo dello Scrigno, lo solleva, e poi lo fa sparire sotto il mantello. Schivando il rivolo di sangue a terra, oltrepassa la regina agonizzante e risale le scale della cripta con crudele calma, rivolgendole un ultimo saluto: “Non avrete più da temere per il futuro di Asgard: I ghiacci preserveranno questo regno immutato per tutti i secoli a venire.”

 

Thor abbatte la quinta parete nell’esatto istante in cui essa scompare, facendolo quasi sbilanciare e cadere bocconi. Finalmente liberi dalla prigionia dell’illusione, riusciamo a capire la nostra posizione, troviamo le scale e ci precipitiamo in direzione della Cripta. Salto i gradini a due a due, correndo più veloce che posso con le vesti ancora intrise d’acqua. Al nostro passaggio, guardie alle pareti sembrano riprendere la capacità di movimento, roccia e sale che si sciolgono dalle loro membra come se fossero stati tramutati in statue sino a pochi secondi prima.

Più veloce di me, Thor scompare dalla mia vista nel tortuoso dedalo dei sotterranei. Quando lo sento urlare e chiamare i soccorsi mi si gela il sangue nelle vene.

Cerco di aumentare la corsa, ormai ho dietro le guardie e sento altre voci provenire dalle scale alle mie spalle.

Arrivo trafelata alla soglia della Cripta, la varco e resto impietrita: ai piedi delle scale, in un lago di sangue, Thor regge tra le braccia il corpo inerme di sua madre e la chiama disperatamente.

Mi accorgo di non avere la forza di reggermi in piedi e scivolo sui gradini. Voci e passi veloci mi passano accanto e mi sorpassano. Lady Sif si precipita dalle scale e raggiunge Thor. A farmi rialzare di scatto e a farmi mancare il cuore di un battito è un urlo famigliare.

Mi volto verso di Loki: è appoggiato allo stipite della porta e scivola a terra, lo sguardo su Frigga ed un tremore crescente a scuoterlo, così spezzato e distrutto da non riuscire neppure a liberare le lacrime imprigionate negli occhi lucidi, mentre Odino entra e scende le scale con l’occhio fisso verso il fondo.

 

Non resto oltre: mi precipito fuori dalla stanza, passando attraverso la folla disperata ed urlante che si è accalcata sulla soglia della Cripta, chiamando a gran voce Morrigan. Risalgo le scale inciampando sull’orlo del vestito e riesco a trovare una balaustra che da sul giardino: “MORRIGAN!”  

Mi risponde gracchiando dal buio della notte, e dopo pochi secondi plana sul mio braccio già steso verso di lei: "Nel Limbo, ORA!"

 

 

           

Bon, uccidetemi pure.

Ovviamente i Rumors su Thor: the Dark World mi hanno ispirata, se poi Frigga sopravvive al film mi farà causa, la perderò e finirò su una roccia a farmi colare veleno di serpente in faccia.

Ve lo dicevo alla fine del precedente capitolo: da qui in poi c’è il baratro, vedete voi se volete prendere la pillola azzurra, fine della storia e risveglio nella vostra camera, o scegliere la pillola rossa e restare nel paese delle meraviglie a guardare quant’è profonda la tana del coniglio.

Ringrazio come sempre (e non mi stancherò mai di farlo, e soprattutto non sarà mai abbastanza) per tutto il seguito che state dimostrando a questa storia!

Sono pronta a ricevere le vostre critiche e, soprattutto, i vostri pareri riguardo alla piega tragica che sta prendendo!

Grazie, Grazie!

Alla prossima

EC.

PS:  Citazione cinematografica da BLADE RUNNER e titolo… si, sempre I dreamt a dream, il continuo del titolo precedente.

 

 

 

   
 
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