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Autore: _KyRa_    11/04/2013    16 recensioni
Osservava la sua figura leggermente ondulata su quella superficie cristallina, mentre la sua mente ripercorreva ogni singolo attimo, facendole venire improvvisamente voglia di mandare tutto al Diavolo.
“Stai pensando se farti un bel bagno fresco o dire addio a questo mondo?”
Quell'improvvisa domanda la spaventò. Si voltò nella direzione di quel suono e notò che un ragazzo dal volto già visto sostava di fronte a lei, poggiato con la schiena al muro del ponte. Tra le dita della mano destra teneva una sigaretta a metà, mentre la sinistra era rifugiata nella tasca dei suoi jeans.
La scrutava con ironia, osò pensare con sarcasmo, ed un lieve sorriso sostava sulle sue labbra rosee.
“Il bagno non era fra le mie ipotesi, ma potrei farci un pensierino.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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Epilogue





Il suo cuore mancò uno, due, tre battiti e quasi credette di svenire.

Sua madre; la donna che per cinque mesi le era mancata, la donna che per tutta la vita le era stata accanto e che lei aveva egoisticamente abbandonato ora si trovava davanti a lei con uno sguardo distrutto, incredulo, intriso di emozioni contrastanti.

Le sue mani tremavano e per un momento si chiese se le avesse chiuso la porta in faccia ma, come aveva sperato fino a quell'istante, la donna corse verso di lei e la strinse a sé con tutta la forza che aveva ancora in corpo. Di nuovo quel calore materno che aveva cercato inutilmente di ritrovare in Germania, di nuovo quel profumo.

Entrambe scoppiarono in un pianto ininterrotto, che avevano trattenuto per troppo tempo. Il suo stomaco sembrava voler scoppiare poiché una bestia continuava ad agitarsi al suo interno.

Piccola mia.” ripeteva Kayla come in una cantilena incredula.

Una parte di lei aveva sempre saputo che sua madre non le avrebbe mai voltato le spalle, nemmeno in seguito ad azioni terribili, perché aveva combattuto così tanto per averla, a partire da una gravidanza difficile. Eppure, per un momento aveva avuto paura perché sapeva bene di non aver compiuto un bel gesto, fuggendo nel bel mezzo di una tragedia come quella che avevano dovuto affrontare.

Scusami.” sussurrò senza lasciarla andare, sentendosi tremendamente in colpa.

Non ti preoccupare, tesoro. Sei a casa.”





***





Sedevano al tavolo di fronte a una tazza di tè e continuavano a stringersi una mano a vicenda con affetto, con nostalgia, come avessero paura di perdersi di nuovo. Le erano mancate le sue mani morbide, il suo sorriso amorevole, le sue parole sempre dannatamente giuste. Le era persino mancato parlare in americano, cosa che la fece sorridere appena.

Entrare nuovamente in quella casa non era stato per nulla facile. I ricordi erano tornati a farle visita troppo violentemente, a cominciare da una foto che la ritraeva con suo fratello Tom, appesa alla parete della cucina. Non avevano ancora avuto il coraggio di nominarlo e non seppe dire se fosse qualcosa di positivo o negativo. La sua mente però fremeva al pensiero di entrare in camera del ragazzo, dove avrebbe ritrovato il suo letto, il suo computer, i suoi vestiti. Tutto. Non era sicura di sentirsi pronta. Suo padre Gale era ancora al lavoro – poiché il fuso orario voleva che fossero le cinque del pomeriggio – e sarebbe tornato per ora di cena. Per lui, sarebbe stata una sorpresa poiché, come Kayla, non sapeva del suo ritorno.

Mi ha detto Luke che per tutto questo tempo hai vissuto con dei ragazzi famosi, in Germania.” esordì la madre, dopo aver sorseggiato un altro po' di tè. L'emozione era ancora tangibile, fra loro.

Sì.” annuì sommessamente la ragazza. “Sono stati molto gentili da ospitarmi. Ho anche trovato un lavoro in un negozio che mi ha aiutato a mantenermi.”

Si sentiva a disagio a parlare di tutto ciò perché era stato il motivo della sofferenza di sua madre, per tutti quei mesi. Si sentiva quasi in colpa a darle tutti quei dettagli. Pensare che per tutto il tempo non aveva solamente pianto e sofferto ma aveva anche passato momenti divertenti e si era innamorata le pareva ancora più egoistico.

Luke è stato adorabile. Ci è sempre stato vicino ed ora ti ha riportato da noi. Non gliene sarò mai abbastanza grata. Sei fortunata ad avere un ragazzo come lui.” Ingie sorrise appena, incerta. Non era il caso di rivelare dettagli della sua vita che ormai non avevano più importanza. “A proposito, perché non è venuto? Non era con te?”

Ha preferito andare a casa a riposare, era stanco.” mentì. Non voleva parlare a sua madre di ciò che era successo nel frattempo con lui. “Ma sono sicura che passerà a salutarvi nei prossimi giorni.” aggiunse per rimediare. Qualche attimo di silenzio che parve un'eternità. Strinse convulsamente le dita attorno alla sua tazza, poiché non sapeva dove mettere le mani, ma soprattutto perché non sapeva quali parole fossero le più opportune da pronunciare. Non vi era la spontaneità che ricordava e sapeva anche che non sarebbe stato possibile ottenerla senza aver prima affrontato il tema principale, da cui entrambe si tenevano alla larga. Decise di fare il primo passo; o prima o dopo, sarebbe stato necessario. “Come stai, mamma?”

Poteva sembrare una domanda stupida, già posta in precedenza, ma Kayla aveva perfettamente capito a cosa si riferisse quella volta, lo sapeva. La vide fremere, lanciarle uno sguardo come presa in contropiede. Non passò molto tempo prima di scorgere il suo mento tremare debolmente e i suoi occhi inumidirsi.

La donna abbassò lo sguardo e sollevò appena le spalle, come a disagio.

È tutto così strano.” mormorò con voce tremante. “La casa è strana, senza di lui.” Era la prima volta che facevano anche solamente un lontano riferimento a suo fratello e ciò la fece rabbrividire impreparata, nonostante avesse intavolato proprio lei quel discorso. “Non riesco ancora a capacitarmene.” Si interruppe poiché un singhiozzo la prese alla sprovvista, portandola a coprirsi momentaneamente gli occhi con una mano.

Ingie poté vedere il dolore di una madre, che aveva perso un figlio di quasi ventiquattro anni. Poteva vedere quanto fosse morta nell'anima, seppur ancora fisicamente viva. Fu anche lei colta da un magone pesante ma cercò di tenere duro per la persona che aveva di fronte, così le afferrò dolcemente la mano che aveva stretto fino a pochi istanti prima.

Sai, andare in Germania per me è stato lungimirante sotto molti punti di vista.” parlò a fatica, ingoiando il dolore. “Ho incontrato persone che mi hanno capito, che mi hanno fatto aprire gli occhi e che mi hanno aiutato a risollevarmi, in qualche modo.” Pausa. “Una persona in particolare mi ha detto cose che mi hanno aiutato a riflettere.” La prima lacrima la tradì, ma si affrettò a scacciarla. “Tom è con noi, mamma.” Al pronunciare il suo nome, entrambe sussultarono. “Tom non se n'è andato. È semplicemente partito per una gara di ballo che lo rende tremendamente felice.” Sorrise appena, tirando su con il naso. “Lui sa che lo pensiamo sempre e che gli vogliamo bene. E lui prova lo stesso per noi, il che vuol dire che non vorrebbe mai vederci piangere, distruggerci e smettere di vivere. Dobbiamo cercare di reagire, mamma, per lui. Io ci sto provando, tutti i giorni. Non è per niente facile, ma mi voglio impegnare. Voglio provare a portare avanti il sogno che abbiamo condiviso fino a poco tempo fa. Non voglio pensare che tutti i suoi sforzi compiuti fino ad ora siano stati vani. Voglio tenerli vivi, con noi. Con me.” Sua madre la guardava incredula, con lo sguardo pieno di lacrime, ma una nuova luce negli occhi. Sapeva di non aver lenito il loro dolore con le sue parole, ma voleva essere certa che anche sua madre sapesse in che modo Tom Kaulitz l'aveva aiutata a risorgere come persona. “Lui ne sarebbe contento.”

Kayla si asciugò maldestramente le lacrime e cercò di stirare un sorriso.

Chi ti ha detto queste cose deve essere una persona speciale.” le disse in un sussurro.

Ingie sorrise amaramente.

Sì, lo è.” mormorò cercando di ignorare l'ulteriore fitta che il cuore le aveva dato.

Ed ha ragione.” aggiunse la donna. “Cercherò di farlo per il mio bambino.” Ingie sorrise toccata. Ricordava le risate fra lei, Tom e sua madre, ogni qual volta Kayla li chiamasse a quella maniera. Ripeteva sempre che anche a quarant'anni, loro due sarebbero sempre stati 'i suoi bambini'.

Annuì serenamente. In quello, Luke aveva avuto ragione. Solamente sostenendosi, avrebbero potuto aiutarsi a vicenda e sconfiggere il dolore nel miglior modo possibile. Dovevano solamente pensare positivo, accantonare l'immagine macabra dell'incidente ed adottare una nuova filosofia di vita. Avrebbe potuto funzionare.





***





Georg si sentiva a disagio ma, più di ogni altra cosa, gli mancava il suo migliore amico.

Tom non era più la stessa persona da quando Ingie aveva abbandonato la Germania. Quando gli parlava, lo vedeva sempre sovrappensiero, nonostante facesse di tutto per fargli credere che stesse attento. Georg non era stupido; aveva capito perfettamente che qualcosa non andava. Chiusi in sala di registrazione, provavano per ore ma nemmeno un fiato sgattaiolava fuori dalle labbra del chitarrista. Nemmeno lui riusciva più a punzecchiarlo, poiché il suo malumore aveva contagiato ogni componente di quello studio.

David, di conseguenza, era sempre più nervoso, se presa in considerazione anche la gravidanza di Amanda. Questa aveva sofferto molto la partenza di Ingie e sapeva che non avevano perso i contatti. Un'ulteriore cosa di cui era a conoscenza era che Bill si sentisse ancora con la mora, seppur saltuariamente, ed era sicuro che Tom non lo sapesse. Forse era meglio così, almeno per il momento.

Uscì in giardino, dove il moro sedeva, intento a fumare una sigaretta ed osservare i suoi cani giocare fra loro.

Me ne offri una?” gli chiese con un mezzo sorriso, prendendolo alla sprovvista. L'aveva visto sussultare, segno che ancora una volta la sua testa era altrove. Il chitarrista annuì distrattamente e gli passò il pacchetto, non appena gli si sedette affianco. “Sai, pensavo di venire in palestra con te. Isa mi sta seriamente minacciando di lasciarmi se non dimagrisco un po'.” ridacchiò all'improvviso, trovando la prima scusa che gli passò per la testa.

Notò con la coda dell'occhio Tom sorridere appena, senza guardarlo.

Quando vuoi.” si limitò a rispondere.

Pensò ancora.

Allora, hai deciso di tagliarli, questi rasta?” buttò lì, dopo la prima boccata di fumo.

Tom sembrò sorpreso di quella domanda, come si fosse dimenticato di averlo accennato qualche tempo prima. Parve riflettervi un attimo.

Sì.” rispose come illuminato. “Sì, mi sa proprio che me li taglio.”

Georg sorrise. Sapeva che dietro quell'affermazione vi era un 'Fanculo tutto, voglio dare un taglio e cercare di dimenticare'; ma sapeva anche che non sarebbe stato un semplice taglio di capelli a renderlo nuovamente sereno.

Vengo con te.” sorrise, facendolo voltare incuriosito. “Sono anche io stufo dei miei capelli. Voglio cambiare.” scrollò le spalle per dare una spiegazione. A dire il vero, l'aveva deciso in quel preciso istante, forse più per infondergli coraggio, per affiancarlo in qualcosa di apparentemente stupido. Non voleva lasciarlo solo. Avrebbe fatto di tutto per il suo amico, quello era certo. “Anzi...” esordì nuovamente, buttando la sigaretta a terra, non ancora terminata. Si sollevò in piedi con decisione. “Vieni.” lo esortò, sotto il suo sguardo perplesso. Rientrò in studio, seguito dal chitarrista, e si recò in bagno, mentre si legava i capelli in una coda. Si posizionò di fronte allo specchio ed estrasse le forbici dal cassetto del lavabo. Quando le porse al moro, questo quasi sussultò. “A te l'onore.” gli sorrise.

Cosa?” domandò il rasta, confuso.

Un taglio netto. La coda.” lo incoraggiò, continuando a porgergli l'arma del delitto.

Scherzi?” sgranò gli occhi Tom.

Dai, è un inizio. Poi, insieme, andiamo a tagliarceli come si deve.” Tom sbatté più volte le palpebre, sorpreso. “Dai, ti sto chiedendo di tagliare i miei capelli, mica i tuoi.” ridacchiò a quel punto il bassista e finalmente il ragazzo afferrò le forbici.

Gli diede nuovamente le spalle e sorrise tranquillo.

Alla fine, non gli dispiaceva. Lo stava facendo per lui, per distrarlo, per dimostrargli quanto bene gli volesse, benché fosse un qualcosa di semplice. Con quel gesto simbolico voleva dirgli di non preoccuparsi, che non era solo e che lui ci sarebbe sempre stato per un supporto morale.

Quando udì il rumore di un taglio netto e veloce, sorrise ancora di più. Attraverso lo specchio vide i suoi capelli in mano all'amico ed il suo cuore si scaldò al suono della risata di Tom, che dopo giorni si era rifatta viva.





***





L'incontro con suo padre era stato fantastico. Si erano stretti l'uno all'altra ed avevano versato lacrime che mai aveva visto sul volto di Gale prima di allora, se non alla morte del figlio. Aveva sempre avuto un rapporto molto corporale con suo padre che normalmente avrebbe avuto un figlio maschio. Piccoli pugni giocosi e dispetti erano solamente un dettaglio, rispetto a ciò che si facevano l'un l'altra. Eppure, quei momenti riuscivano ad essere affiancati ad altri – altrettanto belli – fatti di parole, confidenze e sostegno morale reciproco. Il rapporto che aveva con lui era semplicemente speciale e riabbracciarlo dopo cinque mesi era stato per lei qualcosa di indimenticabile ed estremamente emozionante.

Gale, com'era giusto che fosse, si informò su ogni singolo particolare della sua breve vita a Berlino e, nonostante avesse sofferto la sua assenza, non si mostrò ostile a tali racconti. Anche nei suoi occhi poteva continuamente scorgere il dolore per la perdita di suo figlio, con il quale aveva un rapporto quasi viscerale – forse dettato dal fatto che fosse maschio –, ma al tempo stesso notava con quanta forza di volontà cercasse di non farlo notare a lei ma soprattutto a sua moglie. L'uomo, in molti casi, è il solo in grado di dare forza in una famiglia e questo Gale, lo faceva divinamente.

Una volta finito di cenare, Ingie decise di congedarsi, poiché il viaggio l'aveva stancata molto ed il fuso orario cominciava a sortire i suoi effetti più devastanti. Dopo aver baciato i suoi genitori – routine che le era mancata disperatamente – si ritirò in corridoio, in direzione della sua stanza. Un brivido però la travolse non appena, lungo il tragitto, il suo sguardo incrociò la porta di Tom. Il suo cuore prese a battere all'impazzata e la salivazione fu all'improvviso un vago ricordo. Non aveva mai più messo piede nella stanza di suo fratello e non si sentiva nemmeno lontanamente pronta a farlo poiché aveva paura di crollare di nuovo. Eppure, una parte di lei si disse che per ricominciare da capo in una sorta di serenità – seppur vacillante – era necessario fare i conti con i ricordi, proprio come il chitarrista le aveva sempre suggerito.

Preso fiato, posò la mano tremante sulla maniglia, che venne lentamente abbassata. Quasi smise di respirare non appena fece il suo ingresso in quella camera, dove nulla era stato tolto o anche solamente spostato. Tutto si trovava nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato.

Respirò a fatica, richiudendo la porta alle sue spalle, e si guardò attorno.

Il letto, di fronte a lei, era fatto; la scrivania, sulla destra, era perfettamente in ordine. Ricordava quanto suo fratello, al contrario di lei, fosse tremendamente puntiglioso. Detestava il caos, motivo per il quale entrava raramente nella stanza di sua sorella che, come sempre, avrebbe trovato in disordine. L'armadio, sulla sinistra, conteneva ancora tutti i suoi vestiti, che Ingie annusò appena, chiudendo gli occhi.

Era incredibile come l'odore di suo fratello ancora regnasse lì dentro, come se non se ne fosse mai realmente andato.

Una lacrima scorse sul suo viso, mentre stringeva a sé una sua maglietta con la quale ballava. Si avvicinò lentamente al letto e vi si sdraiò sopra, rannicchiandosi su un lato, senza mai abbandonare quel capo profumato che le faceva nuovamente apparire Tom davanti agli occhi.

Mi manchi tanto, fratellino, pensò piangendo silenziosamente. Nemmeno quella volta era riuscita ad essere forte.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal suo ricordo, nel mondo dei sogni.





***





Fissava da ore il televisore di fronte a sé, senza ben capire cosa stesse trasmettendo. Vi aveva messo buona volontà, ma non riusciva ad isolare i suoi pensieri così ridondanti. Era inutile che cercasse di negarlo agli altri e a se stesso: Ingie era sempre nella sua testa e non accennava a lasciarlo in pace, nemmeno con tutti gli sforzi che faceva per cancellarla dalla sua memoria. Forse, una parte di lui non voleva dimenticarla e probabilmente rappresentava uno dei problemi più grandi con cui fare i conti. Continuare a ripetersi cose cattive di lei non lo aiutava a smettere di desiderarla accanto a sé. Si chiedeva cosa stesse facendo, si chiedeva come la sua vita stesse proseguendo senza di lui; se fosse felice, se anche lei sentisse la sua mancanza.

Hey.” Sollevò lo sguardo alla sua destra, preso in contropiede. Bill sostava affianco al divano, dove sedeva lui, e lo guardava con un piccolo sorriso in volto. “Non mi hai nemmeno sentito arrivare. A cosa pensi?” gli domandò, sedendoglisi accanto.

Tom sospirò appena, tornando a posare lo sguardo sullo schermo. Ormai, era inutile nascondere i proprio sentimenti a suo fratello; in ogni caso, avrebbe decifrato ogni suo sguardo.

Alle solite cose.” mormorò con una lieve scrollata di spalle.

Bill si prese qualche attimo prima di ribattere.

E a che punto siamo con l'analisi?” chiese con una punta di ironia che lo fece sorridere appena.

Bill, per favore.” borbottò.

Sai, Tom, mi piace che tu continui a pensare ad Ingie, ma dopo tanto pensare, non sarebbe bene anche agire?”

Effettivamente, quel ragionamento non era per niente errato. Certo, sarebbe stato perfettamente d'accordo con lui se avesse accantonato i sentimenti. Aveva messo l'orgoglio da parte tante volte con lei ed aveva paura a farlo per l'ennesima volta.

Non so cosa fare, Bill. Sono combattuto. Una parte di me vorrebbe rivederla, l'altra mi dice che rimarrò nuovamente scottato. È inutile.” spiegò come poté, gesticolando eccessivamente, come succedeva quando non sapeva come spiegare il suo stato d'animo o non si sentiva propriamente a suo agio. “E comunque lei è in America, sono passati mesi, avrà ripreso la sua vita. Nemmeno ci penserà più a me.”

Invece ti sbagli. Mi chiede sempre di te.”

Una scarica elettrica gli percorse la colonna vertebrale così violentemente che si voltò di nuovo verso suo fratello con sguardo perplesso e quasi risentito.

Tu la senti?” domandò esterrefatto.

Tanto, prima o poi, l'avresti scoperto.” scrollò le spalle il biondo.

Si sentiva infastidito. Il fatto che Bill la sentisse e lui no lo rendeva quasi... Geloso.

E... Come sta?” chiese con cautela, senza guardarlo. Il cuore batteva furioso.

Diciamo che cerca di andare avanti. Con i suoi va tutto bene.” Quella notizia gli trasmise un inaspettato senso di gioia. Il fatto che lei si ritrovasse con la sua famiglia era una questione che gli era sempre stata a cuore. “Però, Tom, quando parla di te, le si spezza ancora la voce.”

Abbassò lo sguardo torturandosi le mani. D'accordo, una parte di lui era felice di tale notizia, eppure non riusciva a gioirne pienamente. Forse, sarebbe stato più facile se gli avesse detto che non pensava più a lui, che aveva intenzione di rifarsi una vita e fregarsene. A quel punto, vi avrebbe messo una pietra sopra con più facilità. Ora che sapeva che le mancava, si sentiva nervoso.

Si prese la testa fra le mani, con i gomiti poggiati alle ginocchia.

Bill, non so che cosa fare.” ammise in difficoltà. “A volte, vorrei non averla mai conosciuta.”

Conosco questa sensazione, ma non devi lasciarti schiacciare di nuovo dalla paura, Tom. Hai lavorato tanto perché tornassi a fidarti delle persone, non buttare tutto all'aria.”

L'ha fatto lei, non io.”

Sì, ma ora tu stai rendendo le cose ancora più complicate di quello che sono. Lasciati andare, per una volta.”

Tom rifletté qualche minuto su quelle parole, prima di rispondere.

Mi sono già lasciato andare con lei una volta. Al momento, è l'unica cosa cui riesco a pensare.”





***





Scrutò per l'ennesima volta il suo cellulare, con sguardo speranzoso, ma non riusciva a vedere ancora nulla che potesse farla sorridere e gioire. Non sapeva cosa ancora la spingesse a sperare in una chiamata, in un semplice messaggio da parte del chitarrista; il fatto era che non riusciva ad accettare quella loro lontananza fatta di silenzi e rancore per oltre due mesi, ormai.

A volte, quando era possibile, sentiva Bill. Era stupido pensarlo, ma era come se sentire il vocalist le facesse credere di essere più vicina anche a Tom. Forse per la parentela, forse per il fatto che le raccontasse ogni suo stato d'animo, ogni sua mossa ed ogni sua parola. Bill continuava a sostenere di non mollare, poiché pensava che suo fratello avrebbe presto ceduto all'amore che provava per lei, ma Ingie non pareva dello stesso avviso. Aveva imparato a conoscere Tom ed aveva capito che, se deluso, non era facile che tornasse sui suoi passi.

Ad ogni modo, doveva cercare di ricostruire nuovamente la sua vita, anche senza di lui. Motivo per cui aveva preso forse l'avventata, folle ed inaspettata decisione di partecipare ad un'audizione per entrare a far parte di una compagnia americana di ballo, che le permettesse finalmente di realizzare il suo sogno, assieme a quello di suo fratello.

Il provino era stato tremendamente emozionante e non vi aveva dormito per notti intere, passate a fissare il soffitto e ripassare mentalmente ogni singolo passo, per la paura di dimenticarsene. Ad esaminarla, i coreografi della compagnia. Non seppe dire immediatamente quale fosse stato il loro giudizio sulla sua performance, ma sperò con tutto il cuore di averli almeno un po' sorpresi. Aveva fatto tutto anche un po' per gioco, poiché era convinta che ottenere un contratto di lavoro per loro sarebbe stato impossibile. Vi aveva comunque provato ed aveva sperimentato un'emozione del tutto nuova ed un'esperienza che l'aveva arricchita.

Ora doveva solamente attendere il responso.





***





Ormai, Luglio era giunto. Quasi inaspettatamente.

Quattro mesi erano passati dall'ultima volta che si erano visti e non vi era stato giorno in cui Tom non si fosse chiesto se avesse preso la giusta decisione.

Tante cose erano accadute nel frattempo: lui ed i ragazzi avevano terminato il nuovo album, che sarebbe uscito a settimane, inaugurando così l'anno a venire con il tour. David era in fibrillazione per aver ottenuto da loro ciò che aveva chiesto, ma soprattutto perché Amanda aveva finalmente raggiunto il nono mese di gravidanza ed il piccolo o la piccola sarebbe nato a giorni. L'intero studio era in tensione a tale pensiero e l'insonnia era divenuta routine, per la paura di ricevere qualche telefonata nel cuore della notte da parte di un manager sull'orlo di una crisi isterica.

Tom, dal suo canto, aveva passato il tempo a cercare di non pensare. In vano. Aveva avuto modo di confrontarsi più volte con Ivan, Georg, Gustav e suo fratello. Persino con Amanda e sua madre aveva parlato, il che era prova tangibile di quanto si sentisse confuso e disperato. In definitiva, l'unica conclusione cui era giunto era molto semplice, ma al tempo stesso terrificante: Ingie gli mancava disperatamente. Ed era stata proprio quella fastidiosa conclusione a spingerlo ad acquistare un biglietto aereo per New York. Aveva agito d'impulso, aveva di nuovo accantonato l'orgoglio e seguito il cuore e l'istinto. Non aveva pensato a nulla nell'esatto momento in cui aveva prenotato il volo; sperò solamente di non aver commesso qualche cazzata, di cui si sarebbe pentito in futuro. Inutile dire quanto suo fratello fosse entusiasta di quella scelta; 'meglio tardi che mai' aveva prontamente esclamato, facendolo sentire ancora più idiota. Ed ora che stringeva fra le mani quel biglietto aereo, il panico imperversò. Fu come rendersi conto per la prima volta di ciò che aveva realmente fatto. Era pronto a gettarsi nel vuoto a quella maniera, senza nemmeno immaginare il riscontro che avrebbe avuto dalla ragazza? D'altronde, non era certo che anche lei pensasse ancora a lui e lo attendesse a casa sua.

Oddio.

Cominciava a vedere nero e la cosa lo agitava all'inverosimile.

Che diavolo ho fatto?

Hai fatto ciò che qualsiasi persona innamorata avrebbe fatto, avrebbe risposto Bill e non era sicuro che ciò gli piacesse.

Sarebbe partito l'indomani mattina e sperò vivamente che il figlio di David non nascesse proprio durante la sua assenza. Se non altro, una cosa aveva capito: il tempismo non era decisamente il suo forte.

L'indirizzo della casa di Ingie, era riuscito ad ottenerlo grazie ad Amanda, sempre in contatto con lei, con la scusa di andarla a trovare con il bambino non appena fosse stato possibile. Se l'avesse chiesto Bill, avrebbe immediatamente sospettato. In ogni caso, Tom non conosceva New York, se non di passaggio, e sperò con tutto il cuore di non perdersi in quell'immensa metropoli. Aveva implorato Bill di accompagnarlo, ma il suo adorabile fratellino aveva gentilmente declinato l'offerta.

I vantaggi di avere un gemello altruista.

Sbuffò agitato, gettando uno sguardo alla radiosveglia accanto al suo letto. Erano le due di notte ed ancora non riusciva a prendere sonno. Il biglietto era ancora stretto fra le sue mani, nonostante dovesse cercare di dormire almeno qualche ora.

Si chiedeva cos'avrebbe pensato Ingie di tale gesto. Doveva ammettere che era la prima volta che faceva qualcosa di così eclatante per una ragazza; nemmeno con Ria gli era mai capitata l'occasione. Non a quei livelli, almeno. Eppure, se tralasciata la paura, non gli pesava affatto. Era un qualcosa che era quasi venuto da sé; aveva semplicemente seguito l'istinto, senza porsi troppe domande.

Improvvisamente, sentì bussare alla porta. Accigliato, diede il permesso ad entrare.

Suo fratello Bill si affacciò nella stanza.

Sapevo che non dormivi.” sorrise soddisfatto, prima di richiudere la porta. Tom non si mosse di un muscolo; attese semplicemente che si sdraiasse accanto a lui. “Agitato?” gli domandò, retoricamente.

No.” fece con sarcasmo il moro, facendolo sorridere. “Me la sto solo facendo sotto.”

Perché?” chiese ancora il vocalist.

Perché non so come la possa prendere.”

Rigirava il biglietto fra le mani, senza guardarlo.

Come la dovrebbe prendere? Sicuramente sarà senza parole.”

Tom sospirò strofinandosi la fronte.

Non so, è la prima volta che faccio qualcosa di simile. Mi sembra un po' un salto nel vuoto.” ammise.

Tu pensa che Ingie ne ha fatto uno molto più grande e rischioso, venendo in Germania.” Effettivamente, era vero. Ingie aveva avuto un grande coraggio ad abbandonare tutto e tutti ed immergersi in una dimensione sconosciuta e pericolosa per una ragazza giovane e sola. Inoltre, l'aveva fatto in un periodo di grandissima fragilità psicologica; ciò che avrebbe fatto lui non poteva essere così traumatico. “Tom, stai facendo una cosa bellissima, credimi.” cercò di tranquillizzarlo, a quel punto. “Ed io ti ammiro molto per questa tua scelta.”

Magari sono solamente stupido ed avventato.”

Tom, tu la ami.” Quell'affermazione secca, dura ed improvvisa lo fece sobbalzare, ma non fece in tempo a ribattere, che suo fratello continuò. “E lei ama te. Non vedo nulla di stupido o avventato.”

Tom sorrise appena, abbassando lo sguardo. Era grato a suo fratello per stargli sempre vicino, per sostenerlo in ogni sua decisione, per non farlo sentire un idiota in ogni cosa facesse.

Ti voglio bene, Bill.” gli venne spontaneo dire. Era raro che manifestasse a parole il suo affetto, ma a volte ne aveva davvero bisogno.

Anch'io.”





***





Non appena quella lettera era giunta a casa sua, il suo cuore si era fermato. Quella doveva essere la risposta da parte della compagnia. Era al corrente del suo arrivo, ma non avrebbe mai immaginato sarebbe accaduto proprio quel giorno. Non si sentiva pronta.

Prese a respirare velocemente ed a fatica. Era sola a casa e mai come in quel momento ebbe bisogno di sostegno, di vicinanza con qualcuno. In quell'esatto istante, sentì il vuoto che suo fratello aveva lasciato; lo percepì nelle vene e nelle ossa. Avrebbero dovuto affrontare insieme quel momento, avrebbero dovuto gioire o piangere, stringendosi con forza, e quasi si sentì in colpa. Un senso di colpa fortissimo che la fece esitare sul prossimo passo. Era veramente giusto vivere tutto questo senza di lui?

Sospirò pesantemente, sperando che il cuore non le sfondasse il petto.

Con mani tremanti, prese a scartare la busta.





***





Aveva trovato casa sua; alla fine, non si era rivelato troppo difficile. Tutte le ore d'aereo non erano nulla in confronto alla paura incontenibile ed inevitabile che lo facevano tremare, respirare con affanno davanti a quella porta che attendeva solamente di essere aperta.

L'aveva fatto per lei. Solo per lei e pregò che tutto ciò non si rivelasse inutile.

Si sfregò la fronte con una mano, sentendo quasi gli occhi pizzicare per la potenza con cui l'ansia lo stava assediando.

Forza.

Prese un bel respiro e quasi morì, non appena sentì il suono del campanello levarsi nell'aria.





The end… For now.





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Note finali

Siamo giunti alla fine di questa prima storia. Vorrei prendermi qualche minuto per dirvi poche cose.

Innanzitutto – anche se mi sembra ovvio – questa storia avrà un sequel, come avevo già detto all'inizio della pubblicazione. Questo sequel, che posterò presto, si intitolerà Sinners; quindi, tenete gli occhietti aperti, se vi farà piacere seguire ancora le vicende di questi personaggi. Spero di trovarvi ancora tutti e magari anche qualche new entry (:

Finite le comunicazioni di servizio, passiamo a quelle più sentimentali (:

Che dire, grazie. Non immaginate nemmeno quanta gioia e quanto sprone mi avete dato per continuare questa storia, cui mi sono affezionata tantissimo, così come ai suoi personaggi. Duecento e passa recensioni per alcuni sono poche; per me sono un'infinità. Ma poi, è ciò che scrivete, è il contenuto che mi lascia sempre senza parole, quindi mi ritengo fortunata. Mi avete sempre sostenuto dall'inizio e ve ne sono davvero grata. Inoltre, volevo ringraziare, oltre ai recensori queste altre persone: le 82 che hanno inserito questa storia fra seguite, ricordate e preferite e le 76 che hanno inserito me fra gli autori preferiti. Io non so cosa ne pensate voi, ma per me quest'ultimo è un numero stratosferico e spero vivamente di meritarmelo. Essere fra gli autori preferiti è qualcosa di, non so, grande. Quindi, ancora grazie mille.

Fatemi sapere che ne pensate di questo epilogo (:

Mi avete tenuto tanta compagnia in questi mesi e spero che continuerete a farlo fra poco, con Sinners. Non mi dilungo troppo, perché tanto non è finita e torno fra qualche giorno. In ogni caso, vi mando tantissimi baci.

A presto!




Kyra.

  
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