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Autore: Starlet    12/05/2013    2 recensioni
"[...] - Non nego la tua preparazione, ma... hai mai pensato che dietro ad ogni leggenda possa celarsi un fondo di verità?
- Tu pensi che sia vero, Robin?
- Non lo so. Ma i fatti inspiegabili accadono. Tu come medico dovresti saperlo bene."
Leggenda e realtà si mescolano in una nuova avventura.
Pronti a imbarcarvi sulla nave più famosa del Grande Blu per risolvere il mistero dell'enigmatico Edipo?
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Nico Robin, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tutta colpa di Edipo


Prologo


Un pesce azzurro con le squame argentate nuotava tranquillo in compagnia del suo banco, spostandosi perfettamente in sincronia insieme a tutti i suoi compagni, in quel bellissimo tratto di oceano che non era altri che il Grande Blu. Improvvisamente, la sua attenzione venne attirata da un piccolo oggetto che galleggiava nell’acqua e, per paura di essere preceduto, guizzò in avanti per afferrarlo.
Sfortunatamente, si accorse solo in quel momento che quel piccolo pezzo di pane era sorretto da un amo.
- Guarda Usop! Ne ho preso uno! - urlò il ragazzo di gomma riavvolgendo il filo della canna da pesca e spaventando a morte il cecchino seduto a fianco a lui, che per poco non finì in acqua.
- Soddisfatto adesso? Possiamo andare a dormire? - affermò assonnato il povero Usop, trattenendo a stento uno sbadiglio. Un po’ si pentiva di aver regalato a Rufy una nuova canna da pesca per il suo compleanno: era già passata una settimana ormai, ma sul volto del capitano ancora non erano spariti il sorriso e l’eccitazione che erano scaturiti non appena aveva aperto il proprio regalo. Lo utilizzava tutti i giorni e a tutti gli orari possibili, anche quella sera, coinvolgendo sempre il povero Usop, che non poteva fare altro se non sopportare le stramberie del proprio capitano.
Non tutti i componenti della ciurma erano, però, già andati a dormire: come dimostrato dalla luce ancora accesa, Sanji si trovava in cucina per riordinarla come tutte le sere. Era il suo piccolo regno personale e amava prendersene cura: oltre a lavare i piatti, riordinare le stoviglie, e mettere in ordine tutto ciò che era stato lasciato fuori posto dai suoi compagni più esagitati, ricontrollava frigorifero e dispensa (prima di averli sigillati per prevenire un qualsiasi spuntino notturno del capitano) e organizzava, in base alle disponibilità degli ingredienti, i pasti della giornata successiva. Da persona precisa e puntigliosa, rifiutava sempre l’aiuto dei compagni: nonostante apprezzasse il gesto, voleva essere il solo a occuparsi della cucina.
Oltre al cuoco, anche il carpentiere si dava da fare sotto coperta: controllava sempre la sua bellissima nave prima di andare a dormire. Voleva essere sicuro che tutto procedesse per il meglio, prima di riuscire ad addormentarsi placidamente. Ma Franky non era l’ultimo mugiwara ancora in piedi.
- ... e così Issunboshi visse per sempre felice e contento insieme alla sua principessa.
Robin si trovava nell’osservatorio in compagnia di Chopper, e stava leggendo una favola alla piccola renna.
- Che bella storia! - disse il dottore tutto contento, guardando ancora l’illustrazione stampata sulla pagina del libro che l’archeologa teneva in grembo. - Ma non credo che possa esistere un bambino grande quanto un pollice.
Robin rise di fronte allo scetticismo scientifico del piccolo.
- Si tratta di una leggenda Chopper. È normale che vi sia qualche particolare di fantasia.
- Come per la coppia di anziani che desideravano un figlio. Dopo una certa età è impossibile averne, ne sono certissimo. L’ho studiato in uno dei miei libri.
- Non nego la tua preparazione, ma... hai mai pensato che dietro ad ogni leggenda possa celarsi un fondo di verità?
Chopper la guardò sorpreso e parve riflettere per qualche momento sulle parole della donna.
- Tu pensi che sia vero, Robin?
- Non lo so. Ma i fatti inspiegabili accadono. Tu come medico dovresti saperlo bene.
Chopper riprese a pensarci, mettendosi una zampa a sostegno del mento, come se dovesse fare un ragionamento molto complicato.
- Intendi ad esempio, - riprese il piccolo con calma. - la capacità di Zoro di riprendersi da qualsiasi colpo subisca?
- Cosa centro io adesso? - si intromise lo spadaccino entrando nella stanza.
Chopper esibì un sorriso a trentadue denti vedendolo in piedi: nessuno avrebbe mai sospettato che fosse rimasto gravemente ferito nel loro ultimo attacco contro i marines, se non avesse avuto il braccio e la spalla sinistra bendati con cura e assicurati al collo con una banda scura.
Tralasciando quel particolare, sembrava lo stesso Zoro di sempre: neanche un proiettile nella spalla poteva fermarlo.
- Ciao Zoro! - lo salutò la piccola renna. - Come va la spalla adesso?
- Molto meglio. Anche se hai esagerato con i tranquillanti.
- Se non l’avessi fatto, avresti passato tutto il giorno in palestra a sollevare pesi nonostante il dolore!
- E invece da bravo medico mi hai fatto dormire quattordici ore filate.
- Sempre meglio che vederti mentre ti distruggi quel poco di articolazione che ti è rimasta!
- Chopper ha ragione, Kenshi-san.
Lo spadaccino si abbandonò ad un grugnito di rassegnazione, mentre abbassava lo sguardo verso il pavimento.
- Comunque. - riprese poi riconcentrando l’unico occhio sano sui due compagni seduti davanti a lui. - Cosa state facendo?
- Robin mi ha appena letto una storia molto bella!
Zoro prese il libro dal grembo dell’archeologa senza farsi troppi problemi e, girando faticosamente poche pagine con la mano destra mentre reggeva il tomo, lesse il titolo del racconto.
- “La leggenda di Issunboshi”? - chiese incredulo, ponendo lo sguardo verso la renna. - Non è una favola per bambini?
- Non esistono le favole per bambini Kenshi-san. - disse Robin alzandosi in piedi e prendendo il libro dalla mano dello spadaccino. - Ognuno è libero di leggere ciò che più lo aggrada.
- Penso solo che Chopper possa trovarsi qualcosa di più interessante da leggere, o da farsi leggere. - affermò lui prontamente guardandola fissa negli occhi.
Chopper si godeva tranquillo lo scambio di battute, sapendo perfettamente come sarebbe finita.
- Forse. - esordì lei spostandolo di lato e riponendo il libro su uno degli scaffali. - Ma ci vorrebbe qualcuno capace di consigliarlo al meglio.
- Per questo ci sei tu, o sbaglio? - finì lui trionfante, e andò a sedersi a fianco della piccola renna, rimasta un po’ sorpresa dal termine del discorso. Di solito era Robin ad averla vinta.
- Beh, di certo non si può chiedere a qualcuno che passa la propria vita tra palestra e allenamenti, e prende ciò che vuole senza nemmeno chiedere, giusto Kenshi-san?
Chopper sorrise. Era sicuro che l’archeologa non avesse finito. Per quanto Zoro ci tentasse, non riusciva mai ad averla vinta contro di lei.
Lo spadaccino, infatti, se ne stava contrariato accanto alla renna, ma non sembrava volesse terminare lo scambio di opinioni.
- Sempre meglio che passare tutto il proprio tempo con il naso tra i libri, no? E credo che anche tu mi abbia tolto il libro dalle mani.
- Passare il tempo tra i libri non è affatto uno spreco.
- Nemmeno passarlo in palestra, te l’assicuro.
Ormai si era giunti alle battute finali, Chopper se lo sentiva.
- Chopper. - disse poi l’archeologa attirando l’attenzione della renna. - Credo che sia ora che tu vada a dormire.
- Cosa?!
Ma il volto di Robin era impassibile, e il dottore scese dalla panchina su cui era seduto per avvicinarsi all’archeologa che, al suo arrivo, si abbassò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.
- Buonanotte Robin. - disse il piccolo lasciandole un lievissimo bacio sulla guancia. Lei sorrise e rispose al saluto, mentre la renna si avvicinava allo spadaccino, lo salutava, ed usciva dalla stanza.
- Ma che brava mammina abbiamo qui. - scherzò subito lo spadaccino, non appena Chopper si fu allontanato.
L’archeologa rimase in silenzio e si limitò ad alzarsi, aggiustandosi la lunga gonna rosa. Si rivolse immediatamente allo scaffale, traendone un tomo piuttosto corposo. Cominciò a sfogliarlo velocemente, rimanendo concentrata sulle pagine coperte da una scrittura molto fitta, mentre lo spadaccino la guardava impotente, aspettando la risposta che, sapeva, sarebbe arrivata.
- Mammina... è questo che pensi? - Lui le fece cenno di avvicinarsi, quando lei alzò lo sguardo dal libro.
Robin si sedette al suo fianco, guardandolo con sufficienza.
- Lo tratti come un bambino.
- Tu invece lo tratti come un uomo, vero?
- Sì, esatto. Di certo non mi metto a leggergli le fiabe della buonanotte.
- Certo... tu preferisci mostrargli come si comporta il vero guerriero. Per esempio cercando di farti ammazzare come tuo solito. - Robin parlava con tono pacato, ma si notava chiaramente dai suoi occhi la rabbia leggera che la stava animando da dentro.
Era stanca di vedere lo spadaccino che si sacrificava per la ciurma: era già successo molte volte in passato, la più eclatante due anni prima a Thriller Bark, ma quando l’aveva visto sacrificarsi per salvare Chopper dai proiettili dei marines, aveva paura che la storia potesse ripetersi.
- Ci risiamo... sono vivo, non lo vedi?
- Per stavolta... forse. - L’archeologa volse lo sguardo nuovamente verso il libro aperto posto sul suo grembo. - Non è detto che adesso tu sia fuori pericolo. C’è sempre la possibilità di un infezione o di una degenerazione della ferita. È per questo che Chopper si preoccupa tanto.
Lui le prese il mento con la mano destra, rivolgendole lo sguardo verso di sé. - Solo Chopper, vero? - Ghignò.
- Sì. Solo Chopper. - Lei sorrise e, alzandosi in piedi, si liberò dalla sua presa. - In fondo ti considera quasi come un padre.
- Non esageriamo. Non credo proprio di poterlo essere.
- È un vero peccato. - riprese lei furba, con un sorriso che poteva significare tutto e niente. - Eppure ti stava così bene la divisa da “mammo” a Water Seven.
Si godette per qualche secondo lo sguardo minaccioso dello spadaccino, intenerito dal rossore che prendeva posto sulle sue guance, e uscì portando il libro con sé, mormorando appena un lieve “Buonanotte, Kenshi-san”.
Zoro rimase da solo, in quella stanza che frequentava molto raramente, e si mise a riflettere su ciò che Robin gli aveva detto: non si era mai reso conto del ruolo che poteva avere per la renna, a differenza di Robin che dimostrava al piccolo medico tutto il suo affetto materno. Doveva ammettere a sé stesso che, però, la discussione accaduta poco prima sembrava davvero avvenuta in una coppia di genitori.
- Tsk, dovremmo anche finire il discorso... - ragionò ad alta voce lo spadaccino. In quel momento, come se l’archeologa lo avesse sentito, un braccio germogliò sulla parete e avvicinandosi alla guancia di Zoro, la accarezzò con il dorso di una mano, prima di svanire in leggeri petali bianchi.
Zoro ghignò, appoggiandosi allo schienale del divano su cui era seduto.

I pensieri dello spadaccino erano inutili, Robin aveva ragione: nella mente della renna, era lui la figura paterna della ciurma. Forse anche più di Franky, considerando il suo carattere a volte troppo infantile. Nulla da togliere al cyborg: Chopper lo ammirava moltissimo per le sue capacità, la sua forza e la sua simpatia, ma in Zoro aveva sempre visto qualcosa in più. La piccola renna se ne stava sdraiata sul suo letto negli alloggi maschili e, tranquilla e in silenzio, ascoltava i suoi compagni che russavano. Ormai solo lo spadaccino mancava all’appello, e Chopper si chiedeva tra quanto li avrebbe raggiunti: solitamente, Zoro e Robin lo allontanavano o perché la discussione in corso stava prendendo una piega a cui non volevano la renna assistesse, o perché volevano passare del tempo da soli. Considerando poi che il discorso di poco prima non aveva creato particolari tensioni, e tenendo in conto che i due litigavano raramente, a Chopper non rimase che sorridere.
Aveva ancora bene in mente la sera in cui aveva scoperto la loro relazione...

Si era risvegliato nel cuore della notte. Non sapeva nemmeno lui bene il motivo: nessun incubo aveva disturbato il suo sonno, né, e ne era certo, aveva mai sofferto in vita sua d’insonnia. Si guardò intorno con gli occhi assonnati, stropicciandoseli con le zampette per svegliarsi del tutto, e cercò la figura di Zoro, perché di solito era a lui che si rivolgeva se aveva qualche problema. Lo spadaccino, però, non era nella stanza.
- Stanotte doveva stare di guardia... - si disse la renna, dandosi un leggero schiaffo sulla fronte. Il resto dei suoi compagni russava tranquillo, e, vedendoli, preferì lasciarli dormire e cercare di risolvere il suo problema da solo.
La soluzione migliore che gli venne in mente, fu di recarsi in cucina per bere qualcosa.
Ancora mezzo addormentato, percorse tutto il ponte, provando dei leggeri brividi sulla schiena a causa della gelida brezza notturna, e salì piano le scale che lo avrebbero portato davanti alla porta della cucina, senza fare il minimo rumore, e senza nemmeno rendersi conto che la luce era già accesa.
Appena entrato, si rivolse subito verso i fornelli e la dispensa, ignorando la presenza di Robin e Zoro nella stanza: lei era poggiata al tavolo e teneva le braccia intorno al collo dello spadaccino, mentre lui aveva appoggiato le mani sui fianchi dell’archeologa, cercando di tenerla vicina. La cosa curiosa era il bacio che si stavano scambiando, ma la renna era troppo addormentata per accorgersene. Almeno in un primo momento.
Prima di spostarsi effettivamente verso il piano cottura, Chopper si rivolse nuovamente ai due, che ora lo guardavano stupiti, ma sempre abbracciati. Di certo non si aspettavano di essere scoperti da qualcuno.
Quando videro gli occhioni di Chopper che si spalancavano per la sorpresa, capirono che la renna era arrivata ad una conclusione.
- Chopper, possiamo spiegarti... - cominciò l’archeologa, distaccandosi dallo spadaccino e muovendosi verso il medico di bordo.
- Robin, non è stupido. Penso che abbia già capito. - affermò lapidario lo spadaccino, incrociando le braccia al petto.
- Non lo metto in dubbio, - continuò la donna. - ma forse avrai qualcosa da chiederci, giusto Chopper?
La renna non rispondeva: guardava il vuoto, come se fosse scioccata, ma Robin aspettò pazientemente che si riprendesse da sé.
Non ci volle molto. La renna guardò l’archeologa. - Anche tu non riuscivi a dormire, Robin?
Zoro non poteva credere alle proprie orecchie.
- Esatto, - disse sorridente l’archeologa. - e ho pensato di fare compagnia allo spadaccino.
- Ho capito. Ma così non si distrae dal suo turno di guardia?
- Forse, - riprese Robin ridendo. - ma è sempre meglio così piuttosto che rischiare che si addormenti.
Zoro li osservava a metà tra l’imbarazzato e il rabbioso: il volto severo era arrossito violentemente, mentre sentiva l’archeologa che scherzava con la renna come se non fosse successo nulla.
- Come mai sei sveglio, Chopper? - chiese poi la donna.
- Non riuscivo a dormire e volevo bere qualcosa.
- Ti va qualcosa di caldo? Lo preparo in un attimo.
- Sì, volentieri!
- Tu bevi qualcosa Kenshi-san?
Ma lo spadaccino negò scuotendo la testa, ed andò a sedersi al tavolo, seguito dalla renna.
La situazione tra i due era piuttosto tesa: seduti l’uno di fronte all’altro, Chopper non riusciva a sostenere lo sguardo severo di Zoro e teneva gli occhi bassi sul piano del tavolo, aspettando pazientemente l’arrivo dell’archeologa.
- Chopper. - cominciò lo spadaccino, attirando l’attenzione dell’animale. - Quello che è successo...
- Cosa? - chiese lui innocente.
- Quello che è successo poco fa... - cercò di spiegare imbarazzato l’altro. - Hai capito?
- Si riferisce al bacio, Chopper. - intervenne l’archeologa.
- Ah, ok. - annuì la renna riportando lo sguardo sullo spadaccino.
- Sì, comunque... credo che sia meglio che tu non lo dica a nessuno.
- Perché? - disse subito stupito il medico. - È giusto che lo sappiano tutti. Che male c’è se vi volete bene?
- Non vogliamo che l’equilibrio della ciurma subisca dei cambiamenti a causa nostra. - disse l’archeologa portando due tazze al tavolo e sedendosi a fianco della renna. - Né che qualcuno vada in escandescenze. - aggiunse Zoro.
- Non avrai paura del nostro cuoco, Kenshi-san? - fece Robin con un sorriso furbo.
- Di quell’imbecille? Mai avuta e mai ne avrò. - Zoro ghignò, sicuro di sé.
- Potrebbe avere un infarto... - disse Chopper mogio mogio guardando la sua tazza.
Cadde il silenzio. Sia Robin che Chopper bevvero dalle loro tazze, mentre Zoro commentò la frase della renna.
- Non ci avevo pensato... Potremmo anche dirglielo allora.
Lo sguardo assassino di Robin bastò a fargli cambiare umore.
Chopper era confuso: scoprire una relazione tra due membri della ciurma era già un fatto abbastanza singolare, ma tra i due membri che considerava più vicini a sé... lo era ancora di più. Però era contento: era felice di vedere che quei due, proprio quei due che all’inizio del loro viaggio sembrava non potessero nemmeno guardarsi in faccia, ora andassero così d’accordo. Li guardò tutto sorridente, mentre allontanava da sé la tazza ormai vuota.
- Posso chiederti una cosa, Robin? - domandò la renna mentre l’amica si alzava per lavare le due tazze.
- Certo, dì pure.
- Ormai è da tanto tempo che ci chiami tutti per nome, ma non riesco a capire perché non lo fai con Zoro. E lo capisco ancora meno dopo quello che ho scoperto stasera.
- Perché si diverte a farmi venire il nervoso, ecco perché. - affermò sicuro lo spadaccino. - Sa benissimo quanto odio che mi chiami in quel modo, ma continua.
Robin ridacchiò tra sé vedendo l’espressione infastidita di Zoro. - Non lo chiamo sempre Kenshi-san, - cominciò allora, mentre lavava le due tazze. - ma Zoro ha ragione, lo faccio per divertimento, per prenderlo un po’ in giro.
Mentre due braccia finivano di asciugare le tazze e le rimettevano al proprio posto, Robin si riavvicinò ai due seduti al tavolo, e invitò la renna a tornare a dormire, lasciando Zoro da solo in cucina.

La renna si girò su un lato e chiuse gli occhi, pensando ancora a quella strana sera, e a quanto poteva considerarsi fortunato a sapere un segreto simile.



Angolino dell’autrice
Ciao a tutti! ^^
Se siete arrivati vivi fin qui significa che non ho scritto un capitolo troppo noioso. XD Questa è solo una grande premessa... la vera avventura comincerà dal prossimo capitolo! ^^
E' la prima storia che pubblico, per cui spero che mi lascerete un commento per farmi sapere cosa ne pensate. :)
Ciao ^^
  
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