Capitolo 14
Misty Window
Urla, grida,
rumore, confusione, una
macchina….due corpi stesi a terra…
Masha
scattò in avanti, una voce
femminile aveva preso a urlare disperatamente
, ed il mondo introno a lei
vorticava vertiginosamente le immagini erano diventate improvvisamente
sfocate ed
incomprensibili.
- NO!-
Urlò, di nuovo, la disperata
voce di una donna, la sua voce. Cercò di
fare nuovamente un passo avanti ma venne trattenuta
- Lasciami
andare!! Lasciami
andare!- Piagnucolò lottando contro l’aria mentre veniva, inesorabilmente,
trascinata indietro
- Hanno
già chiamato
l’ambulanza…Andrà
tutto bene- Venne rassicurata con dolcezza
Tutto bene?
Nella sua vita niente
andava bene! La donna scosse la testa, la vista offuscata dalle lacrime
– Lasciami,
lasciami, lasciami!- Cantilenò scossa
da singhiozzi
Non poteva
essere vero, niente di
quello che aveva visto doveva
essere
vero.
“Non
c’è stato nessun incidente,
non c’è stato nulla…è solo un brutto
sogno” Le sussurrò la mente
*
Masha si
passò una mano tra i
capelli.
Gli sfiniti
occhi verdi fissi su
qualcosa che solo lei era in grado di vedere.
Non
ricordava più da quanto fosse
lì o come fosse arrivata nella sala d’attesa
dell’ospedale. A malapena si era
accorta della presenza di Emma che le stringeva la mano, non ricordava
nemmeno il momento
in cui aveva appoggiato la testa
sulla spalla di Ville o da quanto tempo lui fosse lì, seduto
– in attesa – al suo
fianco.
Sotto lo
sguardo della ragazza
ogni cosa appariva ancora confusa, la realtà aveva preso ad
essere talmente sfocata
che …era come se lei fosse lì solo con il corpo,
la mente al sicuro da un'altra
parte.
Sospirando
Masha chiuse gli occhi
.Preferiva vivere un altro po’ in quello stato di trance in
cui s’era rifugiata
inconsciamente che affrontare a pieno le cose
*
Lento ed
inesorabile il tempo
passò
Ad un certo
punto qualcuno strinse
leggermente la mano della giovane donna
- Masha? -
Chiamò Emma e lei aprì,
controvoglia, gli occhi. Non voleva svegliarsi, non voleva
sapere…
Confusa la
donna si ritrovò a
guardare dall’alto in basso un uomo sulla cinquantina, basso
e tarchiato, con i
capelli marroni striati di grigio parlare con un signore alto e magro come un chiodo,
gli occhi neri
infossati ed i capelli marroni scompigliati
Improvvisamente,
riconoscendo Kari,
il marito di Carol, saltò in piedi
- Come sta
Eeviji?- Scattò mentre
nuove ed irrefrenabili lacrime minacciavano di scendere
Il dottore
fece per replicare ma l’altro
lo fermò
facendo segno che anche la
donna aveva diritto di sapere
Allora
l’uomo sospirò
pesantemente e infilò le mani nelle tasche del camice,
assumendo una posa
austera e recuperando il coraggio per dire quello che doveva.
- Sua moglie
è in gravi
condizioni, se supererà la notte ci sono buone speranze che
si riprenda – Disse
nel tono professionale di chi è abituato, in certo modo, a
dare un certo genere
di notizie.
A quelle
parole il marito della
donna trasalì e si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona,
nascondendo il
viso tra le mani malferme
- E
Eeviji?-Proseguì in un gemito
mentre Masha,
accanto alla sua poltrona,
restava immobile ed in attesa, ma vedendo l’espressione del
medico si sentì
mancare.
Tremante e
con il fiato corto fece
un passo indietro
Il medico
chiuse gli occhi, scuotendo
la testa – Mi dispiace…sua figlia non ce
l’ha fatta…- Il silenziò assoluto
calò
su tutti i presenti
Masha
singhiozzò ma avrebbe
voluto urlare! Tremante si portò le mani al viso, qualcosa
dentro di lei si era
spezzato completamente
“Sua
figlia non ce l’ha
fatta…Eeviji”
Le sue unghie affondarono
nella carne unendo il sangue alle
lacrime
-Fatemela
vedere!!fatemela
vedere!- Strillò scavando solchi rossi sulle sue guance
candide, sotto lo stupore
dei presenti
- Masha!! -
Le voci sovrapposte
della sua amica e di Ville la richiamarono ma lei a malapena le
udì. Ormai non
sentiva più nulla, ogni
cosa era stata
oscurata da un tremendo dolore proveniente direttamente dal profondo
della sua
anima.
- Non
può essere vero! Non può
essere morta!Eeviji non-- Balbettò
indietreggiando ancora e scuotendo violentemente la testa –
Non…- unghie
affondarono ancora di più nella pelle e quella volta il
medico le prese le mani
nelle sue tenendola ferma, intimandole di calmarsi e cercando di farla
ragione.
Purtroppo il
suo comportamento
fece solo agitare ulteriormente la ragazza che
si divincolò con forza , riuscendo a
sfuggire finalmente alla presa del medico.
-
Andatevene!!! - Un tocco di
vecchia freddezza filtrò nella sua voce mentre a gambe
pesanti indietreggiava
ancora. Il suo sguardo vagò irrequieto e ferito prima su
Kairi, accartocciato
su se stesso nella poltroncina bianca dell’ospedale, poi su
Ville che la stava
fissando con i suoi occhi verdi dallo sguardo insondabile e infine il suo sguardo si
posò su quelli
addolorati di Emma…
–
State lontani da me!- Urlò, la
voce così alta ed acuto da far male quasi alle orecchie e
senza aggiungere
altro, la donna corse verso l’uscita e si tuffò nel buio della notte.