CAPITOLO 1
–
TEMPO DI BILANCI
Anche la
quinta stagione è finita. Non posso credere che siamo
arrivati al termine di un
altro ciclo di riprese. Abbiamo finito di girare l’ultima
scena poche ore fa,
in esterna, e adesso mi sono rifugiato nel mio camerino agli Studios,
per
mettere ordine nelle mie cose e, più che altro, nel mio
cervello. In teoria,
dovrei cominciare a raccogliere i miei effetti personali e a svuotare
questa
stanza che è stata una seconda casa per me negli ultimi
mesi. Invece mi ritrovo
qui seduto a rimuginare: quando si arriva in fondo a un progetto
è sempre tempo
di bilanci. Come al solito, Marlowe ha deciso di puntare su un cliffhanger che, di sicuro,
lascerà i
fans con il fiato sospeso, a chiedersi cosa risponderà Kate
alla proposta di Rick,
cosa avrà deciso di fare in merito a quel
lavoro a Washington, perché Rick aveva
quell’espressione funerea mentre
chiedeva alla sua donna di sposarlo… Eh sì, non
si può certo dire che lo zio
Andy non sia diabolico! Ce li vedo, tutti i nostri fans, a intasare
twitter e
gli altri social network con i loro commenti, le loro previsioni, i
loro film
mentali su ciò che potrebbe accadere all’inizio
della sesta serie. So che molti
di loro si divertono a scrivere fanfiction: quest’estate
voglio proprio leggermene
qualcuna.
Scuoto la
testa e mi ritrovo a sorridere al pensiero di quante persone seguono le
vicende
di Rick, Kate, Ryan, Esposito, degli altri personaggi e dei casi che
vengono
affrontati in ogni episodio. Quando abbiamo cominciato a girare questa
serie,
nel 2009, ero convinto che si trattasse di un bel progetto, ma non mi
sarei mai
immaginato che avrebbe avuto un tale seguito. Non finirò mai
di essere
riconoscente a Marlowe e agli altri per avermi scelto come protagonista
maschile di “Castle”. Non solo questo show ha
decisamente lanciato la mia
carriera e mi ha permesso di vincere diversi premi, ma mi ha regalato
l’opportunità di conoscere e lavorare con un
gruppo di attori fantastici, oltre
che con lei, la mia coprotagonista. Stana è …
speciale. Anzi, rubando la dedica
che il mio personaggio fa a Beckett sul frontespizio di Heat
Wave, lei è straordinaria. Ci siamo subito trovati
in sintonia,
sin dal primo incontro è scattato qualcosa fra noi che ci ha
permesso di dare
maggiore spessore ai nostri personaggi. E’ assolutamente
inspiegabile, ma è una
specie di reazione chimica di cui tutti si sono accorti, fans compresi,
tanto
che hanno coniato un nomignolo, Stanathan, per indicare noi due.
Insomma, tutti
ci vedono o ci vorrebbero come una coppia. In realtà, non
stiamo insieme. In
questi anni, io ho avuto qualche storia, niente di serio. Mio fratello
dice che
dovrei mettere la testa a posto, ma forse non ho ancora trovato la
donna
giusta. Forse…
Lei, invece,
è la persona più riservata che io abbia mai
conosciuto: non lascia trapelare
indizi sulla sua vita sentimentale nemmeno sotto tortura. Gossip su di
lei non
esistono: fosse per lei, giornali e siti scandalistici andrebbero in
rovina. Nel
periodo delle riprese ci capita spesso di passare del tempo insieme,
anche al
di fuori del lavoro. Oltre ad essere decisamente una gran bella donna,
è una
persona piacevole con cui parlare perché ha tantissimi
interessi: le piace
leggere, ha la sua casa di produzione, Sine Timore, con un sacco di
progetti, e
più che altro adora viaggiare. Lo fa appena può.
E non va mica in uno di quei
resort a cinque stelle, magari su un’isola tropicale a fare
vita di spiaggia,
come farei io. Nossignore, lei va all’avventura. Parte per
qualche paese
lontano, tipo il deserto del Sahara, la Cina, l’Argentina,
l’India. Ha
ereditato questo amore per i viaggi dai suoi genitori, infatti spesso
parte con
sua madre. Dice che viaggiare, conoscere nuove culture, popoli e
tradizioni le
apre la mente. Credo sia vero, però quando mi ha fatto
vedere le foto di cosa
ha mangiato durante uno dei suoi tanti viaggi, una roba che sembrava
tanto una
cavalletta e nemmeno del tutto morta, sono giunto alla conclusione che
la mente
si aprirà anche, ma di sicuro lo stomaco si chiude.
Qualcuno
bussa alla porta e mi distrae dai miei pensieri. Vado ad aprire e mi
trovo
davanti Huertas con due bottiglie di birra. “Bro, ti va di
bere qualcosa per
salutarci prima della pausa?”
In
realtà
stasera abbiamo in programma una cena tutti insieme per festeggiare il
termine
delle riprese, ma mi fa piacere trascorrere un po’ di tempo
da solo con lui.
“Ehy,
volentieri! Però usciamo, qui dentro
c’è un casino tale che non troveresti
nemmeno il posto per sederti!” Ero venuto nel camerino per
fare ordine nelle
mie cose e nel mio cervello e mi sa di aver fallito su entrambi i
fronti.
Huertas scoppia a ridere e mi dice che, nella peggiore delle ipotesi,
ci
mettiamo seduti sulla sua auto a goderci gli ultimi raggi di sole. Si
riferisce
alla foto che ho postato su twitter stamani, in cui lui era appoggiato
sulla
sua auto a prendere il sole. 40 anni e non sentirli… Siamo
proprio come un
gruppo di adolescenti!
Usciamo e ci
sediamo su un tavolo, davanti al set del loft di Castle, con le gambe
penzolanti. Brindiamo alla quinta stagione che davvero ci ha dato un
sacco di
soddisfazioni e rimaniamo in silenzio, ognuno perso nei propri
pensieri. Non ho
mai visto due donne riuscire a stare insieme senza chiacchierare. Noi
uomini,
invece, amiamo anche starcene seduti a bere una birra, scambiando poche
parole.
“Hai
deciso
dove andare in vacanza, Jon?”
“Me ne
starò
qualche giorno a Venice e poi penso di andare in Messico. E tu? Ieri
sera siete
usciti, no? Le hai parlato?” Eccolo, il guerriero.
“Be a warrior at whatever
you do”, dice il suo profilo twitter, e lui evidentemente lo
mette in pratica
in ogni situazione. Dritto al punto, senza tanti giri di parole.
Qualche giorno
fa gli avevo confidato che mi sarebbe piaciuto invitare Stana a passare
qualche
giorno con me nella casa che i miei possiedono vicino a Edmonton. In
questo
periodo dell’anno si sta benissimo e la natura è uno spettacolo.
Nei dintorni della città ci
sono dei parchi splendidi e i laghi assumono un colore che, davvero, ti
toglie
il respiro.
“No. O
meglio, avrei voluto, ma lei ha cominciato a parlarmi del suo viaggio
in
Mongolia, e, Jon, tu la vedessi, sembrava una bambina che aspetta Babbo
Natale.
Era elettrizzata. Mi ha guardato con quei suoi occhioni spalancati dai
quali
traspariva la sua gioia e il suo entusiasmo per l’immediata
partenza e io… beh,
io non le ho detto nulla.”
Jon scuote
il capo, rassegnato. “Fillion, sei un disastro. Le devi
parlare prima che
parta. Si vede lontano un miglio che, quando girate le scene romantiche
fra
Castle e Beckett, c’è una tensione pazzesca fra
voi. Solo il cielo sa come
riusciate a controllarvi. Forse è proprio per lo sforzo di
controllarvi che
quelle effusioni sembrano fin troppo trattenute. Probabilmente, se vi
lasciaste
andare, incendiereste il set!”
“Jon,
è…
complicato”
“Andiamo,
bro, che diamine, tira fuori gli attributi e parlale, prima che lo
faccia
qualcun altro e te la porti via…” Lascia la frase
in sospeso, sicuramente di
proposito, tanto che mi giro di scatto verso di lui.
“Huertas,
tu
sai qualcosa che anche io dovrei sapere? Sputa il rospo immediatamente.
Forza.
Non costringermi a menarti. Sono più grosso di te!”
Lui mi
lancia un’occhiata sdegnata e ribatte: “Fillion,
sei più alto e più grasso
di me, ma io sono molto più in forma, credimi, quindi non ti
conviene
minacciarmi. Ne usciresti perdente, te lo assicuro. Comunque, diciamo
che non
so niente, se non che mentre stavamo chiacchierando qualche giorno fa,
lei ha
ricevuto una telefonata da un tipo e mi ha piantato lì,
dicendo che si trattava
di una cosa privata.”
Ha ragione.
Sono decisamente più grasso di lui…
quest’estate mi devo mettere a dieta. Forse
fare uno di quei viaggi in cui si mangiano cavallette potrebbe essere
una
soluzione! Comunque, la notizia della telefonata del tipo misterioso mi
impensierisce. “Non dirmi che si tratta di quel Polish! Ho
visto che si sono
scambiati qualche messaggio su twitter… Accidenti, deve
essere tornato alla
carica.”
“Amico,
non
so chi fosse, però al posto tuo mi darei una mossa. Senti,
adesso devo andare.
Ci vediamo stasera al ristorante?”
“Sì,
Jon,
grazie per la birra. A dopo!”
Ritorno nel
mio camerino e per non pensare a Polish che ci riprova spudoratamente
con Stana
mi dedico a sistemare la stanza, riempiendo il borsone che mi sono
portato. Questo
posto è pieno di ricordi e di un sacco di cianfrusaglie:
è il momento di fare
ordine. E non solo qui. Lavoro di buona lena e non mi rendo conto del
tempo che
passa, fin quando non getto un’occhiata distratta
all’orologio e scopro che
sono già le sette. Panico! Fra un’ora abbiamo
appuntamento al ristorante e io
sono ancora in alto mare. Schizzo come un fulmine verso casa, mi faccio
una
doccia rapidissima, indosso una camicia azzurra e un paio di jeans,
afferro una
giacca al volo e mi precipito al ristorante.
Quando
finalmente arrivo mi rendo conto che, neanche a dirlo, sono
già tutti lì seduti
al tavolo: Andrew e Terri, Rob, Tamala, Penny e Susan accompagnate dai
rispettivi mariti, Molly, Seamus e Juliana, Jon e Stana.
“Fillion,
alla buon’ora! Sei peggio delle donne!” mi
apostrofa Marlowe. Non obietto
perché, accidenti, ha ragione. Sono un ritardatario cronico.
Saluto tutti
sorridendo e realizzo che lassù qualcuno mi ama.
C’è un unico posto libero e,
indovinate un po’? E’ proprio quello accanto a lei.
A lei che indossa un
vestitino chiaro che le lascia scoperte le spalle, ha i capelli
raccolti e, più
che altro, sorride. E quel sorriso illumina tutta la stanza.
“Forza,
Nate, siediti, abbiamo fame!” mi ordina perentoria Stana, con
un tono che è un
misto di
detective-Beckett-versione-interrogatorio-a-criminale-incallito e
dottoressa-Parish-versione-Castle-non-sparare-sciocchezze.
Però poi mi fa, di
nuovo, uno dei suoi sorrisi, quelli per i quali vale la pena di alzarsi
ogni
mattina e io mi sciolgo.
La serata
trascorre tranquilla, fra buon cibo, ottimo vino, aneddoti di
ciò che è
successo durante le riprese, programmi per le vacanze e grandi risate.
Sono un
uomo decisamente fortunato: faccio il lavoro che amo e sono circondato
da
persone meravigliose. Una di queste, poi, mi è stata seduta
vicino per tutto il
tempo, attirando la mia attenzione quando ero impegnato a chiacchierare
con gli
altri colleghi semplicemente posando una mano sul mio avambraccio
scoperto, e ricordando
con me le papere che entrambi abbiamo preso e le volte che abbiamo
dovuto
ripetere la stessa scena perché scoppiavamo a ridere senza
alcun motivo
apparente, beccandoci le urla agitate di Marlowe e Bowman. Abbiamo
sempre
cercato, entrambi, un contatto fisico con l’altro durante
tutta la cena: quando
parlavo con Jon, seduto all’altro fianco di Stana, dovevo per
forza avvicinarmi
a lei, e quando Stana chiacchierava con Molly, seduta accanto a me,
più volte
mi sono ritrovato una sua mano appoggiata sulla mia gamba. Sono
euforico solo
per questo!
Al termine
della serata ci salutiamo tutti con grandi abbracci, con la promessa di
tenerci
in contatto durante la pausa e con la serenità data dalla
certezza che, fra
qualche mese, saremo di nuovo tutti qui. In un lavoro instabile come il
nostro,
avere un ingaggio sicuro è una benedizione. Intendiamoci,
siamo molto più
fortunati di tante persone che faticano ad arrivare a fine mese, quindi
non ci
dobbiamo proprio lamentare. Però sapere che per
un’altra stagione sarai
certamente occupato fa un bell’effetto.
Torno a casa
e mi accascio sul divano con la dolorosa consapevolezza che nemmeno
questa
volta sono riuscito a chiederle di venire con me a Edmonton e che per
un lungo
periodo non potrò vederla. E’ stata una bella
serata, ci siamo sfiorati per
tutto il tempo, eppure adesso sono qui, da solo. Una sensazione
dolceamara si
fa spazio nel mio cuore. Ha ragione Huertas, sono un disastro. Ma come
facevo a
parlarle stasera, in mezzo alla folla? Parte domani, va a casa dei suoi
genitori per qualche giorno e poi lei e sua madre si dirigono in
Mongolia.
Caspita, è dall’altra parte del mondo. E staranno
in giro per cinque settimane.
C-I-N-Q-U-E settimane. Un’eternità. E
chissà se quel Polish, nel frattempo, non
l’abbia già invitata da qualche parte per quando
rientra. Forza Fillion, non c’è
tempo da perdere. Ho deciso. Vado a casa sua. Tento il tutto per tutto.
Afferro
le chiavi della macchina, apro la porta e….
Nota dell’autrice:
Mi cimento in
una long che mi frulla
in testa da un po’ e che mi sono decisa a pubblicare
perché il mio angelo
custode l’ha approvata e mi ha sostenuto con un affetto e un
supporto
impagabili.
Spero che
piaccia anche a voi! Grazie
per avermi dedicato il vostro tempo. Baci,
Germangirl