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Autore: letyourcolors_burst    27/07/2013    0 recensioni
"Non ti seguirò. Il mio viaggio termina qui."
"Davvero?"
"Davvero."
"E se ti dicessi che ti amo? Cambierebbe qualcosa fra noi?"
"Non cambierebbe niente. Non ti seguirei perché cercherei in tutti i modi di farti restare qui con me. Voglio starti vicino anche quando non avrai più bisogno di me. Ma, per ora, promettimi che non mi abbandonerai come il resto del mondo ha già fatto."
Mi prese per il braccio, mi tirò a sé, mi prese per la vita e mi baciò. Come mai mi avevano baciata prima. Avrei desiderato poterlo raccontare a Chiara ma, dopo quella notte, non avrei più potuto parlarle di niente, scappare di casa non aveva portato a nulla di buono. Toccava a me scoprire come riportare tutto alla normalità, se così si sarebbe potuta definire.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6.
Castelli di carte

Venerdì

Mancava un solo giorno. Ventiquattro ore mi separavano dalla libertà. Davvero non vedevo l'ora di rompere con Ryan, quel fidanzamento forzato avrebbe dovuto terminare il prima possibile, perciò sperai che in qualche oscuro modo, portassimo a termine la nostra "missione" il sabato stesso. Ma più ci pensavo, più mi illudevo di qualcosa di irrealizabile. Facendo due conti, era alquanto improbabile che i genitori la dessero inconsapevolmente vinta alla loro figlia. Già da alcune settimane temevo che i signori Valente fossero sbarcati a New York solo ed esclusivamente per stanarla. E la mia ansia cresceva in modo esponziale.
Quando Chiara non parlava per un po' di tempo, sembrava ancora meno sveglia. Molti, pensai, quando tacciono assumono un'aria intellettuale o, perlomeno, misteriosa, sensibile o che ne sappia. Ma lei, invece, non faceva altro che sembrare incantata. Non saprei, la mia simpatia per Chiara stava pian piano cominciando a... Svanire. Nonostante non lo volessi.
Cercai ancora una volta di far pace. Le avevo provate tutte, tranne una. Mio malincuore, avrei dovuto prendermi la colpa di tutto: il fidanzamento, l'arrivo dei genitori, il disinteresse di Ryan verso la sua persona.
 << Chiara, dovrei dirti una cosa... >> come se non fosse stato prevedibilissimo, non mi degnò di uno sguardo.
 << ... >>
 << Mi dispiace per Ryan. In effetti, io provo... >> in quel momento, nella mia testa giravano parole come "ribrezzo", "disgusto", "niente", "antipatia" o "odio", ma mi limitai a dirle quanto mi piacesse.
 << ... >>
 << ... Una certa attrazione per lui. Scusami, non avrei voluto accettare la sua proposta, ma pareva essere l'unica alternativa per mandare via i tuoi da qui. Dimmi, come avremmo fatto altrimenti? >>
 << Mmm. >> beh, se non altro stavo facendo progressi. Stava guarendo dal mutismo.
 << Davvero, mi dispiace. Guarda il lato positivo: domani scioglieremo il nostro fidanzamento, e Ryan sarà di nuovo libero. Vedrò di mettere una buona parola per te, che ne dici? >>
 Di tutta risposta, sbuffò, si alzò e sparì dal soggiorno. Ecco, era ufficiale: con quel tentativo aveva davvero giocato tutte le mie carte. Il sabato mattina, verso le dieci, avremmo dovuto incontrare Ryan per mettere in atto il nostro piano. Inutile dire quanto mi sentissi depressa in quei giorni. Insomma, la mia migliore amica non esisteva più, dire di essere fidanzata con Ryan McCarthy non rappresentava certo un onore, avevo lasciato la scuola senza pensarci tre volte, non avevo ancora sentito i miei genitori che, appena scoperta la mia fuga, mi avrebbero linciato. Così la seguì sino in camera, dove la vidi seduta sul materasso. Mi avvicinai a lei e cercai un ultimo, disperato tentativo di farmi perdonare; "Per cosa, poi?" mi dissi.
 << Chiara, mettiti nei miei panni, cosa avrei dovuto fare? Te lo ripeto ancora: lo sto facendo per te, in modo da mandar via i tuoi! Sai che ti ucciderebbero se ti trovassero qui, no? Buon  Dio, capiscimi una buona volta! >> cominciavo ad averne le tasche piene di quella storia.
 << Già. >> bene, altri progressi. Stava gradualmente passando dal mutismo, alle risposte a bocca chiusa, ai monosillabi. Continuando a supplicarla, umiliandomi fino a non avere più aria nei polmoni, forse mi avrebbe "perdonato". La lasciai ed uscì per fare quattro passi. Il venerdì avevo il turno di pomeriggio allo Starbucks, così avrei potuto pensare ad altri modi per tornare a parlare con Chiara. Non mi venne in mente niente. Mentre ero assorta nei miei pensieri, sentì qualcuno che pronunciava il mio nome. Alzai lo sguardo: una signora non molto alta ora mi stava guardando per accertarmi che fossi davvero io.
 << Arianna Baroni, la fidanzata del rampollo, Ryan McCarthy! Sai di essere su tutti i giornali scandalistici? Guarda, ho qui una copia dell'American Gossip! >> e mi mostrò il giornale. In effetti, notai con mio dispiacere di essere stata fotografata mano nella mano con Ryan. Non potevo crederci. Non poteva essere vero. Ma la foto era lì, sulla copertina di uno dei giornali scandalistici più importanti di tutta la Grande Mela, con tanto di articolo correlato su di noi. Intanto le amiche della signora mi avevano accerchiato. Notai che anche loro avevano un giornale di quel genere, ma con una testata diversa. Ogni donna del gruppo possedeva ora un giornale diverso con la mia foto. Una di loro me lo porse, notai il titolo di copertina e la notizia: "New York Gossip 2.0" e "Chi è la ragazza misteriosa del rampollo della casata McCarthy? I dettagli all'interno.", ed un altro con un titolo differente: "NYC Stars", con scritto "Arianna Baroni, la futura signora McCarthy. Scoprite i dettagli, solo un dollaro e venti.". Sul serio, ero disgustata. Neanche una settimana di fidanzamento e già avevo i paparazzi alle costole. Forse Ryan era più importante di quanto pensassi. Ma come avevano osato scrivere di me come la signora McCarthy?!
Una folla di curiosi si era pian piano avvicnata a me, stavo sostenendo una specie di intervista clandestina. Ma i Newyorkesi non avevano di meglio da fare?!
Riuacì a disfarmi di quei nullafacenti solo dopo un'ora e qualche minuto. Esasperata, tornai a casa per predere alcune cose e correre al lavoro. Non ne parlai con Chiara, al fine di evitare scenate di gelosia per il successo che avrebbe dovuto ottenere lei al posto mio. Arrivata al lavoro, Ryan mi aspettava sulla soglia.
 << E così ora sei famosa, eh? >>
 << Lascia stare, è orribile. Capisci, non ho mai sognato di diventare famosa! >>
 << Davvero? >>
 << Davvero. Sono sempre stata nell'ombra, ed ora per colpa tua mi ritrovo sui tre quarti dei giornali scandalistici americani! >>
 << Eh beh, essere ricchi e famosi fa schifo... >>
 << Non prendermi in giro. Non sai quanto è bello guadagnarsi con le proprie capacità del denaro e poter andare in bagno senza il rischio che qualcuno possa farti una foto. >>
 << Immagino... >> ecco, la solita schifezza-McCarthy.
Dopo il turno di lavoro, tornai a casa e sparì nella camera da letto, sperando che, addormentandomi, tutto svanisse e fosse solo un sogno.

Sabato

Il giorno era arrivato. Nonostante prima fossi sicura che il piano sarebbe riuscito, ora tutte le mie idee cominciavano a crollarmi addosso come un castello di carte.
Io e Chiara ci ritrovammo a discutere anche quella mattina, Non sarebbe venuta con me da Ryan, e questo non faceva altro che farmi capire quanto fosse egoista.
Mi preparai e da sola raggiunsi la residenza McCarthy. Ovviamente Ryan non potè proprio fare a meno di baciarmi. Non lo sopportavo minimamente. Mi fece accomodare nel suo salotto e mi accorsi che dall'ultima volta in cui avevo visto casa sua, tre settimane prima, qualcosa era cambiato: aveva aggiunto due poltrone di pelle nera, aveva cambiato il divano e posto una pianta a chioma circolare vicino alla TV. Nonostante mi stesse antipatico, aveva un buon gusto nell'arredare. Davanti al divano su cui ero seduta c'erano alcune carte di credito, dei fogli con appunti vicino ad una cartella marrone, un posaceneri ed una stilografica sopra ad un blocco per gli assegni. Si sedette vicino a me.
 << Allora, ho preparato tutto. Come vedi, ho buttato giù qualche lettera da spedire ai Valente. Fingerò di essere un importante uomo d'affari italiano che li vuole per un grosso investimento. Chiederò la loro presenza a Roma ed un appuntamento in un luogo preciso. Intanto, un mio amico sarà lì e fingerà di essere l'uomo d'affari. Il bello viene qui. Gli faremo una proposta tale da essere impossibile da accettare: molto conveniente per noi, terribilmente sconveniente per loro, in modo che si sentano costretti a rifiutare. Che ne pensi? Tutta farina del mio sacco, Ari bella. >>
 <>
 << Va bene, mi hai convinto. >> e mi baciò di nuovo.
 << Ma insomma, perchè oggi sei così morboso? Non dirmi che ne stai approfittando perchè da domani fingeremo di non esserci mai conosciuti... >>
 << Eh, è proprio così. >>
 << Dai, infine erano i patti. >>
 << Lo so, ed è questa la parte più brutta. Non farmi domande. >> si depresse un po' dopo quelle parole. E, in fondo, non potei negare di avere avuto la sua stessa reazione.
Comunque sia, dopo un quarto d'ora di modifiche al piano, prese il telefono. Il suo amico aveva degli impegni, e così non avrebbe potuto fingere di essere l'uomo d'affari via webcam. Sollevò la cornetta del telefono e premette alcuni tasti che, secondo me, avrebbero dovuto rappresentare una sequenza da comporre prima del numero per far sì che il numero chiamante non fosse l'originale, ma un falso. Certi trucchetti potevano solo essere una sua idea. Il colloquio andò a buon fine. Fissarono un appuntamento di lavoro una settimana dopo la chiamata, il che significava che avrei dovuto rimanere insieme a Ryan ancora per sette giorni. "Che pizza...", pensai. Il mio incubo non era ancora finito. Mi chiesi per quanto ancora sarebbe andata avanti quella storia.
L'appuntamento si sarebbe tenuto a Roma, in via Carlo Alberto, in uno dei tanti appartamenti in giro per il mondo di Ryan. Avevo il forte presentimento che davvero tutto fosse un immenso castello di carte.
  
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