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Autore: Bradamante    15/02/2008    8 recensioni
Uno scoiattolo, Oscar, André, Alain e quattro condizioni impossibili... fic pegno! Pairings: Oscar/André; André/caratteri originali - leggero.
Genere: Romantico, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Riyoko Ikeda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Ciao!

Questa fanfic è una fic pegno che ho dovuto scrivere perché non ho finito la mia parte della fanfic “Una giornata di relax” entro i tempi che Kyomine mi aveva dato.

Quindi mi ha costretta a scrivere una nuova fic, sottoposta a quattro condizioni impossibili [1] che lei ha decretato.

Insomma, questa fic è tutta colpa sua, prendetevela con lei. ^___^

La versione originale in francese si trova qui: Il y avait une fois

Infatti questa storia è stata scritta direttamente in francese, e la versione italiana è una traduzione.


C'era una volta uno scoiattolo. Un comune scoiattolo europeo dalla grande e morbida coda. Questo scoiattolo stava raccogliendo le sue provviste per l'autunno e si era allontanato dagli alberi per andare a raccogliere delle noci che erano rotolate in un prato: era così occupato che non si accorse dell'arrivo di una volpe. Lo scoiattolo si sentì perduto, perché era troppo lontano dagli alberi e cominciò a correre, inseguito dal predatore. Già sentiva i denti della volpe nella sua coda quando risuonò uno sparo: la volpe giaceva al suolo, morta stecchita.

E così gli apparve uno splendido cavaliere che montava un gigantesco cavallo nero, il viso severo sotto al tricorno e gli stupendi capelli grigio topo: nella sua mano un fucile ancora fumante. Lo scoiattolo si perse in quella contemplazione: era il suo salvatore, colui al quale doveva la vita.

Il cacciatore scese da cavallo e prese la volpe ignorando completamente il piccolo roditore. Veramente non l'aveva nemmeno visto! Tuttavia, lo scoiattolo credette che l'avesse salvato intenzionalmente e quando risalì a cavallo si mise a seguirlo.

Il roditore voleva sapere tutto di colui al quale doveva la vita e decise di andare a vivere nel parco che circondava il palazzo del cavaliere. Lo seguì durante le sue giornate per osservarne la vita: lo scoiattolo sentì dell'ammirazione per quell'essere. In breve, l'ammirazione si cambiò in ossessione e l'ossessione in identificazione.

Ma non c'è di che meravigliarsi: se ci possono essere uomini che si credono Napoleone, ci può ben essere uno scoiattolo che si crede il generale Jarjayes.

Dunque lo scoiattolo aveva deciso di vivere vicino al suo dio, al suo alter-ego... perciò ritornò nella foresta, per portare via le sue cose. Sì, ci si chiede che cosa uno scoiattolo debba traslocare in una nuova tana, ma è chiaro no: le sue provviste di cibo. Noci, nocciole, ghiande e granaglie assortite.

Il piccolo roditore aveva quasi terminato il suo lavoro e la notte stava per calare. Bisognava sbrigarsi o il buio poteva sorprenderlo in un posto molto poco sicuro come la foresta. Mentre percorreva la sua strada, le guance piene di cibo (eh, già, gli scoiattoli non hanno mica la borsa) si avvicinò ad una radura e tra le foglie poté vedere qualcosa d'insolito.

Una leggera nebbia si era alzata e delle luci l'attraversavano, come provenienti dagli alberi e dai fiori. Ed era veramente così: lo scoiattolo guardava stupefatto, nascosto tra i rami di un albero, gli spiriti della foresta manifestarsi. Le luci presero delle forme umane mentre diventavano sempre più consistenti. Una forma più imponente delle altre era uscita da una quercia millenaria. Era il re degli spiriti della foresta, una divinità della natura. Allo stesso tempo da un salice uscì una forma più flessuosa e gentile, la regina degli spiriti della foresta.

Il piccolo roditore non credeva ai suoi occhi: allora tutte le storie che i vecchi scoiattoli raccontano ai giovani erano vere! C'erano veramente degli spiriti nella foresta, e governavano la natura.

Da altre piante e fiori uscirono degli altri spiriti, e vide in particolare quattro graziose forme femminili uscire da quattro fiori: il colchico (una mora), la margherita dorata (una bionda), l'impatiens (una castana) e il fiorrancio (una rossa). [2]

Gli spiriti iniziarono a parlare.

Oh, per le mie radici, quanto tempo è passato dall'ultima volta!” fece il piccolo spirito di un fungo. Gli fece eco lo spirito del cespuglio di rovi: “Sì, era ora di sgranchirsi le gambe!”

Quali gambe?”

Sì, è vero che siamo spiriti e non abbiamo delle vere gambe, ma è un modo di dire, andiamo! Non essere sciocco!”

E tutti gli spiriti fecero un gran baccano di saluti passeggiando sotto allo sguardo sbalordito dello scoiattolo.


Una voce grave lo scosse dalla sua visione: l'imponente spirito della quercia si era seduto sul tronco di un albero abbattuto, come su di un trono, e aveva ordinato il silenzio.

Spiriti della natura, silenzio! E' il vostro re che ve lo ordina!”

Tutti fecero silenzio, un po' intimiditi.

Bene, qual è la ragione di questa riunione? Dov'è il mio primo ministro?”

Frattanto la bella regina si era seduta vicino al re, tutta sorridente.

Uno spirito piccolo e carino che era uscito da un melo selvatico e che conservava una curiosa forma rotonda, come una mela, si avvicinò, e cominciò a dire: “Sire, questa riunione è stata convocata automaticamente perché c'è un sovvertimento delle regole della natura che dura ormai da troppo tempo, e bisogna parlarne qui ed ora.”

Il re sgranò gli occhi: “Qual è la situazione?”

Il primo ministro melo selvatico rispose: “Il signore umano di queste terre, chiamato il conte de Jarjayes, ha allevato la sua ultima figlia come un uomo, poiché non aveva eredi. Non si è accontentato di questa menzogna, ma l'ha costretta a condurre una vita da uomo per tutta la sua vita.”

Mormorii di disapprovazione si levarono tra gli spiriti.

E non soltanto questo: l'ha costretta a recitare la commedia davanti a tutti, a fingersi uomo, ed a rinunciare al naturale desiderio d'amore. E naturalmente, niente uomo, niente bambini... lo scopo naturale della perpetuazione fu così impedito.”

Il re della natura digrignava i denti per la collera e la sua sposa a stento lo tratteneva per un braccio.

Ma è un affronto! E com'è che non si è intervenuti prima?”

Maestà, come d'abitudine si lascia sempre una possibilità agli uomini di ravvedersi... si aspettava che il sire di Jarjayes ritornasse alla ragione. E in effetti, ultimamente aveva compreso, ed era pronto a rendere sua figlia alla sua vera natura facendola sposare, ma questa volta fu lei a rifiutare. E sì, la ragione è che lei rifiuta la sua natura a causa di una delusione d'amore. Lei non vuole saperne più niente dell'amore, e mente a se stessa. Rifiuta di ascoltare la sua natura e il suo cuore. Perché lei ama, ma è accecata.”

Come osa questa donna sfidare la natura!” ruggì il re della natura.

La regina si girò verso il suo sposo: “Amico mio, calmatevi, suvvia... non è del tutto colpa di questa povera giovane donna... considerate che ha dovuto soffrire nella sua vita...”

Questo non ha niente a che vedere! Ci sono delle cose che non si può ignorare... ci sono delle leggi immutabili, non si può cambiare a proprio piacere!”

La regina sospirò e domandò allo spirito del melo: “Avete detto che lei ama... ebbene... chi ama?”

Mia regina, lei ama un plebeo... è una di quelle strane cose degli umani, che rovesciano sempre le regole della natura... ci sono delle persone che si credono migliori delle altre, e gli uomini creano delle differenze dove la natura aveva fatto tutto uguale... bisognerebbe sistemare anche questo...”

Gli spiriti della natura annuirono tutti, mormorando come i rami degli alberi scossi dal vento.

Le graziose ragazze uscite dai fiori dissero in coro: “Noi conosciamo l'uomo che lei ama, infatti è un bel ragazzo, che spreco!”

La regina girò la testa: “Davvero? E voi, ragazze mie, guardate gli umani?”

Gli spiriti dei fiori arrossirono un poco, ma non abbastanza, poiché lo spirito dell'impatiens disse, sfrontata: “Beh, sì, non fa mica male guardare... e insomma, se lei non lo ricambia, si potrebbe approfittarne un po'...” concluse, facendo l'occhiolino alle sue compagne.

La regina sospirò, non c'era niente da fare: quando uno spirito s'interessa ad un umano, trova sempre il modo di soddisfare la sua voglia... naturalmente!


Il re era irritato. Bisognava punire questi umani e fargli comprendere che non si può sfidare la natura così.

Con una voce grave disse: “Ho preso la mia decisione. Il sire di Jarjayes è perdonato, ma non sua figlia. Bisogna che sia punita per la sua condotta. Dunque io prendo questa decisione: lei mente a se stessa e allora lei non sarà più in grado di dire una sola cosa riguardo ai suoi sentimenti che dirà una menzogna. Se lei vorrà dire bianco, dirà nero. E questo finché non ritornerà alla sua vera natura.”

La regina era stupefatta: “Ma mio caro, voi siete troppo duro, suvvia... non è tutto completamente colpa sua, e lei ha diritto ad una possibilità di comprendere come è stata data a suo padre...”

Il re si innervosì: “Volete dire, mia cara, che non siete d'accordo con quanto io ho decretato?”

La regina non cedette: “Ebbene, no. Se voi siete il re della natura, io ne sono la regina. L'amore e la natura delle donne sono di mia competenza.”

Ebbene, mia cara, non avete ben sorvegliato la situazione.”

Nemmeno voi! Basta, me ne vado... ritornerò quando questa follia sarà terminata!”

E sia!”

Il re e la regina sparirono, lasciando la corte degli spiriti a chiacchierare di questo nuovo bisticcio fra loro. Gli spiriti dei fiori nel frattempo litigavano. Avevano cominciato a parlare di quell'umano così bello, e avevano tutte voglia di avvicinarsi a lui, approfittando del fatto che era stato respinto dalla donna che amava. Bisognava consolarlo, insomma...

Il colchico: “Eh, beh, che credete... piace anche a me, non ve lo lascerò...” e la margherita dorata le rispose: “Te lo sogni! Sono io che non te lo lascio... ho visto come guarda i fiori dorati, è chiaro che lui ama il mio colore...”

Il fiorrancio, più pungente che mai: “E voi così poco affascinanti credete di poterlo conquistare...” l'impatiens le rispose: “Ha parlato la bella! Non è che piacciono a tutti le rosse, eh!”

I quattro spiriti femminili indifferenti agli sguardi di disapprovazione degli altri spiriti, cominciarono a trascendere col loro litigio, finché un piccolo spirito disse loro: “Ma perché litigare? Potete averlo tutte quante...” Si guardarono l'un l'altra e si sorrisero... e in pochi secondi erano scomparse.

Lo scoiattolo era ancora nascosto fra i rami di un albero, tutto tremante a causa di quello che aveva appena visto e sentito. In pochi attimi tutti gli spiriti erano scomparsi, lasciando solamente una leggera nebbiolina nell'erba.

Lo scoiattolo si riscosse e mise in moto il suo piccolo cervello: bisognava fare qualche cosa, la figlia del suo amato signore era in pericolo. O almeno, sembrava esserlo! Sì, doveva correre a dirle che cosa stava succedendo, farle capire... senza riflettere di più, cominciò a correre. Non si può chiedere di più ad piccolo scoiattolo con un cervello grande come una noce e le guance piene delle suddette.

Saltando di ramo in ramo arrivò nel parco di palazzo Jarjayes, sfidando tutti i pericoli sul suo cammino: la sera era già calata e tutto era avvolto dall'oscurità. Dove poteva essere la figlia del generale? Allora, bisognava riflettere, ricordarsi delle sue osservazioni della vita di questi esseri umani, li aveva studiati durante lunghe giornate: sì, al calare della notte tutti ritornavano a palazzo, e ciascuno nella sua camera. Lo scoiattolo guardava le finestre del palazzo. Si ricordava che la camera della figlia del generale era al primo piano, dove aveva visto quella strana ragazza suonare il suo pianoforte qualche volta, poiché era stato attirato dalla musica.

Per fortuna dei platani piantati davanti alla facciata del palazzo stendevano i loro rami quasi a toccarne i muri: lo scoiattolo si avvicinò al cornicione, che il ramo più vicino non toccava... bisognava saltare... un piccolo spazio, ma grande per un così piccolo esserino. Lo scoiattolo si concentrò, calcolò la distanza e prese la rincorsa prima di saltare. E ci riuscì così bene che il suo muso si spiaccicò contro il muro. Stoicamente non si lasciò scappare nemmeno un lamento, anche perché aveva ancora le guance piene delle sue provviste di cibo. La testa gli girava un po', ma immediatamente riprese la sua missione: trovare la figlia del generale e avvertirla di questo gran pericolo.

Cominciò a correre lungo il cornicione per avvicinarsi alla finestra del boudoir della camera di Oscar. Ora si ricordava il suo nome, poiché l'aveva sentito una volta pronunciare dal suo signore. Ecco, il suono del piano... anche nel buio, quel suono lo guidava... quella là era la camera giusta, e ora bisognava entrare.

Nel frattempo, Oscar, tutta triste, pestava con le sue dita d'acciaio la tastiera del pianoforte. Si sarebbe detto che un lamento piuttosto che una musica uscisse dal povero strumento. Una delle spese fra le più deprecabili della casa era la fornitura mensile di tasti nuovi e la fattura del restauratore.

Che cosa le stava succedendo? Non sapeva più capire se stessa. Ah, sì, aveva deciso di vivere come un uomo... di essere un uomo... ed aveva mantenuto la sua decisione... aveva sfidato suo padre, rifiutando il matrimonio, sì, ma... in questi ultimi mesi... erano successe tante cose... e lei aveva scoperto nel suo cuore qualche cosa di così incredibile. Quella notte in cui aveva creduto di morire con André, insieme ma separati da una folla infuriata, picchiati a morte, il suo cuore aveva urlato la verità: lei amava André.

E ora? Non lo sapeva... non era capace di padroneggiare i sentimenti, non sapeva come... se ne aveva diritto... come fare ad amare. Come dirgli... se poteva mai dirgli... “ti amo”, dopo tutto il dolore che lei gli aveva inflitto.

E tuttavia, lei non voleva cambiare... aveva paura dell'ignoto. Se gli avesse aperto il suo cuore, lui l'avrebbe amata così come lei era? Una voce nel suo cuore le diceva che era André, la persona che le era stata più vicina nella vita, quella che la conosceva più a fondo. Lui l'aveva sempre amata così... e allora... di che cosa aveva paura... e continuava a tormentare la tastiera del suo piano.

Era così presa dalla sua pena che non si accorse di un rumore contro le finestre: lo scoiattolo bussava educatamente al vetro.

Il piccolo roditore cercò di bussare più forte, ma lei non lo sentiva, il suono era soffocato dal piano. Allora, non c'era nient'altro da fare che utilizzare l'arma finale: come un gatto tirò fuori i suoi artigli e graffiò il vetro. Il suono che si produsse ebbe l'effetto di fermare immediatamente la musica: Oscar aveva i brividi lungo la schiena e guardava stupefatta uno scoiattolo tutto spalmato contro il vetro della sua finestra. Il contatto era stato stabilito.

Come in un sogno, Oscar si alzò e si diresse alla finestra, lentamente. Lo scoiattolo non faceva mostra di andarsene, sembrava veramente attenderla, proprio lei, affinché gli aprisse la finestra. Oscar aprì la finestra e indietreggiò, per vedere che cosa faceva il piccolo animale.

Lei pensò la cosa più normale... che poteva aver fame, forse era stato uno scoiattolo domestico scappato al suo padrone: tratteneva il respiro, guardando l'animale. Il piccolo roditore entrò nella camera, e con passo marziale, su due zampe, comportandosi come il generale, si diresse alla scrivania. Non si sedette, naturalmente, ma vi saltò sopra. In piedi, con le guance gonfie per le provviste di cibo, fece un saluto militare. Oscar non poteva credere ai suoi occhi, si sarebbe detto di vedere il generale versione scoiattolo. Gli mancava soltanto la parrucca grigio topo.

I gesti, la mimica, tutto le ricordava suo padre.

Si sfregò gli occhi: no, era sveglia... e allora c'era veramente uno scoiattolo sulla sua scrivania. Oscar si avvicinò all'animale, che camminava avanti e indietro sulla scrivania, le zampette incrociate dietro la schiena, esattamente come faceva suo padre quando rifletteva. Poi lo scoiattolo si fermò, guardò Oscar negli occhi con uno sguardo serio, alzò la zampa destra e le fece segno di avvicinarsi.

Il roditore pensò che il solo modo di farle capire che cosa stava succedendo fosse di mimarlo. Mise la zampa all'orecchio, facendo segno a Oscar di fare attenzione e di ascoltare. Veramente, non poteva dire niente, nemmeno nella lingua degli scoiattoli, perché aveva ancora la bocca piena e non voleva lasciare le sue provviste. Lo scoiattolo passò all'azione: eccolo diventare il re degli spiriti della foresta prendendo un'aria minacciosa e spaventosa. Un secondo dopo era la regina che cercava di calmare il re, sbattendo le ciglia e sorridendo scioccamente. Poi era i quattro spiriti dei fiori che minacciavano la virtù di André, litigandosi, e infine la terribile punizione, trasformandosi in Oscar che non può più dire la verità sui suoi sentimenti, scuotendo la testa per dire no e sì più volte: il tutto in una sarabanda talmente confusa che Oscar rimase a bocca aperta.

Lei si girò verso il tavolino, dove era posata la bottiglia di brandy che le aveva fatto compagnia quella sera... e poté constatare che dopo tutto era ancora mezza piena... non aveva ancora bevuto la dose sufficiente per avere le allucinazioni!


Continua...

Note:


[1] Prima condizione: “Uno scoiattolo che si crede il generale Jarjayes tenta di avvertire Oscar di un gran pericolo”. Ormai l'avrete riconosciuto, il mio modello è lo scoiattolo Pip del film Disney “Come d'incanto” (Enchanted). Kyomine ha pensato a questa folle condizione dopo aver visto per ben 2 (!) volte il suddetto film.

[2] Dunque, i fiori: in francese i nomi comuni di questi fiori sono un po' differenti, ed evocativi. Putroppo non c'è una vera corrispondenza per la “marguerite dorée” che in italiano è il crisantemo dei campi. Crisantemo significa fiore d'oro, ma in italiano non suona mica tanto bene. ^^ Allora ho tradotto in italiano il nome francese: margherita dorata. Il nome scientifico è Chrysanthemum segetum L.

Il colchico è un fiore autunnale, detto anche fiore del freddo, il suo nome scientifico è Colchicum autumnale L. C'è una famosa poesia francese di Guillaime Apollinaire, “Les colchiques”. Il colchico è un fiore estremamente velenoso.

L'impatiens è il nome scientifico della balsamina o fior di vetro: ho usato questo per richiamare il nome francese, impatiente, che significa, appunto, impaziente. Nome scientifico: Impatiens Balsamina L. È compresa fra i rimedi dei fiori di Bach.

Fiorrancio è il nome comune in italiano per lo soucis des champs, ossia la Calendula: nome scientifico, Calendula arvensis L.

   
 
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