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Autore: remsaverem    27/02/2008    9 recensioni
Un pericoloso s.i. torna dal passato di Gideon e rapisce Reid.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Sto cominciando a preoccuparmi…”

“Sto cominciando a preoccuparmi…”

Morgan guardò l’orologio l’ennesima volta. Erano quasi le undici e Reid ancora non era arrivato. Lo avevano chiamato a casa e al cellulare, non aveva risposto nessuno.

Non era da lui tardare tanto e non avvertire.

“E se fosse successo qualcosa a sua madre?” buttò là JJ, d’un tratto “Magari è alla clinica!”

Effettivamente era un’ipotesi sensata! Come aveva fatto a non pensarci? Morgan afferrò il telefono.

“Bene, allora me ne accerto…”

“Non sei troppo apprensivo?” commentò Emily

“Con il mestiere che facciamo, direi di no” fece lui, di rimando, componendo rapidamente il numero.

In quel mentre Hotch fece il suo ingresso nell’ufficio.

“Si…ho capito…si, si…certo. No, non sono un familiare, sono un collega. Se doveste vederlo, fategli sapere che l’ho cercato. Sì. Morgan. Agente Derek Morgan…”

“Beh, che succede?”

Aron guardò uno ad uno i suoi colleghi: l’atmosfera insolita che c’era quel mattino si sentiva al tatto.

“Reid non si è presentato” spiegò, prontamente, JJ “e non riusciamo a contattarlo”

Hotch si massaggiò il mento, e diede anch’egli uno sguardo all’orologio.

“Reid non fa mai tardi” sentenziò.




“REID! REID sei lì?”

Due colpi vigorosi sulla porta. Il campanello aveva suonato più volte invano.

Era mezzogiorno passato e non avevano avuto nessuna notizia dal loro collega. Alla fine, Morgan aveva avuto da Hotch il permesso di andare a casa sua a controllare.

Reid viveva solo: l’idea di un malessere, o di un incidente domestico non erano completamente da scartare. All’ennesimo richiamo caduto nel vuoto, l’agente decise di ricorrere a mezzi meno ortodossi: scassinò la serratura ed aprì.

“Reid!?”

La casa era assolutamente silenziosa. A quell’ora del giorno nel palazzo non doveva esserci nessuno.

Avanzò nell’ingresso: tutto era in ordine, le serrande semi abbassate per la notte, la tavola apparecchiata per una sola persona, piatti e posate ancora puliti, la sedia al suo posto. Reid non doveva essere rientrato per cena.

“Reid?” lo chiamò di nuovo, mentre sentiva salire nel petto una stana ansia “…Spencer?”

Procedette nella camera.

Vuota.

Il letto in ordine. Le pantofole a terra e il pigiama ripiegato sul cuscino.

“Ma dove diavolo sei andato, ragazzo?”

Morgan accese la luce.

E fu allora che vide la scritta.

Rossa come il sangue, a grandi caratteri, sul vetro.

“TROVAMI, JASON”




Jason Gideon fece il suo ingresso nel quartier generale del B.A.U. Il suo arrivo fu notato da diversi colleghi che sporsero le teste al di sopra dei separè delle loro scrivanie per osservare il più noto profiler che Quantico avesse mai avuto fare il suo ritorno.
Senza guardarsi intorno Gideon attraversò il lungo atrio fino alla sala comune, dove gettò un fascicolo di carta proprio sulla scrivania dove erano stati già disposti alcuni ingrandimenti fotografici del luogo del rapimento.
“Prendiamo questo bastardo!” fu tutto ciò che disse, cominciando ad aggirarsi per la stanza come un leone in gabbia.
Il resto della squadra si guardò l’un l’altro. Non un ciao, non un come state, niente. Solo Gideon.
“Il soggetto…” cominciò Morgan, il primo a riprendersi del gruppo.
“So già tutto…” lo interruppe subito Gideon. “Vi ricordate di lui vero?” domandò senza preamboli.
“Dev’essere un caso molto vecchio, forse ho qui l’incarta…”cominciò Garcia frugando in uno scatolone.
“Certo” fece prontamente Hotch “Joel Bird, mi ricordo di lui. Tu Gideon avevi collaborato alle indagini vero? Dopo ogni rapimento tracciava col sangue delle vittime una scritta sul muro: trovatemi. Le teneva in vita solo per un certo lasso di tempo, dopodichè…”
“Io non ne so nulla” lo interruppe Prentiss.
“Ovvio, non c’eri ancora” le rispose Morgan “prima che riuscissero a beccarlo, all’epoca questa squadra non esisteva: aveva già fatto fuori sette persone!”.
“L’ottava sono riusciti a salvarla, ma quando gli agenti sono arrivati sul posto l’S.I. non c’era e da allora non se n’è più saputo nulla. Fino ad oggi” ricapitolò Jj.
“Giusto, ma perché Reid?” chiese Morgan rivolto a nessuno in particolare.
“Potrebbe averlo preso, perché era il più facile da colpire” buttò lì Prentiss.
Gideon scosse la testa “non credo. Se avesse voluto avrebbe potuto colpire ciascuno di voi. Anche me. Non eravamo noi a interessargli… Gli interessava Reid…per un motivo ben preciso”.
“E quale?”domandò Morgan dopo un po’ “E soprattutto, perché si è indirizzato esplicitamente a te? Dovrebbe saperlo che non fai più parte della squadra da tempo. La stampa ne ha parlato”.

La stampa ne aveva parlato, era vero. Non molto, di fatto, ma abbastanza da non passare inosservato a qualcuno che…che stesse seguendo le sue mosse. Un serial killer che non aveva più colpito, che si era senza ragioni fermato. Dopo essere stato trovato. Dopo che lui lo aveva trovato.
“L’ha preso per me!” esclamò Gideon ad un tratto, con la fronte appoggiata alla finestra “sono stato io, anni fa, a fermare i suoi omicidi. L’ha preso per me!”

***

[NOTA: QUESTA FANFICTION È OPERA DI GLENDA & REM]

  
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