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Autore: chemical_kira    28/02/2008    4 recensioni
Ma c'era una cosa che Matt rimproverava alla sua Londra,ed era quel qualcosa che donava al suo reincontro con la città una vena di dolore. Ma era anche quel qualcosa che rendeva quel suo vagare così intenso. Se Londra non poteva essere considerata la sua città, poteva perlomeno essere considerata la loro città. Loro, cioè sua e di Brian, perchè sotto quel cielo grigio Matt aveva visto il suo cuore rompersi, spezzarsi senza più speranze. Ed era stato sempre sotto quelle nubi che tutto era cominciato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Muse, Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Uff! Non mi appartengono nè Matthew nè Brian. E anche se è da una settimana che prego ogni sera affinchè Brian si presenti davanti a me dicendomi di essere mio, beh, non si è ancora fatto vedere..vi avviso se lo fa!


**


This is the last time I'll abandon you

and this is the last time I'll forget you..


Sull'enorme terrazza che sovrastava la villa Brian stava tentando di dissolvere il suo nervosismo in nuvole di nicotina. Sforzo inutile, realizzò alquanto seccato.

La musica e le voci gli arrivavano ovattate dal piano inferiore, facendo da brusio scomodo alla messa in onda dei suoi ricordi.

Il volto triste di Matt si impiantò nei suoi pensieri, ricordava tutto di quel giorno. Il suo sadico piacere nel confessargli il tradimento, il suo piacere nel vedere il volto di Matt rigarsi di lacrime. Si sentiva bene Brian in quell' istante, il suo orgoglio era tronfio di vanitosa felicità nel vedere quanto male era riuscito a fare a un' altra persona. Era soddisfatto di essere stato ancora lui quello a dire basta, quello superiore, quello che meritava amore senza darne in cambio.

Ma il suo trionfo era durato poco, qualche minuto di dolore sparso in lacrime e poi Matt aveva rovinato il momento.

Aveva fissato le sue iridi azzurre nei suoi occhi e asciugato le lacrime, aveva rivestito le sue pupille di glaciale dignità e gli aveva fatto una domanda. Un unica parola e Brian si era ritrovato senza parole. Aveva preparato una serie di frasi con cui rendere ancora più fastosa la sua vittoria, voleva costruirsi attorno un alone di affascinante immunità che lo proteggesse da ogni ingiuria che, ne era certo, gli sarebbe arrivata ma Matt lo spiazzò. Era preparato a tutto ma non alla semplicità di quella parola lasciata a fermentare nell'aria.

“ Perchè?”

Aveva strabuzzato gli occhi all'udire quel suono, era talmente diverso da quello che si aspettava che per qualche secondo pensò di aver capito male. Ma lo sguardo di Matt gli confermò quella domanda.

E lui non seppe che fare, abbassò lo sguardo.

Il rumore di una porta che si chiudeva era stata lo stimolo a rialzare gli occhi dall'osservazione vorace del pavimento. Quando lo fece si ritrovò solo, completamente.

Di tutta la gamma di emozioni che si aspettava di provare non appena avrebbe riconquistato la sua libertà non se ne era presentata neanche una. Era come essere alla propria festa di compleanno e scoprire che tutti i bambini che avresti voluto lì con te non ci sarebbero stati, ma in compenso casa ti si riempiva di tutti quelli che detestavi.

E fu così.

A tenergli compagnia furono tristezza, rancore e angoscia. Ma soprattutto la fastidiosa sensazione di essere il colpevole di tutto, di non poter delegare ad altri la folle lucidità del suo attacco kamikaze e le sue tragiche coincidenze.

E poi il vuoto, era lui il peggiore tra i presenti.

Il vuoto che ti lacera l'anima e che non ti lascia uscire dalle sue grinfie, costringendoti in un loop di rimorsi e rimpianti.

Sospirò abbandonando la testa tra le mani e scuotendola leggermente, mentre gli echi della festa ancora riempivano l'aria intorno a lui. Poi un suono fuori tono lo costrinse a voltarsi, avrebbe riconosciuto quella voce tra migliaia.

“ Brian..”

prima di incrociare il suo sguardo con quello dell'inglese però lo rivestì di freddezza, non voleva esporre alla sua analisi i sensi di colpa che aleggiavano nella sua anima.

“ Bellamy..”

Matt sorrise sarcastico al sentirsi chiamare per cognome, sbuffò leggermente prima di posizionarsi di fianco al cantante senza esprimere nessun altro rumore.

Brian sbuffò, averlo così vicino vanificava tutti quei mesi di pazienza certosina impiegati a patteggiare sul dolore una stabilità. Voleva allontanarlo, cacciarlo e non rivederlo mai più. Non ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui, la sola percezione del suo calore era già troppo per il suo fragile equilibrio interno.

“ Che ci fai qui? Non dovresti essere disperso tra i monti in un qualche lago in Italia Bellamy?”

Il suo tono era volutamente acido, voleva che quel momento durasse il meno possibile. Erano troppe le cose da gestire con lui a fianco.

Matthew rise, sporcò l'aria con il suono aspro della sua ilarità. Lo stesso rumore che riempiva le stanze di quel loft con vista sul placido fiume londinese solo qualche mese prima. Si può provare nostalgia per un suono?

“ Non più Brian, io e Gaia non stiamo più insieme, e io ho abbandonato Como e il suo lago e sono tornato a casa”

sorrise, condendo le sue parole con gli occhi più sinceri che Brian ricordasse.

Era come inebetito, troppo impegnato a contenere il flusso di sensazioni che inondavano le sue vene dopo mesi di completa arsura. Lo sforzo che gli richiedeva il controllo delle sue emozioni lo rendeva incapace di imbastire il suo solito impianto di battute sottili e parole posate lasciandolo incapace di usare altro che non fosse uno sterile sfoggio di banalità.

“ Questa non è la tua città..”

disse con aria annoiata, cercando di mantenere un pò di quel distacco che si era autoimposto.

“ Beh, è come se lo fosse. Ho qui i miei amici, la mia casa, il mio lavoro, e poi..”

ma si bloccò, la sincerità non era sempre l'arma migliore. Aveva più di trent'anni, non poteva pensare fino all'infinito che il fatto di non avere un filtro tra il cervello e la bocca gli semplificasse la vita. Soprattutto con Brian.

“ E poi cosa? “

il tono dell'altro ragazzo era spazientito,

“ Nulla, ho semplicemente delle questioni da risolvere qui..”

“ Buona fortuna allora” disse Brian staccandosi dal davanzale e deciso a ritornare a mischiarsi con i presenti alla festa. Non era esattamente nella hit-parade delle sue preferenze ma sempre meglio che sopportare l'aria stagnante che li avvolgeva.

“ Aspetta!”

la voce di Matt lo fermò giusto quando stava per rimettere piede nell'interno, si voltò lentamente concedendosi tempo per raccattare qualche neurone funzionante e pregarlo di speronare la sua causa.

“ si Bellamy?”

“ Sei una delle mie cose in sospeso Brian”

Brian si trovò senza parole, non riusciva a formulare neanche un pensiero nel groviglio di circuiti nervosi e confusi che popolavano il suo cranio. Gli occhi verdi rimbalzavano da un punto all' altro della terrazza alla ricerca di un improbabile via di fuga. Quando poi infine sfiorarono le iridi di Matt tutta la sua confusione fu presa in affitto da quei due pozzi verdi.

“ Credo di no Bellamy, ci siamo detti tutto..”

“ Mi devi una risposta!”

gli occhi di Matt erano incatenati a quelli di Brian, non gli permettevano alcuna via di fuga. Si sentiva prigioniero, costretto a fornire una risposta che non voleva dare. La luna li osservava curiosa, in attesa di sentire quale scusa avrebbe inventato per giustificare quanto accaduto un anno prima.

“ Era destino, Matt..doveva andare così..”

Brian si morse le labbra, aveva pronunciato il suo nome, quelle poche lettere che aveva giurato a se stesso di non usare mai più a quel modo. Il viso di Matt si imbrattò con un espressione sarcastica.

“ Il destino? Quindi il fatto che tu coscientemente abbia deciso di farti scopare dal primo tizio che hai incontrato per strada era destino? E anche il fatto che tu sia venuto a raccontarmelo con quel sorrisetto sodisfatto sul volto era destino? E cosa ti aspettavi? Che ti chiedessi come era stato? Che ti facessi le lodi o proponessi qualcosa a tre? Eh, Brian, qual'era il tuo scopo?”

“ Liberarmi di te..”

Matt rimase a bocca aperte mentre tutto l'insieme confuso di accuse e speranze che aveva coltivato per un anno e che ora aspettavano di uscire si dissolsero. Davanti a lui Brian lo guardava con un espressione indecifrabile, erano alla resa dei conti.

Ma sperare che ci fosse almeno un vincitore era pura illusione.

“ C-cosa?”

Matt si maledì per non aver impedito alla rabbia di far tremare la sua voce, ma non era mai stato bravo con le parole. Quella era una prerogativa di Brian.

“ Mi hai sentito..”

si, l'aveva sentito. E il dolore che sentiva all'altezza del petto lo confermava, quelle parole erano entrate nella sua testa, e avevano già cominciato a fare danni.

“ Vaffanculo Molko!”

Brian detestava le parolacce, e la volgarità in genere. Non riusciva a trovare il senso dell'utilizzo di qualcosa di così sporco e fastidioso per esprimere un'idea. Ma quando Matt gli passò accanto oltrepassando la soglia e sputandogli uno sguardo velenoso addosso quella parola offensiva gli sembrò persino troppo gentile per quello che aveva detto.

Si strinse nel suo cappotto, nonostante la sera fosse mite sentiva brividi di freddo scivolargli addosso. Guardò arcigno la luna ricambiando il suo sguardo severo, facendo emergere tutte le verità nascoste che aveva nascosto ma che ora lottavano per uscire.

Sentiva ancora il peso di quella domanda fermo nell'aria intorno a lui. La risposta fu sincera solo per la sua mente.

Perchè lo aveva fatto?

Di nuovo fu assalito dai ricordi, trascinato fino a quel pomeriggio in cui la sua mente aveva progettato il tradimento, era stata solo una reazione. La sua piccola vendetta per quello che aveva visto, per il senso di paura e smarrimento che aveva provato nel vedere Matt e Dom seduti e abbracciati davanti a un piano. Ripensandoci a freddo forse non c'era nulla di male in quella scena. Eppure Brian sentì il mondo crollargli addosso mentre osservava la perfezione del loro incastro da dietro una porta socchiusa, la dolcezza con cui Matt aveva scostato i capelli di Dom e il bacio che gli aveva depositato sulla fronte lo avevano terrorizzato.

Era spaventato ed era geloso, estremamente geloso.

Ma quella era stata solo la prima reazione, poi la gelosia era sparita e la paura mutata. Il terrore di perderlo si era trasformata ben presto nella paurosa consapevolezza di essere prigioniero di un sentimento così forte da devastare il suo equilibrio. Era terrorizzato perchè per la prima volta nella sua vita la sua sicurezza si stava mostrando debole, per la prima volta qualcosa sfuggiva al suo controllo rimescolando la sua anima.

E non poteva permetterglielo.

La sua mente malata quindi passò all'attacco, uscì dalla sala prove in fretta, disperdendosi tra le strade londinesi e puntando tutte le sue attenzioni su una preda. E la trovò.

Ma le cose non andarono come immaginava, il sesso non lo aveva aiutato. Non si sentiva meglio, non si sentiva libero, non si sentiva forte. Era solo roso dal dubbio di essere stato davvero spregevole, e ancora quella sensazione di buonismo gli sembrò troppo stonata con se stesso per potergli davvero appartenere. Si convinse che la mancata soddisfazione derivasse dal fatto che Matt non sapesse nulla del suo tradimento.

Per cui confessò.

Andò da lui con un sorriso sadico e vuotò il sacco, inebriato dalla libertà e dalla forza attese.

Ma ancora una volta le cose sfuggirono le sue previsioni, e fu solo dopo che Matt uscì dalla sua vita che capì il suo errore.

Voleva mantenersi forte e sicuro e intoccabile e integro.

Ma la realtà era che aveva paura, una banale e semplice paura di avere Matt impresso così a fondo da farlo sentire debole. E lui odiava la fragilità, ci aveva messo troppo a combatterla per poterle aprire le braccia con gioia, era per questo che lo aveva allontanato.

Aveva paura.

Semplicemente.

Ma ora lo rivoleva indietro.



Ciao a tutte!

Mi ha fatto enorme piacere essere accolta così bene nel gruppo delle fangirl dedite alla causa “Mollamy”, mi ha soprattutto sorpreso e fatto contenta il vedere le recensioni di autrici di cui posso definirmi un'estimatrice..wahh!! Grazie!!

Per questo capitolo, si, lo so che è troppo introspettivo, forse anche un pò pesante ma pensavo ci fosse bisogno di raccontare il motivo per cui si erano lasciati. E siccome il motivo è una sega mentala contorta di Brian difficilmente spiegabile ci ho messo un capitolo e non so neanche se in realtà si è capito tutto. Il fatto è che io vedo Brian come un essere dotato di profondo egocentrismo e autostima che permette agli altri solo di venerarlo senza farsi toccare a fondo, e si, lo so che le canzoni dei Placebo in realtà sono traboccanti di amore e dicono cose tipo “ Senza di te non sono niente” o “ Sarò tuo padre, sarò tuo..” ma la mia idea su quell'uomo resta comunque quella.

E ora voglio profondamente scusarmi per due errori che c'erano nel primo capitolo che ora ho corretto grazie alla segnalazione di lisachan: allora 1) Matt non è nato in un paesino dello Yorkshire ma del Devonshire, ehm..è quello shire finale che mi ha confuso.. 2) Stefan si chiama Stefan e non Stephan...ehm..

Grazie a tutti quelli che mi hanno messo tra i preferiti, e grazie a..

Isult: spero che questo capitolo ti abbia fatto capire cosa ha fatto Brian, si anche io li adoro, ancora non ho capito perchè dicono di odiarsi..secondo me è una trovata pubblicitaria e in realtà si amano! (ahahah!!)

Stregatta: uao! Mi ha fatto molto piacere la tua recensione anche perchè a me le tue piacciono sempre un sacco ( anche se non commento spesso..sorry!)

Lisachan: Ma certo che ti conosco, perlomeno di nome e fama grazie alle tue storie stupende! Grazie per l'accoglienza nella tribù delle fangirl devote al sostegno dell'amore tra Matt e Brian!! E grazie per le correzioni e per i complimenti, alle volte mi faccio prendere la mano e divento un pò ridondante, hai ragione, ma sono contenta ti sia piaciuta lo stesso...

memuzz: Grazie mille dei complimenti cara..

  
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