Case 39
3.
A quanto pare, Elena Gilbert aveva un
ragazzo. Era quello che aveva costatato Damon, quella torrida mattina,
appostato fuori all’edificio imponente del liceo di Mystic
Falls. Appoggiato alla sua amata Audi nera, osservava
il via vai di studenti che schiamazzando, si affrettavano a raggiungere il
cortile, diretti verso i rispettivi gruppi. Sorrise, impercettibilmente,
considerando quanto alcune cose, anche a distanza di tempo,non cambiavano mai.
Le solite scale gerarchiche, le divise striminzite delle cheerleader e i bulli.
Comunque, il presunto ragazzo della bruna, era il classico biondino dagli occhi
azzurri e molto probabilmente, il capitano della squadra di football. Lo aveva
dedotto da come, quasi tutti, gli passavano accanto e lanciavano un “Ehi Matt”
nella sua direzione. Che cliché, pensò il moro, divertito. Durante la giornata
non perse nemmeno per un attimo tutti gli spostamenti della ragazza e per
essere sicuro di adempiere in tutto e per tutto ai suoi doveri, la sorvegliava
a distanza ravvicinata, attento comunque a non dare nell’occhio. Non poteva
permettere che la sua copertura saltasse per mano di uno stupido ragazzino
brufoloso e ficcanaso o addirittura dell’interessata. All’ennesimo suono
stridente della campanella, il corridoio si riempì nuovamente e Damon sbuffò,
fingendo di controllare la bacheca degli eventi e non Elena intenta ad
aggiustarsi le sbavature del trucco attorno ai grandi occhi nocciola. Una volta
che l’atrio si svuotò, la ragazza con tutta calma chiuse l’anta e lisciò le pieghe
della gonna, dirigendosi verso le scale. A quel punto il moro si voltò e si
accinse a raggiungere la segreteria. Se voleva controllarla a vista, doveva
trovare un modo. Dato che non aveva ne l’aspetto o l’atteggiamento di un
adolescente..
«Sai qualcosa del nuovo professore?» Caroline
Forbes era visibilmente eccitata. Forse più del
solito. Bonnie Bennet, al
contrario, sembrava apatica e sfogliava quasi meccanicamente il libro di
storia. Elena accavallò le gambe, scuotendo il capo. Se doveva essere sincera,
anche lei non stava più nella pelle per la curiosità. «Sarà vecchio e noioso
come gli altri» si decise finalmente a parlare Bonnie.
Ultimamente la ragazza non aveva avuto nemmeno un attimo di pace e lavorava
come cameriera nel piccolo bar appena a cinque minuti fuori da Mystic Falls,al termine del quale
avrebbe avuto i soldi necessari per frequentare il college dei suoi sogni.
Ciononostante, durante il weekend, faceva anche da baby sitter
ai suoi vicini; un extra giusto per uscire con le amiche. Caroline arricciò le
labbra, contrariata. Se doveva stare in quella prigione che era la scuola, un
docente affascinante l’avrebbe motivata e di certo non le sarebbe dispiaciuto.
«Beh, ragazze, lo scopriremo tra poco» disse Elena e infatti, appena due
secondi dopo, Damon varcò con passo sicuro la soglia della classe. Immediatamente
un brusio sorpreso si levò nell’aula e Bonnie
ridacchiò, scuotendo la testa. Non era
per niente vecchio o noioso. «Sexy» mormorò la bionda e la bruna si ritrovò
ad annuire con vigore, squadrando il nuovo arrivato da capo a piedi. Aveva la
netta sensazione che storia dell’arte fosse diventata la sua materia preferita.
Al termine della lezione, Caroline e Bonnie
salutarono svelte la ragazza, mentre quest’ultima le faceva un cenno col capo e
tentava di ficcare velocemente il pesante tomo di storia nella borsa. Se la
portò sulla spalla e fece per andarsene quando la voce profonda e roca del
nuovo professore, la costrinse ad arrestarsi davanti alla cattedra. Sollevò lo
sguardo, incontrando quello glaciale di Damon. «Ti è caduta questa » spiegò,
mostrandole la sua matita mangiucchiata.
La bruna mostrò un piccolo sorriso e la sfilò gentilmente dalle sue mani,
mormorando un “grazie”. Poi si avviò speditamente fuori dall’aula con una
strana sensazione nel petto.
Stefan
socchiuse gli occhi, stanco. Aveva tutti i muscoli intorpiditi come se avesse
dormito per ore e in bocca aveva il sapore metallico del sangue. I seguaci di
Klaus gli avevano teso un imboscata e senza Damon al suo fianco, la situazione
era irrimediabilmente degenerata. Tuttavia ne era uscito solamente con dei
piccoli e insignificanti graffi sul viso e qualche livido qua e là sul corpo. Si
rimise in piedi con difficoltà e cercò di individuare, nel buio, il porticato
di casa Gilbert; doveva assolutamente parlare con Damon, dato che il
cercapersone continuava a squillare a vuoto. Si ritrovò improvvisamente a
correre, dimentico del dolore. Una jeep nera e sicuramente non appartenete alla
loro compagnia, era appostata di fronte all’abitazione. Tentò nuovamente di chiamare
il fratello e quando anche quella volta non rispose, scagliò con forza il cellulare a terra,
sibilando un “maledizione” tra i denti.
Lo so,
sono davvero imperdonabile, però siate buone, per favore! Ho avuto una
settimana davvero dura e impegnativa, ieri ho dovuto sostenere un esame e
scrivere questo capitolo è stato davvero un parto per me. Nonostante ciò, sono
consapevole che fuori non è venuto un granché ed è anche molto corto. Prometto
solennemente di produrre capitoli più corposi e movimentati. Chiedo anche scusa
per il mostruoso ritardo con cui mi ripresento. Il prossimo aggiornamento non
posso prestabilirlo, non vorrei deludervi di nuovo! Un bacio e alla prossima!
PS. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate.