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Autore: Angemon_SS    02/04/2008    3 recensioni
Il remake della Fic L'ombra dell'anima, ora è di nuovo online. Ci ritroviamo in un futuro dopo una violenza subita da Onpu il gruppo di amiche dovrà affrontare ciò che è più grande di loro. Mistero, eros(lieve), tantissima azione e suspance con finale a sorpresa, chi ha letto la precedente versione spero che trovi questo remake interessante, vi prego commentate e aiuterete la storia a migliorare, si accetta tutto anche lamentele e ramanzine
Genere: Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Finalmente siamo alla fine della storia. Ringrazio tutti coloro che l’hanno letta fin dall’inizio ed invito tutti a commentare questo capito anche perché ci ho messo tutto me stesso e non c’è niente di più bello di un commento finale anche se brutto.

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Grazie!

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“Se lì da qualche parte c’è un dio ti prego ascoltami! So di non essere una buona persona ma sono disperata e ti cerco purtroppo solo quando non ho altre vie di fuga se non la speranza. Ti prego, salva la mia vita affinché il mio bambino possa crescere sano e forte, poi sei libero di fare di me ciò che vorrai. Salva la vita alle persone che ho più care, alle persone che amo, a tutti quelli che conosco. Ti prego!”

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La polizia magica era schierata. Pronti ad entrare in azione c’erano decine e decine di agenti che ad un ordine del proprio comandante avrebbero fatto irruzione nel campo di forza, immobilizzato Onpu ed arrestato tutti coloro che si muovessero. Sembrava facile a parole.

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Aggirarono il campo di forza imposto dalla primavera e si fecero trovare nel punto indicato loro da Akazuki. Lui le attendeva nascosto dietro un cassonetto. Quando le vide arrivare si rimise in piedi e corse loro incontro. Era completamente nudo anche lui ma non se ne vergognava, proprio come Aiko. Momoko, Pop e Hadzuki, invece, cercavano in tutti i modi di coprirsi il più possibile con le mani.

“Mi dispiace dirvelo” Pensò Akazuki. “Se vi coprite in questo modo sospetteranno qualcosa: dovete cercare di essere le più naturali possibile.”

Non ebbero altra scelta che spostare le mani e mostrarsi in tutta la loro nudità. Akazuki non le degnò nemmeno di uno sguardo e si voltò verso Aiko indicando un punto sotto la torre.

“Lì sotto si concentreranno tutti i membri della primavera e s’inginocchieranno, poi non so che cosa accadrà; le floreali, invece, come puoi ben vedere si stanno già disponendo a cerchio attorno alla torre e da quanto ne so, dovrebbero dare la loro vita all’albero che sta sopra la torre, sulla punta, insieme alla principessa, Onpu.”

“E quale sarebbe il nostro compito?” Chiese Aiko.

“Voi v’infiltrerete e vi schiererete con le floreali ai piedi della torre.” Spiegò Akazuki mentre il sole si affacciava sulla città con i suoi tiepidi raggi di sole. “Io invece mi mischierò agli altri membri sotto la torre ed attenderemo.”

“Che cosa?”

“Qualsiasi cosa: più precisamente, l’intervento della polizia. Conosco il generale Maya da troppo tempo, non permetterà che si sparga anche una sola goccia di sangue. Appena vedrà che le floreali sono in pericolo di vita sarà la prima a varcare il campo magico e ad affrontare Onpu.

“Tutto ciò che dobbiamo fare consiste nell’immobilizzare Onpu e Doremi e portare il più lontano possibile. Poi si vedrà il da farsi.” Aggiunse Aiko sedendosi sull’erba ghiacciata. “Sedetevi ora, sono sicura che ci sarà da stare in piedi per molto tempo.”

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Quando notarono che le floreali erano quasi tutte disposte era già mezzogiorno. Avevano passato tutta la mattina a girare intorno alla torre come zombie, solo poche si erano fermate, ma poi si erano date un ordine e si stavano disponendo in un grande cerchio. Aiko, Momoko, Poppu e Hazuki seguirono Akazuki verso il grande cerchio senza attirare troppo l’attenzione. Lui continuò fin sotto la torre a passo spedito, loro, invece, si fermarono nel cerchio e si disposero come le altre facendosi spazio e creando non poco disordine. Nessuno sembrava essersene accorto.

Le ore passavano e riprese a nevicare debolmente. I fiocchi bianchi si posavano sulla pelle nuda delle floreali e ben presto Poppu cominciò a sentire freddo, però non poteva muoversi, era immobile già da qualche ora come tutte le altre floreali con le braccia lungo i fianchi e le gambe leggermente divaricate. Le gambe si addormentarono e il formicolio cominciò ad essere una tortura. Volse leggermente lo sguardo a Momoko, sembrava che anche lei fosse nella sua stessa situazione.

Guardò oltre la torre. Era così alta che da sotto si poteva vedere che cosa capitava da una parte all’altra. Vide un grande movimento di lampeggianti, uomini, scope a mezz’aria, streghe, vigili del fuoco, giornalisti e curiosi.

Poppu aveva rimpicciolito con la magia il proprio cristallo magico e dato che era completamente nuda lo teneva in bocca. Aiko e Momoko e Hazuki lo tenevano stretto nel pugno chiuso.

Capitò tutto in pochi secondi. Ci fu un lunghissimo e straziante grido maschile che la fece rabbrividire Davanti ad ogni floreale comparve un lungo pugnale. Notò con orrore che tutte le floreali lo prendevano tra le mani e lo puntavano al proprio corpo.

Non apparve davanti a Momoko, Poppu, Aiko e Hazuki. Si guardarono spaventate, in pochi secondi sarebbero state scoperte. Le floreali impugnarono l’arma e si accoltellavano lentamente facendosi spazio nel ventre. Senza un grido, senza un gemito, senza una smorfia.

Si udirono degli spari e delle grida. I membri della primavera si alzarono e contrattaccarono alla carica della polizia. In testa c’era il generale Maya in tenuta antisommossa e lo scettro illuminato. Onpu si lanciò dalla torre verso Maya e dopo lo scontro vennero entrambe scaraventate lontano da una fiammata blu. Maya nello rialzarsi gettò lontano il casco e corse verso Onpu gridando ordini agli altri che come lei avevano fatto irruzione.

«Io penso a creare ancora più confusione, voi pensare ad Onpu e Doremi.» Gridò Akazuki e corse all’interno del grande tumulto generato dagli scontri tra la polizia e i membri della primavera.

«Io penso a Doremi.» Poppu si sputò sulla mano il proprio cristallo rosa e corse via seguita da Hazuki. Aiko e Momoko si guardarono per un attimo e poi corsero alla ricerca di Onpu.

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Doremi vagava nella propria mente. Cercava un modo per potersi liberare di quella magia che le controllava il corpo intero.

Si udì un grido. Appari il pugnale davanti al proprio viso e impassibile il suo corpo lo prese e lo punto al ventre.

“NO”

Il figlio. Doremi portava in grembo il suo unico figlio e lo stava per perdere da un momento all’altro. Vide che tutte le floreali si accoltellavano nel ventre. Anche il corpo di Doremi fece lo stesso.

«NON LO PERMETTERO’!» L’urlo di Doremi era straziante. Da quando lei e Kotake si erano sposati avevano desiderato con tutto il cuore un bambino. Un figlio da crescere, da coccolare, da accarezzare, nutrire, lavare, guardare mentre dorme. Tutto stava per finire ancora prima di iniziare. Avrebbe tanto desiderato insegnare al figlio a suonare il pianoforte come la madre aveva fatto con lei, Kotake gli avrebbe insegnato a giocare a calcio e ad usare il computer. Lo avrebbero accompagnato al parco, al suo primo giorno di scuola, alle visite mediche, avrebbero scelto solo il meglio per lui senza badare ai soldi.

Il sangue che le colava dal naso bagnò i piedi infreddoliti di Doremi. Pianse.

Il pugnale si era fermato sulla pelle, non era penetrato nella carne. Poi capi. Era riuscita a fermare lei stessa la lama e stava riuscendo a liberarsi di quel potere che la controllava.

Eppure non era ancora finita. Sentiva che il suo corpo stava ancora cercando di pugnalarsi. Il suo sguardo cadde sulle altre floreali. Erano un bagno di sangue. Immobili con il viso volto alla testa della torre. Un sottile raggio dorato partiva da ognuna di loro e si dirigeva alla punta. Dal corpo di Doremi non partiva nessun raggio.

«Tu, brutta puttana.» L’uomo che era riuscito a scappare durante l’attacco all’ospedale appoggiò le proprie mani su quelle di Doremi con l’intento di accoltellarla lui stesso. «Se non lo farai tu, lo farò io, il tuo sangue completerà il rituale.»

Doremi stava lottando contro due persone contemporaneamente. Il membro della primavera e il suo stesso corpo. Non poteva vincere.

«Lascia andare mia sorella.» Poppu stava correndo verso Doremi con il cristallo in mano. L’uomo non si fece intimidire e dopo un rapido movimento della mano Poppu e Hazuki vennero scaraventate lontano.

Avvicinò il proprio viso sghignazzante a quello di Doremi e con tutta la forza che aveva in corpo la colpì con la lama del pugnale.

Il sangue che bagnò i piedi di Doremi ora non provenivano dal naso ma dalla propria pancia. Urlò per il dolore e perse i sensi cadendo sulla neve.

«Perché non succede niente?» Gridò l’uomo. Si ripulì con la neve dal sangue di Doremi. Poi fu raggiunto alla testa da un proiettile.

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Onpu prese di nuovo possesso del suo corpo. Sulla torre di Tokyo spirava un fortissimo vento e per non cadere di sotto camminava carponi. Si appoggiò con la schiena alla torre tremante per il gran freddo e la neve che le gelava le ossa. Era completamente nuda e non vedeva l’ora di morire. Almeno sarebbero finite le sofferenze.

Già, le sofferenze. Era stufa di essere la vittima preferita. Osservò la neve che lentamente cadeva sulla torre e quella che andava oltre, verso la strada, lentamente come una foglia. Foglie lente, foglie di luce, le foglie che aveva fatto vedere a Ruji. Le aveva confessato di essere una strega. Si era innamorata di lui e da quel momento in poi senza di lui si sentiva vuota.

Forse era meglio così. Meglio che fosse morto piuttosto che sapere cosa le facevano ogni giorno della sua vita fin dall’età di 13 anni. Non avrebbe mai sopportato di poterle dire bugie.

La torre era così alta. Si trascinò fino all’orlo e guardò i fiocchi di neve che cadevano lenti. Anche lei sarebbe potuta cadere lentamente. Da quell’altezza sarebbero passati molti secondi prima di arrivare a terra. Osservò un fiocco e lo prese in mano. Così fresco e così delicato, come un essere umano. Si rilasso e si lasciò cadere.

«Non credevo che tu potessi essere così debole!» Fu come se fosse stata la voce a prenderle la caviglia e a riportarla nella piattaforma sulla punta della torre. «Mi deludi.»

Onpu restò sdraiata sulla neve che si era depositata. Non ebbe la forza di alzare nemmeno il viso, le sarebbe piaciuto scivolare giù verso la terra e sfracellarsi al suolo.

«Lasciami in pace! Morire ora o fra pochi minuti per me non ha alcuna differenza.»

«Non puoi ancora morire: servi alla primavera.»

Solo allora Onpu alzò la testa e vide un uomo intento a potare i rametti di un bonsai. Onpu lo osservò bene e notò che era un uomo sui trent’anni. Era nudo ed aveva lunghi capelli che gli ricadevano sul petto e sulla schiena, barba incolta e gli occhi erano chiari e profondi.

«Fammi indovinare: tu sei l’albero.»

«Esatto.» Sorrise l’uomo mentre osservava i sottili rametti. «Sei una delle poche persone che mi abbia mai visto.»

«Quindi tu sei quel mago fuori di testa che vuole a tutti i costi la fine del mondo?» Onpu riabbassò la testa appoggiandola sulla soffice e fredda neve. L’era venuta ancora più voglia di gettarsi dalla torre, strisciò lentamente verso il bordo e guardò giù. Era una visione molto allettante.

«Non lo fare: mi servi per far rivivere la primavera. Fra non molto le floreali ti daranno la loro vita e tutta l’energia accumulata la rilascerai dopo che ti avrò ucciso. Avrai dentro di te un potere così immenso da distruggere praticamente l’intero pianeta ed ogni creatura umana esistente in questo mondo. Così la natura regnerà sovrana.»

«In questo modo morirai anche tu.» Disse Onpu acchiappando con la mano un fiocco di neve.

«E’ il prezzo da pagare, non voglio che il pianeta muoia, l’uomo è una piaga incontrastabile per questo mondo, io voglio che il pianeta viva senza umani così vivrà in eterno nella perfezione della natura.»

«Tu sei tutto pazzo.» Onpu si gettò di nuovo dalla torre e per un momento le parve di volare leggera come il fiocco di neve che aveva acchiappato, poi tornò sulla piattaforma e fu immobilizzata.

«Ti prego: lasciami morire in pace. Trovati un’altra principessa!»

«Non a caso eri la più utilizzata, sei la persona più adatta allo scopo.»

Onpu osservò di nuovo oltre la piattaforma. Il vuoto era così bello, voleva smettere di soffrire per sempre, porre fine a quella pagliacciata della primavera.

«Resta lì: è arrivata l’ora.»

L’albero si alzò in piedi e si avvicinò al bordo. Osservò di sotto e lanciò un lunghissimo urlo con tutto il fiato che aveva in corpo. Lei percepì che da quel momento in poi non avrebbe più potuto controllare il suo corpo. Si mise in piedi guardinga ed osservò le floreali disposte a cerchio attorno alla grande costruzione rossa. Notò un grande movimento da parte della polizia. Poi la carica. Il corpo si gettò dalla punta della torre verso colei che era a capo della carica di polizia. Ci fu lo scontro ed una grande fiammata blu scaraventò Onpu contro una delle gambe della torre. L’urto fu violentissimo e un rigagnolo di sangue fece capolino dalla bocca.

Il generale Maya si rialzò e gettò lontano il casco con lo stemma della polizia. Impugnò uno scettro e corse contro Onpu urlando ai propri uomini vari comandi. Il corpo di Onpu si rialzò e volò verso quello di Maya. La magia del generale della polizia era potentissima ed Onpu fu scaraventata prima verso l’alto e poi a terra dove lasciò una piccola chiazza di sangue fuoriuscito dalla bocca.

Onpu provava dolore. Sentì il dolore dell’urto contro la torre, dei colpi del generale Maya e della caduta. Eppure non riusciva a ribellarsi. Decide di attendere che Maya si decidesse ad eliminarla.

Ci fu un bagliore gallo e successivamente uno celeste. Davanti a lei c’erano due donne nude. Onpu riconobbe la siluette di Aiko e Momoko, poi chiuse gli occhi.

«Lasciala a noi, Maya» Urlò Aiko.

«Possibile che tu debba sempre fare di testa tua, Senoo? Allontanati immediatamente.»

«Sai benissimo che Onpu non agisce di propria volontà, lascia che ce ne occupiamo noi.»

«Mai, quella donna va presa in custodia e…» Onpu sfrecciò tra le due amiche ed andò a colpire Maya. Un fiotto di sangue la accompagnò a terra mentre lo scettro rotolava via e diventava lentamente grigio.

Onpu era inginocchiata accanto al corpo senza vita di Maya. Aiko si avvicinò e non poté fare altro che constatarne la morte. Il cranio era completamente sfondato e si intravedeva nel sangue la materia grigia. Onpu aveva la mano insanguinata ed osservava la bocca aperta della povera donna.

«Onpu … sono io: Aiko. La tua amica, ci conosciamo dai tempi del Maho, dai tempi di MajoRika. Sono felicissima di rivederti.»

Onpu piangeva dentro di se mentre il proprio corpo si rialzava minaccioso. Si osservò intorno, sembrava che non sapesse con chi cominciare. C’erano così tanti intrusi. Poi lo sguardo cadde su Aiko e Momoko.

«L’albero… la torre.» Riuscì a balbettare solo due parole e poi si scaraventò contro di Momoko.

Aiko capì al volo. L’albero si trovava sulla punta della torre e si stava godendo lo spettacolo da là sopra. Indisturbato e sorridente. Fece apparire la scopa e volò verso l’alto sicurissima che il corpo di Onpu non avesse permesso che si avvicinasse troppo al capo della setta. Infatti Onpu l’aveva preceduta sulla torre, sopra il tetto del piano panoramico.

Aiko si voltò e vide che Momoko le era accanto sulla propria scopa. Un po’ ammaccata ma tutta intera.

«Giusto in tempo: stava per tagliarmi la gola.»

«Ti rendi conto che sarebbe in grado di tenere testa a tutte e due?» Sussurrò Aiko senza mai perdere di vista il corpo di Onpu.

«Me ne sono accorta e poi io non sono tanto pratica con le magie difensive. Vorrei tanto evitare questo genere di scontri. Non so se riuscirei a colpire una mia amica.»

«Ora lo scopriremo.»

Onpu si scagliò contro Momoko ed Aiko che sfrecciarono via sulle scope inseguite dall’amica. Aiko fece un cenno a Momoko e questa volò lontano. Separarsi sembrava una buona strategia ma che cosa avrebbe fatto colei che sarebbe stava seguita?

Onpu passò così vicino a Momoko che questa udì solo un forse sibilo. Si voltò e vide che Onpu tornava indietro. Volò verso terra nel tentativo di seminarla o di confondersi tra la confusione generale delle cariche della polizia. Non ottenne alcun risultato. Onpu continuava a seguirla e si era avvicinata così tanto da poterle toccare la coda della scopa.

Diede un colpetto alla scopa e questa volò verso l’alto contro senso ai fiocchi di neve che le si depositavano sul viso e la pelle nuda. Onpu non si fece attendere e le si affiancò. Per un momento Momoko le osservò la faccia e la bocca e vide che grondavano sangue, erano sicuramente i risultati dello scontro con Maya. Sentì un lungo sibilo e poi una massa di capelli azzurri che colpiva Onpu con il manico della scopa e la scaraventava verso terra.

«L’unica cosa che possiamo fare è tramortirla e sperare che resti svenuta il più possibile.» Disse Aiko e poi volò via seguita da Onpu. Momoko invece volò verso la punta della torre ed atterrò sulla piattaforma della punta. La prima cosa che sentì fu il freddo della neve sui piedi nudi e poi la voce di un uomo: «Ben arrivata strega. Sei al cospetto dell’albero.»

Momoko poggiò la scopa sulla neve e fece apparire uno scettro giallo e lucente.

«Metti fine a questa pagliacciata e lascia andare tutte queste persone innocenti.»

L’uomo rise: «Le persone di cui parli sono ormai morte.»

Per Momoko fu un duro colpo immaginare Doremi distesa nel suo stesso sangue priva di vita. «Sei un bugiardo, non ci credo che hai inscenato questo spettacolino solo per togliere la vita a qualche povera ragazza.» Alcune lacrime caddero sulla neve. «Sei solo un pazzo.»

«Non appena Onpu tornerà qui sulla piattaforma riceverà le vite delle floreali ed allora la primavera sovrasterà città e strade. Le persone moriranno. Gli animali sopravvivranno e contribuiranno al cerchio della vita naturale.»

«E se non fossero morte tutte?»

«IMPOSSIBILE» Urlò l’albero e poi torno a parlare a voce normale. «Niente può interferire con tutto ciò, in questo momento a New York, Canberra, Sud Africa, Buenos Aires e Parigi sta succedendo tutto ciò che accade qui a Tokyo. Mancano solo le nostre vite e poi l’uomo sarà definitivamente sopraffatto.»

L’albero si spostò di lato lasciando che l’incantesimo di Momoko lo mancasse.

«Mi aspettavo qualcosa di più!» L’uomo fece qualche passo verso Momoko. Lei sentì che era in possesso di un grandissimo potere. «Uccidila!»

Accanto all’albero apparve Onpu. Passò qualche secondo e si scagliò contro l’amica colpendola alla spalla destra e facendole cadere di mano lo scettro che rotolò nel vuoto oltre la torre. Le urla di dolore lasciarono intendere che le ossa si erano rotte. Momoko si distese dolorante sulla neve. Udì i piedi scricchiolanti di Onpu e capì che le stava girando attorno.

«Ti ho ordinato di ucciderla: ubbidisci!»

«Mo…Momoko.» Onpu balbettò e poi mosse lentamente le mani verso la testa bionda dell’amica.

«ONPU!» Aiko si scagliò con la scopa contro l’amica e la fece cadere oltre la torre. «Momoko, come stai?»

«Mi ha rotto la spalla e il mio scettro è caduto di sotto.»

«Questo perché fai di testa tua, dovevi volare lontano.»

Onpu riapparve sulla torre impugnando lo scettro di Momoko. Scagliò un incantesimo ed Aiko tentò di proteggere l’amica con il proprio corpo ma entrambe vennero spinte oltre la torre. Aiko riuscì ad aggrapparsi al bordo e sospirò. Si guardò intorno e non vide Momoko. Un brivido le attraversò più volte la schiena: era caduta di sotto. Senza scettro e senza scopa.

«MOMOKO!» Aiko chiamo disperata il nome dell’amica senza ottenere alcuna risposta. Poi con le lacrime agli occhi si fece forza e risalì sulla torre. Vide Onpu e le corse incontro colpendola ripetutamente. «TU: BRUTTA TROIA, MOMOKO, HAI UCCISO MOMOKO, ERA TUA AMICA, RITORNA IN TE, SE TE NE FREGA QUALCOSA DI QUESTO MONDO, DI QUESTE PERSONE, TORNA IN TE, VENDICA TUTTE LE PERSONE CUI CUOI BENE, UCCIDI LA PRIMAVERA OPPURE SARÒ IO AD UCCIDERE TE!» Aiko colpiva Onpu con tutta la forza che aveva in corpo. Era odio, frustrazione, rabbia, tristezza. Dopo qualche colpo Onpu cadde sulla schiena e Aiko la colpì ancora più forte sul viso, sul petto, allo stomaco. Le mani di Aiko si sporcarono del sangue dell’amica, del sangue che sgorgava dalla ferita nella mano, e il suo viso diventò un bagno di lacrime e schizzi rossi.

Quando non riuscì più a tenere i pugni chiusi per il dolore, si rialzò ed afferrò lo scettro.

«E’ meravigliosa la forza e la rabbia che hai sprigionato. Se non fosse stata posseduta l’avresti di certo uccisa.»

Le parole dell’albero fecero arrabbiare ancora di più Aiko. Le tornò in mente la vecchia formula magica di quando era apprendista. La formula magica per una strega apprendista serviva per sprigionare la magia che altrimenti non sarebbe riuscita a controllare, serviva per controllare gli incatesimi. Per una strega già formata ed esperta significava sprigionare tutta la magia di cui disponeva, tutta in un unico incantesimo. In alcuni casi si arrivava alla morte.

«Pameruku…» L’urlo di Aiko era così forte che poteva essere udito fin da sotto la torre. «…raruku…»

«Voi streghe siete troppo divertenti.» L’albero sorrise e Onpu si rialzò in piedi.

«…laliloli…»

«Principessa, tagliale la testa e fai in modo che nessuno la possa ricomporre.»

«…poppun

Un potentissimo raggio azzurro e un’esplosione squarciarono l’aria devastando la punta della torre di Tokyo e investì l’albero e Onpu. I detriti caddero nel vuoto e la neve sciolta in acqua rese scivolosa la piattaforma. Non ci impiegò molto tempo a ritrasformarsi in ghiaccio.

Aiko crollò sulle ginocchia e lasciò andare lo scettro. Il suo cristallo appeso al collo si ingriggì e cadde in avanti sul ghiaccio a peso morto. Immobile. Non un gemito, non un fiato.

Quando il fumo si diradò apparve la figura dell’albero. Era inginocchiato e si premeva il braccio sanguinante mentre Onpu, che le aveva fatto da scudo era rimasta in piedi ma con il corpo cosparso di bruciature e ferite.

«Bastarda, questa strega era dura a morire.»

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Onpu piangeva. Quando vide Momoko cadere nel vuoto fu come se ci fosse stata lei al suo posto. Le parve di sentire l’aria gelida e poi l’incontro con l’asfalto innevato. Vide Aiko saltarle addosso con tutta la collera che aveva in corpo e colpirla. Sempre più forte. Sentiva il calore del proprio sangue sulla faccia, sentiva i pugni dell’amica affondare nella pelle. Poi Aiko si alzò e fece esplodere tutto liberando la magia che aveva in corpo tutta in una volta.

Dopo l’esplosione si ritrovò in piedi e quando il fumo si diradò vide il corpo immobile di Aiko.

“Aiko, non anche tu.”

Udì l’albero imprecare alle proprie spalle. Gli si affiancò e tirò un calcio ad Aiko.

«Falla a pezzi.» Il proprio corpo si mosse di nuovo da solo e s’inchinò per prendere tra le mani la testa di Aiko. Udì un sospiro e poi gli occhi di Aiko che lentamente si aprivano e chiudevano.

«Onpu.» La voce dell’amica era rotta dal dolore. «Perché non cerchi di ribellarti? Perché non cerchi di fare qualcosa contro quella ombra che t’imprigiona? Non buttare via la tua vita … combatti.»

Quell’ultima frase fu come se l’avesse pronunciata Ruji in quello stesso istante. Torno con un grande flash a quando aveva fatto quella promessa a Ruji. Lui gli aveva detto: “Promettimi che non butterai la tua vita al cesso come ho sempre fatto io, promettimi che almeno tu farai qualcosa di buono nella vita, aiuta qualcuno, renditi utile ma non fare la menefreghista, devi essere migliore di me, te ne prego.”

Poche lacrime caddero sulla testa bagnata di Aiko.

Onpu la mise seduta con la schiena appoggiata a ciò che restava della torre.

«Che stai facendo?» Gridò l’albero ma nel vedere Onpu che si voltava verso di lui con il volto insanguinato fece un passo indietro. «Ti ho dato un ordine

Onpu tremava. Non voleva continuare a far del male. Si disse che era arrivato il momento di portare a termine la promessa che aveva fatto a Ruji la notte in cui era morto. Il suo corpo tremò per tutto il tempo in cui Onpu cercò di riprenderne possesso. Perse altro sangue dal naso a causa della pressione alta, poi le gambe non la ressero e cadde a terra.

«Principessa, dobbiamo portare a termine il rituale.» L’albero guardò verso il cielo e si intravidero centinaia di sfere gialle fluttuanti nell’aria. «Le anime delle floreali attendono.»

Onpu guardò il cielo e tra la neve che continuava imperterrita a cadere leggere c’erano centinaia di sfere gialle. Era uno spettacolo tremendo. Ognuna di quelle sfere era una donna uccisa.

Si rimise in piedi ed osservò l’uomo. Lui non aveva ancora capito in che stato si trovasse Onpu. Era libera. Era di nuovo con il proprio corpo. La caduta ne era la prova; riprendendo possesso delle gambe non era riuscita a ritrovare subito l’equilibrio ma ora era di nuovo tutto come prima.

Il dolore dei colpi inferti da Maya, da Aiko e dall’esplosione cominciarono a farsi sentire. Doveva avere almeno cinque fratture e il sangue non smetteva di uscire dalle ferite.

Vomitò. Era vomito nero. Sangue e ombra. L’ombra che la controllava.

Ricominciò a piangere e le lacrime si mischiavano al sangue che non smetteva di uscire dal naso e dalla fronte. La vista si stava appannando ma riuscì a tenere l’equilibrio.

Quando l’albero si voltò era già troppo tardi. Onpu lo aveva afferrato con entrambe le mani al collo e stringeva più che poteva.

«Pazza.» Gridò l’albero. «Se mi uccidi quelle anime si infrangeranno sulla terra e distruggeranno ogni cosa che toccano. In tutta la Terra sarà il caos più totale ed in tutte le altre città della primavera accadrà la stessa cosa. Ci saranno milioni di morti. Non puoi interrompere il rituale a metà!»

Onpu singhiozzava mentre osservava le smorfie di dolore dell’albero. Ne era sicura. Le stava arrecando così tanto dolore che non era nemmeno in grado di evocare incantesimi difensivi.

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In quel momento si ricordò di cosa le aveva insegnato MajoRuka quando era diventata apprendista. Gli aveva insegnato ad assimilare il potere degli avversari e a riutilizzarli nello stesso momento in cui loro li usavano contro di lei, sarebbe bastato toccarli.

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«Cosa pensi di ottenere in questo modo?» L’albero appoggiò le proprie mani sulla braccia che le stringevano il collo.

Onpu percepì che nelle dita dell’uomo si concentrava una grande quantità di energia magica. Cercò di ricordarsi in fretta tutti gli insegnamenti della piccola rana magica.

«RUJI. IO NON BUTTERO’ LA MIA VITA. STO FACENDO QUALCOSA PER TUTTI COME TI AVEVO PROMESSO. TI AMO!» Le grida di Onpu stordirono le orecchie dell’albero.

Fu un istante. Per qualche secondo gli occhi viola di Onpu fissarono quelli dell’uomo. Vide una scintilla nei suoi, la percepì nelle mani e poi un grande fiotto di sangue le investì il volto finendo negli occhi e nella bocca. Sentì le sue mani che si incontravano attraverso il collo e poi più niente.

Cadde a terra e vide le proprie braccia lontane dal corpo.

La testa dell’albero rotolò giù dalla torre.

Era tutto finito.

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Le sfere che volteggiavano sopra la torre cominciarono a girare sempre più veloci e poi schizzarono via in ogni direzione esplodendo quando incontravano il minimo ostacolo. In tutta la città si verificarono esplosioni, crolli, incendi. Furono colpiti senza distinzione ospedali, case, scuole, grattacieli.

Onpu rimase per qualche minuto distesa a terra ad osservare le chiazze di sangue che da ciò che restava delle sue braccia si allargavano sulla superficie grigia della torre. Si ricordò ciò che doveva fare e si trascinò fino al bordo.

Aveva smesso di nevicare e nell’aria non si sentiva altro che odore di strada bagnata, di fumo, di terra. Il vuoto era ancora così attraente. Fece un ultimo sforzo finché non cadde.

Stava volando. Stava finalmente volando senza che nessuno la potesse fermare. L’aria fresca le solleticava le ferite e la faccia. I capelli seguivano il vento e si sentiva finalmente libera. Dopo tanti anni stava sorridendo dall’ombra.

Cadde per molti metri finché l’aria che le smuoveva i capelli non si fermò. Si era di nuovo fermata nel vuoto.

Voltò lo sguardo e vide una persona inondata di luce che saliva nell’aria come in una scala invisibile. Si fermò a pochi centimetri e la guardò dall’alto verso il basso. Quando la luce si diradò, solo allora Onpu riconobbe il viso angelico della regina Hanna.

Rimase per qualche istante a fissarlo poi ricordando i bei tempi e l’affetto che sempre le ha legate. Voltò la testa vergognandosi del proprio aspetto da cadavere.

«Perché mi hai fermato?»

«Sapevo che avresti fatto questa stupida domanda: perché non voglio che tu muoia.»

«E perché non vuoi che io muoia?»

«Che razza di domande fai? Sei una delle mie mamme, come potrei desiderare la tua morte, a te devo tutto, capisco come ti senti ma non posso lasciarti fare questa pazzia.»

«Tutto ciò potevo farlo tempo fa.» Sospirò Onpu. «Non l’ho fatto perché la primavera avrebbe ucciso le altre persone a cui volevo bene, ho vissuto una vita di stupri e ricatti ed ora mi sento libera di fare ciò che sto rimandando da tantissimo tempo.»

«E non pensi a chi ti vuole bene? Ai tuoi fan?»

«Dopo la mia morte, le vendite dei miei diritti, di cd, dvd e altri gadget triplicheranno in pochissime ore; e di persone che mi vogliono bene non credo di averne più, l’unica persona che mi abbia detto un “Ti Amo” sincero ora mi sta aspettando in un altro mondo. Ed io ho intenzione di raggiungerlo.»

«Ti sbagli ancora: noi non abbiamo mai smesso di volerti bene. Tu sei la mia mamma, poi, ricordi cosa vi siete dette con Doremi, Aiko e Hadzuki quando ti hanno risvegliato dal sonno dei 100 anni? Siamo migliori amiche. E Momoko? Lei ti adora, ti ha aiutato con il tuo lavoro, c’era e ci sarà sempre per te. Ricordi che nonostante non tu non ti facessi viva da anni non ha mai smesso di scriverti invitandoti più volte nella sua casa?»

«Momoko, Aiko e Doremi sono morte.»

«Sono morte per te, per salvare te dalla primavera, perché dovresti vanificare in questo modo il loro sacrificio?» Hanna si sedette in aria, accanto ad Onpu. «Perché non vieni con me al palazzo? Farai finta di essere morta nell’esplosione, il tuo corpo non verrà mai ritrovato e vivrai in tranquillità per tutto il resto della tua vita nel mondo delle streghe. Basta che tu non scelga la morte.»

Onpu abbassò lo sguardo, pensierosa. Osservò ciò che le restava delle sue braccia. L’albero gliele aveva staccate nello stesso momento in cui lei le aveva tagliato la testa. Era il prezzo da pagare. I moncherini che le restavano gocciolavano lentamente sangue e lei si sentiva sempre più debole.

«Grazie Hanna. Tutti questi ragionamenti li ho fatti pochi secondi prima di gettarmi dalla torre ed ho già fatto la mia scelta.»

«Lascia almeno che le altre ti salutino un’ultima volta.»

«No. Rischio di cambiare idea. Porgi loro le mie scuse per tutti questi anni di assenza, salutale una ad una con un forte abbraccio ed un semplice grazie.»

«Non posso fare proprio niente per farti cambiare idea? Non c’è proprio altra alternativa alla tua scelta del suicidio?»

«Credo di no.» Onpu sorrise e versò alcune lacrime. «Ma sono felice che da oggi nessun’altra donna possa essere schiava della primavera come lo sono stata io.»

Stettero in silenzio ad osservare la neve che lentamente si scioglieva con il sole e con la temperatura della stagione in corso. La primavera aveva fatto in modo che nevicasse ma con la morte dell’albero tutto stava lentamente tornando alla normalità.

«Va bene.» Sospirò Hanna. Si alzò in piedi e aprì le mani in direzione di Onpu. Schioccò le dita ed Onpu si sentì come rinata. Il sangue sul suo corpo era scomparso, le ferite rimarginate e le braccia erano riapparse al loro posto.

«Hanna…»

«Ho riportato le tue braccia dalla torre al loro posto. Per il resto, non voglio che ti trovino in uno stato pietoso. Guarda questo gesto come un mio regalo personale.»

«Grazie, piccola.» Onpu pianse e dopo essersi rialzata in piedi abbracciò la regina delle streghe con tutta la forza che aveva in corpo bagnando con le proprie lacrime il collo di Hanna. La regina le accarezzava delicatamente i capelli e le guance.

Quando i singhiozzi di Onpu diminuirono Hanna sorrise prendendo le mani di Onpu tra le sue: «Lascia che sia io a portarti verso la morte, non voglio vederti andare a sbattere contro un marciapiede.»

Onpu annui tra i singhiozzi e tra le lacrime vide il viso sorridente di Hanna che chiudeva gli occhi.

Si sentì incredibilmente leggera. Come quando stava lentamente cadendo dalla torre. Sentì che Hanna la baciava sulla fronte, vide un lungo treno che si fermava lento accanto a loro due. Il treno era guidato dal defunto padre ed accanto vi sedeva sorridente la madre. Sul mezzo c’erano tante altre persone sconosciute sedute che osservavano malinconiche fuori dal finestrino.

Si sentì una piuma quando il treno aprì le porte e ad attenderla c’era Ruji sorridente pronto a prenderla tra le proprie braccia. Onpu lasciò indietro il proprio corpo che chinò la testa in avanti e salì sul treno lasciandosi alle spalle Hanna. Non si voltò finche le porte non si richiusero per paura di cambiare idea.

Le braccia di Ruji si serrarono attorno al corpo di Onpu contemporaneamente alle porte. Onpu finalmente si volto e vide Hanna che reggeva il suo corpo. Sorrideva e si avvicinò al treno. Ruji abbassò il finestrino.

«Doremi, Aiko e Momoko sono vive.» Disse con le lacrime agli occhi. «Doremi non si è pugnalata, è riuscita solo a ferirsi ad un fianco ed ora è nella tenda medica. Aiko respira ancora ed è stata appena raggiunta da una squadra medica. Anche Momoko si è salvata. Sapevo che era sulla torre con Aiko quando ti ho visto raccogliere il suo scettro ed ho inviato una squadra per portarle via, mentre la squadra saliva l’hanno vista cadere e l’hanno salvata, stavo per inviare un’altra squadra ma poi si è verificata l’esplosione.»

Onpu annuì dalle braccia di Ruji.

«Riposa in pace.»

Ci fu un lungo fischio ed il treno ripartì lentamente verso la propria meta. Onpu osservò la città che diventava sempre più piccola. Riconobbe gli studi televisivi, lo stadio, i giardini imperiali, la baia.

Quando le nuvole le oscurarono la visuale si voltò verso Ruji e si rilassò tra le sue calde braccia.

.

Hanna depositò il corpo ai piedi della torre e sul prato ancora innevato. La raggiunsero Pop e Hazuki. Hanna le abbracciò a nome di Onpu e diede loro il compito di non fare avvicinare nessuno al di fuori delle streghe che lei stessa avrebbe inviato.

Fece più volte il giro della torre. Contava i morti ed i feriti. La città era semidistrutta ma la sua mente era oltre. Le sembrava ancora di stringere tra le braccia la singhiozzante Onpu. Si osservò le mani: erano bagnate dalle lacrime.

Udì un urlo disperato: era Akazuki.

.

.

Onpu nacque dopo trenta settimane.

32 settimane erano la soglia sopra la quale un neonato prematuro poteva sperare di vivere e crescere normalmente. Al di sotto rischiava la morte. Naturalmente con la tecnologia era possibilissimo che il prematuro crescesse tranquillamente e in tutta sicurezza, ma la città era quasi completamente stata rasa al suolo dalla primavera ed anche l’ospedale aveva riscontrato parecchi danni, inoltre in ogni parte della città c’erano macerie, malattie, i medicinali scarseggiavano, l’acqua corrente non era ancora stata ripristinata del tutto, c’erano polvere, sporcizia e ancora molti cadaveri sotto le macerie dei grattacieli.

Doremi, Kotake e la figlia vennero inviati a Misora, la loro città natale. Lì Doremi e la figlia vennero presi in cura dall’ospedale civile. Doremi era ancora convalescente a causa del parto prematuro e del taglio cesareo che fu indispensabile secondo i medici.

Dopo il parto Doremi era svenuta a causa della grande quantità di sangue che aveva perso. Quando si era ripresa Kotake le aveva felicemente comunicato che era una femminuccia e le prime parole di Doremi furono: «Si chiamerà Onpu.»

Kotake annuì e lasciò riposare la moglie. Passava le giornate accanto all’incubatrice con dentro la piccola Onpu. I medici le consentirono per qualche minuto ti tenere la manina alla figlia. Lui sorrideva nel vedere quelle piccole dita a confronto delle sue.

Restò accanto alla figlia finché i medici non gli comunicarono che era fuori pericolo di vita. In quel preciso istante ringraziò i medici e si recò al tempio più vicino per ringraziare.

.

Quando Onpu crebbe arrivò all’età in cui si fanno tante domande. La prima fu: «Mamma perché il mio nome è Onpu e significa nota musicale.»

Doremi aveva sorriso: «Il tuo è un nome bellissimo. Lo aveva una mia carissima amica innamorata della musica, suonava il flauto traverso proprio come te, è stata apprendista strega e siamo diventate streghe insieme, le volevo tanto bene. Poi ha dato la vita per il mondo quando c’è stata la primavera. Sai di cosa parlo vero?»

«Si, l’ho sentito oggi alla televisione.» Onpu fece si con testa. Aveva i capelli scuri ma restavano pur sempre rossi. Un viso adorabile e due grandi occhi castano con al centro un piccolo naso a punta.

«Il suo colore preferito era viola e tu porti la sua stessa formula magica.»

«Davvero la mia formula magica è la stessa di Onpu Segawa?»

«In tutto e per tutto…ora però fila in camera tua, il maestro di flauto sarà qui fra poco, non vorrai presentarti in pigiama?»

Onpu corse su per le scale e si chiuse nella propria camera.

Doremi ascoltò i passi della figlia lungo tutta la casa e quando questi si fermarono si tolse il grembiule da cucina e si diresse verso il pianoforte. Liberò la tastiera.

Inondò la casa con le note delle canzoni più famose di Onpu mentre la foto dell’amica la guardava sorridente da sopra il pianoforte.

«Grazie, amica.»

.

.

Fine

   
 
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