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Autore: mieledarancio    02/04/2008    17 recensioni
Quella situazione era assurda. Era impossibile che stessero passando le pene dell'inferno per colpa di un dannatissimo libro dalla copertina nera. Non poteva essere reale.
È solo un incubo, soltanto un fottutissimo incubo. Presto ci sveglieremo e torneremo alla nostra vita continuava a ripetersi Tom insistentemente, cercando di auto-convincersi.
Ma purtroppo quello era tutt'altro che un incubo: il libro era reale, la storia pure.
{ Certi libri non dovrebbero mai essere letti }
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Book Of Hell







01. The story begins





La luce del sole filtrava luminosa tra le imposte delle finestre. Era una bella giornata soleggiata, serena, una delle prime giornate di primavera di quell'anno.
Bill sedeva comodo sul sofà, con in mano un libro dalla copertina di cartone nero, abbastanza spesso, aperto su una delle ultime pagine. Erano quasi quattro giorni che passava le sue giornate così, leggendo con dedizione e quasi con maniacalità quel libro per lui così prezioso. L'aveva attirato subito, sin dall'inizio, e, una volta iniziata la prima pagina, non aveva più potuto far a meno di quella storia.
Gli occhi del ragazzo erano concentrati sulle parole nere, scritte sul bianco del foglio.

Solo poche pagine... poche pagine e saprò come va a finire. Voglio conoscere la soluzione del mistero pensava, mentre teneva lo sguardo incollato al libro, la fronte corrucciata per lo sforzo della concentrazione.

Era arrivato ad un punto cruciale del racconto.






"Arrivò alla porta. Era socchiusa, solo una scia luminosa illuminava il lugubre e buio corridoio nero che stava attraversando. Camminava con estrema lentezza, la paura gli aveva invaso tutto il corpo. Ogni osso, ogni muscolo, ogni centimetro di pelle era invaso dai brividi. Il viso sudato e sporco, il terrore di arrivare a quella porta e di aprirla completamente. Da una parte, voleva aprirla; dall'altra, voleva soltanto scappare. Ma non poteva farlo. Ormai il mostro gli aveva già portato via tutto quello che aveva di più caro al mondo, non aveva niente da perdere. Se fosse riuscito nell'intento, avrebbe ottenuto vendetta e sollievo; ma, se così non fosse stato, avrebbe comunque raggiunto felice le persone che aveva perso.
Ecco, era arrivato alla porta. Le diede una leggera spinta. Strinse convulsamente la pistola che aveva in mano, pronto ad affrontare il peggio. Dopo poco, una scena spaventosa si aprì davanti ai suoi occhi. Cercò di non tremare, ma era praticamente impossibile, perché davanti a lui c'era la cosa più spaventosa che avesse mai visto."






«In piedi, bell'addormentato! È ora di darsi da fare!».

Preso alla sprovvista da quell'urlo così potente, Bill fece un balzo di due metri, saltando via dal sofà e tirando in aria il libro che stava leggendo. Atterrò sul pavimento con il fondoschiena, facendosi male ad un gomito.

«Che dolore!», urlò con voce sofferente e con gli occhi serrati, mentre si massaggiava il punto ammaccato e dolorante.

A pochi passi di distanza da dove era caduto, qualcuno stava ridendo a crepapelle. Bill aprì gli occhi e alzò la testa: Tom, il suo gemello, era crollato sul sofà e ci stava rotolando sopra con le lacrime agli occhi, tenendosi la pancia con le mani.

«Scemo! Mi hai fatto prendere un colpo!», lo rimproverò arrabbiato Bill, rimettendosi in piedi e raccogliendo il libro che aveva lanciato via.

«È stato spassosissimo, avresti dovuto vedere che salto!».

Tom continuava imperterrito a ridere, senza dar peso all'espressione offesa del fratello. Soltanto dopo un minuto intero passato a ridere riuscì finalmente a ricontrollarsi.

«Senti, scansafatiche, David vuole che tu venga in studio per continuare a registrare le nuove canzoni. Dobbiamo metterci al lavoro, manca poco tempo all'uscita prevista per il nuovo album. E per questo motivo, mio caro, sei costretto ad abbandonare per un po' quel libricino che ormai leggi senza sosta. Il lavoro chiama».

Detto questo, afferrò il fratello per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza con malagrazia.

«Ma io devo finire di leggere!», protestò Bill, opponendo resistenza.

«La lettura può aspettare, l'album e i fan no».

E così entrambi si avviarono verso lo studio di registrazione.






Erano passate quasi due ore da quando avevano iniziato a registrare e la sera era già arrivata da un pezzo.
L'album era quasi pronto. Bill cantava con la stessa intensità di sempre e Tom, Gustav e Georg lo accompagnavano con i loro strumenti, mettendoci sempre più impegno ad ogni canzone che registravano.

Ad un certo punto, il loro manager, David Jost, batté le mani e fece segno di chiudere tutto e di andare ognuno per conto proprio. «Ragazzi, per oggi può bastare. Avete fatto un gran bel lavoro, complimenti».

«Grazie», risposero loro con un sorriso stanco.

Tutti quanti misero via i loro strumenti, si prepararono e, dopo aver salutato tutto il loro staff, si diressero insieme verso l'uscita.

David, però, li raggiunse, trattenendoli ancora. «Mi ero dimenticato di dirvi che domani mattina dobbiamo andare a girare il vostro nuovo video».

Gustav lo guardò curioso. «Beh, avresti potuto avvertirci un po' prima. Comunque, che tipo di video sarà?».

«Uno di quelli lugubri e inquietanti, un po' oscuri. Andremo in una casa abbandonata in campagna, credo. Sarà un'esperienza totalmente nuova per voi, per questo penso che sia molto interessante da provare», disse il manager con gli occhi che brillavano per l'emozione.

«A volte fai paura, David», scherzò Tom, mentre spingeva la porta per uscire. «Ci vediamo domattina, allora. Buonanotte».

«Buonanotte. E riposatevi bene stanotte, perché domani vi voglio in forma», gli raccomandò David con voce severa.

I ragazzi annuirono col capo e, finalmente, ognuno poté ritirarsi nella propria stanza.






La mattina seguente, tutti quanti si riunirono in un punto preciso dell'albergo, pronti per partire insieme verso la meta per girare il video. Durante il tragitto in macchina, Bill tirò fuori dal suo grande borsone, da cui non si separava quasi mai, il libro nero che doveva ancora finire di leggere. La sera prima si era sentito troppo stanco per poter leggere anche solo una pagina, quindi aveva pensato di portarselo dietro per farlo nei momenti liberi.

«Ancora con quel libro? Ma non ti stanchi mai di leggerlo?», gli chiese Tom, guardandolo scettico e annoiato.

Il fratello corrugò la fronte e gli fece la linguaccia. «No, non mi stanco mai. E poi non l'ho ancora finito, per ciò me lo porto dietro».

Gustav, che sedeva di fianco a Bill, gli si avvicinò un po' di più per osservare meglio il libro. «"The Book Of Hell"... È un horror? Di che cosa tratta?», chiese incuriosito.

Bill gli sorrise, felice che almeno qualcuno si interessasse come lui ai libri. «Parla di un gruppo di amici che entra in una casa maledetta e da quel momento cominciano a succedere un sacco di avvenimenti strani; molti di loro scompaiono, alcuni muoiono, ma il protagonista rimane sempre intatto e cerca di scoprire quale mistero si nasconde in quella casa».

«La solita storia della casa stregata, quindi», disse Georg, un tantino deluso dalla trama del libro.

«Può sembrare così, ma è interessante vedere come si evolve la storia. Succedono cose pazzesche, che ti tengono attaccato al libro e ti danno la sensazione di essere dentro la storia. E poi c'è questo mistero da svelare che ti prende ancora di più, ti fa proprio venir voglia di leggere fino alla fine per scoprire la soluzione. Io, purtroppo, non sono ancora arrivato alla fine, non so ancora niente».

Bill parlava con un entusiasmo da far paura: quel libro lo aveva letteralmente stregato in tutti i sensi.

Tom, seduto accanto a Georg, sbuffò annoiato. «Sai, Bill, non ti farebbe male leggere un bel porno, qualche volta».

«Tom!».






Dopo qualche minuto, arrivarono a destinazione. Scesero dalla macchina e osservarono la scena che si stagliava davanti ai loro occhi: una casa scura, una specie di catapecchia distrutta, in mezzo ad una desolazione totale; l'erba intorno era poca e secca, il terreno molto fangoso. La casa era molto grande, ma quasi completamente distrutta. Sembrava che fosse stata bruciata da poco tempo.

«Ma chi ci abitava qui?», domandò Gustav a David.

«Sembra che vent'anni fa ci abitasse uno scrittore di grande fama a quei tempi. Ci viveva con la moglie e le tre figlie. Era abbastanza ricco,  lui e la sua famiglia non se la passavano di certo male, ma, a quanto pare, qualcuno ce l'aveva con lui: una notte, qualcuno è entrato in casa e ha ammazzato la moglie e le figlie. Lui sembra che sia sopravvissuto, ma qualche tempo dopo si è suicidato per il dolore della perdita».

«Come si è suicidato?».

«Rinchiudendosi in una stanza e dando fuoco alla casa. Questa è la prima ipotesi, altri invece suppongono che fosse solo impazzito e che, preso da un raptus improvviso, uccise tutta la sua famiglia, bruciando poi la casa e suicidandosi».

Tom sbarrò gli occhi e inarcò un sopracciglio. «Che storia carina», commentò sarcastico.

«E per quale motivo credevano che fosse pazzo?», domandò ancora Gustav.

«Per le sue storie, che erano troppo... strane. Solo un pazzo poteva pensare di scrivere certe cose. Ho sentito dire che delle persone, dopo aver letto i suoi libri, erano impazzite, perché il libro gli aveva rovinato la salute mentale. Erano libri che rovinavano a livello psichico la gente. Sembra anche che, poco prima di morire, stesse lavorando ad un horror particolare e diverso dagli altri. Ma, quando la casa è stata bruciata, nessuno ha più trovato niente. Però, a mio parere, queste sono tutte dicerie. Comunque sia, questa casa non è più stata abitata da allora. Molti dicono che sia infestata dagli spiriti della famiglia, ma sono sempre le solite storie che la gente inventa per divertirsi a spaventare gli altri. Sono sicuro che qui verrà fuori un bel video. Diamoci da fare», esclamò con entusiasmo il manager.

Bill, intanto, aveva incominciato a tremare. Aveva gli occhi spalancati e il viso spaventato.

«Tutto bene?», gli domandò Tom, avvicinandosi di poco.

Il fratello scosse la testa. «Io non ci entro lì dentro», mormorò con voce roca.

Tom alzò gli occhi al cielo e lo afferrò per un braccio, cominciando a trascinarlo via. «Bill, tu leggi troppe storie dell'orrore. Adesso vieni con noi e cominciamo a girare quel video. Muoviti».

Bill non oppose resistenza e non replicò, ma, quando arrivarono sulla soglia della porta cigolante della casa, esitò un istante, prima di entrare. Lo staff e i suoi compagni erano già entrati dentro, mancava solo lui.
Il cielo in quel momento si stava facendo plumbeo, più grigio e nuvoloso.

Strano, prima c'era il sole pensò Bill.

Dopo poco, si decise a varcare la porta, ma, nello stesso momento in cui mise il primo piede dentro, un fulmine squarciò il cielo scuro. Forte, un rombo quasi assordante. Il cantante sobbalzò, spaventato a morte. Il libro che aveva dentro il borsone saltò improvvisamente fuori, cadendo sul pavimento, e si aprì sulle prime pagine. Il moro lo guardò perplesso, mentre si teneva una mano sul cuore e respirava affannosamente.

«Bill, ti decidi ad entrare?», lo chiamò Tom a qualche metro di distanza da lui.

Bill entrò del tutto dentro la casa, raccolse il libro e lo rimise dentro il borsone. Fece qualche passo in avanti, ma un rumore improvviso lo fece sobbalzare di nuovo: la porta alle sue spalle si chiuse improvvisamente, da sola, con una rapidità impressionante.

«Ma che fai? Non c'è bisogno di sbattere così la porta», lo ammonì il fratello, che, stanco di aspettare, lo aveva raggiunto.

Bill aveva il volto pallido e i muscoli tesi in una maniera assurda. «Tom, io non... non l'ho neanche toccata», disse al fratello con voce tremante e balbettando.

Tom sembrava non notare la paura del gemello, così fece spallucce e lo spinse verso lo staff, che nel frattempo si era già spostato in un'altra stanza della casa. «Sarà stato il vento. A quanto pare, sembra che stia arrivando un bel temporale. Ma adesso andiamo, abbiamo già perso abbastanza tempo».

E così dicendo, si avviarono insieme verso il resto del gruppo. L'interno della casa era spaventoso e alquanto lugubre. Sembrava che fosse già notte lì dentro. Era pieno di topi e ragnatele in ogni angolo, puzzava di bruciato ed era inquietante. Molto inquietante.

Bill, mentre si guardava attorno e continuava a camminare sul pavimento di legno scricchiolante, si avvicinò ancor più al fratello e gli strinse un braccio per farsi almeno un po' di coraggio. Questa sarà senza ombra di dubbio una delle giornate più lunghe e brutte della mia vita.

La casa era immensa, c'era davvero il rischio di perdersi lì dentro. Rampe di scale ovunque, porte cigolanti per almeno una quarantina di stanze. Sarebbe potuta sembrare una reggia degna di un re, se solo non fosse stata così lugubre e buia. Nel silenzio si riusciva a sentire lo squittio dei topi che correvano veloci sul pavimento di legno marcio, che ad ogni singolo passo scricchiolava sotto ai piedi. Bisognava essere sempre pronti a schivare le ragnatele che pendevano dal soffitto e che legavano ogni mobile andato in pezzi. La pioggia, i tuoni e i lampi fuori rendevano la casa ancora più inquietante.
Bill e Tom, rimasti indietro, ci misero un po' prima di ritrovare il resto dello staff. Bill continuava a tremare, spaventato non solo dalla tempesta che impazzava fuori dalla catapecchia, ma anche da tutto quello che lo circondava. Il libro nero che teneva nel suo borsone sembrava tremare con lui, ma non di paura. Tom, a differenza del gemello, sembrava tranquillo e del tutto disinteressato da quella casa. Il suo unico scopo era quello di finire di girare il prima possibile il nuovo video musicale e tornare in albergo.

«Tom... il libro si muove», sussurrò piano Bill, avvicinandosi all'orecchio del fratello, mentre continuavano a seguire gli altri compagni.

Tom inarcò un sopracciglio e girò la testa verso Bill, guardandolo storto.

«Davvero. Sento che qualcosa sta tremando dentro il borsone», insistette ancora il ragazzo moro.

Aveva gli occhi sbarrati, era estremamente pallido in volto e faticava a muoversi da quanto era pietrificato dalla paura.

Tom si lasciò scappare una risatina divertita. «Secondo me, qualcuno ti sta chiamando al cellulare, che tu hai messo silenzioso. Ecco cosa trema».

Bill, offeso dalla battuta del fratello, aprì la cerniera del borsone e tirò fuori il libro, mostrandolo a Tom. Ma non c'era nulla di strano. Era sempre il solito libro dalla copertina nera, perfettamente immobile e senza alcuna traccia di anomalie.

Tom ricominciò a ridere. «Oh sì, guarda come trema! Tienilo ben stretto, altrimenti fra un po' mette insieme le gambe e comincia a correre per la casa!», continuava a ridere il gemello.

Bill non diede retta a quelle parole, piuttosto si fermò a guardare incerto il libro che teneva fra le mani. Eppure mi era sembrato che...

«Ragazzi, dobbiamo iniziare le riprese, altrimenti si farà troppo tardi!».

La voce di David si fece sentire improvvisamente dall'interno di una stanza molto ampia, poco distante dai due gemelli.

«Arriviamo subito», gli rispose pronto Tom, accelerando il passo.

Prima, però, si voltò verso Bill, il quale teneva ancora il libro in mano.

«Senti, forse la casa potrà spaventarti, ma una cosa è certa: i fantasmi, i mostri e tutte quelle altre sciocchezze non esistono. E, soprattutto, un libro non comincia a tremare da solo in una borsa. È un oggetto inanimato e del tutto privo di qualsiasi particolare spaventoso. Perciò adesso non continuare con queste stupidaggini e metti via quel coso».

Detto questo, si avviò dentro la stanza da cui David li aveva chiamati.

Bill diede ascolto alle parole del fratello e rimise a posto il libro, cercando di darsi un contegno. Ha ragione lui. Quelle cose non esistono ed io mi sto comportando da vero sciocco.

Prendendo un bel respiro profondo, entrò a sua volta dentro la stanza, cercando di togliersi dalla testa tutto quello che poteva essere stupido e insensato.






Le riprese del nuovo video andarono avanti per circa due ore. Bill sembrava aver riacquisito almeno un po' di coraggio e continuava ad eseguire con estrema precisione tutto ciò che gli veniva chiesto dal regista e dagli altri quattro uomini che lo accompagnavano. Tom, Gustav e Georg si impegnavano al massimo per cercare di dar vita ad un video perfetto ed emozionante, che si addicesse alla loro nuova canzone. In poco tempo erano già riusciti a fare più della metà del lavoro.

Ad un certo punto, però, il regista fece segno al resto del gruppo di interrompere tutto e di fare un momento di pausa, prima di continuare. «Fermiamoci un momento. Fino ad ora abbiamo fatto tutti un buon lavoro, possiamo anche rilassarci un pochino». E così dicendo, si alzò dalla sedia su cui era seduto e si stiracchiò la schiena. «Qualcuno di voi saprebbe dirmi dov'è possibile trovare il bagno in questo labirinto?», chiese l'uomo, rivolgendosi ai suoi aiutanti.

David si fece avanti e indicò con un dito il soffitto. «Prima ho dato un'occhiata ad una piantina della casa e mi sembra che il bagno si trovi al secondo piano, proprio sopra di noi».

«Quanti piani ci sono?», gli domandò Georg, riponendo il proprio basso su una sedia lì accanto.

Il manager ci pensò su un attimo. «Tre. Questa casa da fuori può sembrare piccola, ma dentro è immensa».

Il regista annuì col capo, poi si diresse verso la porta della stanza. «Vado un secondo di sopra, allora. Quando torno, riprendiamo da dove abbiamo lasciato».

Il resto del gruppo lo osservò uscire dalla stanza, poi ognuno si mise a fare le proprie cose.

Tom si avvicinò a Bill e posò a terra la sua chitarra. «Allora ti è passata la paura?», gli domandò poi, sedendosi su una sedia accanto a lui.

Il gemello sospirò e gli sorrise. «Sì, mi è passata. Grazie a te».

Tom gli mise una mano sulla spalla. «Io sono meglio di uno psicologo, fratellino. Posso capire la faccenda di rimanere un po' inquietati dalla casa, ma arrivare persino a pensare che un libro si muova, è una cosa da manicomio», disse Tom, ridendo e dando delle piccole pacche comprensive sulla schiena del gemello.

Bill fece una faccia offesa e sbuffò infastidito.

In quel momento arrivò vicino a loro anche Gustav. «Sono un po' stanco. Girare questo video richiede più energia del previsto».

«Puoi dirlo forte», esclamò Georg, unendosi a loro.

Gustav si sedette sul pavimento, osservando curioso il borsone di Bill: in un punto spuntava uno spigolo del libro nero. «Bill, posso vedere un attimo il tuo libro? Sarei curioso di leggerlo anch'io».

Il ragazzo moro annuì col capo e tirò fuori il romanzo, poi lo porse gentilmente all'amico. Gustav se lo rigirò per un po' fra le mani, poi si decise ad aprirlo. In quel preciso momento si sentì un forte rumore al piano di sopra. Prima un tonfo sordo, poi qualcosa che rotolava e che si avvicinava sempre di più. Infine il silenzio e lo sgomento di tutti i presenti.

«Cos'è stato?», chiese Bill, respirando affannosamente, a causa dello spavento per quel rumore improvviso.

David aspettò qualche secondo in silenzio, poi con la fronte corrucciata e l'espressione confusa si avviò verso la porta della stanza. Era ancora aperta. Si fermò sulla soglia e si guardò attorno.

«Signor Bürk? Va tutto bene?», chiese, rivolgendosi al loro regista, che si trovava ancora al piano di sopra.

Nessuna risposta.

«Signor Bürk?», chiamò ancora una volta il manager.

Ma anche questa volta non ci fu risposta.

David fece segno ai quattro uomini che li accompagnavano e che facevano da aiuto-regista di avvicinarsi. «Forse è meglio andare di sopra. Potrebbe essere scivolato», suggerì loro.

I quattro si avviarono di sopra, salendo le scale e scomparendo dalla vista di David. Il manager si voltò verso Bill, Tom, Gustav e Georg: tutti e quattro lo stavano fissando preoccupati. Bill, in particolare, tremava un po'.

«Signor Jost, non riusciamo a trovarlo», urlò qualcuno di sopra.

David corrugò la fronte confuso. «Avete guardato in bagno?».

«Ci siamo dentro, ma qui non c'è nessuno».

Bill dalla sua postazione sbiancò nuovamente in volto. «Che gli è successo?», cominciò a farfugliare spaventato.

«Bill, non ricominciare. Il Signor Bürk sarà di sopra, ma in un'altra stanza diversa dal bagno. Controllate meglio!».

Tom urlò le ultime due parole, rivolgendosi ai quattro uomini al piano di sopra.
Passò qualche secondo di silenzio, poi qualcuno scese le scale. Era uno dei quattro uomini, un ragazzo con la testa rasata e piuttosto giovane.

«Stiamo guardando in tutte le stanze di sopra, ma non lo abbiamo ancora trovato».

La sua voce era preoccupata.

David rivolse un'occhiata ai quattro ragazzi della band, ancora intenti a guardarlo perplessi. «Vado a cercarlo anch'io. Voi restate qui ad aspettarci».

Detto questo, si allontanò insieme al giovane ragazzo.

Bill guardò pensieroso il libro nero che Gustav teneva ancora fra le mani: era chiuso. «Gustav, dammi un attimo il libro», disse, allungandosi verso l'amico per prendere il romanzo.

«Ma ti sembra questo il momento giusto per leggere?», gli chiese Tom, guardando il fratello scettico.

«Non devo leggere, voglio solo vedere una cosa».

Bill tenne per qualche secondo il libro chiuso fra le mani, poi lo aprì. Improvvisamente la porta della stanza sbatté violentemente, chiudendosi e lasciandoli chiusi dentro da soli. Ma quello non fu il solo rumore che arrivò alle loro orecchie. Tante altre porte sbatterono insieme, serrandosi tutte quante nello stesso momento. Fuori il cielo si oscurò ancor più, i lampi e i tuoni cominciarono a rimbombare sempre più forte. La luce all'interno della stanza si spense e li lasciò al buio.
Bill lanciò un urlo spaventato, lasciando cadere per terra il libro e abbracciando con foga Tom, il quale lo strinse forte. Non poteva nascondere di essere terrorizzato anche lui da quello che era appena successo. Gustav e Georg si avvicinarono ai due amici, cercando di stare il più vicini possibile.

«Che sta succedendo?», domandò Georg con voce tremante.

«Guardate il libro!», urlò improvvisamente Gustav, indicando il romanzo sul pavimento.

La poca luce proveniente dalla finestra lo illuminava. Il libro nero era aperto e le pagine si muovevano velocemente, cambiando sempre numero e parole. Tremava, faceva un rumore strano. Se ci fosse stato il vento a muoverlo, sarebbe stato normale, ma in quel momento il vento non c'era affatto. Improvvisamente, il romanzo si bloccò su una pagina.
Bill si staccò dal fratello e si avvicinò lentamente all'oggetto improvvisamente animato. Il ragazzo tremava per la paura.

«È il primo capitolo», disse ansimante, faticando a far uscire dalla propria bocca quelle parole.

Allungò una mano e sfiorò con cautela la pagina ruvida. Non accadde nulla e poté così prendere in mano il libro. Provò a sfogliarlo, a cambiare pagina, ma quelle erano diventate come cemento. Un blocco unico, come se il libro non volesse mostrare il resto della storia, fermandosi solo sulla prima pagina del racconto.

«Che cosa sta succedendo?», chiese piano Gustav, sussurrando.






"Le porte sbatterono violentemente, provocando un rumore forte, quasi insopportabile. La tempesta impazzò, come se un ciclone volesse divorare chiunque osasse uscire da quella casa. Urla, grida, rumori strani giunsero alle loro orecchie, pietrificando le loro figure sul posto, trasformandoli in statue di pietra. I brividi percorrevano la schiena di ognuno di loro, li invadevano da capo a piedi.
Una cosa era certa: la casa era viva, li voleva tenere prigionieri lì dentro, almeno fino a quando il mistero non fosse stato svelato."







Questo diceva la prima pagina.

Bill la lesse ad alta voce e improvvisamente si rese conto della situazione in cui si trovavano. Non è possibile pensò, sbiancando in volto e diventando di pietra.

«È tutto come nella storia», sussurrò piano, incapace di muovere un singolo muscolo.

Guardava il libro ancora aperto fra le mani, come se fosse la cosa più brutta del mondo, come un mostro.

«Che vuol dire che è tutto come nella storia?», chiese Tom, agitato e alterato da tutto quello che stava succedendo.

Bill aveva gli occhi spenti e pieni di terrore. Alzò lo sguardo sul fratello e i due amici e parlò piano e lentamente.

«Che la storia ha preso vita e noi... ci siamo dentro».

Tutto è scritto qui, fra le mie mani. È tutto uguale.


«Siamo chiusi dentro».









   
 
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