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Autore: MartaJonas    08/10/2013    3 recensioni
-Ho paura – disse il giovane guardando negli occhi Thomas. Era in cerca di un aiuto, di un consiglio.
-Non sempre avere paura è una cosa negativa. Se in una battaglia non si avesse nulla da perdere, non avresti motivo per vincere. Se sei solo, se non hai un obbiettivo, se non hai una ragione per restare in vita, non lotteresti. Saresti indifferente ad ogni cosa. Avere paura di perdere significa tenerci, tenerci alla vita, avere uno scopo. Fin’ora vivere o morire per te è stata la stessa cosa, adesso, quella lettera ti ha dato un motivo per cui lottare. Quindi sì, fa sii che quel bambino sia la paura in ogni tua battaglia, così da riuscire a vincere sempre. – rispose il dottor Mason rivolgendogli un sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 7

 
Someone

 
 
Joseph si trovava finalmente, dopo mesi ormai, con un cellulare in mano. Era andato nello studio del direttore di quel centro medico tre volte per ottenerlo. Ai pazienti di quello stabilimento era vietato possedere o entrare in contatto con telefoni cellulare o fissi che fossero, a meno di casi eccezionali.
Si era inventato una scusa per poter fare quella chiamata: aveva detto che doveva chiamare suo padre per una questione privata che preferiva non rivelare, e che avrebbe voluto che nessuno assistesse alla chiamata proprio perché il motivo era estremamente intimo. La prima volta che aveva incontrato il direttore, questo aveva storto il naso e lo aveva liquidato con un “ci penserò”. Poche ore dopo era tornato dentro quello studio chiedendogli se ci avesse riflettuto. L’uomo si era fatto scappare un sorriso vedendo l’impazienza di quel ragazzo che, giovane com’era, sarebbe potuto essere suo figlio.
-È tardi ragazzo mio, domani passa dopo pranzo e ti darò il cellulare per la tua chiamata. Potrai fare con tutta calma, e appena avrai terminato lo restituirai a me qui in ufficio. – gli aveva risposto l’uomo poggiandogli un braccio sulle spalle e sorridendogli. Joe aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva annuito.
In quel momento si trovava nel giardinetto antistante alla clinica, dove era possibile trascorrere il pomeriggio quando non si avevano altri impegni, con quel cellulare stretto in una mano e quella lettera, quella stessa lettera che aveva riletto un milione di volte, nell’altra. Si ritrovò davanti al numero di cellulare della sorella di Claire, e non seppe se volerlo chiamare davvero. Cosa le avrebbe detto? “Sono il padre scomparso di tuo nipote, quello di cui tua sorella ti aveva parlato. Sono un drogato, lo sai, vero?”. Poteva andare? Al diavolo le frasi di presentazione. Non era mai stato bravo a presentarsi, odiava farlo. Probabilmente perché tutti vedevano soltanto la sua parte esteriore, e non avrebbe voluto stupire tutti dicendo che lui non era poi tanto quello “carino e simpatico”, ma c’era qualcosa di più. Neanche lui riusciva a vedere quella parte. Forse l’unica persona che l’avesse colta davvero era stato suo fratello. Ma ormai non c’era più.
Lasciò agire le dita sul quel cellulare, senza pensare davvero a cosa stesse facendo, e si ritrovò con il telefono all’orecchio che suonava.
-Cosa sto facendo? – si chiese a bassa voce prima che qualcuno gli rispondesse prontamente alla chiamata.
-Pronto! - la voce era quella di una ragazza giovane, era squillante, ma gradevole da ascoltare. Gli trasmise sicurezza, non sapeva neanche lui il vero perché.
-Pronto, parlo con Maggie Stewart? – chiese il ragazzo al quale cominciò a tremare leggermente al voce.
-Sì, sono io. – disse la giovane. – Tu chi sei?
-Sono Joseph Jonas, cioè Joe … Joe Jonas. Ho ricevuto la lettera di tua sorella Claire, e … - cominciò a dire ma Maggie lo interruppe.
-Sì, certo, sei quel Joe. So chi sei, Joseph. Non so cosa mia sorella abbia scritto su quella lettera, ma sappi che, qualunque cosa tu stia per dirmi, deve essere una tua scelta. Se non vuoi farlo, non devi farlo. Ma se vuoi farlo io ti darò tutte le informazioni utili, e ti sosterrò in ogni causa, non importa quale sia la tua situazione, perché questo era il volere di mia sorella. – disse la ragazza con voce seria, mentre Joseph fu travolto di nuovo da un’onda di paura, proprio come una accade a una barca in tempesta, lasciata da sola in mezzo al mare. Sarebbe stato così semplice lasciar perdere tutto. Avrebbe potuto ancora dire di no. Doveva solo scegliere che tipo di persona essere nella sua vita.
-Se ti ho chiamato è perché ho deciso che voglio farlo. – Joe non era mai stato così deciso in una scelta come quella volta. Gli era bastato ricordare le parole di Thomas, per fare la scelta giusta. – ma ho un problema …
-Quale? – chiese la ragazza, la quale, forte com’era, continuava a essere capace di resistere a quella pressione senza piangere, senza pensare al fatto che sua sorella non c’era più, che non avrebbe potuto raccontargli di quella chiamata, che Cla non avrebbe potuto abbracciarla e dirle che sarebbe stata capace di gestire tutta la situazione.
-Sono ancora in riabilitazione, ma esco il 5 luglio. – la informò il ragazzo sperando in una rassicurazione da parte della giovane.
-Non credo che sia un problema poi così grande. Ieri abbiamo aperto il suo testamento, e Claire ha affidato Hal a te. Ha stabilito anche un termine alla validità di questa sua decisione. Hai un anno di tempo per presentarti e chiedere un processo per l’affidamento del piccolo, che per ora lo hanno in affidamento i miei genitori, cioè i genitori di Claire. – disse la ragazza spiegandogli la situazione.
-I tuoi genitori ne sapevano qualcosa? – chiese il giovane, preoccupato.
-No, infatti sono sconvolti. Cercherò di mettere qualche buona parola su di te. – assicurò Maggie.
-Grazie, davvero, non sai quanto te ne sia grato. Non so quando potrò avere accesso al cellulare di nuovo, quindi ti va bene se ci diamo appuntamento per il 6 luglio allo Starbucks sul Wilshire Boulevard, per le 10 di mattina? – chiese il ragazzo.
-Aspetta che lo scrivo da qualche parte … ok, fatto. – disse la ragazza, poi sospirò – Beh, allora ci vediamo il 6 se non riesci a chiamarmi prima.
-Va bene, grazie ancora per tutto, Maggie. – ripeté Joseph.
-Ciao Joseph. – salutò la ragazza.
-Ciao! – rispose il moro chiudendo subito dopo la chiamata.
Vide lo schermo del cellulare diventare scuro, nero, e per un attimo Joe si sentì così. Vuoto. Scuro. Indecifabile. Non sapeva neanche lui in cosa si stesse cacciando, non sapeva se ne sarebbe davvero stato capace. A fare il padre. O meglio, a fare da padre a un bimbo di tre anni che ha appena perso la madre e per il quale lui è un completo estraneo.
Eppure c’era qualcosa che lo spingeva ad andare avanti. Forse non era qualcosa, era qualcuno. Qualcuno che lo spingeva a ricominciare a vivere






Buonasera!
No, non sono morta. Sono viva e vegeta. Mi dovete perdonare, ma è colpa della scuola. Ogni anno diventa peggio, sapete?
E non voglio pensare al prossimo anno, visto che sarà l'ultimo. 
Comunque, per chi non mi conosce, sappiate che in tutta la mia storia non ho mai lasciato a metà una fan fiction, quindi non accadrà neanche questa volta!
Il capitolo non mi piace molto, in realtà. Però è tutto ciò che sono riuscita a tirare fuori in una domenica sera in cui ero particolarmente assonnata ahahahah
Un grazie enorme a tutte voi che continuate ad esserci, davvero!
Un bacione enorme <3

  
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