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Autore: _Natsuki_    06/04/2008    7 recensioni
Era davvero strano. Perché semplici gesti come questi, se compiuti da lei, diventavano paradiso per la mia mente?
Edward Anthony Masen, un normale ragazzo diciassettenne del 1918, vive la sua vita solitaria con i genitori e desidera andare in guerra.
Cosa accadrà ad Edward?
Un dolce incontro ed un profondo amore sconvolgeranno l' esistenza di questo umano.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Eternal Years of Love

 • Chicago 1918 •





I miei occhi e il cuore son venuti a patti

ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa:
se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,
o il cuore innamorato si distrugge di sospiri,
gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore
e al fantastico banchetto invitano il mio cuore;
un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore
che a lor partecipa il suo pensier d'amore.

Così, per la tua immagine o per il mio amore,

anche se lontano sei sempre in me presente;
perchè non puoi andare oltre i miei pensieri
e sempre io son con loro ed essi son con te;
o se essi dormono, in me la tua visione
desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.


William Shakespeare / Sonetto 47

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Chapter One: Little stars in a big sky


Eccomi. Composto ed educato, sorrido ad ogni conoscente che sfiora il mio passaggio.
Riconosco qualche collega di mio padre, ma la maggior parte sono a me sconosciuti.
Sistemo una piccola piega formatosi sulla giacca acquistata appositamente per l' occasione. Doveva essere tutto perfetto.
I miei genitori tenevano molto a questo convegno di avvocati e delle proprie famiglie; ci stavamo preparando da circa una settimana.
Si trovavano i maggiori esponenti di questo mestiere e molto spesso venivano fatti conoscere i figli per combinare matrimoni.
Rabbrividii al solo pensiero. Il matrimonio era ciò che meno desideravo in quel momento.
Rifiutai gentilemente un bicchiere di champagne che mi venne proposto da uno dei tanti camerieri ed intravidi mio padre avvicinarsi.

« Ciao » mi disse appoggiando una mano sulla mia spalla.

« Ciao ». Ero sinceramente felice del nostro incontro.

« Notato qualcuno di interessante? » mi chiese fingendosi indifferente.

La mia beatitudine scomparve immediatamente al pronunciarsi di quelle parole.
Sapevo a cosa alludeva ed era quasi un mese che cercava di convincermi a conoscere qualche ragazza.

« No, papà. Non mi sento pronto ad affrontare un dovere del genere » mentii.
Semplicemente non mi andava di prendere un impegno e lasciare una donna probabilemente futura vedova per combattere in guerra. Se fossi riuscito a combattere in guerra, ovviamente.

« Vuoi che ti presenti ... ». Non lo lasciai finire.

« Papà, no. Davvero, non me la sento » dissi cercando di controllare il volume della voce data l' irritazione.

Mi studiò con occhi attenti di padre e se ne andò via rassegnato.
Sospirai di sollievo. Mi guardai intorno in cerca di qualche persona non ancora salutata.
Notai mia madre osservare tutti i miei spostamenti e gesti. Le sue idee erano l' opposto a quelle di mio padre.
Non sopportava l' idea di lasciare il suo unico figlio; ogni tanto mi considerava ancora un bambino.
Le sorrisi per trasmetterle tranquillità e lasciar andare via la preoccupazione che aleggiava sul suo volto.
Mi rispose radiosa e ritornò alle sue conversazioni. Adoravo quella donna.
Finalmente incontrai una figura familiare. Clarence, il mio amico. Il mio unico amico.

« Come va? » gli chiesi.

« Non mi piacciono queste feste. La musica è troppo mielosa e le ragazze rigide » rispose prendendo un bicchiere di vino.

Clarence, non contando la famiglia borghese, era un ribelle e come si suol dire un "don giovanni".

Soffocai una risata. « Le tue aspettative sono troppo alte. Saremmo già tutti nudi se il convegno fosse secondo i tuoi desideri »

« O almeno, una parte degli invitati sarebbe nuda » mi corresse rimirando parte delle fanciulle presenti.

La nostra attenzione fu attirata da un uomo che ci invitava a spostare i festeggiamenti all' aria aperta.
Pian piano le persone si incamminarono verso la porta che separava i due spazi, senza creare scompiglio.
Fummo tra gli ultimi, ma riuscimmo comunque ad ammirare il giardino decorato alla perfezione.
C' erano alcuni piccoli gazebi nella quale erano stati sistemati dei divani e sedie per le chiacchiere private; il verde era leggermente illuminato quanto basta per trovare la strada nel buio della notte.
Nella parte sinistra, era stato allestito un palco dove suonava una piccola orchestra e una pista da ballo si estendeva davanti.
Nonostante tutto, il giardino era molto grande e si ergeva fino ad arrivare in prossimità di un bosco.

« Stupefacente » commentò l' amico al mio fianco.

« Concordo, si son dati da fare » aggiunsi mentre ci avvicinavamo ad uno dei gazebi nella quale si trovavano le nostre rispettive madri, occupate in una fitta discussione.

« Ciao Edward »

« Salve signora Carter » ricambiai educatamente, mentre gli altri due facevano altrettanto.

« Vi state divertendo? » ci chiese Elisabeth, mia madre.

« Certo, una festa meravigliosa » dichiarò Clarence bloccando il mio commento opposto. Feci una smorfia contrariato.

« Tuo padre ti stava cercando, Edward » mi riferì mamma.

La guardai perplesso e seguii il suo sguardo.
Vidi mio padre che mi fissava e reclamava la mia presenza.
Mi scusai con i tre per il mio allontanamento e mi diressi da papà.

« Edward, caro, ti stavamo aspettando tutti » mi disse indicandomi una piccola famiglia al nostro cospetto.
Me li presentò.

« Costei è un mio caro collega, Charlie Swan ».

« Lieto di fare la sua conoscenza » dissi stringendogli la mano.

« Mentre lei è sua moglie, la signora Renèe Swan ». La salutai ugualmente.

« Ed infine lei è la figlia, Isabella ».
Colei che mi presentò era una ragazza, della mia età circa, non molto alta, con viso a cuore e capelli lunghi, di una strana sfumatura castano - rossiccia.
Il naso era piccolo e le labbra carnose. Ma ciò che più mi attirò erano i suoi occhi, nocciola e capaci di rapirti con la loro profondità.
Notai la sua timidezza. Bisbigliò alcune parole, senza che io ne capissi il significato, e immediatamente abbassò lo sguardo imporporando la gote di rosso.
Non era un gran che, una ragazza normale. Non mi interessava molto. Però i nostri padri sembrava intenzionati a tutt' altro.

« Lasciamo che i due giovani si conoscano meglio » disse Charlie, meritandosi uno sguardo allibito di Isabella, mentre il mio genitore annuiva.

Si diressero verso il bouffet, lontano da noi. Naturalmente si instaurò un gran silenzio.
Io non ero mai stato bravo a far conversazione, specialmente con il gentil sesso.

« Bella festa » mormorai per spezzare la quiete che si era formata.

« Già .... ».

Riecco il silenzio.
La osservai. Si mordeva insistentemente il labbro inferiore e torturava le mani stringendole.
Incrociò improvvisamente il mio viso e si girò subito, imbarazzata. Lanciava degli sguardi fulminei alla sua destra.
Lì si trovavano due ragazze, sue amiche intuii.

« Neanche a te fa piacere questa situazione, eh? Vai pure dalle tue amiche ».

Mi fissò sorpresa e si rassegnò. « In effetti odio questa "ricerca" dell' uomo perfetto di mio padre »

« Allora abbiamo qualcosa in comune » conclusi sorridendo « ma non dell' uomo ovviamente » esclamai cercando di dissimilare il doppio senso.

Questa volta le sfuggì una risata argentina. Potei così ammirare il suo viso.

« Hai dei bellissimi occhi » mormorai mio malgrado.

« Cosa? » chiese, bloccandosi e assumendo svariati colori caldi.

« N- niente » balbettai anche io arrossendo. Perché avevo la brutta abitudine di far uscire dalla bocca i miei pensieri?

« Se mi puoi scusare » sussurrò prima di fuggire dalle amiche.

Mi misi una mano tra i capelli ancora in soggezione e camminai. Volevo allontanarmi da quella confusione.
Il parco si stendeva ancora per qualche centinaio di metri, ma mi fermai in prossimità di una fontana circondata da ghiaia e panche.
Mi sedetti su una di queste ultime e mi rilassai, ammirando il bellissimo velo stellato che avvolgeva il cielo.
Era il 25 luglio, piena estate, e nessuna nuvola mi impediva quella soave visione.
Mi concentrai per riconoscere le varie costellazione che la notte mi proponeva, ma una mi sfuggì.
Eppure era così maestosa, così brillante, che mi sembrò un peccato non saperne il nome.
E successe nuovamente.
La mia mente venne immersa da una svariata quantità di note, che unite formavano una nuova melodia.
Non mi capitava da molto; solo quando qualcosa mi colpiva, attirandomi completamente.
Era una canzone dolce, delicata, che colpiva l' animo.
Gli ultimi suoni erano però malinconici, per segnare l' arrivo di un nuovo giorno e della scomparsa di questo buio, che cela i nostri segreti più intimi.
La cantai silenziosamente, per sentirne il ritmo.

« È molto bella »

Sussultai spaventato e mi alzai di scatto.

« Scusami » disse nuovamente quella voce, di cui non avevo ancora riconosciuto il propietario.

Intravidi la sua figura, ma l' oscurità mi nascondeva l' identità.
Mi avvicinai e vidi un sorriso di scuse formarsi sul viso di Isabella.

« Non volevo interromperti, ma stavo cercando un posto più tranquillo ... »

« Non preoccuparti, non hai interrotto niente »

Ci sedemmo, ma cambiò discorso. « La melodia che stavi cantanto, era stupenda ...Di chi è? »

« Mia »

« Tua? L' hai scritta tu? » chiese palesemente sorpresa.

« Sì » feci una piccola pausa « Mi ha ispirato questo bellissimo cielo.» Alzai lo sguardo.

Mi imitò. Lasciammo passare qualche minuto in silenzio, immersi nei nostri pensieri.

« Ho sempre amato le stelle » sussurrò lentamente « le uniche luci nel buio della notte, ciò che ci aiuta a continuare la nostra strada »

Sorrisi senza guardarla « Questo cielo si potrebbe paragonare alla mia vita »

Mi osservò perplessa.

« La mia vita è stata sempre un pò monotona, non ho mai compiuto niente di memorabile. Vivo confinato nelle mura della mia casa, senza poter girare per il mondo. Devo rendendere semplicemente orgogliosi i miei genitori, le mie stelle, coloro che mi accompagnano sempre. Però infondo anche io vorrei andare sotto la luce solare, vorrei conoscere ciò che mi circonda. Mi sento la luna che predilige in questo dipinto celestiale; non potrò mai uscire di giorno »

Il suo stato esprimeva sorpresa e una piccola sfumatura di tristezza.
Improvvisamente le sue emozioni cambiarono. Sembrava più serena.

« Anche tu ammirerai il mondo di giorno » Mi inchiodò con i suoi occhi dolci e rassicuranti. « Non so quando capiterà , ma sono sicura che avrai la tua possibilità, la tua eclissi solare » concluse sorridendo.

Ammirai le sue parole, ne ero rimasto commosso.

« Grazie »

« Per cosa? » chiese.

« Per quello che hai detto ... se mai riuscirò nel mio intento, te lo farò sapere »

« Ci conto »

Udimmo delle voci da lontano chiamare la ragazza. Si alzò con un movimento goffo.

« Devo andare, i miei genitori mi attendono »
Mi misi in posizione retta anche io, per salutarla.

« .... allora buona notte, Isabella »

« Buona notte anche a te, Edward »

Ci fissammo per qualche istante, poi lei si girò e sparì nella notte.
Isabella.
....

Che strana ragazza.


________________

Grazie a tutti per aver letto. Questa è la mia seconda fan fiction su Twilight, spero sia venuta bene.
Da molto scrivo piccole storie, però non mi soddisfano e spesso rinuncio.
Questa invece sembra voler uscire intera dalla mia testa.
Ringrazio inoltre tutti coloro che leggono la mia fan fiction "Only My Wings" e scusate l' enorme ritardo che ho con
il nuovo capitolo.

  
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