Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Pan_z    27/10/2004    1 recensioni
Non regalate animali, non comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto è fatidico. Leggete e Recensite!Grazie!^_^
Genere: Drammatico, Malinconico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
TUTTO E’ FATIDICO

TUTTO  E’  FATIDICO

 

 

Disclaimer: Harry Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.

“Tutto è fatidico” (Everything’s Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)

“Dalia nera” è di James Ellroy, grande capolavoro del ‘900.

Tutto il resto è invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^

Tele-Mago Live! è proprietà della sottoscritta e chiunque lo volesse utilizzare è pregato di informarmi^^

Ringraziamenti: a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado,  a E., perché è solo un sogno, e poi a me, a me e a me-.-

 

 

Quando si nasce si piange perchè ci si ritrova

 in questo palcoscenico di matti. 

W.Shakespeare

 

 

 

Capitolo 8:

Il gioco delle parti

 

* * *

Al mio Ragazzo di Zucchero,

dolce peccato.

* * *

 

 

1

 

 

Avevano lasciato il saloon poco prima che alcune goccioline di un tiepido temporale estivo riempissero l’aria di echi sinistri.

Avevano camminato muti, ognuno con i propri pensieri, talvolta seri, talvolta impudici, talvolta senza alcun contenuto. Si erano scambiati occhiate sfuggenti, giusto per ricordarsi di non essere almeno *fisicamente* soli ed avevano lasciato la Londra magica ancora più silenziosi di quanto non lo fossero stati all’inizio di quella obliqua mattina di fine Agosto.

Eppure non c’era ancora un completo silenzio, anche se le strade erano semi vuote.

La pioggia scendeva a tratti leggera, a tratti scoscesa; pareva inquieta, come anche la gente chiusa dentro le scatole di vetro dei negozi e dei bar che non si guardava e non osservava davvero quello che accadeva fuori.

La loro mente era diretta verso altro.

Si perdevano nel vuoto sconfinato dell’ignoranza.

Come tutti, del resto.

Babbani e Maghi. Due realtà così diverse, ma tanto uguali in quelle situazioni: una falsa emergenza, ricoperta da vergogna e bugia.

Harry si schifò del Ministero del suo mondo. Come potevano essere così ottusi? Come potevano privare il Mondo dell’aiuto di cui aveva bisogno?

Era tutto un complotto. Una schifosa congiura nei confronti della difesa della propria persona.

Dopotutto, si disse, cos’altro ci si sarebbe aspettato da lui?

Ron avrebbe condiviso pienamente i suoi pensieri, se egli avesse ne fatto partecipe anche lui.

Ma erano troppo distanti.

Troppo diversi, accomunati dal bisogno di sentirsi protetti. Perché infondo era stato sempre così. Anche durante il primo anno, a caccia di quella dannata pietra. E nella Camera dei Segreti. Anche al Ministero, anche a scuola. Accomunati dalla paura, la puzza del sudore sulle fronti intrise del suo odore maleodorante e vergognoso.

 

La metropolitana li lasciò lontani da casa Figg. Avevano preferito i mezzi babbani alle consuete Passaporte o Polveri volanti. Non di quei tempi.

Si poteva rimanere uccisi anche solo girando l’angolo.

Anche ripercorrendo lo stesso percorso quotidiano che porta ad un lavoro *normale*, ad una vita *normale*, alla *normalità*.

Hermione si chiedeva sempre perché lei non riuscisse a ritornare alla sua vita di adolescente, seppur ripercorresse sempre la stessa strada, giorno dopo giorno, ricordando i tempi andati in cui potevano ridere beati all’ombra del frassino sulle rive del Lago di Hogwarts.

Ma ora neanche più Hogwarts era sicura.

Ora che Silente era fuori dai giochi.

 

Arrivarono fradici dinanzi la porta d’ingresso di casa Figg. Harry bussò, cauto, per non aggravare la sensibilità ai rumori della padrona di casa.

La porta venne spalancata con forza, lasciando uscire l’odore insopportabile –ma abituale- di cavolo fritto. Ron storse il naso mentre Hermione si portava una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio.

La signora Figg li accolse frettolosamente, invitandoli sgarbatamente ad entrare. Sembrava piuttosto guardinga nei confronti di quello che accadeva fuori.

I ragazzi entrarono, lasciando alcune goccioline sul pavimento non troppo pulito dell’abitazione. Come previsto, la padrona non ci fece caso. Sully saltò da un divano all’altro quando la pendola battè le sei del pomeriggio, spaventato dal forte rumore.

<< Alla buon’ora! >>

Arabella Rosamund Figg puntò loro contro tutta la sua insoddisfazione e la sua collera. Harry si fece un po’ di coraggio, sussurrando appena:

<< Ci dispiace, abbiamo avuto un contrattempo… >>

<< Contrattempo un corno.. >>

Ron spalancò gli occhi, chiedendosi se avrebbe dovuto essere incuriosito o in collera con quella donna –che egli chiamava amabilmente zitella-. Poteva essere una raffinata dama d’alta società, ma alle volte risultava alquanto antipatica ed acida, come potrebbe esserlo una Maga-nò.

<< E comunque non state lì continuando a bagnarmi la moquette! Filate in camera e dopo vi chiamerò per la cena. March! >>

I tre si avviarono silenziosi verso la scalinata che li avrebbe portati nella stanza che, da qualche tempo a questa parte, condividevano. Harry ne era stato felicissimo, e rimase piacevolmente sorpreso quando l’anziana signora non fece alcun commento sull’ arrivo improvviso dei suoi amici,  ma, al contrario, si era dimostrata cordiale ed ospitale. Si chiedeva sempre più spesso se non soffrisse di doppia personalità. Comunque, pensava, non sarebbe stata così acida ed indisponente se si fosse mai innamorata in vita sua.

Scosse la testa. Chi avrebbe potuto sopportare una donna del genere?

Hermione aprì la porta marrone di legno di ciliegio, fiondandosi sul letto più vicino, bagnando irrimediabilmente le coperte. I due ragazzi la seguirono a ruota.

Ron richiuse l’ uscio, evitando di fare rumore. Erano tutti stanchi e affranti, cercavano solo un po’ di pace. No, si corresse, volevano risposte su quello che avevano letto al Paiolo.

Verità o menzogna? Da quella perfida di una Skeeter non si aspettavano altro che falsità e bugia sul mondo a cui appartenevano, ma non potevano negare che la situazione non era delle migliori.

<< Voi che ne dite? >>, esordì Hermione nel momento in cui Ron si fu accomodato sul letto accanto ad Harry, intento a togliersi i pantaloni bagnati (con una punta di vergogna).

<< Di che parli? >>

<< Lo sai di che parlo, Ron. Dell’ articolo. Vogliono davvero tagliare fuori Silente? >>

Ron fece spallucce, Harry sospirò mesto.

<< L’hanno già fatto, purtroppo per noi. Non capiscono che è la nostra unica speranza! >>

<< Sai, credo di odiare sempre di più Perce. Proprio non lo capisco.. un tempo era una persona diversa, uno studente come *noi*. Ma poi, da quando è stato eletto Ministro.. >>

<< .. è cambiato. Lo sappiamo, Ron. Di certo l’influenza di Malfoy non è stata delle migliori >>

<< E’ stato un bene che sia morto… >>

Hermione si alzò, rovistando nel cassettone della biancheria, cercando qualcosa di asciutto da indossare. Nel frattanto Harry aveva già cambiato i suoi indumenti fradici che giacevano scomposti sul pavimento non propriamente pulito. I capelli neri gli ricadevano ribelli sulla fronte, coprendogli in parte gli occhi verdi che avevano mutato colore assieme al cielo.

Hermione, girandosi, pensò che somigliasse.. ad un angelo?

Non aveva le parvenze di un essere celestiale, con quei suoi capelli neri come l’oscurità che circonda l’ultimo girone dell’Inferno e con quella sua cicatriche che aveva un aria così sinistra.. ma bastava uno sguardo a quei suoi occhi per perdersi.

Quante volte si era persa?

In quella sconfinata bellezza, oceano cristallino.

Quegli occhi.. oh, potevano apparire puri e casti.. tuttavia, un attento esame avrebbe rivelato la vera natura di quello sguardo sfuggente al mondo, che vuole nascondersi dai volti inquisitori di gente sempre uguale.

Quegli occhi..

.. gli occhi di un bambino che aveva provato la crudeltà della vita troppo presto..

Rise fra sé e sé.

Harry non avrebbe voluto che lei pensasse quello di lui. Non voleva la pietà, né la compassione.

O forse non era la *sua* pietà che voleva sentiere..

Harry la guardò, sorridendole appena. Raccolse i suoi indumenti da terra, poi sei fermò sull’uscio, indeciso.

<< Che cosa pensi, Harry? >>, gli chiese Ron con una punta di preoccupazione.

Harry se ne accorse e scosse la testa. Dopotutto chi non lo era?

<< Penso soltanto che ci sia qualcosa sotto.. Voldemort è irrequieto, lo sento dentro di me.. >>, si fermò, ma quando vide le facce preoccupate degli amici continuò. << No, non è come quella volta ai tempi della Umbridge. È che.. >>

<< Cosa, Harry? Lui ti sta facendo qualcosa? Ti fa male la cicatrice?..>>

Oh, Hermione.., pensò, come puoi capire?

*Chi poteva capirlo?

Non i suoi amici, non Sirius, non Silente.

Paradossalmente, le persone che più amava non erano in grado di stargli vicino perché ignoranti, mentre l’unica persona che avrebbe voluto vedere morta riusciva a braccarlo tutte le notti, standogli accanto.

Come farebbe un padre.*

Si maledisse per quel pensiero così sciocco.

Voldemort non era neanche l’ombra di suo padre!

Lui reincarnava suo padre, e non era certamente Voldemort!

Respirò affannosamente, sbattendo il pugno contro la porta. Hermione sussultò facendo cadere gli indumenti puliti sul pavimento, mentre Ron strabuzzò gli occhi.

<< Dannazione, no! Non è la mia stupida cicatrice! È lui, la sua presenza nella mia vita! Mi fa del male, si.. continuamente.. >> Non si accorse nemmeno di stare urlando. Voleva buttare fuori tutta la sua frustrazione, tutta la sua incomprensione. Ma dov’erano finiti i suoi amici? Dov’erano finiti tempi in cui potevano fidarsi gli uni degli altri?

Andati, Harry, non lo sai?

Ti hanno lasciato solo in questo tempo arcano.

Sei solo..

.. come me.

Ancora voci nella sua testa.

Rivedeva volti.. tanti volti di persone sconosciute che gli dannavano l’anima, giorno dopo giorno.

Solo Dio sapeva quanto era grande il suo desiderio di liberarsi dal fardello che portava.

Dio sapeva cosa lui provasse, ed invece Ron ed Hermione no!

Harry avrebbe voluto piangere per questo.. perché Dio non esisteva..

Come aveva detto quella voce?

Era solo.

 

Era una bella voce.. una voce di donna..

O forse no. Era una voce androgina, senza corpo, senza sesso.

Ma era pur sempre una voce melodiosa che si spandeva come il miele sul pane morbido su cui riposare.. il tappeto di petali rossi, come nel ricordo di un sogno.

Cercò di calmarsi, respirando lentamente.

<< Si, Harry.. scusaci.. noi sappiamo quello che provi.. >>

<< No, tu non sai niente Ron. >>

L’aria si era fatta pesante. Scorreva la tensione fra di loro, e non era voluta. Era il destino che controllava le loro azioni. Era il destino che viveva, tutto il resto era morto.

Hermione raccolse gli abiti da terra.

<< Harry.. >>, cominciò titubante.

<< Scusate, non volevo. Troppe emozioni in un solo giorno. >>

Ron si alzò, andandogli a mettere una mano sulla spalla. << Ehi, amico, non preoccuparti. Siamo tutti stanchi di questa situazione, ma non per questo dobbiamo metterci a litigare! Finirà prima o poi… >>

<< Prima o poi, già. >>

Hermione sorrise loro. Forse lei era l’unica che si ricordasse come si faceva.

<< Credo che andrò a farmi un bagno caldo. Dove vai signor Weasley? Ho detto che ci vado io! >>

La ragazza cominciò a correre dietro al rosso che correva come un forsennato verso il bagno.

<< Chi arriva per ultimo mangia i cavoli della  zitella! >>

Harry li guardò uscire fuori dalla sua visuale, ridacchiando sommessamente. 

Chiuse la porta dietro di sé, mentre il mansueto Sully attorcigliava la coda alle sue gambe. Sorrise. Poi seguì il micio che si avventurava per i corridoi di casa Figg.

 

2

 

Il camino da cui uscivano fiamme verdi smeraldo scoppiettò cupamente.

L’ambiente rispecchiava benissimo l’atmosfera non molto allegra che aleggiava tutt’attorno. Le tende rosse sgualcite si alzavano e si abbassavano assieme al vento che penetrava dalle finestre semi-aperte. In realtà la sala non era grande, ma la magia aveva potuto renderla più ampia e spaziosa; questo, naturalmente, aveva aumentato il terrore che essa suscitava.

L’intero castello sembrava avvolto nelle tenebre e nella paura.

Certo era protetetto da incantesimi anti-babbani, ma questi ultimi, seppure si allontanassero senza ragione dall’edificio, provavano un senso d’angoscia e di freddo al cuore, come se non avessero nessun motivo più per ridere o per essere felici.

I Dissennatori circondavano le mura della vecchia abbazia dei Riddle, affamati di anime umane. Voldemort non impediva loro di cibarsi di quell’insulsa feccia che popolava il mondo, ma non voleva guai con il Ministero, non ancora.

 

Al centro della stanza un vecchio calderone arruginito giaceva spento, sospeso in aria da un incantesimo. Pochi mobili adornavano il luogo, fra cui una piccola scrivania su cui vi era un libro dalle pagine incartapecorite, aperto.

Voldemort ricordava bene in quali situazioni apprese i veri segreti che esso racchiudeva. Non si parlava solamente di Magia Nera, ma di veri miracoli della morte. La dea meno ben voluta dell’Olimpo che donava un pezzo della sua immortalità, riportando la vita.

Grazie a Malfoy senior avrebbe riottenuto ciò che gli apparteneva. Grazie al suo sacrificio.

Infondo, cosa cambiava se Malfoy era morto? Era morto *per lui*. Era morto per il compimento di un bene maggiore, troppo elevato chè la sua mente così materiale potesse comprendere.

 

*”Ma Signore.. se è solo per scoparla, esistono modi ben noti..”

“E molto illegali. Non si parla di necrofilia, idiota. Io la voglio viva

“E’ un qualcosa di irrealizzabile, e Voi lo sapete. Quel libro è custodito nella sezione più nascosta del Ministero..”

“Cos’è che più ti spaventa? Il rubare quel dannato libro, o il mio rubarti la tua dannata vita?

Non dirmi che adesso ti crei anche i sensi di colpa? È un po’ tardi, Malfoy. Voglio quel libro entro domani oppure di pure addio alla tua vita e a quella di tuo figlio.”

“Domani? Signore, non posso!”

“Ho il potere di rovinarti, e lo sai. Tu, la tua famiglia, la tua cara moglie che non ci penserebbe due volte ad infilarsi nel mio letto, così come tu pagheresti fior fior di soldi per possedere la bella Bellatrix..”

“Domani, allora.”

“Rimandi solo l’ora della tua morte di un giorno, Malfoy.”*

 

Ghignò soddisfatto.

Dopotutto, l’intera società si basava su infimi ricatti. E poi chi avrebbe potuto astenersi dal toccare la pelle eterea di Bellatrix? Quell’infima puttana da quattro soldi che faceva girare la testa al suo esercito.. ma lei non era certo la sua amante.

Era un gioco, un dannatissimo gioco perverso, fatto di bugie, tradimenti, seduzione..

.. ma non di amore..

Si lasciava sedurre nel suo letto babbano, ma non l’amava. Lei era dedita ad altri vizi con l’ingenuo Malfoy, e lui.. lui pensava ad un’altra. Era un chiodo fisso, il fuoco che ardeva il legno nelle notti d’inverno più gelide in cui si può trovare calore e conforto solo fra le braccia nude di un altro uomo.

Trovava conforto in lei? Probabilmente non avrebbe saputo dirlo.

Ma lei era sua.

Morta per lui, morta su di lui anch’ella.

Ed ora aveva la possibiltà di riaverla, forse in un corpo che non le apparteneva, ma dinuovo in vita. Già pregustava il momento in cui sarebbe sgusciata fra le sue lenzuola come aveva sempre fatto, la *sua* bambina del peccato, così indifesa e volubile.

*Fuoco che arde, spirito che brucia senza contegno.

Un marchio a caldo impresso sulle braccia di entrambi.

Tanta menzogna fra di loro, solo una verità-

Condannati al demonio.*

 

La piccola porta di legno si aprì silenziosa, cigolando appena.

Dall’ombra uscirono, con le loro tuniche nere, i corpi di Draco e Bellatrix che si inchinarono al cospetto del loro Signore. Draco fece un passo in avanti, parlando quietamente:

<< L’abbiamo presa. >>

Voldemort ghignò ancora, soddisfatto.

<< Bene.. dovresti ringraziare la tua amichetta, Malfoy. >>, disse guardando con la coda dell’occhio la facile Bellatrix. << Allora chi è? >>

<< Signore.. si chiama Nimphoadora Tonks, del Ministero. L’abbiamo scovata nell’ala 47 dell’edificio assieme a Ben Kingsley e ad altri Auror. Naturalmente li abbiamo fatti tacere… >>

<< Idioti! >>

Entrambi sussultarono. Voldemort era furente di rabbia. Gli occhi erano –se possibile- ancor più iniettati di sangue, respirava affannosamente.

Lanciò la maledizione Cruciatus su Draco, come per sfogarsi, ma ad un colpo di baccheta di Bellatrix tutto cessò. Egli si ritrovò steso sul pavimento senza fiato e madido di sudore.

Bella gli si strusciò accanto, come un serpente, sfoderando tutte le sue più note armi di persuasione.

<< Mio Signore, questo non guasterà i tuoi piani. Tutti gli Auror presenti sono morti, probabilmente Silente manderà una squadra dell’Ordine sul posto, ma possiamo mettere tutto a tacere con la nostra talpa al Ministero. Per la nostra maghetta nessun problema. Ho usato una pozione polisucco per trasformare il corpo di uno degli auror morti nel suo. Abbiamo tutto sotto controllo. >>

<< Cambia la frase, zuccherino: *hai* tutto sotto controllo. Il tuo bastardo non è riuscito a schivare la mia maledizione. Mi chiedo perché ci siano certi incapaci nella schiera dei miei servi.. >>, disse guardandolo con rancore. Draco in quegli occhi freddi ritrovò tutto l’odio che provava per suo padre. L’odio che *entrambi* provavano, anche se per motivi differenti. Ingoiò tutto il risentimento che sentiva in quel preciso istante –e che, non poteva negare, nutriva da molto tempo-, conficcandosi le unghie nel palmo della mano, sperando vivamente che sanguinasse.

Metti le mani in tasca e morditi la lingua

Eccome se l’avrebbe voluto fare.

<< Comunque dov’è? >>

Bellatrix indicò la porta, aiutando Draco a rimettersi in piedi.

<< Entra MacCumhail >>

Sembrò sbucare dal nulla. Le vesti nere frusciavano sul pavimento sporco e eroso dal tempo. Da sotto il cappuccio erano visibili alcune ciocche bionde e gli sgargianti occhi cerulei. Voldemort lo guardò accigliato: << Ancora qui? Buffo, vero? Consolati, non sarà per molto. >>

Sghignazzò rumorosamente. Il viso che si nascondeva dietro il cappuccio d’ ebano sembrava travolto dalla paura, intimorito dalle minacce dette pocanzi.

Un mugolio attirò l’attenzione generale. Dietro le spalle robuste dell’uomo apparve l’esile figura legata ed imbavagliata di Nimphoadora Tonks. I capelli rosa confetto sembravano di tutt’altro colore nell’ambiente senza luce; Voldemort, dopotutto, non riusciva a sopportare luci più forti di quelle artificiali.

Il prezzo dell’immortalità.

Il Mangiamorte la spinse delicatamente davanti a sé, e Tonks risultò sorpresa dell’affabilità e cordialità –almeno apparente- dell’uomo nerovestito. Di certo il trattamento che aveva ricevuto con gli altri due, fra cui aveva riconosciuto il figlio di Malfoy, non si era uguagliato.

I loro sguardi si incrociarono, facendo si che Nimphoadora si specchiasse negli occhi cerulei del ragazzo. In quelle iridi distinse tanta paura, risentimento e rassegnazione.

Anche lei aveva già rassegnato le sue speranze di salvezza perché ci sarebbe stata solo la fine per lei.

Non esiste speranza nelle braccia di Voldemort

Se fosse sopravvissuta probabilmente avrebbe potuto abbracciare Harry, guardarlo con uno sguardo più consapevole delle sue vicessitudini, ed avrebbe anche capito il dolore di Remus quando, nel suo letto, si rivoltava sulla schiena imperlata di sudore ansimando non di piacere ma di paura.

E lei, che prima non capiva..

.. che non *poteva* capire…

.. ora l’avrebbe fatto..

Li avrebbe baciati entrambi sulle labbra (forse ad Harry avrebbe riservato un bacio più casto), e si sarebbero consolati a vicenda.

Se solo fosse sopravvissuta.

 

Tonks, quando venne avanti, fu investita dall’opaca luce di una candela quasi spenta e riconobbe la risata stizzita di Voldemort che la guardava attento con quei suoi occhi impudici e perversi che avrebbero potuto ghignare se solo ne fossero stati capaci.

Ringraziò Madre Natura del fatto che gli occhi non fossero capaci di deriderla. Almeno loro.

<< Mmh.. davvero graziosa.. certo nulla in confronto alla mia bella >>, esordì Voldemort, squadrandola dalla testa ai piedi. << Ma andrà bene lo stesso >>

<< Certo che andrà bene, Signore, anche per futuri scopi. È la donna di Remus Lupin. >>, intervenne Draco, ancora ansimante.

Voldemort lo guardò indifferente. << Chi? >>

<< Un Malandrino >>

Si guardò le unghie affilate, soffiando lievemente, sempre con aria indifferente. << Continui a non dirmi niente di utile Malfoy >>

Bellatrix lo guardò maliziosa, sapendo di centrare un nervo scoperto :

 << Un amico di James Potter >>

Lo sguardo del Signore delle Tenebre si accese. Bellatrix non seppe dire se per rabbia o per illuminazione serafica. Rise sommessamente.

<< Ma davvero? Potrebbe essere utile, hai ragione Malfoy. Per una volta hai maledettamente ragione. >>

Sul volto di Draco comparse un mezzo sorriso di soddisfazione.

<< Ora sbrighiamoci, d’accordo miss. Tonks? >>

Nimphoadora annuì vistosamente per assecondarlo. Nello stesso mentre sentì la porta alle sue spalle chiudersi con un tonfo, e capì che anche la sua fonte di possibile salvezza era sparita.

<< Bene. Pensi ad una donna di rara e straordinaria bellezza, con gli occhi profondi quanto l’oceano e dai capelli rossi come il fuoco. Una fanciulla androgina, dal sapore di una ciliegia. Ha presente di chi sto parlando? >>

<< Mmm… >>

<< No? Allora glielo sussurrerò in un orecchio così non potrà dire di non aver sentito.. >>

Le si avvicinò con fare furtivo, ma Tonks indietreggiò quando sentì la stoffa della sua tunica premerle contro i seni. Lui, al contrario, le bloccò i polsi ed accostò la bocca rossa vermiglia all’esile orecchio di lei.

Quello che le disse, Tonks non l’avrebbe dimenticato. Così come non avrebbe dimenticato l’odore delle sue membra che la schiacciavano, il sibilio della sua lingua biforcuta che le carezzava l’orecchio roseo. Non avrebbe dimenticato di aver respirato la sua stessa aria che era solamente anidride carbonica. Come lui, nociva. Ed avrebbe portato quel segreto che le avrebbe procurato la morte nella tomba, come lui aveva desiderato, confidandoglielo in quegli attimi in cui avevano condiviso lo stesso spazio.

Si staccò da lei bruscamente, dirigendosi verso il calderone. Accese il fuoco al di sotto, e cominciò ad armeggiare con provette contenemti fluidi dai colori più disparati, dagli effetti sicuramente mortali. Versò il contenuto di alcune bittigliette nel calderone che bolliva, producendo una piccola nuvoletta colorata.

<< Allora ha capito bene, miss Tonks? Deve bere questa pozione che, ahimè, avrà degli effetti collaterali su di lei, naturalmente. >>

Tonks raccolse il coraggio che le era venuto a mancare in quell’arco di tempo e gli rispose, poichè Malfoy l’aveva slegata. << Quali alternative ho? >>

Continuando a stare di spalle le rispose a tono: << Nessuna temo. >>

Tonks avvolse una ciocca di capelli attorno ad un dito, dicendosi che a Remus sarebbe piaciuto.

<< Questo comporterà la mia morte? >>

<< Sicuramente. >>, rispose serafico. << Quando si possiede l’anima, l’intero corpo muore. Non si può vivere senza spirito, mia cara. >>

<< E se io non avessi capito bene di chi parla? Potrei non conoscerla, non crede? >>

<< Oh, ma io credo che lei la conosca. Ho qui una sua foto, a scanso di equivoci. >>

Tonks spospirò, abbandonando la testa sul petto madido di sudore che le imperlava, prezioso, la fronte corrucciata. Nel frattanto, Lord Voldemort armeggiava con mestoli e liquidi nel calderone da cui usciva un denso fumo nero. Nimphoaora si disse che non avrebbe potuto vedere colore diverso da quello ad un passo dalla morte. Il tunnel oscuro ed inesplorato dell’aldilà che non sarebbe stato il Paradiso, ma solo il Purgatorio per lei.

Infondo, aggiunse a se stessa, lei non aveva mai creduto a quelle babbanate dell’Inferno, del Purgatorio e Paradiso. Non  a quelle stronzate che le raccontava quella madre babbana nelle cui vene non scorreva il suo stesso sangue. E non avrebbe mai creduto alla redenzione dell’anima. Quindi non avrebbe dovuto avere paura di morire. Non c’era assolutamente nulla per restare su quella terra che l’aveva ripudiata da quando era nata.

*Assolutamente niente per continuare a sperare.

.. ma perché prendersi in giro?..

.. perché non ammettere la nostalgia di Remus?

Quello che con lui aveva solo assaporato:

il sapore dell’amore consumato come un pasto veloce in una taverna deserta.

E lei che aspttava il dolce aroma del sesso misto a quello della rugiada sui campi.

Niente per sperare. Tutto andato.*

 

Avvolta nei suoi ultimi pensieri *da viva*, non si era resa conto del tempo che, infimo, aveva continuato la sua corsa. E Voldemort le era a pochi passi, una boccetta di vetro fra le mani contenentre un fluido trasparente, quasi sembrasse acqua.

Acqua letale

Lo guardò, con uno sforzo, in quei suoi occhi iniettati di sangue.

<< Perché proprio io? >>

Le lacrime le bagnavano calde le guance.

Voldemort fece spallucce, rivolgendosi ai suoi Mangiamorte.

<< Già, perché proprio lei? >>

Bellatrix ghignò, Draco si voltò di spalle. << Perché è la vita, perché è il fato. Lo chiami come vuole, miss Tonks. Sappia solo che non l’ho voluta io. Credo che mi creerà più problemi del previsto, io non ho niente contro di lei. >>

La guardava piangere, ricordando come la sua bambina piangesse fra le sue braccia, ma non poteva fare altro per lei. Era solo una vittima.

<< La veda come una grande partita a scacchi. Ho solo mandato dei pedoni a catturare una preda. La preda capisce da sola chi è. Ma stia certa che il suo sacrificio non sarà vano; arriverà il giorno in cui farò scacco matto al Re ed allora sarà l’inizio della fine! >>

Rise sguaiatamente, e Tonks tremò. Chiuse gli occhi, incapace di guardarsi morire.

Alla fine, pensò, ultimo viene il corvo. Così diceva Calvino; posso vederlo svolazzare sopra la mia testa, incurante di quello che mi accadrà e che mi sta accadendo. Non ho mai creduto a quelle stronzate della Chiesa, ma forse non mi costa niente provarci.

Che Dio redima la mia anima, così sia.

Posò le labbra sul freddo vetro della provetta, mentre il Signore Oscuro glielo faceva scorrere nella gola. Il primo contatto fu brusco: il liquido le bruciava la gola, provocandole un dolore alla testa e alle membra. Rivide la sua vita in una frazione di secondo, come per farle ricordare tutti gli errori commessi. La pelle scottava sotto il contatto delle mani estranee dei due servitori dell’Oscuro. Il corpo vibrava con scosse violente; le sembrò che tutto stesse bruciando e che il fuoco provenisse dentro di lei. Forse erano quelle le pene dell’Inferno predicato dalla Sacra Chiesa del cazzo di sua madre. Bè, ora capiva perché ne parlava con tanta paura e rancore.

Poi, tutto d’un tratto, si sentì leggera, come se avesse potuto spiccare un balzo da terra e arrivare a toccare il cielo con un dito. Quel corpo bruciante sembrò placarsi: le fiamme si concentrarono sulla testa, come una cascata di fuoco, e sulle labbra carnose, quasi scarlatte. Sentiva di non essere più se stessa, e così era. Lei era sparita per sempre, un’anima senza mèta, con amico solo il vento che la trasporta.

Infine, scandì il salto decisivo, non stando più in bilico fra vita e morte. Saltò nelle acque torbide dell’Acheronte, sperando che il traghettatore pauroso degli Inferi la scortasse nell’Ade, sull’altra sponda, anche se non aveva di che pagarlo. E che Dio le scampasse la permanenza sulle altre rive dove uomini e donne pregano Caronte di essere pietoso e di graziarli con la luce. Eppure, dopo millenni di preghiere, egli rimane impietoso dinanzi queste richieste.

Dunque Nimphoadora Tonks sperimentava l’esperienza della morte, anche se non avrebbe potuto raccontarlo a nessuno, con rimpianti e rimorsi, mentre la bella, la non-morta, ritornava in vita, ringraziando, in silenzio, colei che le aveva donato quel corpo giovane; riapriva gli occhi verdi, con nuove speranze al suo seguito, con una rinnovata gioia per la sua vita, e con la promessa di non sprecare più nessuna occasione le si fosse presentata dinanzi.

 

3

 

Voldemort le si avvicinò, stringendosi le mani, stringendo gli occhi per autoconvincersi che *lei* non era un’illusione della sua mente. Lei era viva.

La vedeva guardarsi  le dita affusolate, stropicciarsi la gonna di un colore troppo sgargiante per la sua carnagione pallida. Arrivò a sfiorarsi le labbra, poi il naso, fino ai capelli infuocati, come li aveva sempre serbati nel ricordo della sua giovinezza.

Un piccolo bocciolo di rosa, così tenero, indifeso, che apre per la prima volta gli occhi al mondo.

Quegl’occhi che nessuno avrebbe avuto il coraggio di chiudere per la loro straordinaria lucentezza e bellezza. Nessuno gliel’avrebbe portata via, a meno che non  avrebbe voluto passare sul suo cadavere di non-morto.

Era sua, come già l’aveva posseduta in passato, vergine dal sapore speziato sul collo costernato di gioielli. Bambola di carne e sesso.

Un sussurro sulle labbra, non un nome vero e proprio, un gemito di piacere incontenuto..

.. il passato che ritorna prepotente sulla strada del presente, impertinente, voglioso, irrispettoso..

Lei la bella addormentata nella tomba che si ridesta dopo anni.

Lei.

Lily.

 

4

 

Il gatto Sully avanzava trotterellando verso i piani superiori, attorcigliando la coda ramata. Quando Harry tentava di carezzargliela, egli inarcava la schiena, soffiando, segno che non voleva essere disturbato. Harry lo seguiva, come ipnotizzato da quel suo ‘ancheggiare’ femminile nei meandri oscuri della casa.

Salirono velocemente l’arrugginita scala a chiocciola, con una certa reticenza del ragazzo, non solo perché cigolava in modo davvero pauroso, ma perché l’intera casa lo metteva in soggezione. Gli ricordava avagamente la Casa degli Specchi del Luna Park.

Ricordò che, come premio per il buon voto in inglese di Dudley, gli zii li portarono tutti al parco divertimenti, e, sebbene Harry fosse abbastanza piccolo, ricordava come se fosse stato ieri il timore che aveva avuto guardando le molteplici immagini di se stesso riflesse negli specchi.

Tanti Harry, mutevoli come il suo umore.

Tanti Harry, gli uni diversi dagli altri, quasi a simboleggiare il flusso della sua coscienza: gli Harry che c’erano stati per piangere, per combattere e quelli che avrebbero dovuto esserci e non ci sarebbero mai stati.

Avanzava come il gatto, in punta di piedi per evitare che qualche asse del pavimento scricchiolasse e rivelasse la sua presenza.. a chi poi?

A chi sarebbe potuto esserci dietro una delle innumerevoli porte colorate.

Si disse che, sì, non avrebbe dovuto abbassare la guardia in un casa come quella. In una casa dove abitavano certi *soggetti* come Arabella Figg, come lui, come Ron e come Hermione.

Che bell’accoppiata! Maghi diciassettenni e una vecchia rancida mezza pazza.

Si passò distrattamente una mano fra i capelli. Gettò un’occhiata davanti a lui per assicurarsi che l’anziano Sully ci fosse ancora..

.. ma non c’era, come in effetti aveva immaginato. Era sgattaiolato ai piedi di uno degli antri semichiusi ed ora se ne stava seduto a grattare sull’uscio in attesa che qualcuno lo degnasse di attenzione.. possibilmente qualcuno che c’era al di là della soglia..

 

Harry si avvicinò. Prese in braccio il gatto che non oppose resistenza, si accovacciò a terra, imitando la posizione felina del suo amico spelacchiato, ponendo l’orecchio sul freddo legno di ciliegio, sperando di captare i rumori o eventualmente anche le voci dei ‘qualcuno’ presenti nella stanza.

Dopo qualche minuto di silenzio, il vociare continuò. Tuttavia Harry udì un chiacchierio soffuso ed indistinto. Le porte erano insonorizzate.

Esibì un ghigno mesto prima di scuotere la testa. Avrebbe dovuto capirlo che la signora Figg nascondeva più di un segreto, come lui d’altronde.

Aguzzò meglio l’udito ed, invece di ascoltare una possibile conversazione al di là dell’uscio, udì i passi affrettati di Ron ed Hermione che gli si avvicinarono. Sully scappò dalle sue braccia, attraversando le gambe del rosso, scendendo fuoriosamente le scale a chiocciola.

<< Harry.. che.. ci.. fai.. qui..? >>, disse Ron affannato.

Harry si drizzò a sedere. << Cosa ci fate voi qui? >>, sussurrò, quasi invitandoli a fare lo stesso.

<< Ci stavamo rincorrendo per una cosa stupida.. ma perché sussurri? >>, gli chiese Hermione con la sua voce squillante.

<< Stsss! >>, la zittì Harry, indicando la porta. Entrambi si accovaciarono, aggrottando un sopracciglio.

<< C’è qualcuno qui dentro.. >>

<< Scommetto che le porte sono insonorizzate.. >>

Harry annuì, inarcando appena un sopraciglio, risultando sorpreso del fatto che Ron avese in parte interpretato i suoi loschi pensieri. << Già.. a che pensi? >>

Ron gli rispose con un gran sorriso stampato in volto. << Torno subito >>

Harry ed Hermione si guardarono reciprocamente, facendo spallucce. Qualche secondo dopo, Ron era già di ritorno. Harry riconobbe subito i fili e le orecchie che teneva in mano.

<< Orecchie Oblunghe, made in Weasley’s Factory! >>

Harry aveva già visto ed utilizzato quelle orecchie in precedenza, una sera all’Ordine, nella sede di Grimmaud Place. Vide Ron distribuire un paio di orecchie per ciascuno, aggiungendo un commento sonoro molto flebile: << Il negozio di scherzi va a gonfie vele. Fred e George le hanno migliorate!

A prova di incantesimo! >>

Ne poggiarono le estremità sulla porta del duro legno amaranto, stando in religioso silenzio ed in trepidante attesa di captare una qualche possibile conversazione.

In  realtà, per Ron e Hermione sarebbe stato solo il modo per scoprire se la Figg avesse davvero un amante. Ricordava nitidamente quel pomeriggio di Agosto in cui scorrazzavano beati nell’abitazione. Stesso scenario, forse non la stessa porta. Voci dall’interno, come se oltre l’uscio vi fosse un passaggio dimensionale fra due mondi. Allora non poterono ascoltare più di qualche mormorio sconnesso, interrotti dall’uscita furibonda della  padrona di casa che inveiva contro di loro. Harry pensò che Ron si fosse fatto mandare le Orecchie  direttamente dai fratelli, nella loro fabbrica di scherzi, e forse, come in passato, si sarebbero rivelate utili, a prescindere dallo scopo.

 

L’orologio da basso scandiva i secondi, quasi infastidendo i loro intenti. Avevano forse paura che tutto s’interrompesse lì? Che quello scandire di parole, idiomi, fonemi, sillabe morisse, interrotto dalla pendola rumorosa del salotto.

La voce stizzita della Figg risuonò in tutta la stanza, facendo vibrare finestre e muri, inviando vibrazioni ai loro ‘stetoscopi’.

<< .. e voi non fate nulla? Ci sono questi individui che vanno seminando morte, un Ordine operante che non conclude nulla, e la situazione rimane così?!  Certo, pace, Amen! >>

Probabilmente cominciò ad camminare per la stanza, stando ai rumori felpati dei suoi piedi.

<< Arabella, calmati.. Stiamo facendo il possibile.. >>

<< STATE FACENDO IL POSSIBILE?!

Ma vi rendete conto che decine di persone sono morte perché siamo –oh, no, stavolta ne sono fuori- siete ad un punto fermo da mesi, ormai, signori miei! >>

<< Non urlarci contro! Se non fossimo stati richiamati all’ultimo minuto da Silente, saremmo capitati anche noi in quella carneficina, e non certo da spettatori, ma da protagonisti!

Sono morte persone, sì, stanno morendo. Persone care a tutti: amici, amanti.. ma non per questo dobbiamo cedere ad attacchi di ira, prendendosela con il mondo intero. Adesso, più che mai, dobbiamo avere fiducia. Fiducia in Silente, nonostante tutto, nell’Ordine, e in Dio, specialmente, ammesso che ce ne sia uno ancora. E tu dovresti saperlo meglio di noi, mia cara. >>

La voce roca si spense con un respiro sommesso. I passi si fermarono, attuttiti dalla moquette, in un punto non troppo lontano dalla loro postazione.

I ragazzi rimasero zitti, preferendo il silenzio a tutte le domande che avevano in testa. Stettero taciti forse anche per paura delle risposte. Per quelle ci sarebbe stato tempo. Forse sarebbero venute direttamente dalla ‘mia cara’ Arabella Figg di Malocchio Moody, che probabilmente in quel momento stava facendo roteare l’occho magico da una parte all’altra dell’abitacolo. Quasi certamente si era accorto di loro, pensò Harry. Meglio così. Avrebbero saputo tutta la verità non per vie troppo trasverse come quelle.

Ci fu silenzio anche all’interno per qualche, velocissimo, minuto. Poi, come la pietra spacca il vetro, crepandolo rudemente, così la voce di Remus Lupin esordì fra i suoi pensieri:

<< Come stavo dicendo prima che mi interrompessi, cara, l’Ordine sta facendo tutto il possibile per rintracciare i Mangiamorte, specialmente quelli colpevoli del martirio dell’Ala 47. >>

<< La cosa strana >>, intervenne Malocchio. << E che ci insospettisce di più sui piani dell’Oscuro è che quella era la sezione destinata allo studio delle mosse degli E.T., Esseri delle Tenebre, Mangiamorte. Nessuno sa quali siano veramente i piani del Lord. La nostra talpa ha quasi fatto saltare la sua copertura, quindi è fuori gioco. >>

<< Voldemort non si fida più di Severus. Avrai capito che per noi è una grave perdita. A dimostrazione di ciò il fatto che gli riserva incarichi semplici, che non comportano degli attacchi diretti a punti scoperti. Nell’ultima comunicazione che abbiamo avuto con lui ci diceva che qualcosa bolliva in pentola. C’era fermento nell’aria, tutti elettrizzati, Voldemort in primis.

Penso non parlasse della scoperta di un nuovo modus operandi per la tortura. Era qualcosa di grosso. Al momento è irreperibile, ma credo che Silente voglia metterlo sotto Incanto Fidelius. >>

Arabella sospirò mesta. << Nessuno è più sicuro.. hanno affidato i ragazzi a me, ma ormai sono vecchia e non so se sono più in grado di proteggerli.. >>

<< Ormai manca poco al primo Settembre; ad Hogwarts saranno sotto controllo.. ci saremo sia io che Sirius, oltre a te e a Silente. Non lasceremo che nessuno si avvicini a loro.. >>

<< Ma non è meglio che sappiano cosa sta succendendo? >>. La signora Figg si asciugò gli occhi rigati di lacrime con un fazzoletto lercio.

Moody ghignò sotto i baffi. << Oh, ma io penso che sappiano già. >>

<< Cosa intendi dire? >>

Harry, Ron ed Hermione sentirono i tonfi della gamba di legno di Moody avvicinarsi pericolosamente alla porta. Si guardarono i volti reciprocamente, mandandosi messaggi in silenzio.

Meglio così

La porta si aprì lasciando quasi visibile un flusso d’aria che roteava nello spazio.

Ad Harry parve quasi di sentire un fulmine.

O meglio, sentì come se un fulmine vibrasse nel suo esile corpo lattiginoso. La mente fu pervasa da sensazioni annesse e sconnesse dal dolore; tutto cominciò a girare come l’aria.

Harry allora capì di volteggiare. Non era proprio un volo, bensì un viaggio a ritroso. Sentiva benissimo la sensazione di avere sotto i piedi quegli strani tappeti automatici dei centri commerciali che scorrevano in alto e in basso, e la testa stava quasi per frantumarglisi tanto era diventata pesante sulle sue spalle.

Si sentì improvvisamente stanco e spossato, come se non dormisse da giorni, il che non era del tutto invero. Ogni notte ricordava un passato che non era stato il suo, ogni particolare scolpito nella sua memoria come se fosse *davvero* accaduto. Ogni volto vivido e ben delineato: volti giovani e freschi di una giovinezza non intaccata dalla maturità. Volti che non poteva ignorare.

La porta sembrò continuare ad aprirsi per uno scorrere indefinito di secondi paralleli al tempo reale.

Quando interruppe la sua corsa sbattendo contro il muro, Harry non si aspettò certo di trovare una camera buia. Si alzò sulle gambe ed attraversò l’antro oscuro. Poi la sua mano lo guidò all’interruttore della luce, zittendo ogni bisbiglio.

“Chi c’è?”

Harry si passò una mano fra i capelli, così come faceva ogni qual volta c’era qualcosa che non andava. Ma sentì i capelli setosi sotto i suoi polpastrelli rudi invece dei suoi tozzi capelli ribelli; continuò ad accarezzarli per tutta la loro lunghezza fino ad arrivare alle anche scolpite nel marmo. Guardò con paura mista a stupore le sue mani dalle dita affusolate, spalancando gli occhi verdi, forse l’unica cosa che poteva appartenergli. Di certo se avesse detto a qualcuno che egli era davvero Harry, nessuno gli avrebbe creduto. Nemmeno lo specchio, dato che esso, in primis, rifletteva l’mmagine di una donna dai bei capelli rossi e dalle labbra di bambola.

E quello di certo *non* era lui.

“Lily”

“Ci hai spaventato stupida donna”

“Così imparate a stare svegli fino a quest’ora. Se vi scopre la McGranitt..

“Ma stai zitta un po’, altrimenti ci scopre davvero. Hai una voce troppo squillante per i miei gusti”

“.. e comunque non sono affari miei se vi becca a trastullarvi con le vostre ochette che nascondete sotto le lenzuola.. Cercavo James solo..”

“E’ all’allenamento di Quidditch”

“..solo per dirgli che vado a letto e che non deve assolutamente venirmi a disturbare”

“A letto con  chi?”

Si girò sui tacchi, sbattendo con una forza innaturale la porta di mogano. Anche Harry andò via, seguendo i suoi passi felpati nel silenzio notturno del castello stregato. Lily –ed anche Harry, entrarono nella sua stanza ed Harry non negò a se stesso un certo senso di vergogna mista a curiosità. In seguito ripudiò se stesso per quei pensieri: cosa si aspettava? Di vedere sua madre che si spogliava davanti ai suoi occhi?

La camera era deserta, si udiva unicamente il quieto bisbigliare dei rami degl’alberi che si scambiavano i pettegolezi sulla popolazione di Hogwarts.

“Non verrà nessuno stanotte”

Si girò verso l’angolo. Il buio pesto permetteva loro di vedere soltanto l’ombra del visitatore.

“Sei solo mia”

Dopodichè chiuse l’uscio.

 

5

 

Remus Lupin se ne stava a braccia incrociate con il naso ad un palmo dal vetro della finestra del soggiorno. Pareva cheto, ma dentro di lui tutto era in rivoluzione. La mente viaggiava in un turbinio di pensieri sconnessi, il cuore non riusciva più a sentire nulla. Non era neanche più padrone di provare odio per quella immonda situazione e per quell’essere spregevole che aveva portato via il suo angelo. Quell’angelo che lui sapeva sarebbe divenuta la sua condanna ad una esistenza morta e …

Ma a cosa gli serviva rimembrare ancora di più alla sua coscienza violentata quella che era la realta? C’era solo dolore intorno a lui. Lo sentiva anche Harry. Si voltò piano, socchiudendo un poco le palpebre. Gli si avvicinò con fare paterno, perché, in fondo, lui lo era sempre stato. Ma questo Harry non poteva saperlo. Non poteva sapere che lui era l’ultima persona che amava e che era rimasta in vita; lui avrebbe voluto essergli vicino come avrebbe fatto James, come un padre.

…ma forse, era solamente Harry ad essere un figlio per lui..

<< Mangia un po’ di cioccolata. Viene dritta dritta dalle dispense di Mielandia! >>

Harry sorrise a fatica. Si toccò la cicatrice infuocata di dolore, esibendo una smorfia che non era di dolore, quanto di indignazione per quello che gli era successo. Ancora una volta lui aveva avuto il sopravvento sul suo corpo.

Si sedette accanto a lui, passandogli un braccio sulle spalle. Harry lo lasciò fare, almeno quello lo consolava. Nel frattempo i tonfi sordi della gamba di legno di Moody riecheggiavano come tuoni nella casa. << Così avete sentito, eh? >>, ringhiò.

Tutti e tre annuirono. << Passavamo di lì.. >>, tentò ironico Ron.

<< Taci Weasley >>

Ron si ammutolì.

<< Sapete che non sareste dovuti venire a conoscenza di quanto detto? Sono informazioni strettamente riservate.. >>

Hermione lo bloccò. << Avremmo saputo lo stesso. Meglio così che per altre vie, non crede professore? >>. Moody rabbrividì un attimo: non era stato certo lui il loro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e ogni volta che ci ripensava il suo odio contro Voldemort e i suoi impudici seguaci cresceva. << E poi staremo in guardia, non apriremo bocca! >>

<< Lo credo bene, Granger. Nessuno deva venire a sapere di… >>

<< E lei crede che Rita Skeeter o la Gazzetta se ne stiano buoni buoni mentre un’ala del Ministero viene attaccata apertamente dai Mangiamorte? >>, disse Harry sarcastico. << Sarebbe bello, ma, d’altronde, la gente vuole sapere. Come se questo li aiutasse a scampare a quell’essere immondo..>>

Scese il silenzio.

La pendola oscillava ritmicamente, scandendo mollemente i secondi nello spazio intriso del sapore vibrante della paura.

<< Bè, credo che metterò su un po’ di tè allora.. >>

<< Le presto la bacchetta se vuole, signorina Figg >>

Ron ridacchiò sotto i baffi, ma la Figg lo fulminò con lo sguardo e ribbattè acida:

<< Non ho certo bisogno della tua bacchetta, signor Weasley. >>, e così dicendo tirò fuori dalla piega dell’abito una bacchetta nera. Sorrise maliziosa. << E poi dovresti portar più rispetto ad un insegnante.. se fossimo già ad Hogwarts toglierei a Grifondoro cinquanta e più punti.. >>

I tre strabuzzarono gli occhi.

<< C-come? >>, balbettò Hermione, guardando a turno Ron e Harry.

<< Arabella sarà la nuova insegnante di Trasfigurazione, nonché  direttrice  della Casa di Grifondoro >>

Ron spalancò la bocca mentre Harry sorrideva soddisfatto a Remus. << Bene, almeno sappiamo che non sarà un’incapace >>

*Ancora taciti corpi al seguito del tempo.

Guardano le lancette scorrere,

il vento soffiare sulle cime degli alberi

che  ondeggiano come i pennachi degli eroi mitici.

Anch’essi sono eroi.

Eroi in un mondo corrotto,

sorretto dal falso ideale di Provvidenza,

perché Dio è morto.

Ucciso dall’avanzare dei secoli

e dei popoli che misconoscono i loro ideali di libertà.*

Remus si alzò in piedi. << Sarà meglio andare Alastor. Bisogna avvertire Silente. >>

Moody assentì, voltandosi verso i ragazzi. << Vigilanza costante, mi raccomando! Ci rivediamo sul treno >>

Hermione non fece in tempo a chiedergli cosa volesse dire che già i due Auror erano scomparsi, lascindo di sé solo un’aura incorporea e il ricordo di una giornata da dimenticare.

Sempre silenzio.

<< Vi chiamerò per la cena. Voi, nel frattempo, sareste avvantaggiati se preparaste le valige per dopodomani. Ora andate.. >>, decretò con falsa convinzione la Figg.

I nostri acconsentirono a lasciarla sola nel suo dolore e nella meditazione. Sparirono nel buio delle scale, ognuno pensando a non un argomento in particolare, ma tenendo sempre a mente l’avvertimento di Moody:

Vigilanza costante!

 

 

 

 

To be continued…

 

 

 

NdA:  FINITO FINITO FINITO!! Finalmente l’ho concluso sto’ benedetto ottavo capitolo!! Davvero ragazzi non ce la facevo più a portarlo avanti!! Avrò passato giorni interi a rileggermelo senza però riuscire ad andare avanti! Il cervello si era atrofizzato completamente! Chiedo umilmente perdono! Un po’ la scuola, un po’ la vita famigliare.. un po’ tutto insomma!, non riuscivo più a trovare ispirazione.. Ma se sono riuscita a scrivere quel tanto agognato ‘To be continued..’ è stato solo grazie ad un compito di Italiano che devo fare domani.. GRAZIE COMPITO!! E grazie a tutti quelli che mi hanno recensito (i miei tre abituè^^) e a dcue nuove readers! (scusate non mi ricordo proprio i vostri nomi, ma non ho il tempo di ringraziarvi decentemente, prometto di farlo nel prossimo capitolo! Cmq avete la mia gratitudine più completa e sincera!)

Passando al capitolo.. la nostra cara Lily.. eh eh.. resuscitata dal mondo dei morti.. adesso si che viene il bello!! Ah, devo fare una precisazione: non è che Tonks si trasforma in lei giusto perché ha visto la sua foto e quindi prende le sue sembianze. Quella è solo una scusa dell’Oscuro Imbroglione (ehhh?!!! NdVOldi) cioè Signore per abbindolare Tonks. (piccina!!)

Non mi resta altro che ringraziarvi ancora per tutta la pazienza che avete avuto e per tutto il sostegno morale che mi avete dato. Spero di non attardarmi anche con il prossimo capitolo. Purtroppo non vi posso promettere nulla se non dopo Natale. Chiedo SCUSA!!!! Spero che il cap vi piaccia e mi raccomando COMMENTATE IN TANTI! Ho bisogno di sapere che ci siete!!

Un abbraccio forte

Alla prossima

Pan_z

(26-10-2004)

(Con 5 mesi di ritardo!!!!)

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pan_z