Note: Missing Moments, Raccolta
Avvertimenti: Tematiche delicate
Contesto: Malandrini/I guerra magica
Genere: Introspettivo
Rating: Verde
Introduzione: Non l'aveva capito Regulus, d'essersi seduto a un tavolo dove la posta in gioco era alta oltre ogni misura: voleva il potere e la fama e il rispetto Regulus, ma in cambio gli avevano chiesto l'anima e gli avevano inposto catene. Un prezzo troppo alto da pagare... troppo.
NdA: la storia si è classificata seconda al contest "3x3 - Tre Prompt x Tre Storie" di Lui_LucyHP; il titolo della storia è un'allusione agli Horcrux di Voldemort. L'avevo già pubblicato ieri, il capitolo, ma l'ho accidentalmente cancellato.
Quel che a te dà eternità, a me dà fine
I.
L’amarezza era compagna e la frustrazione era tormento, poiché anche tu, persino tu, avresti insudiciato il nome vostro e l’avresti condannato all’eterna vergogna, ma sapevi di non poter agire diversamente.
Aveva sbagliato lui a riporre fiducia in te, ch’eri un Black e i Black da sempre tradivano l’alleato, calpestavano la famiglia e frantumavano le tradizioni… Non poteva imputarsi a te la colpa se avevi scoperto il segreto del ‘tuo padrone’ ed eri pronto a voltargli le spalle, similmente a un lurido amichetto di Babbani.
‘Il tuo padrone’ t’aveva mal istruito servo, Regulus: avrebbe dovuto saperlo, che i Black non s’incatenano.
II.
“Maledizione!” sbraitasti avvilito all’ennesimo tuo passo falso. Trovare l’Horcrux non era solo difficile, ma logorante e altamente improbabile, ‘ma non impossibile’ ti ripetevi continuamente, e l’avresti trovato e l’avresti toccato e l’avresti distrutto in nome della libertà che t’era stata negata, del sangue ch’eri stato costretto a versare, della rabbia ch’aveva preso l’abitudine di nutrirsi di te. Quel gioco di morte e tortura, te n’eri reso conto, non t’apparteneva, Regulus.
La ricerca tua si mosse ovunque: fu seguita ogni traccia, ogni possibilità fu ricostruita; alla fine, un sorriso maligno corruppe le tue labbra, perché l’avevi trovato, quel frammento d’un’anima dannata.
III.
Oh, non avevi mai conosciuto il terrore prima d’allora, mai. Tutto ciò che, in passato, le tue membra avevano saggiato era sciocco timore, paura tutt’al più, ma non terrore. E t’accorgesti che quell’infame sensazione avesse le sembianze d’un mostro dalle teste mozzate e il fetore della sozzura accatastata da giorni e il suono di urla assordanti e la consistenza di appiccicoso liquido gelido… sapeva di morte il terrore, e n’eri consapevole, che sarebbe successo, che di lì a breve saresti divenuto un giovanissimo defunto condannato a un’eternità di rimorsi, poiché a soli sedici anni scegliesti la morte, sbeffeggiando la vita.