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Autore: Ari_92    14/11/2013    2 recensioni
CrissColfer Week, everybody :)!
Day#1_ Bye bye Glee.
Day#2_ Music & Lyrics.
Day#3_ Off the Map.
Day#4_ Tour.
Day#5_ Fireworks.
Day#6_ Home is where the Heart is.
Day#7_ Just for now.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Holaaa :)!
Come si dice, chi non muore si rivede :’)
No seriamente, come vi ripeto seeempre e continuamente ho avuto da fare con la dannatissima scuola, quindi sì, ci metto un po’, ma alla fine arrivo sempre (molto casualmente alla vigilia del shirtless Chris che hopefully vedremo stanotte) u.u
Dunque, il prompt questa volta è “Tour”: al solito si tratta di una piccola OS senza pretese, spero possa piacervi :)!
Prima di vaporizzarmi ne approfitto per ringraziare tutte le persone che hanno recensito: siete l’amore, vi adoro e vi venero ;-; E anche chi mi segue nella pagina facebook! Avete di recente superato i 400 e non ho davvero parole per spreaddarvi il mio love ç-ç Grazie davvero, davvero di cuore.
 
Al solito, pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E ask: http://ask.fm/Nonzy9
 
 
 
 
 
CrissColfer week #4 “Tour”
 
 
Non era certo che la sua fosse una buona idea; a dirla tutta, non era nemmeno sicuro di averla, un’idea. E di solito non faceva cose del genere, agire prima di essere del tutto sicuro che i suoi intenti sarebbero andati a buon fine. Tuttavia, immerso nel buio quasi completo di uno dei corridoi dell’albergo che li ospitava, alle quattro del mattino, Chris sapeva di non potersi tirare indietro.
Bussò alla porta davanti alla quale era stupidamente pietrificato da quasi cinque minuti una singola volta, non c’era bisogno di fare niente di più: sapeva che Darren era sveglio; dopotutto non erano passati neanche dieci minuti da quando aveva ricevuto quel “No.” in risposta al suo sms con scritto “Dormi?”.
Chris non avrebbe voluto che quella faccenda diventasse così complicata.
 
«Ehi.» Darren si era appena affacciato sulla porta, con i capelli ancora leggermente bagnati dalla doccia che doveva aver fatto di recente; gli rivolse un sorriso incerto, appena riconoscibile nel buio circostante, così come le piccole gocce d’acqua ancora aggrappate ai suoi ricci, vagamente illuminate dalla luce tenue che filtrava dalla finestra alle sue spalle. Qualcuno si rigirò rumorosamente nel letto, probabilmente Mark. Darren lanciò una rapida occhiata all’interno della stanza e uscì in corridoio, accostando la porta per non svegliare gli altri.
Chris era già profondamente pentito della sua stupida trovata.
«Ehi.» rispose, sentendosi un completo idiota. Odiava provare sensazioni del genere, odiava sentirsi a disagio per via di qualcosa o di qualcuno: aveva sempre cercato di aggirare situazioni di quel tipo, d di sicuro non poteva accettare di sentirsi in quel modo con Darren, non per un motivo così insensato.
 
Due giorni prima – di notte, mentre erano in viaggio alla volta di Londra, stremati per l’ultimo spettacolo del tour – si erano baciati.
Chris non avrebbe saputo dire chi fosse stato ad iniziare, e nemmeno perché fosse successo; non ricordava nemmeno di che cosa stessero parlando. Ricordava qualche sbadiglio, qualche frase trascinata dalla stanchezza, e ricordava che a un certo punto si stavano baciando. Una volta allontanatisi l’uno dall’altro non avevano più detto niente, limitandosi a guardare dritto di fronte a loro, in silenzio. Poi Darren aveva mormorato qualcosa a proposito di avere sonno e si era girato dall’altra parte, fingendo di dormire. Il giorno successivo Chris era addirittura arrivato a considerare l’idea di esserselo sognato, tuttavia lo strano modo in cui Darren aveva preso a comportarsi nei suoi confronti suggeriva l’esatto contrario. Continuava a sorridergli, a parlargli, eppure era diverso. Era tutto completamente diverso tra loro.
E sapeva che era un gesto egoistico nonché considerevolmente stupido, eppure aveva davvero pensato che irrompere in camera sua dopo la prima giornata di spettacoli di Londra fosse una buona idea.
 
«Pensavo stessi dormendo.» sussurrò Darren.
«Non ci riesco.» rispose velocemente. Pensò che fosse stupido evitare il suo sguardo quando a mala pena riusciva a riconoscere i contorni della sua figura, con tutto quel buio. Lo sentì sospirare.
«Sei arrabbiato con me, non è così?» Chris non rispose.
«Puoi- puoi dire qualcosa, per favore?» non ricordava di avergli mai sentito un tono di voce più disperato.  Non era niente di più che un sussurro, eppure riusciva ad essere così intenso e spezzato da sconvolgerlo. Si rese conto di non aver avuto la minima idea di quello che Darren doveva aver passato in quei giorni, si rese conto di essere stato troppo concentrato su se stesso per averci pensato per davvero.
«Vieni.» se avesse potuto scorgere l’espressione dell’altro ragazzo, probabilmente sarebbe stata di sorpresa. Lo vide esitare, con ancora la mano che indugiava sulla maniglia della porta. Chris si sentì animare da una improvvisa determinazione, come se vederlo così smarrito lo investisse automaticamente della responsabilità di prendere in mano la situazione.
«Chris? Sono le quattro di mattina- » in tutta risposta Chris lo afferrò per un braccio, trascinandolo con sé lungo il corridoio. Darren oppose resistenza sì e no per qualche secondo prima di assecondarlo. Inciampò leggermente sui suoi piedi, e le loro risate soffocate risuonarono leggermente sulle pareti del corridoio deserto.
 
«Sveglieremo tutti.»
«No, se riesci a camminare in linea retta.» lo sentì sbuffare una piccola risata, ed era ridicolo quanto si sentisse sollevato solo nell’ascoltarla.
«Guarda che stavi inciampando anche tu.» Chris aspettò che lo raggiungesse e poi lo spinse su per le scale che portavano al piano superiore, tenendogli entrambe le mani dietro alla schiena; sapeva che in caso contrario sarebbe ruzzolato giù dalle scale nel giro di qualche gradino.
«Puoi almeno dirmi dove stiamo andando?»
«Lo scoprirai tra poco.»
«E c’è un motivo per cui lo stai facendo?» in realtà sì, un motivo c’era.
Dall’esatto momento in cui era successo Chris non aveva passato nemmeno un secondo senza chiedersi il perché di quel bacio. Questo fino a quando non era arrivato alla conclusione che non era con se stesso che doveva confrontarsi. Tuttavia, non poteva semplicemente chiedere a Darren se ci fosse una qualche speranza che lo avesse baciato per gli stessi motivi per cui lo aveva baciato lui. Perché non era così, non c’era nessuna speranza che fosse così.
«Fidati di me, ne varrà la pena.» rispose, aggirando la domanda.
 
 
A giudicare dall’espressione dipinta sul volto di Darren quando arrivarono in cima, anche lui pensava che ne fosse valsa la pena. Londra vista di notte, dalla terrazza all’ultimo piano del loro albergo era di una bellezza quasi irreale. Le luci della città illuminavano pigramente entrambi, Darren affacciato sul bordo della terrazza, Chris qualche passo più indietro.
«Avevi ragione, è magnifico.» disse a un certo punto, riportando Chris alla realtà. Non poteva semplicemente evitare la domanda, per quanto la risposta potesse spaventarlo a morte. Si avvicinò a sua volta al parapetto, mantenendosi comunque dietro di lui, incapace di guardarlo direttamente in faccia.
 
«Darren?» lui si voltò, con i capelli quasi completamente asciutti.
«Sì?» Chris prese a fissare un punto imprecisato oltre le spalle di Darren, ignorando i battiti stupidamente accelerati del suo cuore.
«Stiamo... facendo finta che non sia successo?» si concesse di guardarlo solo per un momento e gli sembrò spaventato, o in preda al panico, o entrambe le cose.
«Cos- »
«Senti, non voglio farne una questione di stato, sul serio.» lo precisò mettendo avanti entrambe le mani. Chris non si era reso conto di essere spaventato fino a quel momento, di sentire il bisogno di proteggersi.
«È solo che noi lavoriamo insieme. Io- mi dispiace, ho davvero bisogno che le cose siano chiare tra di noi. So che non vuoi parlarne, ma dato che avremmo comunque dovuto farlo ho pensato che fosse meglio che succedesse il prima possibile- »
«Chris, ho capito.» la sua voce era tranquilla, lineare. Per un lungo, terribile istante Chris temette di essere l’unico in preda al panico, l’unico che considerava quel bacio qualcosa di abbastanza significativo da necessitare di un chiarimento. Fu il gesto rapido e nervoso con cui Darren appoggiò i gomiti alla ringhiera, minuziosamente attento a non incontrare il suo sguardo, che gli fece cambiare idea.
Inspirò a fondo l’aria fresca della notte, accasciandosi più mollemente sul sostegno alle sue spalle. Non avrebbe parlato per primo, era chiaro.
 
«Hai capito.» ripeté timidamente Chris «E...?»
Tutta l’aria che Darren aveva incamerato fu cacciata fuori con un singolo sbuffo nervoso, spezzato. Gli diede nuovamente le spalle, ammirando il paesaggio luccicante sotto di loro.
«Darren- »
«Hai ragione: stavo facendo finta che non fosse successo. E hai fatto bene a portarmi qui, a dirmi queste cose. Siamo colleghi e prima di tutto dobbiamo fare in modo di poter lavorare tranquillamente.» non appena Darren smise di parlare Chris aprì la bocca per replicare, dargli ragione, farlo sentire a suo agio o qualunque altra cosa. Tuttavia non gli venne in mente niente, per il semplice fatto che Darren non aveva detto niente. In realtà, si era limitato a ripetere le sue parole.
Si mosse nervosamente verso di lui, emettendo una strana risata, quasi la sentisse provenire dalla bocca di un estraneo.
«Non è niente di che, insomma, non so nemmeno di cosa stavamo parlando. È stato solo... » lasciò la frase in sospeso, perché non sapeva che cosa fosse stato, ma sicuramente non era un “solo”, non per lui. Vide le mani di Darren stringersi più saldamente sulla ringhiera, o almeno poté indovinarlo dalla contrazione generale di tutto il suo corpo. Si fece più vicino.
«Sì. Sì, era solo... Sì.» convenne confusamente, con uno strano tono di voce. Chris sapeva di non doverlo fare, davvero, ma ormai lo stava già facendo.
Gli aveva passato le braccia attorno alla vita e lo stava stringendo da dietro; senza troppa convinzione, ma lo stava facendo. Sentì Darren irrigidirsi del tutto prima di rilassarsi poco alla volta contro di lui, con ancora le dita mollemente appoggiate al metallo freddo di fronte a lui.
 
«Mi dispiace.» esclamò a un certo punto. Chris aveva quasi dimenticato ciò di cui stavano parlando «Mi dispiace, non avrei dovuto fare... sai.» continuò. Chris vedeva solo i ricci di Darren e le luci di Londra.
«Ti dispiace.» constatò, cercando di apparire impassibile. «E comunque non hai fatto tutto tu, quindi non c’è bisogno di dirlo.» lo strinse impercettibilmente più forte prima di sciogliere il goffo abbraccio che li univa. O almeno ci provò, perché Darren staccò le mani dalla ringhiera e le chiuse a pugno sulle braccia in procinto di scivolare via dal suo stomaco.
Chris sapeva di dover chiedere spiegazioni, solo, era troppo egoista per farlo. Voleva soltanto bearsi del fatto che Darren lo stesse tenendo lì con lui; non importava per quanto, non importava nemmeno il perché.
«Chris?»
«Mm?»
«Non è vero che mi dispiace.» disse in fretta. Respirava in modo rapido e irregolare: Chris lo percepiva dai movimenti veloci della sua schiena contro il proprio petto.
«Noi- noi abbiamo fatto finta che quel bacio non fosse successo per due giorni. C’è la possibilità di far finta che non abbia mai detto quello che sto per dire per- tipo, per sempre?» chiese dolcemente, fissando i contorni degli edifici scuri «Ti prometto che non comprometterà niente nel nostro lavoro. Da domani tornerò a comportarmi come sempre, lo giuro.» Chris annuì in fretta, chiedendosi se Darren potesse percepire la sua agitazione.
 
«Non è vero che mi dispiace, perché sono contento di averti baciato. Io- non so nemmeno più da quanto tempo volevo farlo. Se fosse per me lo farei sempre, perché- lo so che non dovrei. Lo so che lavoriamo insieme e so anche tutto sull’immagine, sui fan, su... Lo so, okay? Lo so. Per questo sto dicendo che non cambierà niente. Però volevo davvero che lo sapessi, nonostante tutto è giusto che tu sappia che- »
Chris non lo lasciò finire, perché aveva sentito abbastanza. Sollevò un braccio e appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia, lo fece voltare da una parte e lo baciò. E – a differenza della prima volta – era molto consapevole di quello che stava facendo. Darren non rimase spiazzato nemmeno per mezzo secondo; si rigirò goffamente tra le sue braccia e ricambiò il bacio subito, stretto tra il corpo di Chris e la ringhiera che li separava dai contorni luccicanti dei palazzi. Chris si rese conto di starlo stringendo con fin troppa forza tuttavia, nel momento in cui provò ad allentare la presa, fu Darren ad intensificare la propria. Quando alla fine il loro bacio si interruppe, erano entrambi senza fiato.
«Quindi non... non dovrò fare finta di non aver detto quello che ho detto?»  chiese, con un piccolo sorriso. Chris scosse la testa, poi gli diede un altro breve bacio sulle labbra.
«No, Darren.» il suo sorriso si allargò mentre scompariva alla sua vista appoggiandogli il mento sulla spalla, incapace di sciogliere l’abbraccio che li univa.
 
«Che cosa faremo domani?» Chris sorrise al cipiglio preoccupato nella sua voce.
Sapeva che non sarebbe stato così ancora per molto e che presto lui per primo sarebbe stato preda delle peggiori crisi di panico, incerto su quale fosse la cosa giusta da fare o su cosa ne sarebbe stato di loro.
Ma in quel momento, in quell’esatto momento non gli importava. In quell’attimo, tutto ciò che contava era l’aria fresca della notte, Londra, la terrazza più alta dell’hotel dove alloggiavano e il fatto che in quel quadro incredibile, da togliere il fiato, loro due si incastrassero perfettamente. Come se si fosse trattato di un destino imprescindibile, come se fosse semplicemente la cosa giusta.
«Un altro concerto, suppongo.» 
  
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