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Autore: ShanHoward    16/11/2013    3 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo finale...a malincuore scritto tutto d'un fiato. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto recensendo e anche solo visualizzando...Un bacio enorme va ad AmandaJamesSurvival e a Mandi che non sento da una vita; a LittleMaffoo che mi esalta con i suoi CinDom apocalittici =) ; ad Elisa728; ed ultime ma non meno importanti Giuly23 ed HillarySuellen...mi raccomando se anche questo finale vi piace...lasciate un commentino ^_^ Cheers to averyone!!! Perdonatemi qualche errore =)

 

I will always protect you, my love



 

Di ritorno verso casa, Matt lasciò che gli raccontassi tutto quello che era successo: dalla lettera, fino allo stato in cui avevo trovato il suo migliore amico.


“Non l’avevo mai visto così” dissi mentre lo guardavo dormire
“Già…è stato un duro colpo sai? Non riusciva a capacitarsi del perchè in un giorno così significativo per tutti noi, lui avesse perso uno dei pilastri della sua vita. È rimasto in uno stato apatico per diverso tempo; non voleva mangiare; non riusciva a parlare con nessuno senza scoppiare in lacrime. Per un certo periodo avevamo anche pensato di farla finita con la band”
“Si, lo so” risposi dispiaciuta
“Viene qui ogni volta che trova il tempo; il ché vuol dire di rado, visti i nostri impegni. Avevano un gran bel rapporto, e credo che adesso che sa di diventare padre anche lui, lo scombussolerà un po’…ma tu cerca di aiutarlo ok?”
“Ma certo, è ovvio. Sarei potuta morire quando l’ho sentito dirgli che aveva paura di non essere all’altezza di un compito così importante” dissi “insomma…ci sono dentro anche io e non sarà semplice nemmeno per me”
“Ma ci siete l’uno per l’altra. E non dimenticare che c’è anche zio Bells” sorrise
“Certo…come dimenticare zio Bells!!!” sorrisi di rimando


A dieci minuti dall’arrivo a casa, cercai di svegliare Dom.


“Ehy, tesoro. Siamo arrivati” dissi


Tutto quello che ottenni fu un leggero mugugno, al quale seguì uno sbadiglio, finché non si rivelarono quei tenerissimi occhi verdi, ultra stanchi. Spento il motore, scesi dall’auto tenendo Dom per mano che, una volta in piedi, non riuscì a fare neanche un passo, cedendo sotto le sue stesse gambe. Matt e Chris scesero al volo per aiutarlo.


“Dom!” lo chiamai


Nulla di nulla, era lì completamente spaesato, non si rendeva conto di nulla. Nemmeno dei suoi amici che lo trascinavano su per le scale a peso morto. Una volta entrati, dissi loro che me ne sarei occupata io, e che potevano tornare a casa e riposarsi tranquillamente.
L’avevo lasciato seduto sul divano, ancora incapace di emettere sillaba.


“Dove…dove sono” chiese poco dopo
“Siamo a casa Dom! Non ricordi niente?”
“Si, si. Ricordo tutto, mi gira solo un po’ la testa ma ora sto bene” disse alzandosi
“Non credo proprio. Sei uno straccio. Fila subito a letto”


Lo aiutai ad andare in camera, mentre mi rendevo conto che aveva bisogno di una grande quantità di riposo. Si muoveva lento, il respiro un po’ affannato, farneticava frasi senza senso. Lo aiutai a cambiarsi e mettere su, qualcosa di comodo per farlo dormire. Mi avvicinai con le labbra alla sua fronte…stava letteralmente andando a fuoco. Perciò lo feci distendere.


“Prendo il termometro e torno” dissi


Tornai immediatamente , trovandolo ad aspettarmi con impazienza. Attesi quel poco tempo che bastava, e realizzai che nonostante facesse caldo, lui era riuscito ad ammalarsi di un febbrone che sfiorava i 39°.
Lo sistemai meglio dentro il letto; chiusi le tende e spensi la luce. Feci per andarmene e lasciarlo stare, dopo avergli dato qualcosa per abbassare la temperatura, quando lo sentii mugugnare.


“Resta qui” disse lentamente
“Hai bisogno di riposare, amore” sussurrai
“Resta almeno finché non mi addormento” mi supplicò


Non riuscendo a rifiutare, rimasi vicino a lui che mi rivolgeva qualche parola ogni tanto. Poi, piano piano, il suo respiro divenne regolare, il suo viso si rilassò leggermente e la stretta sulla mia mano si allentò.
Finalmente era riuscito ad addormentarsi ed uscii dalla stanza lasciandogli un bacio. Così colsi l’occasione per mangiare qualcosa. Nemmeno il tempo di finire di pulire quei pochi piatti che avevo utilizzato, che la madre di Dom si precipitò in camera a vedere come stava.
Da lì iniziò un vero e proprio via vai di zuppe, medicinali, vitamine, cuscini sistemati al meglio, panni imbevuti di acqua fredda ed il più totale divieto di avvicinarmi a lui.
Così, nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto, non riuscii a vederlo per cinque giorni. A quanto sembrava, voleva proteggere all’ennesima potenza il suo unico figlio maschio.


Cercando di ubbidire al meglio a tutte le sue regole e restrizioni, il pomeriggio del sesto giorno, sgattaiolai in camera nostra dopo essermi accertata che lei non ci fosse. Bussai piano alla porta, facendo sporgere appena la mia testa. Lui era lì, ancora leggermente scombussolato dalla febbre, ma stava decisamente meglio. E cosa migliore di tutte, mi stava guardando.


“Posso?” chiesi sottovoce
“Devi” mi rispose
“Come va?” dissi avvicinandomi al letto
“Meglio. Molto meglio” … “Tu?”
“Adesso, meglio”
“Perché? È successo qualcosa?” chiese spalancando gli occhi
“No, no, nulla. Solo tua madre che mi ha vietato di vederti” sorrisi


Annuì con la testa, consapevole di tutto quello che era successo.


“Vieni qui” disse indicando la mia parte di letto


Non me lo feci ripetere due volte. Salii sul letto e mi sdraiai al suo fianco, sorridente. Voltandomi, notai un piccolo movimento delle sue labbra, come se si stesse preparando per dire qualcosa. Attese altri secondi, prima di voltare il viso verso il mio.


“Volevo ringraziarti per la storia di mio padre” ammise
“Non devi ringraziarmi, Dom”
“Si che devo. Sei venuta fino a Teignmouth, dopo aver letto quella lettera. Hai fatto tutte quelle ore in macchina solo per riportarmi a casa”
“No, Dom. Ho fatto tutte quelle ore in macchina perché non ti trovavo da due giorni; l’ho fatto perchè quella lettera mi ha sconvolto l’esistenza; l’ho fatto perchè sapevo che saresti stato lì; l’ho fatto perchè ti amo” risposi sincera
“Vedi? È per questo che ti ringrazio. Perchè sai quando una persona ha bisogno di te, nonostante ti venga detto il contrario”


Dopodiché mi prese la mano ed io mi avvicinai per baciarlo, più che cosciente del fatto che lui era guarito e che io difficilmente mi ammalavo.


“Sarà un lui allora?” chiese
“Così dicono” risposi “ma potrebbero sbagliarsi. Perché?”
“Cosi…stavo pensando a qualche nome”
“Sul serio? Del tipo?” sorrisi felicissima
“Mmmh…non so, ne butto un paio così…Trent o Tom oppure Dave”
“C’hai provato Howard, ma non ci casco” risposi ridendo a crepapelle
“Perché?”
“Perché anche se non sono esperta in materia quanto te, dubito fortemente che chiamerò nostro figlio Trent come il cantante dei Nine inch nails; nemmeno Tom, come Tom Morello dei tuoi amatissimi Rage e nemmeno Dave come il cantante dei Depeche Mode”
“Ahahahah, sveglia la ragazza”
“Ho le mie fonti a casa, e sono tra i tuoi follower su Twitter”
“Giusto” rispose “e comunque secondo me sono bei nomi”
“Tom potrebbe andare bene per Bells” sorrisi “ma non vi darò questa soddisfazione”
“Cattiva” finse il broncio
“Beh, pensaci. Se lo fai tu posso farlo anche io, perciò…come potrebbe chiamarsi? Mmmh Jared!”
“Naah”
“O Brian”
“Assolutamente no!” urlò
“O magari Shannon”
“Non oseresti!” minacciò “va bene, hai vinto tu”
“Scusa, Dom. E poi, devi metterti in fila, Matt sta già compilando una lista” sorrisi


Lo sentii ridere di puro gusto, mentre mi abbracciava e immaginava Matt seduto sul divano che pensava a miliardi di nomi, per poi riscriverli su un foglio in ordine alfabetico.
Era bello starsene lì semplicemente senza fare nulla, cullati dal leggero vento estivo che soffiava fuori. Finalmente dopo cinque giorni di preoccupazioni, lo vedevo con i miei occhi e ne ero più che felice. Se ne stava lì a conversare e a riempirmi la testa di storie, come se non ci vedessimo da secoli. Io mi assentavo di tanto in tanto mentre mi perdevo ad osservarlo gesticolare.


“Ehy, mi stai ascoltando?” disse agitando una mano davanti i miei occhi
“Cosa? Oddio perdonami” risposi
“Allora” sospirò “stavo dicendo…” ricominciò
“Dimmi tutto” sorrisi
“Ti stavo solo dicendo che dovremmo mangiare qualcosa”
“Oh, già. Ma tua madre?”
“E’ con Marylin, tornerà tardi credo”
“Uhm…dunque siamo soli” sorrisi togliendogli la maglietta
“Ti ho mai detto che mi piace da matti stare con te?” rispose sogghignando.


Più tardi, mentre io poltrivo davanti la tv, lui si offrì di preparare la cena. Qualcosa di leggero per entrambi dato che lui si stava ancora riprendendo dall’influenza. Guardammo un film, prima che Dom si assentasse in camera per rispondere a Matt. Piano piano, cedetti alla stanchezza e provai a socchiudere gli occhi giusto per un paio di minuti. Poco dopo, infatti, venni riscossa da Dom.


“Piccola! Dai andiamo a letto”
“Ma io non ho sonno” risposi strofinandomi gli occhi
“Oh si che ce l’hai” sorrise baciandomi la fronte
“No” … “voglio ancora chiacchierare con te” proseguii testarda
“Lo faremo, promesso”
“E ascolteremo la musica insieme?” mugugnai
“Si, amore. Tutto quello che vuoi” disse facendomi sdraiare nel letto
“O cavolo!”


Mi riscossi di corsa precipitandomi in bagno. Mi inginocchiai a terra e rigettai tutto quello che avevo ingerito. Dom, era subito dietro di me che mi teneva i capelli. Nei giorni precedenti avevo avuto nausee praticamente in ogni momento, e mi indebolivano ogni volta. Perciò, rimasi lì a terra vergognandomi come una matta e non avendo nemmeno la forza di guardarlo negli occhi.
Mi aiutò ad alzarmi e mi lasciò un paio di minuti per darmi una rinfrescata. Lo trovai fuori dalla porta, in attesa. Allungò una mano verso di me e tornammo a distenderci.


“Perché piangi?” disse all’improvviso
“Nulla, una sciocchezza” risposi
“Non mi sembra una sciocchezza se piangi” continuò
“Niente…è solo che…”
“Cosa? Avanti, puoi dirmelo”
“Sono solo stanca. Stanca di mangiare solo determinate cose; stanca di deambulare per casa senza nulla da fare; stanca di correre in bagno e sembrare un dirigibile. Continuerò a lievitare, sarò brutta e grassa e tu non mi amerai più”
“Ehy, ehy. Frena, frena! Ma che stai dicendo?”
“Che sono stufa. Vorrei starmene ore ed ore con te come facevamo una volta. Andare a letto tardi. Ascoltare la musica nel letto, vicini. Mangiare schifezze. Saltare sul letto solo perchè è divertente. Fare la lotta con i cuscini e fare il bagno insieme” dissi tirando su con il naso
“Faremo tutto tesoro, non smetteremo mai di farlo”
“No, non è vero”
“Guardami!” disse prendendo il mio viso fra le mani “non cambierà nulla, fa solo parte di quello che ti sta accadendo, uno dei miracoli più belli del mondo. Metterai al mondo nostro figlio ed io continuerò ad amarti così come ho sempre fatto. Staremo giorni interi sdraiati sul letto ad oziare; se vorrai ascoltare la musica, caricherò l’Ipod tutti i santi giorni che verranno; mangeremo tutte le schifezze che vorremmo fino a scoppiare; salteremo sul letto lottando con i cuscini fino a distruggerli. Faremo tutti i bagni che vorrai e non mi addormenterò finché non vedrò il tuo viso distendersi mentre ti stringo”
“Me lo prometti?”
“Certo che te lo prometto; ma tu devi smetterla di piangere” disse baciandomi


Mi sistemai meglio sul letto mentre lui prendeva l’Ipod ed iniziava a scegliere il brano da ascoltare. Una canzone a me sconosciuta ma che mi fece rilassare completamente. Cullati da altre canzoni, parlammo per diverso tempo fin quando, abbracciati come eravamo, Dom si rese conto di star parlando da solo, e grazie al suono della sua voce sentì un piccolo movimento sotto la sua mano.
Inizialmente credette di averlo solo immaginato, ma quando provò a parlare di nuovo, ecco che il movimento si ripresentò.


“Amore, svegliati” disse scuotendomi piano
“Mhh, si?”
“L’ho sentito muoversi” esclamò pieno di gioia
“Si, tesoro, succede” risposi “L’abbiamo già sentito, ricordi?”
“E’ solo che con tutti gli altri che ti girano intorno, questa per me è la prima volta da solo” arrossì


I movimenti si fecero più insistenti e non potei fare a meno di sorridere.


“Credo che gli piaccia la tua voce” dissi piano


Dom non fece altro che tenere una mano sul mio ventre per non perdersi nulla, mentre mi fissava con i suoi tenerissimi occhi verdi. Era strapieno di gioia e non faceva che parlare, parlare e parlare.


Dom’s point of view


Due giorni dopo, Spencer e Matt, annunciarono che si sarebbero sposati in anticipo, semplicemente perchè il cervellino bacato di Matt aveva deciso che doveva essere così. Da lì in poi, iniziò una vera e propria settimana di fuoco, nella quale Spencer correva da un negozio ad un altro, trascinandosi dietro mia madre, Cinzia, Kelly e la madre di Matt. Era su di giri nel modo più assoluto.
Ogni giorno decideva il colore dei vestiti delle damigelle, i fiori per il bouquet e le canzoni da mettere durante il pranzo. Dopodiché mi rimandava a casa sua sorella completamente esausta e nervosa perchè Spencer aveva cambiato idea su tutto.


Insomma, eravamo tutti abbastanza stressati.



Quella mattina, noi maschietti, avevamo deciso di andare tutti insieme con Tom ad aiutare Matt con le sue manie di perfezione riguardo tutto l’aspetto scenografico (quasi stesse organizzando un nostro concerto).
Perciò, sapendo che le ragazze non erano in casa, ci prendemmo tutto il tempo che volevamo. Pranzammo in un ristorante molto carino, a pochi Km da dove Matt aveva deciso di sposarsi.
Durante il pomeriggio, passammo a dare conferma di tutte le decisioni che Spencer aveva finalmente preso. Impiegammo molto tempo, invece, a decidere se durante il rito avessimo dovuto indossare qualcosa di significativo, del tipo un colore di camicia o di cravatta particolare. Dopodiché, passammo al problema dei paparazzi, giornalisti e quant’altro. Così, tra una cosa e l’altra, si fecero le 21:00 e ci rimettemmo in viaggio verso Londra, quando il mio cellulare squillò.



“Piccola” risposi
“Dom…dove sei finito?” disse con la voce rotta
“In auto, sto accompagnando i ragazzi” … “va tutto bene?”
“Sono ancora qui che aspetto” rispose
“Aspetti?” sentii un rumore in lontananza “dove sei?”
“Sono per strada, dove mi hai detto di aspettarti” disse lei
“O porca miseria! L’avevo dimenticato”


Più ci avvicinavamo a Londra, più un immenso temporale estivo la stava divorando. La pioggia iniziò a scrosciare contro il parabrezza ed i lampi aumentavano.


“Amore, perdonami” dissi sentendola imprecare dopo l’ennesimo tuono
“Come vuoi” disse respirando veloce
“Cerca di resistere. Lo so che è difficile” dissi cercando di calmarla
“Ti prego fai presto, non c’è nulla qui intorno” rispose
“Arrivo subito!”


Riattaccai al volo, ed altrettanto di corsa premetti sull’acceleratore. Ero stato talmente preso dai programmi che avevo con gli atri, da aver completamente rimosso il fatto di averle detto di aspettarmi.
La pioggia non faceva che aumentare e tutto quello a cui pensavo, era la mia bimba sotto la pioggia spaventata e infreddolita. Come avevo potuto essere così idiota da dimenticarla??? Più mi avvicinavo, più pensavo che l’avrei rivista presto. Mi si era stretto il cuore quando al telefono mi aveva implorato di fare in fretta.


L’ennesimo fulmine squarciò il cielo buio, e poco dopo vidi una piccola sagoma che si voltava di tanto in tanto. Eccola lì la mia piccola, che si copriva la testa con la borsa e cercava di tenere duro nel bel mezzo di ciò che la spaventava di più. Posteggiai e Matt gli fece spazio sul sedile posteriore.



“Ehy, bambina” disse lui
“Ciao ragazzi” rispose tremante
“Stai tranquilla, adesso sei in macchina” aggiunse Chris


Io non proferii parola, per paura di dire qualcosa di sbagliato e farla turbare ancora di più. Di rimando, anche lei non disse nulla, mentre cercava invano di sistemarsi i capelli. Riportati i ragazzi a casa, regnò un imbarazzante silenzio tombale fin quando aprii la porta di casa. Accesi le luci e finalmente mi voltai a guardarla mentre strizzava con entrambe le mani la maglietta che indossava. Mi avvicinai cauto…


“Ehy” dissi
“Ehy” rispose in un soffio
“Mi dispiace, piccola”
“Non fa nulla” rispose
“Invece si. Avrei dovuto ricordarlo” dissi prendendola per la vita
“Già” rispose “avresti dovuto” aggiunse


Era arrabbiata e ne aveva tutte le ragioni. L’avevo lasciata sotto la pioggia ed era fradicia dalla testa ai piedi; era spaventata ma non voleva darlo a vedere. Perciò, sbuffò come suo solito e si diresse in bagno per fare una doccia.


Dopo essersi ripresa un pochino, la sentii uscire dal bagno e dirigersi in camera, quando di colpo, la corrente saltò. La casa crollò in un buio spettrale che subito venne accompagnato da un tuono talmente forte da far tremare l’edificio. Rimasi bloccato in attesa di qualche altro secondo; poi nel cassetto della cucina trovai, fortunatamente, una candela. L’accesi ed andai nella camera da letto. Attraverso la luce fioca della candela, intravidi la mia bimba in un angoletto rannicchiata contro il muro. La vidi scuotersi quando un lampo illuminò, per una frazione di secondo la stanza. Non sapevo se avrebbe gradito o meno la mia presenza dato che era arrabbiata con me, perciò rimasi fermo a qualche passo da lei.
Dopo l’ennesimo tuono, ed il vento che faceva fischiare le finestre, praticamente ma la ritrovai fra le braccia, e tutto quello che potevo e volevo fare era stringerla e proteggerla.



“Non preoccuparti, siamo a casa ora” dissi
“Spero finisca presto” rispose
“Ci sono io con te” continuai accarezzandola
“E se non smettesse?” chiese
“Sarò qui lo stesso”
“Ma non possiamo restare qui tutta la notte”
“Ci penso io”


Lentamente la presi per mano e la condussi  verso il letto, intimandogli di infilarsi sotto le lenzuola, mentre io mi curavo di chiudere bene le finestre e tirare le tende.


Infilandomi nel letto, la ritrovai rivolta verso di me con le lenzuola fin sopra le orecchie e una mano al collo che stringeva la mia collana. Restai a guardarla con l’ombra di un leggero sorriso. Sembrava sul serio una bambina spaventata. Più precisamente, la MIA bambina spaventata… che fosse arrabbiata o meno, avevo promesso di proteggerla.
Mi avvicinai il più possibile non distogliendo mai lo sguardo, dai suoi bellissimi occhi che in quel momento erano color nocciola.



“Ti chiedo scusa, Dom” sussurrò
“Sono io che dovrei scusarmi” risposi
“Non mi importa. Voglio solo stare qui con te”
“Ma ti ho lasciata sotto la pioggia, dovresti essere furiosa”
“Lo so” rispose sfiorandomi il naso
“A volte mi chiedo come fai a perdonarmi sempre”
“Credo semplicemente che se si vuole bene ad una persona, ma bene davvero…i litigi e tutto il resto  passano in secondo piano” rispose facendo spallucce.


Dopodiché, presi ad accarezzarle il viso, rispettando la promessa di accertarmi che lei stesse bene prima di addormentarmi.





Il mattino seguente, fui svegliata da Dom che cantava, o meglio scornacchiava, sotto la doccia. Aprii gli occhi e realizzai, per mia fortuna, che il temporale era passato lasciando spazio alla meraviglia che era quella città in qualunque giorno dell’anno. Andai a fare colazione, preparando qualcosa per entrambi, mentre lo scorsi che entrava in camera. Spuntò sorridente qualche minuto dopo, pronto per uscire.


“Ciao bellissima”
“Ciao cornacchietta” sorrisi
“Non sono una cornacchietta” disse
“No, Dom. Però se ti hanno escluso dal coro di Blackout, un motivo ci sarà” dissi baciandolo
“Ma mi sono guadagnato almeno un pezzettino in Supermassive Black Hole” ribadì
“Lo so” sorrisi “sono una Muser, ricordalo”
“Lo so, lo so. Comunque preparati, che usciamo” disse “ti faccio vedere il regalo per Spencer e Matt”
“Dove andiamo?” chiesi
“Oh, è una sorpresa” mi guardò furbo
“Oook” fu il mio commento



Venti minuti dopo eravamo in macchina verso una meta che ignoravo. Posteggiò la macchina dopo circa dieci minuti, difronte ad un’altissima siepe; mi pregò di scendere ad occhi chiusi e fidarmi ciecamente di lui. Afferrai la sua mano e mi lasciai condurre.
Poco dopo mi bloccò.


“Apri gli occhi” disse


Mi ritrovai di fronte a lui che mi porgeva un oggetto. Alzando gli occhi dopo che lui si spostò, notai una bellissima villa di due piani. Istintivamente  aggrottai le sopracciglia voltandomi verso di lui, che tutto sorridente mi guardava in attesa.


“Allora? Non vuoi vederla?” chiese


Sorrisi estremamente sorpresa, mentre giravo la chiave nella serratura di quel posto enorme. Rimasi altrettanto sorpresa quando guardai l’interno, centimetro per centimetro. Non riuscivo ancora a realizzare quanto fosse carina e perfetta per loro.
Così poco dopo quando eravamo sul vialetto, sorrisi sperando di riuscire a trattenermi dallo spifferare tutto. Mi voltai un’ultima volta per guardarla mentre Dom mi abbracciava.


“Ti piace allora?”
“Si è perfetta” risposi
“Vedrai, ci staremo bene”
“Staremo?” chiesi “o cavolo! Credevo fosse questo il regalo per loro”
“Oh. No, no. Questa è casa nostra” sorrise
“Casa nostra…come suona bene” risposi vergognandomi un po’
“Si…sai, ho pensato che con l’arrivo di questo bambino, avevamo bisogno di un posto tutto per noi, senza che tu debba pagare l’affitto a Matt ogni mese”
“Ma così dovremmo pagarlo a qualcun altro” non capii
“Assolutamente no. L’ho comprata direttamente per entrambi, e non azzardarti a reclamare. Consideralo un regalo, per quando saremo una famiglia” spiegò
“Tuo figlio nascerà fra circa un mese, siamo già una famiglia” sorrisi
“Si, questo lo so, e non vedo l’ora. Ma sai, se volessimo altro…”
“Altro cosa?”
“Non so…sposarci” buttò lì
“Fermi tutti! Dominic Howard che vuole sposarsi? È da copertina questa notizia!” esclamai
“Smettila” disse facendomi il solletico “parlo sul serio” si rabbuiò
“Vuoi sposarti davvero?” chiesi
“Si. Con te. Magari, un giorno” sorrise prendendo a baciarmi


Ero indecisa se scoppiare a piangere coma una bambina o urlare di gioia, ma decisi solo di bearmi di quei suoi occhi sempre sorridenti e di quel sorriso che riempiva le mie giornate. Poi, salimmo in macchina per recarci dagli altri e sistemare le ultime cose per il grande giorno.





E finalmente, dopo notti insonni; corse a destra e a manca; ansie da matrimonio; vestiti ristretti e allargati, il grande giorno arrivò. Avevo pregato Spencer non di affibbiarmi un colore d’abito che mi facesse sembrare una mongolfiera, perciò decidemmo per un blu notte.
Mi ripromisi di non scoppiare a piangere per non rovinare il trucco.
La cerimonia andò alla perfezione e ben presto arrivò il pranzo, ed io stavo morendo di fame.


Cercai di sorvolare sul fatto che tutti e tre avessero indossato tre cravatte indescrivibili, e che peggio dei bambini dell’asilo ci avevano tenute nascoste fino al giorno stesso. Così quando li vidi per la prima volta non sapevo se ridere o piangere. Tre cravatte veramente improponibili: quella dello sposo aveva una chitarra elettrica disegnata sopra; quella di Chris era di un arancione fosforescente da far male agli occhi e ovviamente quella leopardata nera e verde acido era di Dom. 


A metà del pranzo, quando vennero invogliati gli invitati a ballare, Dom mi prese per mano. Ma io rifiutai a causa delle scarpe. Finché apparve Chris con le mie converse nere fra le mani.
Mi aprii in un immenso sorriso; era riuscito a salvarmi ancora una volta.


“Dio mio Chris” invocai “ma perchè non sto con te invece che con lui?” sorrisi
“Vacci piano, piccola” mi rimproverò Dom dolcemente


E così fui costretta a ballare, ma perlomeno avevo delle scarpe comode.
Ballai stretta  a Dom mentre ridevamo entrambi della sua cravatta e del fatto che non avrei mai potuto fare a meno delle mie converse.
Feci poi un ballo con Chris, con cui non avevo una discussione vera e propria da un po’ di tempo, e mi fece molto piacere vederlo rilassato e sorridente.
Ballai con Tom, Morgan e persino con Buster.
Finché vidi il sorriso più dolce del mondo ,incoronato da quei bellissimi occhi azzurri che sognavo di vedere dal vivo da quando avevo 14 anni, avvicinarsi nella mia direzione.
Ed inevitabilmente scoppiai in lacrime. Dom alzò lo sguardo confuso, e Matt gli fece cenno di non preoccuparsi.


“Stellina” disse stringendomi
“Ciao Bells” risposi
“Che succede?” chiese
“Nulla, è solo che vederti così mi fa un certo effetto” ammisi
“Aaaawww…ma non cambierà nulla però” disse rincuorandomi
“Lo so. Ma ti ricordo che prima di tutto sono una Muser, e Matthew Bellamy che si sposa è un ottimo motivo per piangere” arricciai il naso
“Si ma adesso faccio ufficialmente parte della tua famiglia” sorrise “e sarò presto zio”
“Già” sorrisi di rimando


Lasciai che la musica finisse e ci intrattenemmo fino a notte inoltrata.




Una settimana dopo ero a casa di Matt per un semplice pranzo, dato che nessuno dei due voleva partire fin quando non avessero visto loro nipote.
Così aiutai Spencer a preparare il pranzo mentre i ragazzi non c’erano e gli raccontai della casa nuova e dei progetti futuri di Dom. Rimase sorpresa e ridemmo da matte quando gli confessai che credevo fosse quello il regalo di nozze.


Quando poi tornarono, pranzammo fino a scoppiare. Per fortuna quel giorno mi sentivo piuttosto bene e perciò filò tutto liscio. Matt tornò a casa con un regalo per me.


“Tieni bambina, ti piacerà molto” disse porgendomi la busta
“Matt, mi stai riempiendo di cose. Non so più dove metterle” sorrisi
“Si ma questo è solo per te” disse


Aprii in modo curioso la busta, e al suo interno trovai una canotta color petrolio con su scritto “Baby Muser Inside”.
Feci un piccolo salto di gioia abbracciandolo fino allo sfinimento; poi andai un secondo in bagno per indossarla.


Tornai poco dopo ed andai a sedermi sul divano con gli altri, mentre Matt metteva un dvd di un loro live a caso. Eravamo tutti euforici: Matt dava di matto imitando se stesso; Dom teneva il ritmo e Chris si sbellicava dalle risate guardando Matt. Io e Spencer tentavamo di ignorarli mangiucchiando qualcosa e cantando. Ma ovviamente è impossibile ignorare Matt che svalvola a tre centimetri da te. 
Un quarto d’ora dopo mi alzai per prendere qualcosa da bere.


“Prendi qualcosa anche a me?” chiese Dom
“Anche a voi?” chiesi agli altri


Annuirono tutti quanti e portai ad ognuno quello che avevano richiesto. Poi presi il mio bicchiere d’acqua e mi diressi verso il divano.


“Porca miseria!” esclamai rompendo il bicchiere
“Che succede?” chiesero tutti e tre in coro
“Succede che tuo figlio mi sta picchiando a sangue” dissi ovviamente a Dom
“Scalpita il piccoletto!!!” rispose lui


Stopparono il dvd per venire a sentirlo muoversi; ma all’improvviso il dolore finì. Si avvicinarono tutti e tre, ma poggiando ognuno la propria mano, non percepirono nulla.
Finché ebbi un piccolo colpo di genio.


“Non vi muovete” dissi loro “Spencer, puoi provare a premere play?”
“Va bene” disse confusa


Il video ripartì, ma nulla.
Qualche secondo dopo però, eccolo di nuovo che cercava di muoversi togliendomi il respiro. Fu allora che tutti e tre alzarono lo sguardo, con i sorrisi dipinti sui volti; intuendo che quel bambino li adorava ancora prima di conoscerli.
Fin quando non scoppiò il putiferio.


“Beh, è ovvio che sarà un chitarrista” esordì Matt altezzoso
“Non credo proprio!” ribatté Dom
“Io dico di si, senti come tiene il ritmo” proseguì
“E’ un bambino Matt, come fai a dire che tiene il ritmo?” risposi io
“Lo so e basta!!!”
“Ma smettila. E’ mio figlio! Perciò sarà batterista come suo padre” continuò Dom
“Ehy, ehy, basta!!!” tuonò Chris “ma vi rendete conto che state facendo? Cavolo un minimo di rispetto per lei lo avete?” disse circondandomi le spalle con un braccio
“Grazie Chris” risposi “meno male che ci sei tu”
“State li a farneticare se sarà chitarrista o batterista; se riesce a tenere il ritmo o meno. Ma stiamo scherzando???” … “roba da pazzi!!”





“Stiamo parlando di un bambino, ragazzi. Non si scherza su queste cose; soprattutto se è chiaro come il sole che sarà bassista”
“O santissimo Bellamy” sbuffai “non ci credo!!!” dissi tornando a sedermi.




Un’altra settimana dopo, una volta smaltita l’irritazione, i ragazzi partirono per andare ad esibirsi ad un piccolo Festival a Portsmouth. Sarebbero rientrati a notte inoltrata, e così  approfittai per passare un po’ di tempo con la mamma di Dom.
Mi raccontò diversi episodi della sua vita e qualche consiglio riguardo la nascita del bambino. Fu un’esperienza molto intensa ascoltarla mentre mi impartiva lezioni su lezioni; si vedeva che anche lei stava fremendo proprio come tutti gli altri.


Fui sorpresa però, di sapere che Dom non gli aveva accennato nulla riguardo la sua fuga verso Teignmouth e tutto quello che ne era conseguito. Aveva solo pensato che suo figlio si fosse beccato una semplice influenza. Ma comunque avevo aperto io il discorso e mi sembrava giusto che in fondo lei sapesse la verità. Non si sorprese minimamente se non quando accennai a quello  che avevo fatto io.



“Sai cara” mi disse “per molti anni non ho fatto altro che volere il meglio per Dom. Questa faccenda della Rockstar lo riempiva di gioia ogni giorno e lo vedevo sempre circondato da donne bellissime me senza un briciolo di sale nella zucca. Insomma, non volevano né lui né i suoi soldi, ma solo la maledetta foto sui giornali che certificava il fatto che fossero state beccate con lui. Ovviamente sai che ce ne sono state a centinaia, ma nessuna si è mai soffermata a guardare oltre. Per anni e anni sempre la stessa storia. Poi sei arrivata tu, e non so cosa sia successo, ma so che non ho mai visto mio figlio sorridere, urlare, o preoccuparsi tanto per qualcuno. Insomma, quello che voglio dire, è che sei stata come un miracolo per lui e non so veramente come ringraziarti per averlo salvato”
“Non serve, veramente…sono stati loro tre a salvarmi con la loro musica” ammisi
“E’ la cosa più bella che potessi rispondere” disse con la mano sul petto



Cenammo sorridendo, ed altrettanto sorridendo lavammo le stoviglie.




Diversi minuti dopo, nei pressi di Portsmouth, i ragazzi erano sul punto di terminare il concerto. Salutato il pubblico, tornarono nei camerini e Dom notò il suo cellulare che vibrava ininterrottamente.


“Pronto”
“Dom”
“Ehy Spence”
“Dove siete?”
“Abbiamo appena terminato”
“Beh cercate di sbrigarvi…sono un paio d’ore di viaggio credo no?”
“Si, più o meno. Perchè?”
“Perché tuo figlio ha deciso di nascere con qualche settimana di anticipo”



Riattaccò al volo prendendo tutti i suoi effetti personali, trascinandosi dietro gli altri due. Salirono in macchina correndo più veloce che potevano infrangendo tredici milioni di leggi al secondo. Dom guidava; Matt si innervosiva e Chris tentava di stabilire un contatto telefonico con qualcuno.




In ospedale, invece, mi stavano preparando mentre ero circondata da persone che non facevano altro che aumentare le mia ansia…e tutto quello che volevo in quel momento era Dom. Diverso tempo dopo stavo per avere un attacco di panico perchè di punto in bianco erano tutti spariti. Mi guardavo intorno alla ricerca di Spencer o chiunque altro.


“Signora, deve ascoltarmi”  mi disse il dottore
“Voglio mia sorella, ho bisogno di lei”
“Non abbiamo tempo”
“Oddio” invocai


Tre secondi dopo, eccola apparire al mio fianco.


“Dom vuole parlarti” disse col telefono in mano
“Spence, sono un tantino impegnata, non vedi?” dissi
“Mi spiace deve spegnere il cellulare”
“Un attimo solo!” ribadì
“No, mi dispiace”


Mia sorella riattaccò.


Dom correva a più non posso , ed io imprecavo stringendo la mano di Spence.
Chris chiamava Kelly, mentre io mi sforzavo da morire.
Matt farneticava, mentre i dottori mi aiutavano.
Ancora pochi km e sarebbero arrivati;  Spencer li chiamò ancora una volta per sapere dove si trovassero e quanto mancasse.
Risposero al primo colpo.


“Ci siamo quasi Spence” … “Come va?”
“Sta nascendo, Dom” … “ormai non ti faranno più entrare”


In un attimo in cui il dottore m disse di attendere, presi il telefono dalle mani di Spencer.


“Dom, non preoccuparti” dissi
“Sarò da te al più presto, piccola” promise


Più tardi, dopo semafori rossi rimossi; incroci ignorati; limiti di velocità snobbati;  dottori scavalcati e imprecazioni volate, finalmente tutti e tre arrivarono in ospedale, sconvolti e con il fiatone.
Dopodiché, ricordai solo una sensazione di leggerezza quando, stringendo i denti mi fecero fare un ultimo sforzo. E in quel momento tutto quello che mi rimase in impresso fu la vista, per un breve secondo, di loro tre in piedi. Chris si illuminò in un immenso sorriso, abbracciando Dom e Matt che piangevano a dirotto. Vennero cacciati via a forza e da lì persi conoscenza.  



Quasi un’ora dopo non appena vide sua madre, Dom gli corse incontro.


“Mamma!”
“Dominic! Mi dispiace tesoro che non sei arrivato in tempo” disse sua madre che non si era accorta di nulla
“In ritardo si, ma ho fatto comunque in tempo” sorrise “l’ho vista solo un istante” rispose


Cosciente del fatto che era stato allontanato e aver perso tutto ciò che ne era seguito.


“Come sta?” chiese
“Non possiamo ancora vederla” … “Spencer ha detto che non si è sentita bene”
“Oddio!” esclamò Matt
“Ma potete vedere il piccolo”


Uno dietro l’altro si incamminarono verso il reparto maternità, cercando la sala dove tenevano tutti i neonati, e arrivando difronte la grande vetrata, rimasero colpiti da quanti bambini minuscoli dormivano beati.


“Quello che sonnecchia con una leggera chioma bionda, è il tuo” disse Spence sorprendendoli
“Mio Dio” esclamò Dom con le mani alla bocca
“Non c’è scritto il nome, però” disse Matt
“Voleva aspettare il suo Dom” li rincuorò lei


Chris e Matt lo abbracciarono congratulandosi con lui.
Poi, un dottore, venne ad informarli che erano costretti a chiudere le tende e che se volevano vedermi avrebbero dovuto attendere il mattino seguente.
Così Dom, disse loro che sarebbe rimasto lì ad aspettare, ma sua madre lo pregò almeno di andare a fare una doccia e mangiare qualcosa.
Seguì il suo consiglio, e un’ora dopo tornò a dare il cambio a sua madre, restando lì da solo per tutta la notte. Fu svegliato da Matt che gli batté una mano sulla spalla.


“Mi scusi, signor Howard?”
“Si?”
“Ero venuto a dirle che adesso può ricevere visite”
“Oh, grazie mille” disse seguendolo
“Non so se è stato informato o meno, ma ha perso i sensi ieri sera a causa dello stress, la pura e sicuramente per il caldo anche se era sera. Comunque, ora sta bene, è solo un po’ debole”
“La ringrazio”
“Si figuri”


Entrò piano dalla porta, avvicinandosi al letto e sfiorandomi il viso.


“Dom” sospirai piano
“Ciao amore” sorrise


Lo abbracciai forte facendolo salire sul letto vicino a me, riversando quante più lacrime avevo.


“Piccola, non piangere, sono qui con te”
“Lo so, ma mi mancavi da impazzire” confessai
“Non preoccuparti, non ti lascio” disse circondandomi le spalle con un braccio.


Poco dopo arrivò Chris.


“Bambolina!!!”
“Ehy” sorrisi
“Come ti senti?” chiese
“Un po’ sottosopra, ma è normale” risposi


Mi abbracciò teneramente dicendomi all’orecchio quanto fosse fiero di me, mentre io arrossivo in silenzio. Poi salutai Kelly, la mamma di Dom, Spencer e Marylin; mancava solo uno all’appello. E puntuale come un orologio svizzero, fece il suo ingresso da Rockstar con una decina di palloncini con su scritto “It’s a boy”. Ma il colpo di grazia arrivò dopo tre secondi,  proprio mentre si rialzava dopo aver posato i palloncini.


“Cioè, io non vorrei dire nulla ma…avete visto quanto è figo mio nipote?”


Era imbattibile, nulla da ridire.


Cinque minuti dopo, l’infermiera lo portò in camera, e finalmente lo vidi. Uno scricciolo piccolino con un ciuffetto biondo e quegli stramaledetti occhi verdi, insomma un piccolo Dom. Era incredibile, tutto lo stress, gli sbalzi d’umore, le nausee, ne era valsa veramente la pena di sopportare tutto.


Lo presero in braccio turno, compreso Matt che stava già pensando di fare una foto con suo nipote da schiaffare su Twitter.  Arrivato a Dom, rimasi incantata dal modo in cui lo teneva, quasi avesse paura di fargli del male, ma con una dolcezza negli occhi degna di lode.


“Allora? Come lo chiamerete?” chiese Chris


Stringendo ma mano di Matt che già lo sapeva, alzai un attimo lo sguardo per dirigerlo verso gli occhi di Dom dall’altra parte della stanza, e vi lessi in un attimo tutto quello che avevamo passato insieme.


“William” sospirai “William Christopher Howard”


E mi godetti appieno tutte le conseguenze di quell’affermazione. Vidi Chris aprirsi nel sorriso più dolce e infantile del mondo; la mamma di Dom mi abbracciò piangendo; Matt mi baciò la guancia più che contento di aver partecipato alla scelta; e Dom, la reazione che aspettavo di più al mondo.


Guardò dritto nei miei occhi trattenendo le lacrime per puro orgoglio maschile, ma sapevo per certo che non appena fossimo soli, sarebbe venuto a piangere contro il mio petto, pensando a suo padre. Perciò si limitò solo a mormorare un debole “Grazie” seguito da un “Ti amo”.


Più tardi quella sera, mentre riposavo, lo sentii mormorare a suo figlio.


“Voglio che tu sappia che ti proteggeremo sempre, in qualunque momento o circostanza. Vedi quella meraviglia che dorme nel letto? Quella è la tua mamma, ed è la persona più importante della mia vita. Portale sempre rispetto e vedrai che non ti deluderà. Ti aiuterà a crescere e avrà sempre un momento per ascoltarti; ti insegnerà tutto quello che non sai e ti amerà con tutto il suo cuore. Anche se la farai arrabbiare; se le urlerai contro; se cercherai di fare il furbo con lei; e persino se la lascerai sotto la pioggia” sorrise “ti insegnerò a prenderti cura di lei quando non sarò in casa; ti aiuterò a proteggerla quando fuori sarà brutto tempo. Insomma, quell’angelo va protetto a tutti i costi ed io ti insegnerò ad amarla come la amo da diverso tempo”


Silenziosamente nel sonno mi scese una lacrima.





Passò un mese da che nacque mio figlio. Spencer e Matt erano tornati dal viaggio di nozze ed io e Dom ci eravamo trasferiti definitivamente.
Dom era un padre eccellente, non si risparmiava nulla, così come lo erano i suoi zii. Sia Matt che Chris mi avevano riempito casa di regali e non accennavano a fermarsi.


Stava mettendo William a dormire sistemandolo nel lettino, quando sua madre lo abbracciò dandogli un bacio fra i capelli.


“Lo adoro da morire” disse Dom
“Si anche io” rispose
“Finalmente dorme!” esclamò Dom
“Si, direi di si”
“Abbiamo fatto un buon lavoro” confessò a sua madre
“Un ottimo lavoro, tesoro” rispose “ora va da lei, qui ci penso io”


Dom sorrise dolcemente a sua madre che si stava attrezzando per portare il piccolo un po’ fuori in giardino.


Lui si avvicinò cauto a me, che sonnecchiavo sul divano con un ciuccio in mano. Mi svegliò baciandomi teneramente e mi convinse a seguirlo, rassicurandomi che nostro figlio fosse in buone mani.



Passò un intero pomeriggio, il migliore del mondo per quanto mi riguardava.


Arrivata la sera, ero seduta sul letto a cavalcioni su di lui in un mare di piume sparse ovunque, e sorridevo come non facevo da tempo. Puntò i suoi occhi nei miei sorridendo anche lui.


“Allora” disse “abbiamo scaricato tutte e due gli Ipod; ci siamo ingozzati di marshmallow; abbiamo fatto il bagno insieme; saltato sul letto fino allo sfinimento e distrutto quattro cuscini facendo la lotta; e credo di non averti mai amata così tanto”
“Grazie Dom, sul serio. Per tutto questo. Ti amo da impazzire” dissi sfiorandogli il viso
“Di nulla, bimba” rispose



Dopodiché, capovolse le posizioni e mi ritrovai sdraiata, mentre lentamente sfiorava la mia pelle sotto la canotta.


“Dom, abbiamo appena fatto un bambino” dissi mentre ma la sfilava lento


Nei suoi soliti occhi beffardi puntati nei miei, sorrise togliendo anche la sua t-shirt  posizionandosi sopra di me. E nello sguardo più perverso di sempre, esclamò



“Oh beh. Ne facciamo un altro”





 
Fine

   
 
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