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Autore: ellen98    11/01/2014    1 recensioni
[…]«E comunque credo che sia una buona idea quella di venire a scuola in ciabatte. Sono più comode, calde e confortevoli. La gente dovrebbe prendere esempio.»
Charlotte lo fulminò con lo sguardo capendo che si stava prendendo gioco di lei, ma stranamente la cosa non la infastidiva. Piuttosto voleva stare al gioco. «Allora ti sfido. Domani vieni in pantofole.»
**
La vita può essere vissuta in tanti modi.
Zayn amava ascoltare i Placebo sdraiato sul prato in una giornata di sole, magari in compagnia di un amico.
Charlotte sognava ad occhi aperti seduta sulla finestra in balia della pioggia. Leggeva Jane Austen vivendo nella convinzione che l’orgoglio venisse prima di tutto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fate.
 
Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi?
Il fatto è che non le incontri.
 
Charles Bukowski
 
 
 
 
 
Quella giornata sembrava non passare mai. Era entrata nell’edificio che la teneva reclusa per ben sei ore al giorno, più comunemente chiamato scuola, da soli 87 minuti e già non vedeva l’ora di andarsene.
Con il gomito appoggiato sul banco, la mano a sorreggergli la testa e lo sguardo perso oltre il vetro spesso della finestra, Charlotte cercava di ingannare il tempo inventando storie su chiunque passasse nel cortile della loro scuola, ben visibile dal primo piano dell’edificio.
Aveva scelto quel banco per motivi ben precisi: era in terza fila, in modo da non essere notata; il suo posto era quello vicino alla finestra, e nei tre anni addietro la ragazza aveva potuto notare che era il punto in cui la maggior parte dei professori posavano di meno lo sguardo, per giunta poi aveva quell’armadio di Lerman seduto proprio davanti a lei che la nascondeva totalmente da un’eventuale occhiata dai docenti.
La sua compagna di banco, Eveline, ragazza bassetta e magrolina con dei grossi e spessi occhiali poggiati sul naso che ingrandivano di circa tre volte i suoi già grandi occhi verdi, era una persona molto educata e silenziosa, capace di non farsi ne sentire ne notare per le intere sei ore in cui dovevano sedere vicine.
Così Charlotte poteva far viaggiare la sua fantasia osservando gli studenti che, con una scusa improbabile, erano usciti nel cortile e ora si fumavano una sigaretta e chiacchieravano tra loro.
Charlotte non conosceva nessuno di loro, a lei non importava chi fossero o cosa facessero, si limitava ad attribuirgli dei nomi buffi, delle storie tragiche e delle relazioni impossibili mentre le lancette dell’orologio scorrevano lente e monotone come a scandire i battiti del suo cuore.
La seconda ora finì, e così pure la terza e la quarta. Poi ci fu la ricreazione che lei passò su una panchina del giardino a leggere e fumare, e poi la quinta e la sesta ora di lezione, tenute entrambe dal noioso professore di biologia che come al solito iniziò con una logorroica spiegazione partita dall’ennesima e bella giornata di sole di quella settimana fino ad arrivare - Charlotte ignorava come – a parlare della meiosi.
«Quindi ragazzi, per approfondire e capire al meglio questo splendido argomento, creerò delle coppie che lavoreranno insieme. Avrete tempo tre settimane per creare una ricerca che soddisfi le mie aspettative e che consisterà in gran parte del vostro voto di fine trimestre.» continuò orgoglioso il professore sfregandosi le mani di tanto in tanto. «Bene, cercherò di fare coppie eque ed equilibrate.»
Un brusio si alzò nella classe.
Charlotte focalizzò la sua attenzione sull’elenco degli alunni tenuto in mano dal professore, pregando un’entità superiore di non capitare con uno degli ebeti nullafacenti che costituivano gran parte della sua classe.
Fece un respiro profondo quando il professore iniziò ad elencare le prime coppie, seguite da gridolini di gioia, sbuffi di disperazione e pettegolezzi che tutti insieme formavano un mormorio fastidioso.
«Louise Rose e Marc Kingstorm.»
Altre risatine.
«Amanda Stewart e Adrian Weisman.»
La curiosità la stava mangiando viva.
«Charlotte Stevenson e Niall Horan.»
Il respirò le si bloccò in gola impedendole quasi di respirare. No, Horan proprio no.
Lui era proprio la feccia della classe, il peggio del peggio. Bocciato, risatina stupida sempre sulle labbra, bel fisico e bel faccino che servivano solo a mascherare la sua stupidità.
Ci aveva parlato poche volte per quanto ricordava, solo per mandarlo a fanculo o per chiedergli di levarsi dalle palle quando attaccava bottone.
Lei e Horan. Non ci poteva credere.
Istintivamente il suo sguardo guizzò verso il biondo che la stava già guardando con aria preoccupata.
Charlotte l’avrebbe fatto rigare dritto. Questo era certo.
 
All’uscita di scuola si fermò come sempre per fumarsi una sigaretta. Il leggero vento che le scompigliava i capelli scuri e mossi aveva un odore che le ricordava l’inverno.
Osservò i ragazzi salutarsi in gruppetti dai due alle otto persone, per poi salire in macchina, moto o correre a prendere l’autobus, facendo si che la folla si diradasse lentamente fino a sparire.
Quando la sigaretta finì, buttò il mozzicone per terra e fece fare un terzo giro alla sciarpa blu incamminandosi verso casa.
Stava per girare l’angolo dell’edificio quando una mano l’afferrò per il polso facendola sobbalzare mentre il cuore le era salito in gola per lo spavento.
Solo quando si girò capì che non aveva nessun motivo per essere impaurita. «Horan.» sbuffò cercando di ricomporsi.
«Ti ho spaventata è?» rise il biondo facendo irrigidire la magra figura di Charlotte.
«Smetti di fare il coglione e dimmi cosa vuoi.» sentenziò severa sentendosi punta sul vivo.
Il ragazzo smise di ridere guardandola con aria quasi spaventata. «Siamo in coppia insieme a biologia, ricordi?»
Charlotte annuì pensierosa, ricordandosi della disgrazia a cui sarebbe stata legata per le tre settimane seguenti.
«Già.» il biondo fece un sospiro come per cercare la forza di parlare. «Quando pensi che dovremmo cominciare a vederci?»
«Prima cominciamo e meglio è.» grugnì al solo pensiero di dover passare un pomeriggio con quell’energumeno.
«Casa mia è libera questo pomeriggio, potremmo fare da me.» chiese speranzoso cercando di non farla incazzare. Niall era terrorizzato dagli sguardi di rimprovero che gli rivolgeva quella ragazza, parlavano più delle parole.
«Sarò lì alle quattro.» disse veloce per poi voltarsi. Dopo pochi passi si fermò chiedendosi se fosse stata troppo dura con il ragazzo, e poi non sapeva nemmeno dove abitava. Dannazione.
Fece qualche passo indietro trovandolo ancora lì inebetito. «Niall.» questa volta lo chiamò per nome, sforzandosi di essere più educata. «Io non so dove abiti.» farfugliò.
Sentendola in difficoltà a Niall spuntò un sorriso che le riscaldò il cuore, anche se non lo diede a vedere. «Se mi dai il tuo numero, ti mando un messaggio con l’indirizzo. È una via abbastanza complicata da ricordarsi.»
Lei sorrise di rimando e dopo che si furono scambiati i numeri, ognuno andò per la sua strada.
 
Il quartiere era vuoto e silenzioso anche se erano appena le quattro del pomeriggio. Charlotte entrò nel piccolo vialetto che conduceva alla villetta gialla per poi fare un respiro profondo e suonare al campanello.
Sentì più di una voce dall’altra parte della porta, e si chiese per l’ennesima volta nell’arco di due ore, come si sarebbe svolto il pomeriggio passato con Horan. Si mostrava sempre una ragazza abbastanza sulle sue e non voleva far crollare quella maschera per colpa di uno stupido sorriso da parte del biondo. In fondo, ma molto in fondo, lei sapeva che Niall era un ragazzo simpatico.
Vedendo che nessuno sembrava intenzionato ad aprirle, suonò di nuovo, e nello stesso istante in cui premette il pulsante del citofono, la porta si aprì di scatto, trovandosi davanti il ragazzo del parco.
 
Erano passati quattro giorni dalla figuraccia che il moro aveva fatto per colpa dell’accendino, e l’espressione sul suo volto passò dalla sorpresa per ritrovarsela di nuovo davanti, all’imbarazzo dovuto all’episodio nel parco.
L’espressione di Charlotte non era da meno, e mentre si sforzava di non fare una faccia stupida per colpa della sorpresa, cercò invano il motivo per cui il ragazzo si trovasse a casa di Niall.
«Il ragazzo dell’accendino!» sorrise ancora sconvolta mentre il moro era rimasto impietrito sulla porta.
«Già.» si ricompose alzando un sopracciglio. «Più comunemente chiamato Zayn.» un cipiglio divertito si formò sul suo volto quando le tese la mano che la ragazza strinse titubante.
«Charlotte.» tagliò corto superandolo ed entrando in casa.
 Zayn chiuse confuso la porta, e quando si girò vide Niall seduto sul divano con il telecomando in mano e davanti la magra figura di Charlotte.
«Mi vuoi spiegare che diavolo ci fa lui qui?» chiese indispettita puntando il dito verso il moro.
Niall la guardò come se fosse ovvio. «È Zayn, il mio migliore amico.»
«E con questo? Noi dovremmo studiare.» continuò incredula. Se Niall pensava che lei sarebbe rimasta nella stessa stanza del moro per un intero pomeriggio, si sbagliava di grosso.
«Ma stava da solo ed è venuto qui. Non ci darà fastidio, promesso.» disse bevendo un sorso dalla bottiglia di birra che aveva in mano.
Zayn si appoggiò alla porta con le braccia conserte. Stavano parlando di lui come se non ci fosse!
Charlotte non sapeva perché, ma anche solo l’idea di stare più di cinque minuti vicino a quel ragazzo, la infastidiva, e Zayn sembrò accorgersene.
«O se ne va lui, o me ne vado io. Non sono disposta a prendere una F solo perché il tuo migliore amico non vuole stare a casa da solo.» concluse sistemandosi la borsa sulla spalla, pronta per andarsene.
Niall si alzò dal divano sbuffando. «Dai Zayn, meglio se te ne vai.»
«Meglio se me ne vado.» ripeté il moro divertito dalla scena.
Quella ragazza era una vera forza.
Prima di richiudersi la porta alle spalle, lasciò appositamente il portafoglio sul mobile vicino all’entrata, consapevole che sarebbe dovuto tornare a riprenderlo il pomeriggio stesso e non vedeva l’ora di vedere l’espressione di Charlotte quando si sarebbe ripresentato a casa di Niall.
Soffocò una risata e si avviò per il vialetto.
 
Dentro la villetta gialla Charlotte era confusa. Sapeva di essersi comportata da stronza, ma quel suo caratteraccio veniva fuori ogni qual volta si sentiva sfidata. E Zayn stava sfidando la sua pazienza con quei ghigni divertiti e quel modo di fare sostenuto di chi si sente superiore.
Ma Charlotte si sarebbe presa la sua rivincita, lo faceva sempre.
Perché diavolo tra tutta la gente che gli poteva capitare, era finita in coppia proprio con il migliore amico del ragazzo del parco!
Forse destino, o magari solamente una grande sfiga.
 
 
 
 
 
Spazio autrice
 
Hola bella gente! Scusate se questa volta ci ho messo un po’ di più a pubblicare, ma scuola è ricominciata, e con questa tutte le rotture di palle da parte dei professori.
Ergo, sto tutto il giorno chiusa in casa a fare i compiti.
Sorvolando, bel capitoletto, non vi pare?
E Zayn sembra tanto imbecille, ma sotto sotto anche lui ha un po’ di materia grigia funzionante. Infatti si diverte a far incazzare la nostra povera Charlotte lasciando il portafoglio in casa con la scusa di tornare.
Bene bene, mi piacerebbe ricevere qualche altra recensione (anche microscopica solo per farmi sapere che non devo darmi all’ippica –in caso contrario tranquille, i cavalli mi sono sempre piaciuti-)
E niente, tra tre giorni è il mio compleanno.
 
ele
  
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