5.
Il giorno dopo, nonostante la luce del sole fosse molto forte e
mi impedisse di dormire, non avevo voglia di alzarmi, quella notte rimasi
insieme a Faron in quella panchina e tornammo dentro nelle mattinate, aveva
troppo male al ginocchio per muoversi prima. Finse una piccola scenetta, che
avrebbe raccontato agli altri, dove raccontava di essere caduto, aver sbattuto
l’occhio ed essersi fatto male al ginocchio, ed io l’avrei dovuto
coprire senza un motivo, non potevo fare altrimenti, mi ricattò “Hale”, era tipico suo, e non
potevo farci niente ormai.
Rigirai il cuscino perché era diventato troppo caldo,
amavo il contatto col freddo, mi rilassava in giornate calde come questa,
infatti quella mattina faceva un caldo atroce, un motivo in più per
rimanere a letto, fuori si morirà dal caldo. Chiusi gli occhi quando
udii una voce “ma dove cazzo te
ne sei andata ieri?” era la voce di Faron e proveniva dalla cucina,
che si trova nella stanza a fianco alla mia.
“ma cosa vuoi? Non
stiamo mica insieme noi due” disse lei con la sua solite voce da oca
spaccona “tu conosci i miei
problemi con quelli li e li fai venire qui?” quasi urlò
Faron “shhhhhh” fece lei
“vuoi che la mocciosa si svegli?”
disse, si riferiva a me, non era la prima volta che si riferiva a me con quel
termine, mocciosa io, lei cos’era allora? E poi cos’era che non
dovevo ascoltare? Forse finalmente avrei scoperto il perché della
chiamata di ieri sera da parte di Faron “Rispondi!!”
disse lui, cercando di non alzare la voce “li ha portati Hale qui, non io, ero mezza ubriaca ieri sera e non ho
capito più niente, perdonami!” Hale? E adesso cosa
c’entrava Hale in questa storia? Non ci capivo più niente, tutto
questo non aveva nessun senso
“Hale? Avrei
dovuto immaginarlo!” disse lui “dove stai andando adesso?” disse lei “non ti interessa, lasciami in pace!”
poi sentii la porta della camera accanto sbattere la porta,e poi il silenzio.
Ma cosa diavolo avevo ascoltato?
Che senso aveva quella conversazione?
Faron aveva appena litigato con Lise.
Motivo?
Aveva portato degli amici dei quali Faron doveva stare alla
larga.
Motivo?
Sconosciuto.
Lei dice che quegli amici li aveva portati Hale, suo fratello.
Lui risponde che avrebbe dovuto immaginarlo.
Ah, dimenticavo, io non dovevo sapere, ma cosa non dovevo sapere
io e le altre?
Ecco, adesso si che non avrei potuto dormire più, e colpa
di quei due che parlano fin troppo ad alta voce, nonostante l’inutile
sforzo di chiudere occhio, mi alzai, attaccai i capelli con un elastico a mo
coda di cavallo e andai in cucina a fare colazione, aprii il frigo e presi un
succo di frutta alla pera, affondai la cannuccia nell’involucro
dall’alluminio e lo bevvi, poi presi dalla credenza qualche biscotto e lo
mangiai, fu in quel attimo che sentii la porta della stanza dei ragazzi aprirsi
e vidi uscire Faron, aveva lo sguardo perso, come se in quel istante non si
trovasse nel mondo di noi comuni mortali, ma in un mondo tutto suo, una dimensione
parallela. Si accorse di me, solo quando mi fu accanto e sembrò
ritornare sulla terra tutta un tratto
-Bonjour!-
-ciao- mi limitai a rispondere
-finalmente ci degni della tua presenza, lo sai che sono
mezzogiorno?- disse con uno dei suoi più antipatici e aspri toni di voce
-se non fosse che qualcuno mi ha svegliata alle due di notte e
mi ha fatta ritornare alle cinque di mattina, mi sarei certamente alzata prima,
e poi parli tu, che stai uscendo ora dalla tua stanza!-
-guarda che io sono sveglio da un pezzo, ero solo di la a
sentirmi un po’ di musica- disse mostrandomi il suo i-pod
-lo so- mi limitai a
rispondere, la sua espressione nel viso cambiò, il volto si tese e le
labbra si incresparono, ma non rispose, forse capì a cosa mi riferivo e
preferiva non proseguire.
-comunque- dissi per cambiare discorso –hanno creduto alla
balla dell’essere caduto per terra?-
-si, certo, anche se mi vergognavo parecchio a raccontarla!-
disse lui fingendosi divertito, anche se glielo leggevo negli occhi che era
parecchio teso
-mai quanto raccontare di essere stato picchiato!-
-zitta!- disse lui a denti stretti
-e perché dovrei starmi zitta? Chi sei tu per me?-
-Hale!- sibilò
-e allora? Credi di farmi paura? Tanto figura di merda una in
più o meno, non mi cambia tanto, invece a te cambia se racconto tutto!-
-ma cosa devi raccontare, se non sai niente?- mi sfidò
-questo è da vedere, stai certa, lo scoprirò cosa
nascondi, me lo farò dire da Hale!-
-cosa c’entra Hale?- disse lui
-non fare il finto tonto, l’ho capito, ho sentito te e
Lise parlare, la mocciosa ha
ascoltato tutto- sorrisi beffarda
-e dimmi mocciosa,
cos’hai sentito?- mi sfidò nuovamente, mi avvicinai di fianco a
lui e incrociai le mani a petto
-beh, per esempio ho capito che sei stato pestato da degli amici
di Hale!-
-cosa?- la sua espressione era un libro aperto per me, avevo
fatto bingo!
-si hai sentito benissimo, chissà cos’avrai fatto a
quei poveri ragazzi per farti ridurre in questa maniera, sei sempre il solito!-
-io non ho fatto un bel niente!-
-non è vero, li avrai stuzzicati come tuo solito-
-tu ti fai i film- disse scuotendo il capo
-vuoi dirmi che tu sei innocente? Che sei solo una povera
vittima in tutta questa storia? Non mi riesce facile crederlo, hai sempre avuto
a che fare con i guai, hai sempre fatto in modo che si scatenassero guerre,
perché dovrei credere che non sia colpa tua? Lo è sempre
infondo!- forse ero stata fin troppo crudele, infatti abbassò lo sguardo
fissandosi le scarpe, e il suo respiro non era più regolare, ma infondo
cosa avrei potuto dire se non la verità? Era sempre a causa sua se
scattava qualche rissa, ora come potevo credere del contrario?
-hai ragione- disse
dopo un lungo arco di tempo, sospirò ed uscì fuori dallo yacht,
scossi la testa, chi lo capisce è bravo, tornai in camera, presi il mio
costume, e il pareo e andai in bagno a farmi una doccia.
Quando finii mi diressi dalle mia amiche che stavano come sempre
a prendere il sole, le ignorai, tanto non mi avrebbero considerata, troppo
occupate ad abbronzarsi…
Così decisi di fare un bagno e senza pensarci mi tuffai,
nuotare mi rilassava e mi teneva la mente occupata, nuotavo e non pensavo, e
stavo bene con me stessa, sarei rimasta li in eterno se solo fosse stato
possibile.
Quando mi accorsi che non c’era più il sole, tornai
a nuoto allo yacht.
-ma dove sei stata?- disse Cassie preoccupata, guardai
l’orologio, erano le cinque del pomeriggio, avevo perso proprio la
cognizione del tempo
-scusa, ero in acqua e ho perso la cognizione del tempo!-
-avrei dovuto immaginarlo! Sei sempre la solita!- disse dandomi
una pacca sulla spalla – vuoi qualcosa da mangiare?- mi chiese, avevo
saltato il pranzo, ma non avevo fame
-no, grazie- risposi –e gli altri?- dissi guardandomi
intorno – Faron e Lise non lo so dove sono, mentre Hale e Aretha sono andati
a comprare qualcosa da mangiare, siamo rimasti a secco in solo due giorni!-
-capisco- dissi, ma a dire il vero non è che mi
interessava qualcosa del cibo, mangiavo soltanto per necessità
-hai visto come sono abbronzata?- disse ad un tratta, facendomi
saltare per aria dallo spavento
-ma sei scema?-
-allora?-
-si, si ho visto, così non ti lamenti più-
-no, voglio arrivare al colore della tua pelle, poi non parlo
vero più-
-oddio, tu sei proprio idiota- dissi scrollando il capo, andai a
cambiarmi, indossai una gonna corta bianco e un topo nero, sciolsi i capelli, e
mi truccai, molto leggera, un po’ di phard, matita nera e mascara,
infondo ero semplice.
-sei una stronza!- mi disse la mia amica non appena uscii dalla
nostra camera
-e perché mai?- dissi non capendo
-perché sei bellissima!-
-ma smettila- dissi andandomi a sedere sul divanetto
-Buonasera!!- disse Aretha entrando dentro lo yacht con i pacchi
della spesa insieme ad Hale
-guarda chi c’è, Bee, ma dove sei stata tutta la
giornata?- disse Hale posando i pacchi sopra il tavolo
-in acqua- risposi semplicemente
-poi siamo noi le fissate con l’abbronzature- disse Aretha
–Lise e Faron?- chiese dopo
-boh- rispose Cassie – quei due non me la raccontano
giusta
-nemmeno a me- disse Aretha, “e nemmeno a me!” pensai,
ma non esattamente in quel
senso…