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Autore: koopafreak    31/01/2014    4 recensioni
I primi avventurosi approcci genitoriali nella solitaria famiglia Koopa. Ludwig passa in vantaggio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Ludwig Von Koopa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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« Nulla di cui allarmarsi, Sire. Si tratta soltanto di un semplice raffreddore » tentò di sdrammatizzare il fido magikoopa.

« Come è potuto succedere? » Bowser non era iperteso, qualcosa di più.

« Sono incidenti che capitano, Altezza. »

« Non doveva capitare! È troppo giovane per ammalarsi! »

« Un'infreddatura non sarà certo fatale. Qualche giorno di sciroppo e passerà tutto. »

« Non puoi farglielo passare adesso?! »

« Vostra Esasperazione, sapete meglio di me che la magia risanante non è affatto indicata per un disturbo di infim'ordine come un raffreddore. Gli anticorpi del Principe faranno il loro dovere e se hanno ripreso almeno un millesimo del suo caratterino, le ragioni per preoccuparsi sono pressoché inconsistenti. »

Ludwig volse discretamente lo sguardo verso il volto occhialuto dello stregone, ma come al solito non disse niente e si limitò a tirare su col naso, la sua smania di indistruttibilità smentita dai fatti. Detestava con tutto se stesso il fischiettio ridicolo che emetteva quando restava troppo tempo senza ripetere quell'azione indecorosa.

« Ma come diavolo è riuscito a beccarsi il raffreddore quando siamo circondati dalla lava? »

« Lo avrà accidentalmente contratto da qualcuno. È un virus che circola parecchio di questi tempi » azzardò il mago senza prima fermarsi a riflettere sulle conseguenze di quelle parole. Realizzò troppo tardi di aver appena fatto saltare una mina nel campo di ansie di un genitore instabile alle prese col primo inevitabile inciampo nella salute della prole. Alzò gli occhi dal koopolotto e prese atto di cosa aveva inavvertitamente scatenato.

Entro la mezz'ora successiva tutti i soldati e i domestici che non fossero stati certificati in perfette condizioni fisiche avevano ricevuto una settimana di riposo e l'ordine imperativo di lasciare seduta stante il castello, insieme ai propri germi. Questo però non era comunque bastato per risparmiare occhiate di sospetto rivolte ai restanti qualora la debita distanza tra loro e Ludwig si fosse ridotta troppo per i nuovi gusti del sovrano.

Una volta dissuaso dalla sua personale crociata per la liberazione della dimora reale dal rischio di altri contagi grazie agli sforzi di un Kamek contrito del proprio errore, Bowser decise di allentare la pressione e si accomodò sul trono per dedicarsi ai fascicoli di rapporti da leggere ed archiviare. Ludwig si era appisolato rannicchiatosi nello spazio accogliente tra il polso ed il gomito, aiutando così il padre a scaricarsi pian piano di tutta quella morbosa inquietudine accumulata. I minuti trascorsero lenti nella quiete piacevole ed intatta della grande sala, sgombra da qualsiasi altra presenza. Loro due soli. Nient'altro che pace intorno. Yin e Yang in ritrovata armonia. Bowser riconobbe addirittura di essere andato un pochino sopra le righe questa volta.

« Eccì! »

Con un'esplosione di fogli per aria il Re si precipitò di nuovo dal rassegnato magikoopa come un campione di rugby pronto a segnare la meta con un seccatissimo Ludwig sottobraccio.

Ma guardando oltre quella malsana tendenza all'esagerazione che sfortunatamente non sarebbe mai andata diminuendo negli anni, nulla poteva sminuire i sorprendenti risultati conquistati dal sovrano e Kamek, conoscendo il suo padrone meglio di un libro letto centinaia di volte, poteva reputarsi il più compiaciuto fra tutti. Bowser era praticamente partito dal fondo del livello zero senza un briciolo di preparazione e la sua risalita era stata lunga, faticosa e piuttosto accidentata, ma alla fine aveva scalato la montagna di difficoltà e giorno dopo giorno, notte insonne dopo l'altra, aveva forgiato col cucciolo un legame forte e destinato a germogliare nel loro parallelo percorso di crescita: Ludwig come figlio e Bowser come padre.

Il suo debutto non era stato a pieni voti e non era diventato un genitore perfetto, ciononostante era evidente quanto ci provasse in nome dell'affetto per il suo erede per cui si era messo totalmente in gioco. Anche Kamek aveva recitato il suo ruolo in quel capitolo di rinnovamento della discendenza, inizialmente dietro le quinte come muto osservatore e poi avendovi preso attivamente parte, dal momento in cui Bowser si era trovato per la prima volta suo figlio tra le braccia ed egli aveva visto coi propri occhi qualcosa scattare in quelli del suo padrone. Il baricentro del suo mondo che si era inclinato verso qualcun altro.

I dubbi originari su quella decisione che aveva temuto rischiosa per la fragilità del compito che il sovrano certamente non avrebbe potuto comprendere, se non con l'esperienza, si erano estinti ancor prima di fare ritorno al castello in tre e che il liscio piatto e ripetitivo della routine venisse stravolto in un mambo appassionato. In quel nanosecondo, Kamek aveva raggiunto la consapevolezza che tutto sarebbe andato bene infine. Forse merito di una piccola scintilla delle sue doti divinatorie o forse del suo intuito: non avrebbe mai potuto dirlo con certezza. Eppure smise definitivamente di dubitarvi e Bowser aveva saputo dimostrargli che non si era sbagliato, avendo fatto fronte alla sua iniziale inadeguatezza senza mai mollare e comportandosi come un vero padre in ogni parte della giornata con Ludwig. Si era persino rifiutato di affidare anche i compiti più scomodi ad altri, per quanto in qualche caso gli fosse costato una bella fetta di orgoglio.

Il magikoopa rimembrava ancora divertito la sua espressione al momento del cambio del pannolino, sebbene un koopolotto ne avesse bisogno per circa una settimana prima di apprendere a controllare gli stimoli e Ludwig dal canto suo lo aveva smesso dopo nemmeno tre giorni. Ed era anche segretamente al corrente che il Re, benché il principino avesse imparato a dormire da solo ormai, sgusciava di soppiatto nella cameretta ogni tanto per portarselo clandestinamente nel suo lettone. Ma quella era una piccola infrazione su cui si poteva glissare con un sorriso. Buffo però come ci si poteva riscoprire a sentire la mancanza di certe abitudini con cui si aveva combattuto a lungo per liberarsene.

Anche Ludwig era stato fonte di sorprese non meno strabilianti. L'ultima nella lista: il suo amore sconfinato per l'arte della musica. Kamek se ne era accorto subito dopo il suo padrone che avesse sortito un effetto miracoloso quanto immediato. L'esposizione alle sublimi melodie create dal genio umano che ne avevano smussato la scorza dura e spigolosa all'interno, levigandola dolcemente e rimuovendo gli strati più ruvidi come la superficie di un un sasso in un fiume limpido, aveva permesso a quel carattere intrattabile di affinarsi una volta che il lato dormiente della sua personalità aveva dispiegato le ali e la sua anima creativa prendeva il volo sulle note che si elevavano dalle corde del piano. Ludwig aveva compreso l'illimitatezza dei suoni, i significati che cambiavano a seconda di come venivano concatenati e quante sfumature potevano assumere, quanti messaggi convogliare, contrapposti alla cruda pochezza delle parole. Inoltre il koopolotto aveva trovato un'ottima valvola di sfogo della congenita vivacità che gli regalava molta più soddisfazione delle sue birbanterie.

Un solo difetto però rimaneva arduo da correggere: Ludwig continuava a mantenere un rapporto conflittuale con l'acqua. Bowser continuava ad infischiarsene, anteponendo l'igiene personale alle simpatie. Tuttavia l'erede possedeva una sorta di sesto senso ogniqualvolta la sua presenza era irresistibilmente richiesta nella vasca stracolma di schiuma profumata, aprendo vere e proprie battute di caccia tra le mura tetre della fortezza per essere portato di peso nella massa liquida tanto diffidata. Il koopolotto aveva una corporatura robusta e non era certo il più veloce mai visto, ma sapeva affrettarsi il giusto per mantenere quel minimo distacco dalle mani di un Bowser ringhiante ed ingobbito all'inseguimento esattamente alle sue spalle.

« Vieni qui! »

Ludwig non venne.

« Fermati! »

Ludwig non si fermò.

« Te lo ordino! »

Ludwig si ammutinò.

In genere questa rituale acchiapparella non durava che qualche minuto ed era divenuta una delle attrazioni più apprezzate da moltissimi al castello, guardandosene bene naturalmente dall'esternarlo. Vi era sempre un vago sentimento di condivisa delusione quando si concludeva più presto del solito e Bowser trionfante faceva ritorno in bagno con la preda sotto il braccio a fissare truce il pavimento.

Tuttavia, sotto quella facciata di serenità, era emersa una verità che ultimamente continuava ad angustiare l'animo del Re: Ludwig stava crescendo in fretta. Troppo in fretta.

Lui ci aveva appena preso la mano col ruolo di genitore ed il suo koopolotto stava già muovendo i primi passi da solo proprio sotto il suo naso. Non lo cercava più ogni ora come prima e desiderava addirittura degli spazi esclusivamente suoi. E questo Bowser stentava ad accettarlo. Anzi, un'altra idea folle aveva già iniziato a farsi lentamente strada nella mente del drago... un'ideuccia che non gli spiaceva affatto. Un fratellino o una sorellina magari. Ma era presto per un secondo round, Ludwig aveva ancora bisogno di lui e voleva ragionarci bene prima di seguire l'istinto, ignaro di chi già lo stava aspettando praticamente dietro l'angolo:

Lemmy, il più minuto ma tenace, che avrebbe adorato dondolarsi dai lampadari, arrampicarsi sui tendaggi e sparire di botto per farsi ritrovare nei posti più impensabili; Roy, il più attaccabrighe, che se la sarebbe spassata a seminare il terrore tra i soldati del castello già sfidando individui dieci volte più grossi di lui ed accumulando i cestini del pranzo che rivendicava come trofei; Iggy, il più inventivo dei fratelli, che avrebbe provato diletto a fare a pezzi i suoi giochi per “riassemblarli” poi insieme come loschi esperimenti e smontare qualunque elettrodomestico capitatogli a tiro; Wendy, l'unica femminuccia del branco, che la sera avrebbe amato ascoltare favole di belle principesse e cavalieri affascinanti che le avrebbe letto sottovoce nel timore di essere udito da orecchie indiscrete; Morton Jr., il più loquace, il cui periodo della lallazione avrebbe avuto inizio dal primo giorno di vita per rintontirlo meglio dei suoi emissari e che si sarebbe azzittito solo quando gli avesse cantato una ninna nanna (sempre sottovoce); Larry, il più allegro di tutti, che al momento della messa a letto vi sarebbe arrivato ancora vispo ed iperattivo neanche andasse a batterie e lui, ormai stremato dall'intera giornata di reggenza e paternità, si sarebbe ridotto a fargli il solletico per riuscire finalmente a stancarlo; infine Junior, la sua immagine riflessa di anni quasi sbiaditi nella memoria, il più giovane, il più promettente, l'ultimo piccolo tassello di dolcezza di quel meraviglioso mosaico familiare perfettamente incastonato intorno a lui.

Solo uno spazietto sarebbe rimasto vuoto tra lui e loro, non indispensabile seppur la sua presenza avvertita, in attesa di essere completato e bloccare il freddo sottile che vi si infiltrava, preciso per una persona che era già stata scelta da anni, che forse un giorno avrebbe accettato di riempirlo.

Eppure, un ostacolo restava ancora insormontabile a dividere il Re da quel futuro. Bowser non riusciva a superare il grande fallimento di non aver ancora sentito Ludwig pronunciare una sola parola e temeva che fosse legato ad un malessere interiore. Da quando aveva cominciato a suonare spesso e volentieri quel pianoforte, persino quell'unica sillaba che aveva usato per prenderlo in giro era andata persa e si riscoprì a rimpiangerla. Il dubbio che suo figlio si rifiutasse di parlargli lo tormentava costantemente e tutte le sue originarie certezze sulla decisione di intraprendere la strada della paternità si sgretolavano sotto il carico di quell'interrogativo a cui solo Ludwig avrebbe potuto dar risposta e forse non lo avrebbe mai fatto.

In una mattina particolarmente piatta e silenziosa, senza nulla a distrarlo dalle sue paure, i sensi di colpa ebbero la meglio. Cosa aveva sbagliato? Non aveva dato il massimo? O il suo massimo non era sufficiente? Se soltanto Ludwig gli avesse detto cosa cercava, avrebbe smosso mari e monti per portarglielo ed ascoltare di nuovo il suono della sua voce. Ma forse aveva già capito cosa mancava davvero e, purtroppo, fin lì non poteva ancora arrivare. Aveva fatto dunque il passo più lungo della gamba e adesso era suo figlio a pagarne il prezzo per aver sottovalutato un impegno troppo grande da gestire?

Coi gomiti sulla sua scrivania a sorreggere le spalle diventate inspiegabilmente pesanti, poggiò la fronte sulle mani serrate chiudendosi nelle sue dolorose riflessioni.

Il sovrano era talmente assorto nei propri pensieri che non aveva recepito il pianto proveniente dalla camera del koopolotto non troppo lontano, considerato che l'ora del pranzo era stata sforata di ben quindici minuti e per ricordargli di fatto che su certi ritardi non esisteva perdono. Tuttavia, il Re si era talmente estraniato coi propri rimorsi da non essersi veramente accorto del tempo che scorreva e del levare costante ed inclemente dei vagiti di un principino poco incline alla sopportazione pacifica di uno stomaco vuoto.

Ludwig andò avanti con le sue rimostranze.

Bowser non si riscosse.

Ludwig insistette oltre, perdendo rapidamente la pazienza.

Nessuno si precipitò da lui mormorando uno stralcio di scusa ed assicurandogli una porzione doppia di dolce.

Il koopolotto sospirò annoiato, richiuse delicatamente il coperchio della tastiera del suo piano a coda per impedire che vi cadesse la polvere, si alzò in piedi rimettendo a posto lo sgabello e si avviò a prendere di persona quel genitore snaturato a cui doveva essersi annullato il senso dell'udito per ignorarlo con cotanta freddezza.

Ovviamente Bowser non avvertì nemmeno i passettini che si erano fermati proprio sulla soglia del suo studio, ma il suo senno di poi lo ridestò bruscamente quando registrò la presenza di un lungo sguardo sentenziatore puntato addosso come il mirino di un laser. Batté gli occhi un paio di volte e girò il muso verso l'origine del raggio di disapprovazione.

Scorse Ludwig squadrarlo con aria critica e le braccine conserte in una posa di massima serietà. Non arrabbiato, giusto un po' accigliato.

« Perdonatemi, padre, ma quanto ancora devo attendere prima che i miei richiami rivolti alla vostra attenzione vengano accolti? »


Nota d'autrice:

E così non si conclude l'avventura del nostro King Dad, ma possiamo invece affermare con certezza che è proprio da qui che avrà realmente inizio. Good luck Bowsy, you're gonna need it! :]
È stato molto divertente provare a riempire una delle grandi lacune che la Nintendo ci ha lasciato nella storia dei personaggi e spero che questa mia personalissima soluzione, anche se non interamente, sia stata apprezzata nel suo umorismo e nella sua semplicità.
Per chi possa aver conservato questo interrogativo, non ho scelto di introdurre Clawdia nella fanfiction perché, a differenza di Yvan e Wolley a cui è stato solo assegnato un nome dal fandom ma esistono nel gioco, è semplicemente una figura vaga inventata per sfizio e non è da considerare una costante nella storia dei principini (ora scesi ufficialmente ad uno solo) o tra le originali della Nintendo. Ho voluto soltanto offrire un'alternativa a quello che è ormai diventato un cliché.
Tuttavia, intendo comunque dedicarle dello spazio in una mia fanfiction già in stesura avendole anch'io come molti dato una forma nella mia immaginazione e vorrei proporre una nuova versione di lei sbocciata dal passato non scritto di Bowser.


Bowser, Peach, Tata Kamek, Bowserotti e tutti i personaggi nell'universo dei Mario Bros. © Nintendo


**Questa piccola storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro**

  
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