Fanfic su attori > Logan Lerman
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Autore: bellavitaheart10    28/02/2014    0 recensioni
Tutto iniziò un giorno d'estate. Quando cammini per strada puoi aspettarti di tutto: macchine che passano veloci, persone che attraversano la strada e bambini che urlano per avere attenzione dai genitori, ma ci sono cose che non pensereste mai e soprattutto che accadono improvvisamente. Kessie è una ragazza dolce e la vita solitamente le sorride, ma a un certo punto c'è qualcun altro pronto a sorridere e soprattutto a farla soffrire. Logan è un ragazzo che dalla vita ha avuto quasi tutto. Riuscirà a non perdere le cose che la vita sarà pronto a dargli? Essere famoso può essere molto d'aiuto, ma su una cosa non può aiutarti affatto: l'Amore! Sarà capace di tenerselo stretto e capire che è quello vero?
Molte cose sconvolgeranno la loro vita e altrettanti momenti la renderanno speciale... ma ci sarà un buon finale? Starà a voi scoprirlo, io mi limito solo a raccontarlo.
Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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19-


19° Capitolo

Sembra quasi un sogno

- Non ci posso credere... oh mio dio, non possiamo averlo fatto! Ho tradito Justin... l'ho tradito... - iniziò a blaterale, raccogliendo il lenzuolo intorno al suo corpo e dirigendosi verso il bagno. Aspettai che avesse finito per poi farmi una bella e rilassante doccia. Non mi aveva fatto nemmeno parlare, era scappata via chiudendosi in bagno e ignorando la risposta che avrei dovuto darle.  

Non appena fui pronto e tornai nella sua stanza, la trovai sul letto con le gambe incociate.

- Stavo aspettando proprio te... -

- Okay e io volevo dirti che tu non hai tradito Justin perchè è stato lui il primo a farlo.. -

- Non m'importa Logan... questa cosa non può andare avanti così... siamo sinceri! E' sbagliato.... ci sono molti intrecci nel mezzo. I nostri genitori e tante altre cose. E' tutto troppo incasinato per concentrarci su questo problema, quindi facciamo come se non fosse successo nulla okay? -

- Io non posso fare come se non fosse successo nulla! Anche se era una cosa che non abbiamo controllato lo abbiamo voluto entrambi. Io sono ancora innamorato di te e non ho mai smesso di esserlo e sono stanco di sentirmi dire da te che dobbiamo fare finta che i nostri baci e tutto il resto non fosse mai successo. E' successo e dobbiamo accettarlo, non puoi evitare ogni cosa e buttartela alle spalle! Io sono stanco di evitare i problemi, affrontiamoli una volta per tutte. Se mi ami ancora e il problema sono solo i nostri genitori allora parliamone... parliamone anche con loro e risolviamo tutte cose! -

- Tu non capisci! Mi dispiace che ti sia innamorato di me e che io ti stia rifiutando in continuazione, ma sono innamorata di Justin... - quelle parole furono peggio di una pugnalata. Avrei preferito che mi dicesse un'altra qualsiasi cosa, ma dopo quello che era successo tra noi, anche se per sbaglio, involontariamente e contro ogni nostro giudizio, non era una cosa semplice accettare di averla persa per sempre ormai.

- Pensavo che tu mi amassi ancora - ammisi sconfitto, sentendo la testa appesantirsi.

- Non più... -

- D'accordo, allora non mi resta altro che uscire dalla tua vita no? Ho lottato per te e ho sempre cercato di convincerti che gli latri non possono distruggere la nostra vita, ma sei stata tu ad aver appena disintegrato la mia, ma se ti va bene, beh allora non c'è altro da dire... ci vediamo a casa - feci per andarmene, quando mi bloccò per il braccio.

- Non so come dirti quanto mi dispiace che ti stia succedendo tutto questo, ma non sono cose che si possono organizzare. E poi cosa intendi con: Ci vediamo a casa? -

- Intendo dire che non resto più qui... vado a fare le valigie e parto subito -

- Ti hanno chiamato per lavoro? -

- No... mi hanno appena annunciato che devo evitare una persona e devo fare finta di nulla e non ci riesco con te qui, quindi me ne ritorno a casa -

- Non andartene, se il problema sono io allora non andartene -

- Mi dispiace - uscii da quella stanza e sperai di avere le forza per mettermi in viaggio e tornare a casa. Avrei preso una delle macchine dei ragazzi, ovviamente con il loro permesso e poi sarebbero entrati tutti in una o almeno avrebbero cercato di entrarci.

- Mark senti una cosa. Mi hanno chiamato urgentemente per del lavoro e non posso più restare, ti dispiace se prendo una macchina e torno a casa? Voi siete cinque e potete benissimo entrarci in una o se non ti va prendo l'autobus -

- No, non ti preoccupare prendi pure la mia e mi dispiace, siamo qui da poco -

- Lo so, ma il dovere da attore mi chiama. Vado a fare la valigia e parto subito -

- D'accordo, ma stai attento per strada -

- Certo, ciao e grazie - salii in camera e posai disordinatamente tutti i miei vestiti nella valigia. Non avevo nemmeno mangiato e sinceramente poco mi interessava. Chiusi le cerniere, indossai un giubottino e afferrai cellulare e portafogli. Salutai tutti tranne lei e ignorai il fatto che Justin le stesse accanto e che molto probabilmente lei lo aveva perdonato. Chiusi il bagagliaio un attimo dopo averci posato la valigia e poi partii verso casa, con la speranza che quelle tre ore di viaggio portassero con se ogni problema. Ero stanco di lottare e di non essere ricompensato per questo. Ero uscito dall'autolesionismo per lei e questo poco le interessava. Cercavo di non saltare i pasti per lei e nemmeno a questo faceva caso. Io cercavo di stare meglio solo per potermi far vedere forte da lei e non per me stesso. Se fosse stata una mia decisione in quel momento mi sarei trovato a 3 metri dal suolo. In una bara. Circondato da terra e morti.

Continuai a guidare e mi fermai a un incorcio, ne approfittai per cercare una bustina e berla con dell'acqua dato che il mal di testa mi stava davvero consumando. Partii nuovamente e tutto procedeva secondo i piani. Nel giro di un'ora sarei arrivato a casa.

Avete presente quando dicono di non organizzare nulla? Ad esempio voi fate una cosa e subito dopo pensate a cosa fare in seguito e poi in seguito ancora, ma all'improvviso un piccolo o grande evento scompiglia la vostra organizzazione e fate le stesse cose ma in ordine diverso? Beh io mi ero esattamente organizzato. Sarei arrivato nel giro di un'ora, mi sarei chiuso in camera, avrei buttato la valigia a caso, avrei cercato una lametta e avrei rifatto quella pazzia. Se il miglior modo di stare bene era farmi del male, all'ora lo avrei fatto. Tanto a chi doveva importare? Alla mia famiglia? Non avevo più una vera unità familiare. Alla ragazza che amavo? Lei non amava me. Ai miei fan? Avrei fatto meglio a togliermi la vita e sparire dalla faccia della terra. Era questo che la gente voleva. Era questo che avevo provato a fare ed era sempre questo che non mi aveva lasciato altro che una cicatrice ancora un po' aperta al polso. Magari avrei provato qualche altro sistema per togliermi la vita. Eppure in quel momento qualcosa mi si parò davanti, come un'occasione da non perdere. Non volevo farlo, non era in programma, piuttosto aveva scompigliato il mio, di programma. Non me ne ero nemmeno accorto, ma una macchina sfrecciava nella mia corsia e mi venne incontro. Togliendomi il fiato per l'impatto doloroso che ha avuto sul mio corpo ancora frastornato. Sentii un bruciore al braccio e continuai a rotolare all'interno di quella macchina. Finendo chissà in quale punto e vedendoci sfocato. Delle voci mi arrivarono ottavate alle orecchie e restai a terra per un bel po', sentendo parole come "ambulanza" "ferito" "morto" "paura" che rimbombavano in quella carrozzeria ormai a pezzi. Poi delle sirene. Delle luci blu e rosse e del dolore costante al braccio. Ma mi ero abituato ormai alla sensazione di avere una lama conficcata al polso che quel coso che mi faceva male al braccio era sicuramente tale al dolore che mi procuravo. Vidi un uomo sussurrarmi parole che non arrivai proprio a sentire e svegliarmi da uno stato di trance in cui facevo fatica a capire cosa mi circondasse e poi chiusi gli occhi, sperando davvero che potesse essere la mia fine.


No... non ero morto. Ci vedevo sfocato, ma ci vedevo. La mia famiglia era nuovamente riunita attorno a me, come quella volta dopo il mio tentato omicidio... come le volte in cui desideravo davvero morire. E non solo per lei, ma per la mia schifosa vita.

- Si è svegliato... si è svegliato - sussurrò una donna avvicinandosi a me. Era la mamma di Kessie.

- Figliolo stai bene? - annunciò papà venendomi vicino. Non riuscivo a parlare, avevo la gola secca, ma feci ugualmente un cenno del capo per tranquillizzarlo, nonostante sapesse che non stavo affatto bene.

- Non avremmo dovuto lasciarti guidare da solo verso casa - ammise Mark. Fu allora che la notai. Con Justin. Triste, ma felice. "Felice di avermi ucciso nuovamente" pensai.

Sentii ancora quel fastidioso ma piacevole dolore al braccio e solo allora notai che fosse coperto da una fasciatura bianca, con una piccola macchia rossa.

- Ben tornato con noi signorino Logan - di nuovo quel medico. Di nuovo il medico che mi aveva aiutato e salvato la vita chissà quante volte ormai. Che fosse il mio angelo custode? Beh angelo, io non ho bisogno di essere protetto ma di essere ucciso.

- Hai avuto un incedente. Non so se ricordi bene ogni cosa quindi fai un cenno del capo se è così - annuii in segno che ricordavo quasi tutto, dato che le immagini dell'auto e del sangue erano ancora impresse nella mia mente.

- Bene adesso ti dirò quali danni riporti okay? - annuii nuovamente, sentendomi come un vegetale che non riusciva a parlare. Come se mi avesse letto nel cervello, il dottore mi aiutò a bere dei sorsi d'acqua e una dolce sensanzione si fece largo per tutta la gola.

- La fasciatura al braccio è stata fatta perchè delle scheggie di vetro ti erano rimaste dentro, causandoti dei tagli non troppo profondi. Hai un taglio sulla fronte per aver sbattuto molto probabilmente contro il volante un attimo prima che si fosse aperto l'iberg. Del resto non riporti gravi lesioni al cervello o a qualche altro organo. Hai solo bisogno di un pò di riposo e puoi tornare a vivere la tua vita tranquillamente. - "Tranquillamente? Se il mio stile di vita è tranquillo allora non immagino quello delle altre persone. In effetti togliersi la vita è un modo tranquillo per morire no?" Continuai a pensare, ignorando continuamente le parole che uscivano fuori dalla bocca della gente che c'era in quella stanza. Mi soffermai un pò su Kessie, quel po' necessario per capire quanto realmente felice potesse essere con Justin per averlo perdonato. Poi guardai Mark e lo beccai mentre guardava colpevole le sue mani, come se mi avesse spinto nel baratro. Mio padre e la mia matrigna invece non facevano altro che toccare ogni livido sul mio corpo e borbottare parole strane verso il guidatore di quella macchina. Avrei dovuto ringraziarlo, perchè era solo grazie a lui che avevo causato altro dolore al mio corpo, facendo come se la colpa non fosse stata del tutto mia.

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SERVE A QUALcOSA SCUSARMI PER L'IMMENSO RITARDO? LO STO FACENDO IN OGNI STORIA CHE RIESCO A PUBBLICARE E LA MOTIVAZIONE E' SEMPLICE. NON MI FUNZIONA INTERNET E NON RIESCO A COLLEGARMI. NON SO DAVVERO COME FARE, DATO CHE IL TECNICO NON SI DECIDE A VENIRE. BEH NON SAPENDO COSA DIRE VI AUGURO UNA BUONA LETTURA, UN BUON CARNEVALE E SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA E CHE RECENSIATE. A PRESTOOO <3 E GRAZIE A TUTTI COLORO CHE SEGUONO E RECENSISCONO LA MIA STORIA <3
  
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