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Autore: Mon    20/03/2014    3 recensioni
Wendy affondò la faccia nel cuscino cercando di trattenere le lacrime; sapeva benissimo a cosa si stava riferendo sua madre: quella mattina avrebbe dovuto salutare Alex, il suo vicino di casa, il suo migliore amico, il bambino con cui passava la maggior parte del suo tempo libero, giocando in strada d’estate, guardando i cartoni animati, mentre le madri erano solite preparare loro una buona cioccolata calda, d’inverno. Era il suo compagno di classe, il suo vicino di banco, non c’era pomeriggio in cui non facessero i compiti insieme. Non riusciva ad immaginare la sua vita di bambina senza Alex, invece di lì a poco avrebbe dovuto scontrarsi con la dura realtà.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dieci anni dopo


 

Erano le 4 di notte; Wendy era accoccolata sotto il piumone, stretta dalle braccia di Alex, quando il cellulare sul suo comodino squillò. Si alzò di scatto, svegliando di colpo anche il marito. Erano sposati da due anni.
Rispose con la voce impastata dal sonno, senza guardare il nome che lampeggiava sul display. Dall’altra parte della cornetta riconobbe immediatamente la voce di Jack. «Wendy, ho bisogno di te, subito!»
«Jack, cosa succede?» la donna si insospettì, sentendo la voce acuta e preoccupata dell’amico.
«Zero sta male!»
«Sintomi?»
«Ha vomitato già due volte in meno di un’ora. Lo so che ti chiedo tanto, stavi sicuramente dormendo, cosa rara in questo periodo, ma non ti chiederei di venire qui se nn fossi davvero preoccupato...»
«Non ti scusare, arrivo subito.»
Salutò Jack, chiuse la chiamata e si mise a sedere sul letto, passandosi una mano sul viso. Alex la stringeva ancora, la testa appoggiata sulla spalla della moglie, mentre lei gli accarezzava delicatamente i capelli. «Cosa succede?» biascicò l’uomo, senza nemmeno aprire gli occhi.
«Il gatto di Jack sta male, vuole che io vada a vedere cos’ha.»
«E tu ci vai?» chiese ancora Alex.
«Era molto preoccupato. Probabilmente Zero non ha niente, solo un po’ di indigestione, ma Jack ha bisogno di essere rassicurato.»
Alex si mise a sedere sul letto, accese la luce sul suo comodino e si girò verso Wendy. «Era la prima notte in cui riuscivamo a dormire meglio del solito, non succedeva da mesi!» piagnucolò.
La donna sorrise. «Gli amici servono nel momento del bisogno, e adesso Jack ha bisogno di me.»
Alex sbuffò ancora. Wendy si avvicinò al viso del marito, lo accarezzò delicatamente con una mano e gli diede un bacio sulla guancia. Scese poi dal letto, infilandosi un golfino per tenersi calda, e si diresse in bagno, per prepararsi un po’. Non accusava il colpo di essere stata svegliata nel bel mezzo della notte, da sei mesi a quella parte era più che abituata. Infatti nella stanza di fianco alla camera da letto di Alex e Wendy dormiva Theo, il piccolo di casa, il loro primo figlio. 
Si vestì, uscì dal bagno e andò nella stanza per salutare Alex, non c’era. Lo trovò nella cameretta di Theo, concentrato a guardare il bambino dormire tranquillo, la stanza illuminata da una leggera luce blu, quella che loro lasciavano accesa in modo che il piccolo non dormisse completamente al buio. 
Wendy passò una mano sulla schiena di Alex, che si girò verso di lei; la donna, con un filo di voce, sussurrò: «Io vado.»
L’uomo annuì. «Ricordati, se Theo si sveglia, dagli il suo biberon, scaldando un po’ di latte»
«Di solito ci pensi tu...»
«È arrivata l’ora che anche il papà cominci a prendersi un po’ di responsabilità, cosa dici?»
Alex annuì. «Cominciando da adesso, giusto?»
«Bravo. Torno appena ho finito da Jack, non dovrei metterci molto...» disse Wendy, sporgendosi verso Alex e dandogli un bacio sulle labbra. 
«Ti aspetto sveglio»
«Non ti preoccupare, puoi anche tornare a dormire.» Sorrise.
Salutò il marito, diede un’ultima occhiata a Theo che dormiva beato e uscì di casa, nella fredda notte di Baltimora. Si diresse verso casa di Jack, in meno di un quarto d’ora arrivò. Suonò al campanello di casa e l’amico aprì immediatamente la porta. 
«Per fortuna sei arrivata! Zero è in cucina, nella sua cesta, sembra che dorma adesso, però non è stato bene. Ho anche dovuto ripulire tutto!»
Wendy sorrise. «Occuparsi di un animale è come occuparsi di un bambino, lo sapevi?»
«Lo so. A proposito, come sta Theo?»
«Dormiva tranquillo nel suo lettino, Alex lo sta sorvegliando...»
Jack si mise a ridere e pensò a quel grande cambiamento che era avvenuto nella vita dei suoi migliori amici nell’ultimo periodo. Era felice per loro, perché nonostante le occhiaie, erano le due persone più felici al mondo. Guardò l’amica chinarsi verso Zero e prenderlo in braccio. Il micio, con sguardo sonnacchioso, guardò la donna che lo appoggiava sul tavolo e cominciava a visitarlo. Gli tastò la pancia, gli controllò la gola, gli occhi e le orecchie e poi guardò Jack. «È stato fuori, in mezzo alla neve nei giorni scorsi?»
Jack annuì. «Abbiamo giocato un po’...»
Wendy sorrise. «Ha preso l’influenza. Anche i gatti si ammalano sai?»
«Cosa devo fare?» 
La donna estrasse dalla borsa con tutte le attrezzature mediche una bottiglietta contenente del liquido rosa. «Antibiotico, due volte al giorno, mattina e sera, per una settimana e Zero ricomincerà a stare bene. Ovviamente non farlo uscire in mezzo alla neve!» disse Wendy, lanciando un’occhiata inquisitoria a Jack. 
«Promesso e scusami per l’ora, per averti svegliato e per aver rotto le palle ad Alex...»
«Tranquillo, nessun problema. Per il mio migliore amico questo e molto altro! Soprattutto se ammette di essersi sbagliato...»
Jack sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Ho già fatto ammenda, ho già chiesto scusa e ho già ammesso che i gatti sono animali meravigliosi, quasi meglio dei cani!»
Wendy sorrise soddisfatta. «Avevo ragione, ho sempre avuto ragione!»
«Si, si, adesso però non ti vantare!» scherzò Jack.
«Direi che ho finito, torno dalla mia famiglia, non so come troverò la cucina. Se Theo si è svegliato avevo detto ad Alex di preparare il latte.»
Jack scoppiò a ridere. «Vai a controllare che non sia bruciata casa!»
«Esatto!»
I due si salutarono con un bacio sulla guancia, poi Wendy risalì in macchina. 
Quando girò la chiave nella serratura della porta di casa non sentì nessun rumore; pensò che Alex si fosse addormentato nuovamente e che Theo ancora non si fosse svegliato. Salì le scale, cercando di fare il più piano possibile, ma trovò la luce nella stanza sua e del marito accesa. Si affacciò e la scena che vide le scaldò il cuore. Alex teneva Theo tra le braccia, mentre il bambino beveva avidamente il suo latte dal biberon. Wendy si avvicinò, chinandosi, passò delicatamente una mano sulla testa castana di Theo e poi guardò Alex, sorridendogli. «Vedi che sei capace anche tu?»
«È la prima volta che faccio tutto da solo, non è poi così difficile...» rispose lui, di rimando. 
«Io te l’ho sempre detto»
«Lo so, ma io ho sempre avuto paura di sbagliare qualcosa e di far male a questa meraviglia»
«Adesso che anche tu hai capito che non succede nulla, ogni tanto la notte ti alzi e mi lasci sonnecchiare, vero?»
«Devo recuperare i sei mesi passati, quindi si, tu puoi continuare a sonnecchiare, io mi alzerò a dar da mangiare a Theo.»
Wendy si alzò, diede un bacio sulle labbra ad Alex e si svestì, rimettendosi il pigiama ed infilandosi sotto le coperte, al fianco del marito, che ancora coccolava il bambino. Si strinse vicino a lui e accarezzò delicatamente il viso di Theo. 
«Lo teniamo qui con noi, fino a che non si sveglia domani mattina?» chiese l’uomo.
Wendy annuì, guardò la sveglia, segnava le 5.20. «Non ci rimane molto per provare a chiudere un po’ gli occhi» constatò la donna.
«Fino a che ci riusciamo, tanto ormai siamo abituati a fare le ore piccole!»
«Decisamente!» Wendy prese Theo dalle braccia di Alex, avvicinò il suo cuscino a quello di suo marito, poi appoggiò lì la testa del bimbo. L’uomo si sistemò meglio e si girò verso di loro. 
«Buon sonnellino amore.» disse Alex.
«Anche a te.» 
L’uomo spense la luce e prese la manina di Theo, che, di rimando, serrò le sue piccole dita intorno all’indice di Alex. Lui sorrise nel buio e chiuse gli occhi. Aveva tutto: un lavoro che amava, dei meravigliosi amici e una famiglia con Wendy.
La sua, piccola, Wendy.







Ebbene si, siamo arrivati alla fine. Io non so da dove cominciare nel ringraziare tutte voi per aver avuto la pazienza di seguire questa storia. Grazie a chi c'era all'inizio, grazie a chi è arrivato in corsa e grazie a chi c'è stato dall'inizio alla fine. E su questo punto mi sento in dovere di dire un grazie particolare a Layla, che non mi ha mai fatto mancare una recensione, è sempre stata carinissima, ha sopportato tutta la storia, dal primo all'ultimo capitolo. Sei un tesoro! 
Grazie a tutti per aver fatto si che questa storia sia arrivata alla fine, senza le vostre recensioni probabilmente l'avrei interrotta prima. Mi avete tenuto compagnia per tutti questi mesi e vi chiedo scusa se a volte ho tardato nel pubblicare i capitoli, ma gli impegni erano (e continuano ad essere) molti. Grazie insomma per tutto. 
Io spero che tutto quello che ho scritto vi sia piaciuto, stavo pensando di pubblicarne un'altra, non un seguito di questa, qualcosa di un po' diverso. Sono in fase di scrittura, sono abbastanza avanti. Insomma, se ne avrete voglia tornerò presto. Se non ne avrete voglia vi capisco perfettamente.
Grazie ancora a tutti, infinitamente.
Alla prossima.
Mon

  
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