Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: MadLucy    10/04/2014    7 recensioni
Il principato di Dorne -l'unico a non essere stato sottomesso dai Targaryen.
Lancia del Sole -la capitale dove vengono orditi nuovi intrighi, che scuoteranno Westeros.
Un sole rosso trafitto da una lancia -lo stemma che raffigura le armi predilette dai dorniani.
Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati -il motto implacabile di una famiglia implacabile.
Loro discendono dalla stirpe della leggendaria principessa guerriera dei Rhoynar, Nymeria; loro sono i Martell. E vogliono partecipare al gioco del trono.
|raccolta di one-shot/flashfic sull'ottava grande casata di GoT|
#1: Elia Martell
#2: Oberyn Martell
#3: Doran Martell
#4: Ellaria Sand
#5: Arianne Martell
#6: Quentyn Martell
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arianne, Martell, Elia, Martell, Oberyn, Martell, Vipere, delle, Sabbie
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Elia Martell.


Silenzio.













Non ti guarda mai. Tiene lo sguardo dritto davanti a sè, come il filo d'una spada.
I tuoi occhi lo sfiorano appena, composti, limpidi, inesorabili -Hai paura di me, Rhaegar?- e sai che in quell'istante tuo marito percepisce l'alito del fuoco di Dorne gocciolargli sul collo. Questo è il coraggio del principe Rhaegar, vorresti esclamare con voce atrocemente allegra, dolcemente sferzante, a quel popolo fiducioso ed ignaro che lo acclama ed osanna, questo è l'onore dei Targaryen. Ma questo è il silenzio, spiazzante, categorico, incoercibile, questo solo logora lui estirpando la tua energia vitale- questo significa davvero silenzio.
L'hai vista Lyanna Stark, la rosa azzurra di Grande Inverno, la lady che voleva essere bestia, con la sua bellezza ombrosa, vessatoria e marcata come una cicatrice, il suo indomito strascico di capelli scuri drappeggiati sulle spalle come un trofeo di guerra; l'hai vista, e hai percepito l'eco di passi lontani in un petto che avrebbe dovuto straziarsi di gelosia.
Le sorridi tristemente, perchè soltanto derisione t'ispira, domata alla catena, addomesticata al primo ti amo della sua vita; l'apparenza non serve a niente, vorresti bisbigliarle, quella spada non ti rende la donna che vuoi essere. Non sei bella quanto lei, nè altrettanto amata, ma sei più forte, il tuo sguardo contro il suo non vacilla. Diffamata, bruciante di febbre, tremante di freddo, sei più forte. Sorridi con labbra rigide alla bambina che gioca a fare il cavaliere e passi oltre, senza fermarti -un soffio di sabbia, uno spettro di bruma, quella piccola esile dorniana dalla pelle olivastra e gli occhi di ferro.
Io sono più forte, Rhaegar, mi hai sentita? Io sono più forte di tutti quanti. Io potrei ucciderti con la spilla della mia veste, e tu nemmeno ti opporresti, con quelle mani sensibili da musicista, che carezzano la lira e aborriscono le lame -non hai nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi. Io sono più forte di voi due messi insieme. Non lo dici, non ti serve dirlo. Potrebbe sterminare eserciti il tuo onore, possente come l'arsura sulle dune della tua terra, tenace come la consapevolezza di appartenere ad un'altra famiglia. Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati.
Tutti si voltano, ad occhieggiare la reazione della moglie ripudiata; ma non ha più nulla da dire Elia di Dorne, non appartiene più a quella storia, e con occhi asciutti assiste.
A tuo marito hai concesso il ventre, hai concesso il sangue; egli niente ha più da prendere, mentre tu niente riesci a revocare. Questo è il silenzio.
Incorruttibile al dolore, intransigente alle lacrime, hai rifiutato di fregiarti di quella sofferenza di cui non sei degna. Perchè tu, al contrario di Rhaegar, sai mantenere le promesse.
Il vuoto di quel silenzio verace ha insegnato l'inerzia alle labbra, ha contagiato la bocca di bianco e gli occhi di nero; sei coagulata nel vuoto, in esso ti confondi, ti dissipi, ti disperdi.
Non riesci a liberare la verità quando Oberyn ti viene a trovare e ti chiede come stai; non glie lo dici, a tuo fratello, che la fanciulla di seta e sole con cui giocava nei Giardini dell'Acqua non c'è più, fuggita da queste lande buie, assiderata nel freddo di carne nuova. Portami via, portami via, portami a casa, aggrapparsi a quelle ginocchia tanto care ed implorare, piangere, voglio tornare a casa. Ma sono parole che non s'inerpicano lungo la gola, parole come le pietre che hanno lapidato la tua fede, come te, prigioniere del silenzio. Sai che, se sapesse, Oberyn agirebbe -Oberyn lo farebbe. Qualsiasi cosa, per te.
Sto bene, fratello, come al solito, rispondi tu. Mai inchinati, mai piegati, mai spezzati.
Prima di uscire, Rhaegar dardeggia uno sguardo lungo ed offuscato nella tua direzione. La rabbia risorge come un ricordo, un fremito percorre quelle mani abbandonate in grembo, strette le une alle altre per combattere il freddo. Non meriti la sua compassione, non meriti quest'ennesimo insulto, e lui lo sa. Non lo tolleri: Rhaegar non può vilipendere la tua dignità così come ha fatto con il vostro matrimonio. Quella no, la compassione no. È la goccia che fa traboccare il vaso. Vorresti urlare -e invece taci per fare più rumore. Se la tenga Rhaegar, la sua compassione, per sè e per la ragazza lupo. Quella è l'unica volta in cui l'impeto del tuo sangue dorniano fomenta bile e tempra furore, ma non accade nulla, perchè non è così che deve finire.
Tutto ciò che resta, vattene Rhaegar, vattene, ed è quasi il tuo sguardo a mandarlo lontano, a mandarlo da lei, perchè la sua presenza vanifica la tua.
Sarai tu a offrirgli la tua compassione, lasciandola sul suo sepolcro, sussurrando povero, povero Rhaegar, morto per amore -sì, per amore di se stesso, è sempre, sempre stato solo questo.
Non vale il tempo d'una lacrima, Rhaegar; soltanto il silenzio -quel silenzio che non è un'accusa, piuttosto una constatazione, un rilievo, l'affermazione d'un'evidenza che rimane in sospeso nella realtà degli scheletri nell'armadio. Non vale una lacrima e tu, al suo funerale, non indosserai un nero velo sul volto, in modo che tutti vedano che non c'è pianto sulle guance di Elia Martell -Martell, mai Targaryen, per sempre Martell.









Elia Martell muore durante il sacco di Approdo del Re, stuprata e uccisa da Gregor Clagane, imbrattata del sangue dei suoi figli.
Nell'udire la notizia, Oberyn Martell schiude le labbra e spalanca una ferita che non si rimarginerà mai; Doran Martell chiude gli occhi e china il capo.
Silenzio.




































Note dell'Autrice: Bentrovati, fan di GoT! ^-^ o aSoIaF, come preferite...
Avevo già postato questa fanfiction in passato, ma una lettrice si è premurata di avvertirmi che parlare dei Martell prima della quarta stagione non si poteva fare, quindi ho dovuto rimuoverla.
Dedicherò una one-shot/flashfic a ciascun membro della famiglia Martell, e in più anche a qualche Sand, visto che ci sono... E' una casata che mi affascina non poco. Eppoi, l'avete visto Oberyn nella prima puntata della quarta stagione??? *-* Hanno fatto un ottimo lavoro con lui, a mio parere.
Il primo capitolo l'ho appunto dedicato ad Elia, un personaggio che trovo venga molto sottovalutato e, nelle storie, liquidato con un "la moglie Elia fissava Lyanna Stark con gelosia". Anche Elia era una donna e anche Elia aveva dei sentimenti, e alla fine è stata lei quella che ha pagato per le colpe di tutti ingiustamente. Mi rendo conto che leggendo questa storia Rhaegar risulta un po' antipatico, ma insomma, ha cornificato sua moglie, in fin dei conti... voglio proprio vedere a chi piacerebbe!
Grazie per avere letto e spero vi sia piaciuta. Chi volesse dirmi che ne pensa, avrà tutta la mia gratitudine (sai che roba... XD). Grazie ancora e spero leggerete il prossimo capitolo, che dedicherò ad Oberyn!
Lucy
ps: non mi è sfuggito che nell'ultima frase vi è un'imprecisione, ma non voglio fare spoiler... Perciò ho scritto la versione ufficiale degli avvenimenti!
  
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