Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: queerasme    12/07/2008    6 recensioni

Lei: asociale ed indolente pulzella, la maggior parte delle volte davvero scontrosa, irritante oltre ogni dire e fastidiosamente vanagloriosa. Imbarazzantemente goffa, oltremodo saccente, immancabilmente sarcastica e sotto, sotto (ma davvero molto sotto) vagamente romantica.

Lui: affascinante e carismatico dongiovanni con il pallino per la matematica. Testardo più d’un mulo e determinato davvero oltre l’immaginabile. forse solo un po’ arrogante, casinista in maniera piuttosto molesta e tutto sommato approssimativamente divertente.

Che c’entrano questi due?

Oh, centrano eccome. Mettiamo il caso che Lei abbia qualche vago problema con le equazioni, e facciamo contemporaneamente finta che Lui sia alla ricerca di qualche nuova emozione per scacciare via la noia. Bene, ipotizziamo poi che Lui abbia avuto, l’anno prima, una fugace storia con la  migliore amica di Lei, finita non tanto in amicizia, e che per solidarietà Lei gli abbia giurato odio e disprezzo per un periodo indefinito. Supponiamo che gli amici di Lui detestino gli amici di Lei, e che gli amici di Lei non possano soffrire gli amici di Lui. Figuriamoci però, che ora Lei sia disperata, inciampi in uno zaino cospiratore e non veda nessun altra soluzione e mettiamo poi il caso che Lui in un momento di leggerezza sottovaluti la pericolosità di Lei e senza nemmeno accorgersene cada in un baratro senza uscita...

Dopo di che ficchiamo fra i due l’immancabile Altro, che Lei conosce da una vita, a cui vuole un bene incredibile e che sembra davvero fatto apposta per lei...

Che ne esce?

Un casino totale.

Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pensavate che fossi morta, eh?

E invece no! Eccomi qui con un ritardo davvero deplorevole!

Meriterei di essere lapidata lo so ^^

Il Drago, il Cavaliere e la Principessa

« Oddio » proruppe la voce disperata di Val che si sporse in avanti sul seggiolino e strappò con gesto isterico le cuffie che Cris e Bec stavano condividendo nel posto avanti al suo.

« No, tranquilla, fai pure, tanto la canzone non mi piaceva... »

Lei ignorò deliberatamente il commento sarcastico della riccia e con foga ossessiva espose il suo amletico dilemma « Era Ludovico il magnifico? Ludovico vero? Ditemi che era Ludovico... » implorò la bella lanciando ai due amici uno sguardo così supplichevole che quasi fece venir voglia a Bec di inventare una macchina del tempo solo per tornare indietro e costringere i genitori del prode principe fiorentino a cambiargli nome in Ludovico.

« Era Lorenzo, Val, non Ludovico » le confessò Cris dopo aver intuito dallo sguardo della rossa che lei non si sarebbe assunta per nulla al mondo l’antipatico ufficio di comunicare una simile sciagura alla speranzosa damigella.

« Lo sapevo » mormorò desolata quella, accasciandosi costernata contro lo schienale del suo seggiolino e coprendosi con le mani il viso contorto in una smorfia inconsolabile. « Andrà malissimo » sentenziò con un sospiro rassegnato

« No, vedrai che te la cavi » la rassicurò Cris

« Sì, ti basta ripassare un po’ e andrà tutto alla perfezione » concordò Bec sfoderando tutto il suo talento teatrale per cimentarsi in un improbabile sorriso incoraggiante.

Val lanciò loro un’occhiata grata ed un po’ più sollevata, poi si voltò verso Tom, seduto al suo fianco, perché era arrivato il suo turno di sfornare una rassicurazione del tutto fittizia e mistificatoria.

« Devi dirmi che andrà tutto bene » gli venne in aiuto quando fu chiaro a tutti che il prode giovane non aveva nessuna intenzione di spiaccicare parola.

« Ma io non lo penso » proferì lapidario « Se ieri sera anziché passarla con quel Luca » e pronunciò il nome come se gli facesse un enorme ribrezzo « l’avessi passata a studiare forse sarebbe andato tutto bene, ma è evidente che invece non andrà tutto bene. Ed è solo colpa tua, Val »

All’affermazione seguirono alcuni istanti di silenzio sconcertato. Non era certo da Tom sbottare in maniera simile e certamente era ancor meno da Tom farlo contro Val.

Dopo qualche attimo l’espressione traumatizzata che deformava il volto affilato di Bec si sciolse in un affettuoso sorriso. La fanciulla allungò un braccio in direzione dell’amico e gli fece piombare in testa un amorevole carezza che gli scompigliò ad arte i capelli. « Oh, povero Tom! » miagolò comprensiva.

Lui scacciò la mano vagamente imbarazzato dagli sguardi di pietà che avevano preso a sfavillare dagli occhi di Cris e della riccia.

« Povero Tom? » s’indignò Val « Lui sta deliberatamente attentando al mio buon umore. Non povero Tom! Povera Val, ricordate? Quella disperata sono io! »

« Bè, Tom non ha tutti i torti... » si vide costretto ad ammettere l’altro giovane.

« Lo so che non ha tutti i torti » sbuffò contrariata l’esperta di storia « Ma sentirmelo ripetere non mi aiuta per niente! »

Quel giorno la misericordiosa fanciulla si sarebbe immolata per il bene della classe. Naturalmente il fatto che tale tragica pena le fosse stata civilmente imposta dall’infame professore di storia non toglieva minimamente dignità al gesto. Ecco, ciò che forse intaccava, naturalmente solo in maniera del tutto trascurabile, la rispettabilità del suo altruistico sacrificio era il fatto che la proba ed impavida fanciulla, per sottrarsi all’onorevole incombenza avesse praticamente tentato qualsiasi cosa in suo potere, dall’offerta di tangenti alla profferta del proprio corpo in cambio dell’agognata immunità, ma del tutto improduttivamente, poiché il flemmatico insegnate era stato del tutto irremovibile. Così quel giorno Val si trovava ad affrontare la più ardua di tutte le imprese: la temibilissima interrogazione di storia.

Quando l’autobus arrestò la sua corsa con una brusca frenata il cigolio tisico delle portiere che si spalancavano per vomitare fuori la grigia comitiva che aveva così beatamente beneficiato dei suoi polverosi servigi le parve il terribile ruggito d’una famelica fiera selvaggia pronta a sbranarla senza alcuna pietà.

Passò le prime due ore a ripassare forsennatamente e a maledire la sua carenza di forza di volontà, poi quando il momento giunse e l’incivile e subdolo professore scandì il suo nome leggendolo da una raccapricciante agenda marrone marcio, su cui annotava sempre tutto per sopperire alle sue costanti deficienze di memoria, sussultò disperata.

« Prego, inizia pure » l’aveva gentilmente incalzata una volta che si fu posizionata accanto alla malefica cattedra.

Val prese un bel respiro ed iniziò ad esporre, un po’ titubante, tutte le sue modeste nozioni di storia, interrotta ogni tanto da qualche infida domanda sfornata per pura crudeltà. Si rese presto conto di non sapere nulla, ma fortunatamente lei era Val, la migliore amica di Rebecca Pioppi, la fanciulla più secchiona che il mondo avesse mai ospitato e che dal suo banco in seconda fila le suggeriva con efficacia geniale ogni singola risposta.

« Pioppi! » abbaiò per la quarta volta il professore notando per l’ennesima volta la donzella intenta a mimare silenziosamente la soluzione ad uno dei suoi insolvibili quesiti.

« Scusi » miagolo quella fingendosi mortificata.

« Perché non vai a prenderti qualcosa da mangiare, ti vedo un po’ agitata, probabilmente hai fame. »

Se si fosse trattato di un qualunque altro individuo con ogni probabilità non avrebbe esitato a sbatterlo malamente fuori dalla classe, solo che lei era Bec, e non poteva essere sbattuta fuori dalla classe, corbezzoli! E quindi eccolo lì, il sottile sotterfugio per convincerla ad uscire con le buone.

« D’accordo » biascicò contrariata alzandosi e scoccando uno sguardo dispiaciuto a Val, che sembrava in preda ad una crisi di panico bell’e buona.

Una volta uscita si guardò intorno con circospezione senza sapere cosa fare. Non l’avevano mai cacciata fuori e quindi non aveva la più pallida idea di come comportarsi in una simile, deplorevole circostanza.

Prima il brutto voto, ora questo... certo che stava davvero diventando un pessimo soggetto.

Avvertì un vago languore allo stomaco e decise che per salvare le apparenze – perché se qualcuno fosse passato di lì in quel momento e l’avesse vista in piedi davanti alla porta della classe con quell’espressione costernata stampata in viso sicuramente avrebbe intuito il suo misfatto – avrebbe seguito il consiglio dell’insegnate e si sarebbe andata a prendere qualcosa da mangiare.

« No... no, no, no! » protestò la rossa contrariata « Macchinetta giuro che se non mi sputi quel Kinder Bueno... giuro che... che... » e la terribile minaccia rimase tragicamente insoluta, poiché una risata alle sue spalle, le fece scordare di completare la frase.

« Parlare da soli è segno di pazzia » la informò garbatamente il cortese giovane che un attimo prima aveva dato educato sfogo alla sua ilarità.

« Io parlavo col mostro meccanico, screanzato! » berciò la riccia incrociando le braccia al petto ed impegnandosi con tutta se stessa per assumere un cipiglio dignitosamente offeso.

« Oh... » esalò quello rassicurato « Questo sì che è normale! » concesse con un sorriso obliquo, per poi mettersi ad osservare con palpabile scetticismo i goffi e malfermi calci che la fine donzella stava impunemente lanciando a quella risoluta macchina sputa cibo.

Dopo una discreta quantità di tempo in cui l’unico suono udibile nella stanza fu il doloroso ed insistente cozzare del suo piede destro col freddo ed ostinato metallo del suo nemico, la riccia alzò lo sguardo acceso dalla folgorante luce della comprensione e lo posò sul ragazzo accanto a lei, arricciando la bocca in una smorfia di disapprovazione.

« Ho capito! » sputò soddisfatta d’essere giunta ad un così illuminante conclusione « Tu porti sfiga! »

Alex si puntò contro un indice scandalizzato, con indignazione perfettamente simulata. « Chi? io? »

« Esatto! » annuì convinta la nostra bella « No, oggettivamente, ho prove empiriche che confermano la mia tesi... Se ci pensi tutte le volte che mi stai vicino mi capitano delle disgrazie terribili... Sei un untore! »

« Io guarderei la questione da un punto di vista diverso » fece lui grattandosi il mento con aria ostentatamente pensierosa « La sfiga non te la porto io, quella è insita nel tuo essere!»

L’espressione di puro sdegno che si dipinse sul volto offeso della rossa ripagò appieno Alex per lo spremimento di meningi che il parto d’una simile geniale locuzione gl’era costato.

« Razza di zotico, vile ed abbietto! Bifolco! Villanzone! Marrano inurbano che non sei altro! » vomitò l’oltraggiata pulzella, accompagnando ogni parola ad un pugno sulla spalla dell’impudente giovanotto che s’accasciò, per non cadere, contro la parete, più che per i colpi per via delle risa che gli squassavano spietate il petto.

« Ok, mi arredo, mi arrendo!» implorò per la decima volta il ragazzo, e finalmente fu ascoltato.

« Idiota! » miagolò Bec dopo un ultimo colpo ben assestato sulla spalla della sua indifesa vittima, ormai allo stremo delle forze, prima d’incrociare le braccia al petto, con fare sostenuto.

« Sono stato un vero cafone » sentenziò il nostro gentiluomo dipingendosi un sorriso sbilenco e comprensivo sulle labbra.

« Una cafone enorme! » accondiscese la magnanima damigella un po’ ammorbidita da quell’ammissione.

« Mi è appena balzata alla mente un’idea per farmi perdonare il mio imperdonabile comportamento, principessa » esclamò l’impavido giovanotto, cimentandosi in un ossequioso inchino improvvisato.

« Principessa tua nonna! »

« Ho intenzione di sconfiggere il drago per vendicare il vostro onore! » continuò imperterrito Alex, ignorando deliberatamente l’occhiata di disappunto che la sua bella gli aveva scoccato.

« Il drago? » Bec si esibì in una magistrale alzata di sopracciglio « Che drago? » s’informò mascherando piuttosto malamente la curiosità.

« Quel drago! » l’indice dell’animoso cavaliere era spietatamente puntato in direzione della subdola macchinetta che si era, poco prima, così impunemente fatta beffe della nostra povera ed ingenua fanciulla.

« Oh... »

« Non tentare di fermarmi, rischio la vita, lo so, ma nulla potrà impedirmi di vendicarti, principessa » recitò il tutto in modo impeccabile, calcando sadicamente soprattutto l’ultima parola che, aveva notato, dava particolare fastidio alla rossa.

« No, figurati! Non ti fermerei mai, io. E se rischi la vita, soprattutto... Non mi perdonerei mai d’averti evitato la morte! » fu la caustica - ma divertita - risposta che ottenne.

« Non dire così! Lo so che ti nascondi dietro questa maschera di freddo sarcasmo solo perché vuoi celare al mondo la verità, e cioè il fatto che sei follemente innamorata di me... »

« Hai perfettamente ragione » annuì convinta la riccia.

« La vuoi la tua merenda o no? » Alex aveva inspiegabilmente percepito una deliziosa nota d’ironia nella risposta della giovane pulzella.

« Certo! Vai, uccidi il drago e torna con il tesoro! »

« Agli ordini, principessa »

E detto ciò si diresse al cospetto del suo mortale nemico, gli lanciò un’ardente occhiata di sfida e la lotta ebbe inizio. L’accanita tenzone non durò più di qualche istante, perché era evidente che il nostro ardito cavaliere fosse davvero molto ben addestrato per certe, simili emergenze. Così dopo un colpo ben assestato sul lato destro della metallica corazza del temibile drago, subito seguito da un altro, un po’ più in basso, la minacciosa bestia emise un rantolo sconfitto e dopo qualche lamento sofferente lasciò cadere a malincuore il tesoro, che il vittorioso eroe raccolse e consegnò smagliante all’ammirata principessa.

« Davvero un’ottima prova » si congratulò soddisfatta quella.

« Avevi forse qualche dubbio? » s’informò Alex offeso da così poca fiducia nei suoi confronti « Ora mi spetta una ricompensa » sentenziò annuendo convinto.

« La mia eterna gratitudine non basta? »

« Assolutamente no » rispose con un sorriso obliquo il giovane. « In queste occasioni l’ideale sarebbe un bacio, ma io mi accontento di una fetta del tesoro »

« Sei così venale » lo rimproverò severa Bec « Posso darti un quadrato di Kinder Bueno, non di più. »

« Io ne voglio uno intero! » s’indignò il reduce di guerra

« Uno intero? Ma mi hai preso per un’idiota? Che mi potesse stirare un tram seduta stante se te ne do uno intero! »

« Ma io ho ucciso un drago per te! Insomma, un po’ di riconoscenza! »

La contrattazione della ricompensa occupò molto tempo e la questione alla fine si concluse con diplomazia. Tre quadrati. Certo, Bec fu un po’ riluttante a concederglieli, ma in fondo se li era meritati.

« Credo che ora tornerò in classe » sentenziò la rossa una volta ingurgitata la sua parte del tesoro. Era terribilmente in pensiero per Val.

« Ti accompagno » s’offri galantemente il prode cavaliere

« Nah, ce la faccio ad arrivarci da sola, davvero » lo rassicurò alzandosi. « Ci vediamo »

« Allora addio principessa »

Aveva preso una decisione. Avrebbe chiesto aiuto a lui, per le ripetizioni.

Insomma, non le sembrava poi tanto male. Doveva solo piantarla di chiamarla in quel modo assurdo.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: queerasme