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Autore: Firnen bjartskular    14/04/2014    5 recensioni
Un punto verde baluginó all'orizzonte.
Non poteva essere lei, non poteva essere tornata così, senza preavviso per rompere la pace e il debole equilibrio che si erano formati negli anni in cui avevano perso il contatto, eppure il suo amore per lei restava immutato, un sentimento profondo e sincero, un ardore forse anche aumentato nel corso degli anni con il desiderio di vederla
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Breoal'
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Niernen
Pov. Eragon
* Otto mesi dopo *
- Yunod, stai calma, qualsiasi cosa succeda, stai calma, e per qualunque cosa, chiamami, io sarò lì in corridoio, con tutti gli altri, non ti agitare...
Stavo dicendo
- Eragon, amore mio
Mi interruppe lei
- Sì?
Chiesi
- Dacci un taglio, sono calmissima, piuttosto pensa a te.
Fece acida, mentre una smorfia di dolore le deformava il volto.
Prese a respirare lentamente, la vidi irrigidirsi.
All'improvviso Islanzadi, che era venuta  da Ellesmera per l'occasione, mi prese le spalle e mi costrinse a girarmi, buttandomi fuori dalla stanza e chiudendo la porta con la magia.
Iniziai a camminare in circolo, perdendo il senso del tempo, mentre tutti mi guardavano straniti. 
Appena Arategh mi convinse a sedermi, la porta si aprì, e ne uscì una guaritrice, che mi guardò divertita, prima di scomparire all'angolo del corridoio, per poi ritornare con una bacinella ed un asciugamano, che diede in mano a Murtagh, la donna confabulò per qualche secondo con mio fratello, poi rientrò nella stanza.
- Che ti ha detto, riferisci!
Esclamai preoccupato, lui si schiarì la voce
- Testuali parole: se il padre dovesse svenire, imbevete l'asciugamano nell'acqua fredda e posatelo sulla sua fronte, ordini della signora Arya
Quel cretino di Murtagh si mise a ridere, imitato da Kémâl e Arategh
- Perchè dovrei svenire?!
Un potente, straziante urlo di dolore, provenne dalla tanto odiata camera, quasi a rispondere alla mia domanda.
Poi fu silenzio, neanche le zanzare osavano più ronzare.
Il torrido caldo di quell'afosa sera d'agosto mi opprimeva, stringendomi nella sua morsa.
E un altro urlo squarciò la quiete appena ristabilita, colpendomi come un maglio, facendomi sobbalzare, gridai anche io, senza motivo, sudavo freddo, stavo forse impazzendo?
Guardai i volti degli altri, non erano da meno: pallidi, profonde occhiaie violacee sotto gli occhi arrossati, capelli appiccicati alla fronte.
Ma quanto tempo era passato?
Diedi voce ai miei pensieri
- Due ore
Risposero in coro
- Giuro che se grida un'altra volta, sfondo quella porta.
L'evento non tardò ad arrivare, così mi alzai, e come se fosse la cosa più normale del mondo, presi la rincorsa e mi gettai contro il duro legno, riuscii a dare solo due spallate alla porta, prima che Arategh e Murtagh mi prendessero uno le braccia e l'altro le gambe. Tentai di divincolarmi, ma i due aumentarono la presa, finchè non mi fui calmato.
Guardai Kémâl, era nella mia sessa situazione, così, dopo uno scambio di pensieri, in un tacito acordo evocammo un incantesimo.
E ancora silenzio.
Una fitta all'altezza della cintola mi costrinse a stringere le mani all'addome, presi a contorcermi, e lo stesso fece il ragazzino di fianco a me, poi, la sensazione scemò.
Arya gridò, non era un grido di dolore, bensì di rabbia
- Scemo e più scemo, se non sciogliete subito quell'incantesimo, vi promentto che quando questo strazio finirà, di voi rimarrà ben poco!
Sciolsi l'incantesimo. Se non altro aveva ancora le forze per sclerare, mi rimisi seduto.
Mi rialzai di scatto quando si aprì la porta, provai una certa delusione del vedere Islanzadi fissarmi con aria severa.
Inorridii appena vidi le mani sporche di sangue, che la regina si affrettò a nascondere dietro la schiena
- Non la aiuti così
Mi rimproverò
- Sì, hai ragione, come sta andando?
Chiesi
- Abbastanza bene
- Come abbastanza! Vuoi dire che c'é la probabilità che...
Rabbrividii al pensiero
- C'é sempre
Disse bruscamente, poi guardò gli altri
- E voi fate i bravi, o sarò costretta a mandarvi via
- Agli ordini mamma
Sussurrò Murtagh
- Ti ho sentito
Ribatté acida Islanzadi, prima di rientrare nella stanza.

Le ultime tre ore furono un frenetico via vai di guaritrici indaffarate che cambiavano i panni sporchi di sangue con degli altri puliti e candidi. 

Grida, mormorii e sospiri.
Silenzio.
Un'urlo, più forte degli altri mi perforò il timpano, penetrando nelle ossa.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Tutto era fermo, eravamo in attesa di un unico rumore, che potesse tradire la più nera delle supposizioni, ma niente, solo il silenzio.
Poi, un fruscio, delle esclamazioni.
Uno scricchiolio, passi.
Poi... Un pianto? Sì, un pianto! O meglio, i vagiti di un bambino.
Sorrisi, sorrisi come non avevo mai fatto, mai ero stato più felice. 
Quel suono, dapprima debole, poi sempre più forte, continuava a riecheggiare nella mia testa, ancora e ancora.
A mezzanotte precisa del venti, no, ventuno agosto, nasceva mio figlio.

La regina degli elfi spalancò la porta, era raggiante
- É una femmina
Annunciò abbracciandomi
Io e gli altri cavalieri ci fiondammo nella sala.
Arya era lì, distesa sul letto, pallida, sudata, ma felice, non l'avevo mai vista così. Tra le sue braccia, un candido fagottino di seta.
Mi guardò uno sguardo colmo di emozioni, più eloquente di un intero discorso.
A quel punto non ressi più, la vista mi si annebbiò, le orecchie si tapparono, ero come in una campana di vetro; un'espressione da ebete mi si dipinse sul volto, mentre tanti draghetti colorati presero a cabrare difronte ai miei occhi, poi ad uno ad uno, noi uomini senza macchia e senza paura, svenimmo, cadendo pesantemente a terra. 
- Devi abituartici piccola, i maschi sono tutti così.
Fu l'ultima cosa che sentii.

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Sentii qualcosa o qualcuno picchiettarmi sulla guancia. Aprii gli occhi, ma fui costretto a richiuderli per la troppa luce, quando mi fui abituato al cambiamento, mia moglie mi chiese
- Yunod-iet, stai bene? Mi hai fatto preoccupare, é da un giorno che stai così...
- Aspetta un attimo
La interruppi
- Non dovrei essere io a chiederlo a te?
- Volendo... Comunque non hai ancora risposto alla mia domanda
- Un po'meglio
Dissi, alzandomi
- Non vuoi vederla?
Domandò Arya
- Cosa
- Sì, Blödhgarm... Come cosa!! Tua figlia.
Fece, come se fosse la cosa più scontata del mondo.


Appena aprii la porta del nostro appartamento, notai una culla ornata con nastri rosa, posta al lato del letto, dalla parte di Arya.
Con cautela, attento a non fare rumore, mi avvicinai.
Vederla era un'emozione indescrivibile: era paffutella, dormiva placidamente, le labbra rosee erano arricciate quasi in un sorriso; feci scorrere lo sguardo più in su, verso le orecchie inevitabilmente a punta, lunghe poco meno di un pollice.
Avvolsi la vita di Arya con un braccio.
- Non é incantevole?
Mi disse, io annuii
- Come la vorresti chiamare?
Chiesi
Lei ci pensò un po' su
- Niernen
Rispose in fine
- E sia, é un bel nome
Poi mi rivolsi per la prima volta alla bambina. Le posai un dito sulla guancia e cominciai a carezzarla; appena la toccai, mia figlia aprì gli occhi, dello stesso verde intenso di quelli della mamma, prese il mio dito con le piccolissime manine e iniziò a giocherellarci, stringendolo e lasciandolo.
- Ben venuta tra noi, piccola Niernen
Le dissi, lei rise.

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# Epilogo
* Quattro anni dopo *
Nel corso di quei quattro anni, molte uova si erano schiuse, l'ordine dei cavalieri dei draghi, si stava ripristinando a poco a poco, anche grazie ad un ingegnoso compromesso: due anni prima, Lifaen e Narì, avevano contattato la principessa degli elfi, per fare rapporto, e avevano riferito che anche se gli umani terrestri non conoscevano la magia, molti di loro sarebbero potuti diventare promettenti cavalieri; così Eragon decise di inviare sei uova sulla terra. I due elfi, non ci misero molto ad infiltrarsi nella socetà del nuovo mondo, e scovarono in poco tempo degli altri cavalieri. Narì fondò l'accademia, un luogo molto simile ad una città elfica, all interno di un quartiere periferico della capitale italiana, mentre Lifaen si sistemò al Los Angeles.
Molti novizi di Alagaësia partirono per la terra, anche Kémâl e Arategh, che diventarono maestri dell'accademia, quest ultimo, in particolare, fu nominato capo dei cavalieri terrestri.
La pace sembrava essersi ristabilita, sia ad Isiwëya che ad Alagaësia, ma presto, un oscuro evento sarebbe arrivato, per devastare l'idillio formato, e sconvolgere la vita dei nostri personaggi preferiti.


Angolo dell'autrice
* si ascuga le larime che scendono copiose, andando ad'inondare tutta casa *
Eccoci qui, all'epilogo della storia, mi spiace tantissimissimissimo averla terminata, magari continuasse all'infinito...
Beh, tornando a noi, come avrete di certo intuito dalla moltitudine di questioni lasciate in sospeso, e dal finale enigmatico, questa storia avrà un seguito, che intitolerò " Niernen "
Chissà di che cosa parlerà?...
Mi sono detta: se ho creato un personaggio del genere, perché non dargli una storia?
Non vi anticipo nulla , spero che continuiate a seguirmi e a recensire.
A proposito di recensioni! 
É quasi d'obbligo per me passare ai ringraziamenti.

Ringrazio Banasa, Creativemind, DaubleGrock, kveykva e Cinthia988.

Un ringraziamento speciale va ad Annika21, che ha recensito gran parte dei cap

Tra quelli che Hanno messo la storia tra le seguite ringrazio 
Giulia Carstairs02026 e _FairyTail_02
( per non nominare chi ho già citato )

Inoltre ringrazio Lupo90, Ciliegina66 e marta_uzumaki86 per aver messo la storia tra le preferite

Naturalmente ringrazio anche i lettori silenziosi che non se la sono sentita di lasciare un commento.

Ps: datemi almeno una settimana di riposo prima di postare il primo cap della storia.

Se onr sveddar stija hvass
  
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