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Autore: _KyRa_    10/06/2014    4 recensioni
“Allora? Fatemi vedere questa enorme botta.” esordì con sana causticità mentre Tom la superava dirigendosi probabilmente verso la sua macchina. Bill fece una smorfia e seguì suo fratello.
“Riesci a non fare la scontrosa per un secondo?” mormorò Neal al suo orecchio mentre la affiancava.
“Viene piuttosto facile quando hai a che fare con degli idioti.” ribatté lei senza preoccuparsi di abbassare il tono.
Neal scosse la testa e gettò lo sguardo al cielo forse per invocare qualche santo che riuscisse a tapparle la bocca. Ma tutti sapevano che Liesel era fornita di una lingua piuttosto tagliente e che nulla sarebbe stato in grado di metterla a tacere.
Vide Tom piegarsi di fronte alla sua auto e sfiorare con le dita ciò che secondo lui poteva esserle recriminabile.
“Questo come lo chiami?” domandò il ragazzo con sfida lanciandole un'occhiata sardonica.
Liesel inarcò un sopracciglio e si avvicinò per scrutare la zona incriminata.
Oh.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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aaaaaaaaaaa


7
Weaknesses





I gemelli Kaulitz stanno arrivando.” le annunciò Jenna, riuscita ad accalappiarla nel bel mezzo del corridoio lungo il quale Liesel stava trottando in direzione della cabina armadio dell'azienda, dove i modelli normalmente indossavano i capi in prova. Una lunga giornata la attendeva e voleva far sì che quelle ore trovassero vita facile e possibilmente indolore.

Falli venire qui, per favore. Li aspetto.” Giunta a destinazione, la segretaria si congedò con un cenno d'assenso. “Mi servirà una riabilitazione alla fine di tutta questa storia.” borbottò gettando malamente sul tavolo gli ultimi capi che aveva recuperato dal suo ufficio.

Erano venuti meglio di come si aspettava. Era sinceramente orgogliosa del duro lavoro cui aveva dato anima e corpo in numerose nottate insonni. I suoi sforzi avevano finalmente dato i dovuti frutti.

Quanto la fai nera.” commentò Samantha sventolandosi un dépliant davanti al viso con aria accaldata mentre si godeva un fresco bicchiere d'acqua. Anche quel giorno Los Angeles aveva deciso di uccidere nel fuoco i suoi abitanti.

A proposito!” esclamò all'improvviso la bruna fronteggiandola con aria minacciosa ed un dito puntato contro. “Prova anche solo con il pensiero a proporre ai gemelli un dannato caffè e ti disconosco come collega e amica.” Colse la rossa a deglutire appena prima che un bussare alla porta già aperta alle sue spalle la facesse voltare con aria fintamente disinvolta. “Ciao.” salutò tranquilla non appena le sue iridi si posarono sulle figure dei ragazzi.

Ciao.” salutarono loro in coro, seguiti da una Samantha fin troppo entusiasta.

Samantha, giusto?” sorrise Tom in direzione della rossa.

Sì.”

L'espressione compiaciuta sul volto della ragazza suggerì a Liesel l'enorme soddisfazione nel sentir ricordare il proprio nome da una rockstar. Poteva perfettamente immaginare quanti castelli stesse costruendo nella sua testa, con tanto di decorazioni.

Questi sono i capi.” intervenne la bruna con l'intento di gettarsi subito al dunque. Posò una mano sulla pila di tessuti che aveva poggiato sul tavolo poco prima.

Liesel, sono appena entrati.” ridacchiò la rossa. “Volete un bicchiere d'acqua?” domandò successivamente ai gemelli e Liesel strinse i pugni per non lanciarlesi contro. Odiava essere interrotta.

No, grazie.” rispose gentilmente Bill.

Bene.” fece Liesel con sarcasmo. “Dicevo, questi sono i capi. Questi –” Posò la mano sulla pila di sinistra. “- sono di Bill. E questi –” Posò la mano su quella di destra. “- sono di Tom.”

Ci cambiamo qui?” domandò il vocalist curioso mentre si guardava per un momento attorno.

Non mi dite che vi imbarazza cambiarvi davanti a due donne.” li stuzzicò con espressione furba in viso.

A me no.” sorrise appena il chitarrista lanciandole un'occhiata di inequivocabile sfida mentre la affiancava per afferrare la prima maglia. La studiò con attenzione mentre il fratello lo seguì nelle sue stesse azioni. “Sei brava.” commentò quasi sorpreso. Sorpresa che irritò non poco la bruna. Dubitava della sua professionalità?

Non faccio questo lavoro per caso.” ribatté caustica per poi portarsi alla bocca un bicchiere d'acqua che le aveva fatto trovare l'amica sulla scrivania.

Il chitarrista, senza degnarla di una risposta o troppi preamboli, si sfilò la maglietta color crema che indossava quel giorno. Le pupille di Liesel indugiarono un secondo di troppo sui suoi addominali scolpiti, sulla pelle glabra lievemente abbronzata e sui pettorali torniti, ed il pensiero che le attraversò per un attimo la mente fu solo uno: merda.

Professionalità. Era il concetto sul quale aveva tentato di concentrarsi nel successivo minuto – tempo che Tom impiegò per coprirsi di nuovo con il capo cucito giorno e notte da lei – fino a che anche Bill non mise in mostra il proprio corpo.

Le costò metà della dignità ammettere che anche il cantante fosse dotato di un fisico niente male seppur meno formato e muscoloso di quello del fratello. Solo allora scorse i famosi tatuaggi che avevano stuzzicato il suo interesse due settimane addietro. Lo stesso simbolo dell'amicizia che riportava Tom sul bicipite, affiancato dal famoso cuore. A primo impatto le venne piuttosto spontaneo distogliere lo sguardo, lievemente impressionata, poi lo riportò su di esso per studiarlo appena. Era realmente disegnato nel dettaglio, qualcosa che lei stessa faticava ad immaginare sulla propria pelle. Si chiedeva cosa lo avesse spinto a desiderare qualcosa di simile e ciò non faceva altro che avvalorare la sua ipotesi: quei due erano del tutto fuori di testa.

Con le iridi castane catturò nuovamente l'immagine di Tom, il quale si lasciava fasciare dalla maglietta nera aderente e se la sistemava attorno al torace.

Mi sembra a posto.” commentò osservandosi attentamente da ogni angolazione.

Liesel gli si fece più vicina e prese a studiare ogni singola cucitura per poi aggiustargliela sulle spalle. Con la coda dell'occhio notò Samantha fare la medesima cosa con Bill.

Sì, le misure ci sono.” rifletté. “D'accordo, proviamo la giacca sopra.” annunciò poi passandogliela. Anch'essa nera, era caratterizzata da uno stile elegante ma per nulla classico. Poteva richiamarne anche uno più sportivo se propriamente abbinata.

Scrutò il chitarrista da cima a fondo e per un momento temette di lasciarsi eccessivamente andare con gli apprezzamenti. Non aveva mai avuto occasione di osservarlo in giacca e doveva ammettere che gli donasse particolarmente. Si voltò di nuovo in direzione di Bill e notò che anche lui aveva indossato la stessa giacca grazie all'aiuto della rossa.

Sì, facevano decisamente la loro figura.

Che seccatura.





***





Quando le varie prove giunsero al loro termine Liesel tirò un sospiro di sollievo.

Ora voleva solamente godersi la sua pausa caffè – idea che l'aveva tormentata fino a quell'istante – e non dover fingere gentilezza.

Sentite, dato che l'altra volta avete declinato il mio invito, pretendo che veniate a prendere un caffè con noi.”

Liesel, in quel momento impegnata a riordinare la scrivania, sgranò gli occhi voltandosi nella direzione di Samantha. Aveva sentito bene?

I gemelli si scambiarono un'occhiata veloce per poi sorriderle.

Va bene, stavolta abbiamo proprio bisogno di caffè.” accettò Bill con gentilezza sotto lo sguardo esterrefatto della bruna.

Samantha, dal suo canto, la scrutò con sicurezza come a dirle senza timore che le sue minacce non la intimidivano.

Questa me la paghi, borbottò mentalmente ormai arresa ai fatti.

Perfetto.” sorrise la rossa sotto il suo sguardo inceneritore. “Andiamo.” la stuzzicò.

Una cosa era certa, una volta sole avrebbe saputo come porre fine a quel suo sorrisetto vittorioso.

Giunti al bar dell'azienda, presero posto ad uno dei tavolini. Samantha e Liesel da un lato, Tom e Bill di fronte.

Per Liesel la pausa caffè aveva da sempre rappresentato un momento di riposo, di spensieratezza, e che quella mattina si trovasse costretta a guastarlo con i Kaulitz la rendeva non poco nervosa.

Come vi siete conosciuti?” si informò all'improvviso la rossa con incredibile interesse, così tanto che Liesel non poté fare a meno di intervenire.

Non siamo amici di vecchia data.” puntualizzò. “Li ha scelti Neal per il servizio fotografico.”

A dire il vero abbiamo avuto il piacere di conoscerci qualche giorno prima.” precisò Tom con aria sardonica e disinvolta.

Ora lo stendo con una testata, pensò la bruna. Una sola, secca.

Sì, beh, cosa di poco conto.” tagliò corto fulminandolo con lo sguardo per fargli intendere che se avesse proferito una sola parola ancora sul loro fatidico incontro, sarebbe uscito da quell'azienda con un testicolo in meno.

Voi invece vi conoscete da tanto?” intervenne Bill interessato.

Da quando sono venuta qui. Circa due anni fa. Lei lavorava già all'epoca e mi ricordo che mi ha colpito immediatamente la sua esuberanza.” sorrise Samantha. “Difficile che Liesel passi inosservata.” ridacchiò poi lanciandole un'occhiata dal retrogusto malizioso.

Quello senza ombra di dubbio.” sollevò un sopracciglio il chitarrista.

Liesel evitò di lanciargli una scarpa solamente perché interrotta dall'arrivo del cameriere.

Ciao, Jim.” lo salutò calorosamente Samantha. “Loro sono Tom e Bill, freschi freschi dai Tokio Hotel.”

Piacere!” esclamò il moro a dir poco colpito da tale presenza. Vedevano molta gente varcare la soglia dell'azienda ma ogni qual volta una celebrità facesse il proprio nobile ingresso il fermento si percepiva con forza da parte di tutto il personale e Liesel si chiedeva il perché di tanto chiasso. Erano due ragazzini pomposi; perché farli sentire ancora più importanti di quel che in realtà erano? “Cosa posso portarvi?” domandò poi Jim, eccitato alla sola idea di servirli.

Due caffè normali.” rispose Bill con la sua solita gentilezza. Pareva quasi intenerito da tale reazione.

Io uno macchiato.” continuò Liesel.

Anche per me.” si aggiunse Samantha. Annotato il tutto, il ragazzo si congedò. “E ora cosa state facendo? State lavorando ad un nuovo disco?” continuò quindi particolarmente interessata.

Sì, ci stiamo lavorando da qualche anno. Ci siamo presi una pausa più lunga questa volta. Avevamo bisogno di un po' di tregua, motivo per cui ci siamo trasferiti a Los Angeles.” spiegò il chitarrista.

Strano posto dove trovare la tregua.” ridacchiò la rossa.

Tom sorrise quasi imbarazzato ed abbassò lo sguardo per poi rialzarlo immediatamente.

Sì, beh, so che sembra strano. Ma ci sembrava il luogo migliore, d'altronde non eravamo così tanto conosciuti qui come in Europa. Cosa che ovviamente non toglie di mezzo i paparazzi ma fa parte del nostro lavoro ed abbiamo imparato a conviverci.”

Anche tu fai la stilista?” chiese improvvisamente Bill a Samantha.

Sì.” sorrise quasi intimidita. “Ma non sono ai suoi livelli.” aggiunse indicando la bruna con un gesto del capo.

Liesel scosse la testa e roteò gli occhi.

Non fare la modesta.” la rimbeccò.

Non faccio la modesta, è la verità. Sei tu che stai realizzando una linea non io.” le sorrise del tutto tranquilla.

È solo questione di esperienza, sei qui da meno tempo. Ma sei brava.” si impuntò Liesel.

È strano sentirti fare dei complimenti a qualcuno.” commentò Tom compiaciuto e quasi sorpreso. La ragazza si voltò minacciosa verso di lui. “Me lo concedi?” sollevò di nuovo le sopracciglia lui con sano sarcasmo.

Eppure vedo che nonostante la tua consapevolezza di non piacermi, non fai nulla per farmi cambiare idea.” lo stuzzicò.

Lui scrollò le spalle senza abbandonare quell'espressione del tutto rilassata che a lungo andare le dava la nausea.

Ho qualche speranza? Per quanto poco io ti conosca, non è difficile dedurre che non sei una tanto facile da scollare dalle sue convinzioni.” ammise. “E, se posso essere onesto, non sono interessato a farti cambiare idea.”

L'aveva detto con il sorriso più sereno del suo repertorio.

Ma ecco che una nuova sensazione di fastidio aveva stretto lo stomaco di Liesel. Cos'era? Umiliazione? Mai un ragazzo le aveva sputato con tanta facilità la realtà in faccia. Mai per un momento l'aveva fatta sentire un tantino più piccola. Mai aveva sbandierato il proprio disinteresse, davanti ad altre persone per giunta.

Le mani presero a prudere. Tom Kaulitz non poteva averla messa a tacere. Liesel Petrova non poteva farsi sottomettere da una mocciosa rockstar sfacciatamente sicura di sé.

Bene, allora siamo d'accordo.” fece con incredibile nonchalance prima che i loro caffè arrivassero.

Al diavolo.

Samantha si schiarì la voce mentre versava una bustina di zucchero nella propria tazzina.

Comunque.” riprese, chiaramente per spostarsi su un altro discorso. “Riuscite ad andare in giro? Andate mai in spiaggia, per esempio?”

Sì, ci piace molto andare alla spiaggia El Matador di Malibù.” rispose il vocalist prima di sorseggiare la sua calda bevanda.

Liesel percepì un brivido alla schiena.

Non farlo.

Sul serio?” esclamò la rossa colpita ed emozionata al tempo stesso. “Anche noi ci andiamo ogni tanto!”

L'ha fatto.

Non vi abbiamo mai visto però.” sorrise Bill, sorpreso.

Non ci andiamo di frequente.” gesticolò lei. “Ma è una spiaggia stupenda. Anzi, potremmo incontrarci là una volta.”

Ormai Liesel aveva persino terminato di pensare. Che bisogno c'era d'altronde? L'intero cosmo ce l'aveva con lei. Nulla da spiegare.

Sarebbe carino.” annuì il biondo. “Si potrebbe dire anche a Neal.”

L'espressione euforica di Samantha venne ben presto sostituita da una intrisa di astio.

Sì, si potrebbe fare.” borbottò.

I gemelli aggrottarono le sopracciglia ed entrambi cercarono con lo sguardo una spiegazione da parte di Liesel.

Lei e Neal non vanno molto d'accordo.” chiarì quasi disinteressata per poi sorseggiare un altro po' di caffè.

Dì pure che ci detestiamo.” precisò la rossa.

E non si sa ancora bene il motivo.” continuò Liesel.

È un insopportabile so-tutto-io, una checca isterica dalla sindrome premestruale cronica.” La bruna tornò ad osservare i gemelli e sorrise con sarcasmo. “Ma mi posso adattare. Anzi, ne approfitterò per stuzzicarlo e rendergli la vita impossibile. È piuttosto divertente.”





***





Una tipa strana l'amica di Liesel.” fu il primo commento di Bill una volta solo con suo fratello.

Tom, alla guida, scrollò le spalle con una lieve smorfia di divertimento sulle labbra.

Ci sarà un motivo se sono amiche.” fece caustico.

Aveva sviluppato un'opinione molto chiara nei confronti di Liesel. Che fosse l'essere umano più curioso, contorto e contraddittorio del pianeta era ormai assodato. Ciò che non riusciva a comprendere fino in fondo era su quali assurdi criteri si basasse la sua improbabile mentalità. E ancora, cosa diamine la spingesse a detestarlo a quella maniera senza una spiegazione quantomeno plausibile. Che Samantha fosse simile a lei, di conseguenza, era più che ovvio e facile da credere. Probabilmente era munita di qualche rotella in più ma la sostanza era invariata.

Però è simpatica.” parlò ancora suo fratello. “Come Liesel, d'altronde. Per quanto pazza ed instabile.”

Tom sollevò un sopracciglio e si voltò per un paio di secondi nella sua direzione per constatare effettivamente quanta verità vi fosse in quello che aveva appena proferito con convinzione.

È una squilibrata.” ribatté quasi esterrefatto prima di tornare a concentrarsi sulla strada.

Era indubbio che spesso quel suo modo di fare così controverso lo divertisse ma non era nemmeno da dimenticare la dura realtà dei fatti: Liesel Petrova non era – senza alcun dubbio – sana di mente.

Bill si strinse nelle spalle con un sorriso.

Sì ma non riesce ad irritarmi per quanto sia inspiegabilmente scontrosa. Mi fa sorridere. Forse mi fa quasi tenerezza.”

Tom sgranò gli occhi fino a farseli quasi uscire dalle orbite e per poco non inchiodò con l'auto.

Tenerezza quell'insieme di scontrosità, saccenza ed assurdità? Stiamo parlando della stessa persona?”

Liesel smuoveva in lui emozioni che nemmeno lontanamente potevano essere accostate alla parola tenerezza. Suo fratello aveva un modo di vedere la vita del tutto affascinante nella sua inspiegabilità.

Sì. Non è una persona cattiva. Se continua ad attaccarti, lo fa solamente per autodifesa. Ne avevamo già parlato.”

Difendersi da cosa? L'ultima cosa che voglio fare è stuprarla o ucciderla a mazzate, anche se la tentazione alle volte è forte.”

È la nostra figura a darle fastidio, non noi come persone. Non senti che ha dei pregiudizi? Che parla per categorie? Voi rockstar, voi celebrità, voi ricconi...” Era vero. Tom vi aveva fatto caso ma continuava a non spiegarsi il motivo. “Lasciamola sfogare. Quando si renderà conto di non avere più argomenti e di essersi sbagliata, non potrà fare altro che ricredersi e finirla esattamente come ha iniziato.”





***




Faceva finta di non ascoltare quella telefonata, troppo impegnata a sfogliare con falsa attenzione il giornale sotto i suoi occhi vaghi. Le dita della mano sinistra picchiettavano palesemente nervose sul tavolo della cucina mentre la destra voltava pagina, a distanza di una decina di secondi ogni volta, quando pensava che i tempi di lettura fossero credibili.

Neal, seduto a capotavola, parlava da qualche minuto con Tom al telefono. Quello che avrebbe dovuto essere un accordo sul servizio fotografico si era trasformato ben presto in un'allegra conversazione cui il suo migliore amico stava partecipando con notevole entusiasmo.

Ciò che l'aveva inquietata fino a quell'istante stava prendendo forma e concretezza. Neal, Tom e Bill stavano lentamente dando vita ad un rapporto che andava ben oltre l'aspetto professionale. Il loro sentirsi spesso, le loro chiacchierate lunghe mezzore – o a volte persino ore intere – minacciavano la nascita di un'amicizia cui Liesel non avrebbe mai preso parte.

Era sempre stata inspiegabilmente gelosa di Neal ma nella maniera più sana ed innocente. Ora percepiva nella pelle una nuova sensazione, un nuovo bisogno; quello di proteggerlo. Così come con Damian, non voleva che il biondino entrasse a far parte di un mondo troppo lontano dal suo, che l'avrebbe inevitabilmente danneggiato.

D'accordo, ci vediamo. Ciao, Tom. Saluta Bill.” Riattaccò. Quando sollevò finalmente lo sguardo sulla bruna, questa restò a scrutarlo per qualche istante in silenzio. “Cosa?” domandò quindi probabilmente a disagio.

Niente.” borbottò lei con una scrollata di spalle prima di alzarsi dalla sedia e raggiungere la credenza per recuperare un bicchiere che presto riempì d'acqua fresca. “Senti, stasera ho voglia di bere.” annunciò poi sotto il suo sguardo basito.

Perché questa strana voglia improvvisa?” indagò lui con un sopracciglio sollevato.

Effettivamente non aveva nemmeno avuto il tempo di riflettervi. Aveva semplicemente dato voce al primo pensiero che le aveva attraversato la mente.

Così.” scrollò di nuovo le spalle. “Da quando è strano?”

Beh, non hai esattamente detto 'stasera ho voglia di guardare un film'.” le fece notare.

La ragazza si sentì pervasa da un brivido di fastidio.

Parli come non avessi mai bevuto in vita mia. È così scioccante?”

Neal non proferì risposta.

Senza aggiungere altro, Liesel abbandonò la cucina.





***





Neal era perfettamente consapevole di quanto Steven rappresentasse per Liesel un motivo di stress. Sapeva quanto la sua migliore amica, nonostante non volesse ammetterlo, soffrisse per suo fratello. Non era dunque difficile da comprendere il motivo di quei suoi improvvisi atteggiamenti scontrosi e per nulla socievoli. Si chiudeva in se stessa e non lasciava entrare nessuno nel suo più intimo mondo, nemmeno lui. Mutava umore nel giro di pochi secondi, senza che nessuno se ne rendesse conto, e parlava senza riflettere. Si alzava, se ne andava, si ammutoliva.

Scosse la testa abbandonandosi ad un debole sospiro.

Se avesse posseduto una bacchetta magica, avrebbe senza dubbio agito a suo favore. Avrebbe rimesso a posto suo fratello in pochissimi secondi ed avrebbe cancellato dalla storia Andrew, il dannato motivo per cui si rifiutava di avvicinare qualsiasi uomo per più di una notte di sesso.

Improvvisamente il suo cellulare prese a squillare. Gettò le pupille nella sua direzione e percepì le vertigini nel leggere il nome di Damian. Non si erano più sentiti dall'ultima discussione che avevano avuto.

Rispondere o accantonarlo per sempre?

Deglutì prima di portarsi il telefono all'orecchio.

Pronto?” mormorò incerto ma fingendosi il più freddo possibile.

Ciao.” udì dall'altro capo la sua voce calda, in quel momento tremendamente seria.

Ciao.” rispose lui dopo qualche secondo.

Si domandava il motivo di tale telefonata. Avevano litigato innumerevoli volte ma mai come quell'ultima. E Damian era un ragazzo così orgoglioso, che stentava a credere che fosse stato lui il primo a farsi vivo. Da una parte aveva quasi desiderato di non sentirlo più, forse illudendosi di dimenticarlo; dall'altra – e ciò lo faceva sentire un fallito di proporzioni cosmiche – era sollevato nel bearsi nuovamente della sua voce.

Passarono altri secondi di silenzio in cui entrambi probabilmente cercavano le giuste parole con cui spezzarlo. Fu Damian a schiarirsi poi la voce.

Dobbiamo parlare.” esordì nuovamente. “Possiamo vederci stasera?

Merda.

Che doveva fare? Non gli era ben chiaro se Liesel volesse trascorrere la serata a suon di alcol in compagnia o nella completa solitudine. Non era nemmeno certo che la bruna non si offendesse in caso di buca, soprattutto se la causa ancora una volta assumeva il nome di Damian.

La domanda più giusta era 'Lui se lo merita?'.

Sospirò.

D'accordo.” cedette. Non gli era costato poi molto.

Vieni da me per le nove. A più tardi.”

Non attese nemmeno una sua risposta. Riattaccò facendolo sentire ancora più stupido di quanto già non fosse.





***





Si, domani abbiamo il servizio fotografico.”

Georg e Gustav sorridevano interessati al di là dello schermo del portatile.

I gemelli Kaulitz, stravaccati sul divano, avevano fatto un breve resoconto dell'avventura che li vedeva coinvolti con Neal e Liesel. La seconda metà del gruppo si era mostrata entusiasta di tale progetto riconoscendo in esso un certo vantaggio per la band stessa benché riguardasse solamente Tom e Bill.

Quindi immagino le cose vadano meglio con la psicopatica.” rifletté Georg, il mento poggiato alla mano in un'espressione di pura curiosità.

Ci limitiamo ad un rapporto quasi civile e professionale.” scrollò le spalle Tom mentre posava un piede sul tavolino di fronte a sé dove il computer si trovava.

Quasi?” sollevò un sopracciglio il batterista.

Diciamo che noi facciamo del nostro meglio ma la psicopatica non sembra dello stesso parere.” spiegò Bill.

Ormai psicopatica era il solo nome con cui i loro amici capissero di chi parlassero e tale era rimasto. Effettivamente i gemelli non avevano mai pensato di affibbiarle un'identità, in modo da chiarire maggiormente con chi avessero a che fare. Non vi avevano semplicemente pensato.

Il fotografo invece è simpatico. Si sta instaurando un bel rapporto.” riprese Tom con un lieve sorriso. “Ci ha invitato al suo compleanno, venerdì.”

Andate?” si informò il rosso.

Sì.” sollevò le spalle Bill lanciando un'occhiata a suo fratello come in cerca di conferma. “Ci svaghiamo un po'.”

Il chitarrista annuì.

Noi abbiamo deciso quando venire a Los Angeles.” cambiò discorso Georg ed entrambi i gemelli si drizzarono sul divano, improvvisamente interessati. “A dire il vero non abbiamo ancora una data precisa ma pensavamo una settimana prima della sfilata.”

Bene!” esclamò Tom con gli occhi che brillavano. “Dobbiamo recuperare il tempo perso, Hobbit.” sorrise poi malizioso ed ammiccante.

Tutti scoppiarono a ridere scuotendo la testa con fare rassegnato.

Sei sempre il solito.”





***





La video-chiamata durò più del previsto e quando venne interrotta i gemelli distesero i muscoli contratti ed intorpiditi. Una chiacchierata con i loro compagni di disavventure era un toccasana, un motivo di buon umore e serenità. Benché si guardassero bene dal manifestare le proprie emozioni, la mancanza che provavano l'uno per l'altro era palese e palpabile. Ricordavano le intere giornate a scrivere e comporre nuove melodie, le chiacchierate fino a notte fonda, le maratone alla play-station, le fide a ping-pong, le rincorse, i lanci di cibo e le litigate. Erano ricordi felici di cui facevano tesoro. Tom, dal suo canto, provava sempre a convincerli sul loro trasferimento nella Città degli Angeli; sforzi che puntualmente venivano respinti poiché giudicata troppo caotica e lontana dal loro stile di vita. Il chitarrista comprendeva in parte. Inizialmente si era trattato di un vero e proprio salto nel vuoto, in una cultura diversa, in una città che non dormiva mai e straripava di fotografi e personaggi famosi. Col tempo avevano avuto modo di conoscerla meglio, di prendervi confidenza, di individuare i luoghi più appartati e convenienti. Si erano creati la loro cerchia di amici a dispetto di qualsiasi pensiero negativo. Si stavano costruendo con successo una nuova vita dalle radici e ne andavano incredibilmente fieri poiché non tutti ne erano in grado. Avevano visto gente rinunciarvi prima di un concreto inizio; avevano visto gente che dopo poche settimane si era ritirata da quel mondo, definito troppo in tutto. Tom e Bill, in completa solitudine, avevano stretto i denti e ce l'avevano fatta.

Li ho trovati bene.” sorrise Bill mentre abbassava lo schermo del PC. Tom annuì con un lieve sorriso. “Sigaretta?” propose poi il vocalist che non ebbe bisogno di una risposta.

Entrambi si erano già alzati dal divano, diretti al giardino. Aprirono il finestrone scorrevole e lo richiusero alle loro spalle dopo aver fatto uscire i cani. Trovato posto sulle poltrone in vimini, si abbandonarono alla nicotina.

Ho sentito Ria qualche giorno fa.” esordì all'improvviso il chitarrista mentre espirava la prima boccata di fumo. Aveva lanciato un veloce sguardo a suo fratello, giusto per coglierne l'immediata reazione, poi l'aveva nuovamente posato sui suoi cuccioli intenti a passare in rassegna l'intero giardino. “Non è la prima volta.” aggiunse poi senza guardarlo.

Aveva sinceramente timore della sua risposta. Primo, perché gli aveva nascosto una verità. Secondo, non sarebbe stato d'accordo su quello strano rapporto che aveva creato con la sua ex.

Poiché ancora non aveva ricevuto replica, prese coraggio e si voltò di nuovo verso di lui. Questo lo scrutava con una sfumatura nelle iridi che per un momento gli spezzò il cuore: delusione e timore.

Perché non me ne hai mai parlato?” domandò con tono incredibilmente delicato.

Tom sospirò appena concentrandosi sull'albero di fronte a sé. La tiepida brezza serale gli sfiorava lievemente il viso rilassandolo per quanto possibile.

Non lo so, Bill.” mormorò mentre il fumo creava spirali irregolari davanti a sé. “Forse avevo paura del tuo giudizio perché la situazione è già abbastanza strana per me.”

Era la prima volta che dava voce a quei pensieri. Per la prima volta stava aprendo il proprio cuore su tutta quella vicenda ed ora che stava accadendo sentiva solamente un gran magone.

Dalla rottura con Ria non aveva mai proferito parola a riguardo nonostante i rispettosi tentativi di suo fratello. Aveva sempre preferito tenersi tutto dentro, nascondere nell'antro più profondo del suo cuore ciò che realmente provava. Non voleva che la gente lo compatisse, non voleva provare dolore benché la separazione fosse stata consensuale. Per quanto meditata, aveva fatto male ad entrambi perché i ricordi erano troppo vividi nella loro memoria. Non aveva semplicemente voluto riaprire una ferita.

Ma, Tom.” soffiò il biondo. “Sai perfettamente che non ti avrei mai giudicato.”

Tom chiuse per un momento gli occhi annuendo consapevole.

Lo so, Bill. Scusami.” Sospirò di nuovo. “Forse non ero ancora pronto per parlarne.”

Trascorse qualche attimo di silenzio che venne spezzato nel momento in cui Bill posò dolcemente la mano sul suo braccio.

Te la senti di farlo ora?” domandò con un sorriso comprensivo.

Il moro lo scrutò per attimi che parvero infiniti poi scostò nuovamente le pupille altrove.

Da dove poteva cominciare? All'improvviso le parole si erano trasformate in macigni e la bocca sembrava faticare ad aprirsi per emettere solamente un flebile suono.

Era sempre stato molto pudico nell'esprimere i propri sentimenti, nel parlare di sé.

Si schiarì la voce.

Sai che Ria è stata la prima ed unica ragazza di cui mi sia mai innamorato.” cominciò con fatica. Quei pensieri, espressi ad alta voce, lo facevano emozionare. “Insomma, è vero, abbiamo preso la decisione di finirla insieme e continuo a pensare che sia la giusta soluzione per entrambi.” Deglutì. “Ultimamente abbiamo ricominciato a vivere. Avevamo passato momenti difficili, momenti in cui non sopportavamo nemmeno più di sentire la nostra voce. Momenti in cui tutto sembrava pesante e forzato.” Si torturò un ginocchio con la mano libera. “Eppure, non so il motivo, entrambi non siamo riusciti a mettere un punto finale. Non siamo riusciti a chiudere definitivamente e a volte abbiamo ancora bisogno di sentirci.” Si strofinò momentaneamente il volto per poi rivolgersi a Bill. “Bill, è normale che mi manchino certe cose?”

L'aveva chiesto con la disperazione nello sguardo. La disperazione di chi aveva bisogno di aiuto, di chi aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a dimenticare.

Il biondo sospirò appena prima di rispondere.

Sì, Tom.” mormorò. “Vedi, tu e Ria avete vissuto una storia d'amore per più di quattro anni. Avete vissuto assieme ogni giorno, avete condiviso gioie e dolori, vi siete scoperti e amati per la prima volta. Lei è la ragazza che ti ha permesso di conoscere un mondo che ti era estraneo, è la prima cui tu ti sia dato sentimentalmente e che ti ha fatto crescere. È normale provare questa malinconia, non riuscire a spezzare questa sorta di cordone ombelicale che avete creato. Ci vuole tempo, come per tutte le cose.” Tom abbassò lo sguardo e buttò la sigaretta non ancora del tutto consunta. Con un sospiro frustrato si prese la testa fra le mani e posò i gomiti alle ginocchia. Che il dolore trattenuto fino a quel momento avesse deciso di esplodere? Strinse le palpebre percependo un bruciore che da tempo non aveva più avuto modo di affrontare. Schiacciò i palmi contro gli occhi per impedire a quelle maledette lacrime di scivolare lungo le sue guance e rivelarsi a suo fratello. “Hey.” mormorò proprio il biondo carezzandogli la schiena curva. “Non sei anormale. È una reazione del tutto ragionevole.” Si prese una piccola pausa. “Tom, non devi vergognarti di piangere.” A quel punto il moro non poté più trattenere le gocce salate che presero a segnargli il viso contratto. Non aveva il coraggio di emettere un suono; pianse in silenzio, in imbarazzo. Non capiva il perché di quell'improvvisa reazione. Non capiva il perché di quelle lacrime quando non ne aveva versata una dalla separazione fino a quell'istante. Sentiva la mano di suo fratello continuare a sfiorargli con affetto la schiena per confortarlo come poteva e lo stomaco accartocciarsi sempre di più. “Stai sfogando tutto quello che ti sei tenuto dentro fino ad ora. Nulla per cui imbarazzarsi.” Quelle lacrime erano l'ennesima prova che l'aveva amata con tutto se stesso. Il suo cuore batteva all'impazzata ma le sue labbra non avevano ancora liberato un singhiozzo, un semplice suono. Era un pianto intimo, dignitoso, un pianto che testimoniava una stanchezza, una presa di coscienza e forse una liberazione. Quando sembrò essersi calmato appena, Bill riprese: “Però, Tom, sai anche tu cos'è giusto fare, vero?” Il chitarrista si asciugò gli occhi arrossati e tirò lievemente su con il naso. “Devi spezzare questo cordone.” Annuì impercettibilmente senza guardarlo. Continuava a tenere gli occhi serrati ed il viso fra le mani. Ora che era di nuovo lucido non voleva farsi vedere da suo fratello in quelle condizioni. “E continuare a sentirla non ti aiuta. Non fa bene a nessuno dei due.” Per quanto difficile da accettare, sapeva che era la verità. “Sei d'accordo?”

Sì.” soffiò per la prima volta con voce spezzata.

Passò qualche attimo prima che il vocalist si facesse prendere da uno slancio di tenerezza.

Vieni qui, fratellino.” Lo tirò a sé abbracciandolo con tutta la forza che aveva. Tom, dapprima frastornato, si lasciò andare a quella stretta. Una di quelle che avvenivano di rado ma piene d'amore. “Ti voglio bene.”





***





Aveva appena fatto ritorno a casa con una pesante busta della spesa in mano. Ricordava ancora lo sguardo sospettoso della commessa che l'aveva servita nello scorgere tutto l'alcol acquistato. Avrebbe scommesso la casa che fosse sul punto di chiederle la carta d'identità ma, dal suo canto, non aveva battuto ciglio. Sentiva che quella sera avrebbe dovuto dare sfogo alle sue frustrazioni – ne aveva molte – e nessuno sarebbe stato in grado di distoglierla da quell'intenzione.

Era un periodo dannatamente strano e combattuto. Da un lato, la soddisfazione nel campo lavorativo; dall'altro, i problemi che vedevano protagonista suo fratello. I Kaulitz facevano solamente da ciliegina ad un mix di situazioni che la inquietavano ed avevano in quel momento assunto un ruolo pressoché irrilevante.

No, i gemelli non facevano più testo.

Entrò in cucina e spalancò l'anta del frigo di nuovo vuoto. Aveva fatto rifornimento di alcol mentre il cibo non le era passato nemmeno per l'anticamera del cervello; quella sera non poteva definirsi una vera e propria ragazza modello.

Posò le bottiglie di vino negli appositi scomparti e richiuse ignorando quella sensazione di vuoto e di imbarazzo che aveva provato per un istante verso se stessa.

Hey.” entrò di soppiatto Neal facendola quasi sobbalzare. Liesel non rispose. Non aveva molta voglia di parlare. “Hai fatto spesa?” domandò il ragazzo con apparente entusiasmo che si spense non appena perlustrò il frigorifero. La bruna ignorò il proprio coinquilino e gettò il sacchetto di plastica nella pattumiera adottando un atteggiamento del tutto disinteressato e disinvolto. Neal si schiarì la voce passandosi una mano fra i capelli. “Beh, non è proprio quello che avevo immaginato ma... Va bene.” Richiuse l'anta e si voltò verso di lei che nel frattempo si era seduta sul davanzale della finestra e si era accesa in silenzio una sigaretta. “Ascolta...” borbottò e le orecchie della mora si tesero. Ormai conosceva fin troppo bene il ragazzo e sapeva che avrebbe presto ricevuto una notizia che non le sarebbe andata a genio. Tuttavia continuò ad osservare il panorama di Los Angeles come nulla fosse. “Mi ha chiamato Damian.” lanciò la bomba e Liesel percepì il primo brivido di fastidio. “Vorrebbe che stasera, verso le nove, andassi da lui. Vuole parlare.” La ragazza non mosse un muscolo e non si scomodò nemmeno per voltarsi a guardarlo. Aveva però stretto il pugno sinistro, le nocche biancastre a testimoniare. “Ti dispiace? Avevi intenzione di passare la serata assieme?”

Sì, avrei voluto il mio migliore amico al mio fianco. Lo pensò solamente.

Aveva percepito una morsa allo stomaco. La solitudine quella sera non avrebbe giovato alle sue paranoie. Sentiva il bisogno di condividere quel suo stato d'animo con qualcuno e quel qualcuno avrebbe dovuto essere Neal, l'unico in grado di comprenderla nel profondo, a dispetto di ogni apparenza.

Racimolò ogni singolo granello di forza di volontà per indossare una maschera; una maschera intrisa di indifferenza.

No, vai tranquillo.” si limitò a rispondere con una lieve scrollata di spalle.

Sapeva che gli occhi l'avevano tradita e che Neal era piuttosto talentuoso nello scorgere ogni suo più impercettibile cambio d'espressione. Ma non le importava.





***





Bill Kaulitz non era mai stato il re del tempismo, questo lui lo sapeva bene. Al contrario, se Los Angeles avesse inaugurato una categoria dedicata a tutti coloro che come lui avevano reso tale grattacapo una vera e propria patologia in stadio avanzato, si sarebbe senza ombra di dubbio accaparrato l'Oscar. Con tutti gli onori.

Presentarsi al mondo esterno, specialmente ad Hollywood, nella migliore delle condizioni fisiche era il minimo che una rockstar come lui potesse fare. Era una questione che Bill aveva preso piuttosto seriamente – una paranoia, a detta di Tom – da cui non poteva prescindere; una sorta di Codice da rispettare.

Dunque ciò bastava a giustificarsi contro le urla e le minacce che suo fratello gli lanciava da una buona mezz'ora.

Bill!” lo sentì sgolarsi dal piano di sotto. “Giuro sui cani che se non scendi entro due secondi esco senza di te e ti lascio a piedi!” La prospettiva non era delle più allettanti. Aveva non pochi problemi a compiere lunghe distanze senza l'ausilio di una macchina e, poiché poteva vantarsi di conoscere abbastanza bene il suo gemello, la sua buona coscienza gli impose di abbandonare il bagno e scendere le scale senza fiatare. Sapeva perfettamente quanta veridicità si nascondesse in quelle parole. Come? L'aveva lasciato veramente a piedi. “Grazie a Dio le minacce funzionano ancora con te.” borbottò Tom già pronto, vestito e profumato sulla porta di casa.

Bill si limitò ad indossare un giacchetto nero in pelle. Nonostante Los Angeles godesse di una temperatura stabilmente calda voleva prevenire qualsiasi inconveniente.

Una volta in macchina, accese la radio.

A che ora abbiamo il servizio fotografico domani mattina?” domandò all'improvviso dopo una breve riflessione. Ancora si domandava per quale razza di motivo scegliessero di andare a ballare sempre quando la mattina seguente avrebbero dovuto abbandonare il mondo dei sogni piuttosto presto.

Alle dieci.” rispose il chitarrista mentre si portava una sigaretta alla bocca. Abbassò il finestrino e la accese senza staccare gli occhi dalla strada.

Era sempre stato Tom il guidatore per eccellenza fra i due. Bill guidava ma non amava farlo quanto il fratello. Il moro vi trovava un qualcosa di rilassante, era divenuto un fattore automatico con chiunque. Bill, al contrario, gradiva abbandonarsi al suo fianco e godere della calma che il viaggio gli trasmetteva. Non aveva mai fatto mistero di quanto Tom fosse bravo a guidare e finché poteva ne approfittava.

Non trascorse molto tempo prima che raggiungessero il Bootsy Bellows. Parcheggiarono non molto lontano e si incamminarono verso l'entrata dove scorsero Shiro e Shay ad attenderli. Una coppia incredibilmente affiatata con cui avevano avuto modo di stringere una solida amicizia nel corso degli anni, sin dal loro trasferimento nella Città degli Angeli.

Hey!” sorrise Shiro non appena li vide. “Ce l'avete fatta.” ridacchiò poi dopo aver salutato entrambi.

Ringrazia Bill, come al solito.” ribatté Tom per poi posare affettuosamente una mano sulla spalla di Shay.

Bill era consapevole di quanto Shay si trovasse in mezzo a due fuochi. Cara amica di Ria, ora era costretta a dividersi fra lei e loro senza alcuna distinzione. Aveva sempre rivestito la parte della pura neutralità e l'aveva fatto molto bene. Tutti sapevano che quella situazione non era delle più semplici ma con un po' di pazienza erano giunti ad una soluzione quantomeno indolore.

Fecero il proprio ingresso al locale e la musica ad alto volume li accolse senza mezze misure.





***





Il dito pigiò ancora una volta il tasto del telecomando, insistente. Le immagini sullo schermo del televisore si susseguivano con velocità, senza un vero e proprio criterio, ed il suo sguardo perso ed un po' annebbiato fingeva di trovarvi interesse.

La prima birra aveva avuto vita breve ed era ovvio che non bastasse a negarle la lucidità. In completa solitudine, non aveva emesso nemmeno un suono, un verso, nulla. Amava l'indipendenza ma, abituata ad avere l'euforico Neal a gironzolarle attorno, cominciava a sentirne la mancanza soprattutto perché aveva aperto la seconda birra del tutto sola.

Una sottile sensazione di vergogna si impossessò della sua coscienza per un paio di secondi.

Tu che ti presti a grandiose ramanzine da Oscar con tuo fratello, ora sei stravaccata sul divano a tracannare birra dalla bottiglia.

Diede un'inutile occhiata al cellulare – nella vana speranza di trovare qualche messaggio o telefonata persa, così da farla sentire un po' importante – e si sollevò dal divano. Ignorò il lieve sbandamento che l'aveva fatta per un momento vacillare e si rifugiò in cucina. Non aveva toccato cibo e l'alcol stava facendo il suo effetto molto più velocemente.

I pensieri si susseguivano senza un ordine, senza un senso logico. Pensieri fondamentalmente vuoti cui nemmeno prestava reale attenzione. La sua mente ospitava un ammasso di contraddizioni senza capo né coda.

Cominciava a provare il bisogno di uscire. Voleva godersi una passeggiata per le strade di Los Angeles, lasciarsi carezzare dalla tiepida brezza serale, accompagnata da una sigaretta.

Indossò semplici sandali color crema, afferrò la borsa ed uscì di casa con la vista ormai annebbiata.





***





Scrutava distrattamente suo fratello chiacchierare con Shiro.

Sembrava essersi incredibilmente ripreso dal crollo emotivo di poche ore prima. Sorrideva, parlava, gesticolava. Ria pareva solo un lontano ricordo e Bill non poteva che esserne felice.

Conosceva fin troppo bene l'emotività di Tom. Era un ragazzo apparentemente forte, impenetrabile, che difficilmente si apriva o si lasciava studiare nella sua vulnerabilità. Ma Tom era solamente fragile, sensibile e pieno di insicurezze malcelate da una presunzione pressoché inesistente. Bill avrebbe dato la vita per lui, si sarebbe gettato nel fuoco. Non poteva nemmeno immaginare un'esistenza senza suo fratello; il solo pensiero gli faceva accapponare la pelle.

Distolse lo sguardo dalle loro figure e fece una panoramica del Bootsy Bellows. Un locale lussuoso dove il VIP era il cliente per eccellenza; le luci soffuse, la musica ridondante, i ballerini in fermento. Se non altro – per quanto assurdo potesse sembrare – lo rilassava.

Posò una mano sul ginocchio di suo fratello, il quale si voltò incuriosito.

Vado un attimo a fumare fuori.” gli comunicò prima di alzarsi dal divanetto e farsi strada fra la gente fino all'uscita.

Si portò una sigaretta alle labbra e poggiò la schiena al muro, a pochi passi dall'entrata. Una mano in tasca, lo sguardo fisso sulla strada di fronte a sé, sulle macchine che scorrevano tranquille, sui giovani che di tanto in tanto passavano di lì.

Anche lui come Tom amava Los Angeles, in tutte le sue sfumature.

I fotografi non sembravano in vista, il che era piuttosto strano, considerato il luogo dove si trovava. Forse avrebbero fatto il loro arrivo più tardi.

Espirò un po' di fumo per poi far saettare lo sguardo sul marciapiede opposto al suo, dall'altra parte della strada. Poggiò la testa contro il muro alle sue spalle e si portò nuovamente la sigaretta alle labbra fino a che non si ritrovò a ridurre gli occhi a due fessure sforzandosi di focalizzare la figura che l'aveva attratto. Per un momento si chiese se la sua vista facesse cilecca ma quando si rese conto di quanto i suoi sospetti fossero fondati prese a camminare in quella direzione. Attraversò la strada fino a raggiungere il marciapiede interessato.

Liesel sedeva rannicchiata su un muretto – una sigaretta tra le dita – con lo sguardo languido perso nel vuoto di fronte a sé, un'espressione poco lucida e l'aspetto decisamente più sfatto di quello con cui era abituato a vederla. I capelli castani ricadevano sciolti e appena scompigliati ai lati del viso, dei pantacollant neri le fasciavano le gambe, una canotta bianca e aderente metteva in risalto seno e addome mentre delle semplici All Star bianche andavano a completare un look decisamente differente dalla stilista che Bill ricordava.

Nonostante tutto, quella ragazza aveva una bellezza indiscutibile e anche quel tipo di vestiario la rendeva in un certo senso affascinante.

Parve udire i suoi passi perché si voltò un momento nella sua direzione. Lo sguardo spento e vacuo lo fece per un momento rabbrividire.

Oh, grandioso.” borbottò la ragazza tornando a posare le pupille sulla strada.

Bill si lasciò scappare un sorrisetto.

Potresti almeno fingere di avere piacere di vedermi.” le fece notare, ormai divertito.

Aveva il forte sospetto che quella sera Liesel fosse scossa da qualcosa di più di una semplice rockstar. L'aveva letto nei suoi occhi durante quei pochi secondi di contatto.

Non mi piace mentire.” biascicò lei, cosa che gli fece tendere le orecchie.

Sei ubriaca?” sollevò un sopracciglio, curioso.

Dipende dai punti di vista.”

Bill ridacchiò. Se non altro aveva avuto una conferma.

Con un lieve sospiro – la sigaretta ancora accesa fra le dita – le si sedette accanto, sul quel muretto testimone di quello che poteva essere dolore, come semplice tristezza o confusione. L'avrebbe in ogni caso scoperto.

Per quanto quella ragazza urtasse il suo sistema nervoso e quello di Tom, nessuno dei due riusciva ad odiarla. Che nascondesse altro dietro la sua facciata di cemento armato era più che palese.

La scrutò per un istante, indeciso sul da dirsi. Fumava come un automa, le palpebre nemmeno sbattevano.

Come mai qui?” fece la prima domanda che partorì la sua fantasia. Non poteva mai prevedere le sue reazioni.

Potrei farti la stessa domanda.” ribatté lei senza degnarlo ancora di uno sguardo. Buttò via del fumo.

Beh, io ero al Bootsy.” rispose come fosse ovvio.

Intendevo perché qui, seduto su un muretto a sproloquiare con un'ubriaca.”

Il vocalist sorrise.

Allora ammetti di esserlo.”

Liesel si voltò finalmente verso di lui.

Non hai risposto.” deviò.

Bill scrollò le spalle.

Sono sincero, mi fai un po' pena qui così.” Non si era nemmeno preoccupato di indossare guanti bianchi. Con Liesel Petrova non vi era bisogno. “Ora rispondi tu.”

Volevo pensare ai miei cazzi.” Inspirò un po' di nicotina. “E smaltire la birra.” sbuffò poi il fumo. Bill non sapeva se ridere. Non l'aveva mai vista in quei panni e, se la sua sbornia lo avesse aiutato, sarebbe riuscito a scoprire qualcosa in più di lei. “Che palle.” farfugliò la mora senza guardarlo di nuovo. Aveva gettato a terra la sigaretta consunta ed aveva incrociato le braccia sulle ginocchia.

Cosa?” provò lui senza mostrarsi troppo interessato. Non voleva – proprio ora che sentiva di averla in pugno – darle motivo di ritrarsi.

Voi VIP. Al momento mi state al quanto sulle palle.”

Bill non si trattenne dal sogghignare.

Nah, non è questo il motivo del tuo aspetto cadaverico.” la prese in giro.

Lo prendo come un complimento solo per non tirarti una testata.”

Molto generoso da parte tua.”

La vide accendersi un'altra sigaretta.

Aveva un qualcosa di diverso nei gesti. Sembrava molto più remissiva del solito, il che andava a suo favore.

Bill nel frattempo spense la sua.

Toglimi una curiosità.” cantilenò lei. “Tuo fratello è problematico?” Lui aggrottò la fronte, confuso. “Non problematico nel senso di idiota, buzzurro affetto da una concentrazione di autostima al di sopra della norma, quale è.” Sollevò un sopracciglio, ora divertito. “Intendo un vero coglione, una cazzo di spina nel fianco che ti rende la vita impossibile.”

No.” rispose sicuro.

Si droga o spaccia?”

Per poco non gli andò la saliva di traverso. Per quale razza di motivo lo stava sottoponendo a tali domande?

No.” ripeté stranito.

Liesel sorrise con sarcasmo.

Che ragazzo fortunato.”

Sbatté le ciglia più volte poi, quando un'illuminazione divina gli diede un improvviso ed immaginario scossone, pensò di comprendere.

Si schiarì la voce e si sedette più a suo agio accanto a lei.

Tu hai un fratello del genere?” si informò con incredibile delicatezza. Non voleva risultare irruento nei modi, non voleva si chiudesse di nuovo a riccio.

Diciamo che ho il pacchetto completo.” sdrammatizzò lei per nulla divertita mentre buttava a terra un po' di cenere.

Bill per un momento non seppe cosa dire. Tutto avrebbe dedotto ma non che Liesel avesse problemi con il fratello. Doveva affrontare il discorso senza fretta, passo per passo. Se necessario, partire dal principio.

Non sapevo avessi un fratello.” buttò lì.

Non ne parlo molto in giro. Sarei costretta a dare risposte che preferirei tenere per me.”

Parlava ancora con remore, con freddezza, con cupo sarcasmo. Manteneva quel distacco da lui come per paura che potesse ferirla da un momento all'altro, o potesse ferirsi da sola lasciandosi sfuggire qualche parola di troppo.

Quanti anni ha?”

Venti ma è come ne avesse dodici.” Sembrava così furiosa con suo fratello. Sembrava aver bisogno di sputare tutta la sua rabbia nei suoi confronti. “Mia madre non ha il polso necessario per gestire un teppista simile. E Phil va a periodi.”

Phil?”

Suo padre.” Bill dovette sembrare confuso perché lei gli schiarì brevemente le idee. “Stessa madre, padri diversi.” Annuì appena mentre la vedeva spegnere la seconda sigaretta. Avrebbe voluto chiederle qualcosa su suo padre, quello bulgaro, ma non lo fece. Non voleva risultare invadente. “Illuminami.” Riprese a parlare lei. “Come diamine vai d'accordo con Tom? Dammi qualche dritta, magari sono io che non so nulla di mio fratello. Magari sono io il problema.”

La quantità di sarcasmo nella voce si era a dir poco triplicata.

Non c'è un sistema. Si va d'accordo e basta. Ci si vuole bene. Si cerca di comprendere.”

Quindi quando vado a recuperarlo in commissariato con una bustina di cocaina sulla scrivania dovrei essere comprensiva e dire al commissario che non ha capito un cazzo della vita e che tra i ragazzi ci si diverte così. Fratellanza, insomma, così mi vorrà finalmente bene e smetterà di trattarmi coma l'ultima merda del pianeta.”

Non intendevo quello.” Sospirò appena cercando di trovare le parole adatte. “Il punto è che io e Tom non abbiamo problemi così seri. Oltre a tirarci qualche padella addosso durante le discussioni, non dobbiamo affrontare argomenti così delicati. È ovvio che la complicità sia indissolubile.”

E se io cercassi questa complicità da anni? Dovrei cominciare a drogarmi insieme a lui? Magari a quel punto sarò degna delle sue attenzioni.”

Assolutamente no e lo sai bene.” Si prese qualche attimo di riflessione. Non aveva mai pensato ad un'eventualità simile. Come si sarebbe comportato se Tom fosse caduto nel circolo della droga? Tanto più che l'ambiente che li ospitava ne era pieno zeppo. Sarebbe a dir poco morto dentro. “Avete mai provato a proporgli di andare in riabilitazione?”

Lei rise per nulla divertita.

Allora, partiamo dal presupposto che Steven è una testa di cazzo. Per natura, se gli dici di fare una cosa lui fa l'esatto contrario. Non accetta consigli nemmeno per sbaglio. Frequenta una compagnia a dir poco discutibile ed è del tutto deviato da loro. E, chicca di tutte le chicche, è convinto di essere nel giusto.” Più parlava più sembrava che i suoi occhi si annebbiassero. Probabilmente gli effetti dell'alcol stavano lentamente prendendo piede nel suo organismo ma Bill non poteva sapere quando e quanto avesse bevuto. “Come diavolo proponi ad una persona simile di farsi una gita in riabilitazione?” gli domandò guardandolo negli occhi, caustica.

Il vocalist si rese conto che del tutto semplice non poteva essere.

Si strinse nelle spalle in difficoltà.

Sai, vorrei poterti rispondere ma la verità è che nemmeno io saprei come comportarmi.” ammise del tutto sincero. “Spesso dare un parere esterno è la cosa più semplice che si possa fare, se dato senza cognizione di causa. Non ho mai vissuto quello che vivi tu; non so nemmeno lontanamente cosa voglia dire. Farei solo l'ipocrita a dirti di comportarti in un modo piuttosto che in un altro.”

Liesel fece una lieve smorfia.

Non è facile interagire con chi ha il cervello inibito dalla cocaina. E si può dire che l'interazione tra me e Steven sia pura utopia.” Il silenzio calò per qualche secondo. “Perché cazzo sto dicendo queste cose a te?” domandò poi lei, come svegliatasi da uno stato di trans, cosa che portò Bill a ridere sinceramente divertito.

Non avrebbe mai completamente capito quella strana ragazza.

Forse perché ti ispiro fiducia.” provò furbescamente.

Sarebbe riuscito a farle ammettere di non provare vero astio nei loro confronti.

Liesel sollevò un sopracciglio scettica.

O, più facilmente, è la sbornia.” borbottò ormai con la testa altrove.

L'aveva persa.





***





Suo fratello non rientrava e lui cominciava a chiedersi dove potesse essersi cacciato.

Quella serata l'aveva senza ombra di dubbio aiutato ad impossessarsi nuovamente del suo spirito allegro e spensierato. Il crollo emotivo per Ria era stato un mettere un punto definitivo su quella storia, un recuperare uno sfogo non avvenuto al momento giusto. Immediatamente dopo la rottura non aveva pianto ed ora, a distanza di tempo, aveva come riempito quel tassello mancante per accantonarlo definitivamente. E ancora una volta, suo fratello sia era rivelato di vitale importanza.

Si congedò gentilmente da Shiro, ora affiancato da Shay, e si fece strada fra la folla fino a ritrovarsi sul marciapiede. Si guardò attorno più volte, in ansia, alla ricerca di Bill che non pareva nei dintorni.

Dove diavolo si era cacciato, senza dirgli niente per giunta?

Fece saettare ancora lo sguardo a destra e a manca fino a che, con suo sollievo, non lo riconobbe al di là della strada, seduto su un muretto con – si sorprese – niente meno che Liesel.

Attraversò fino a raggiungerli.

Hey.” fece al biondo che si voltò tranquillo nella sua direzione. Posò poi lo sguardo sulla mora, ora intenta a studiarlo. “Che fai qui?” le domandò curioso. Aveva uno sguardo strano, diverso, forse indifeso e soprattutto – per la prima volta da quando l'aveva conosciuta – disarmato.

Mi intrattengo inspiegabilmente con tuo fratello e cerco di smaltire qualche birra di troppo.” farfugliò lei.

Tom sollevò un angolo della bocca, in un piccolo sorriso.

Era sbattuta e sfatta ma conservava nonostante tutto il suo fascino. Anche lo stile mascolino le donava. Ne aveva sempre parlato con Bill: Liesel era di una bellezza fuori dal comune, forse aiutata dalle radici dell'est, ed in qualunque modo si mostrasse al mondo esterno riusciva sempre a catturare l'attenzione.

Da quando ti intrattieni con uno di noi?” le domandò sinceramente curioso mentre si accendeva una sigaretta.

Questo succede quanto tocchi livelli di disperazione imbarazzanti.” ribatté lei con sarcasmo, accompagnato questa volta da una stanchezza insolita.

Questo mi lusinga.” scherzò Bill.

Sei qui da sola?” indagò ancora espirando la prima boccata di fumo.

Vedi qualcun altro a parte tuo fratello?”

Dove hai lasciato Neal?” continuò stavolta il vocalist.

Lui ha lasciato me stasera per stare con un idiota.” Ora capisco, pensò Tom quasi intenerito da tale ammissione. Che si sentisse sola senza di lui? Che non riuscisse a costruirsi rapporti che escludessero il fotografo? Alle volte la vedeva come una bimba; una bimba che doveva ancora imparare come stare al mondo. “Avremmo dovuto passare la serata insieme.” borbottò infine. Né Tom né Bill risposero. Ma il chitarrista immaginava Bill stesse formulando i medesimi pensieri. Liesel, se indifesa, era capace di intenerire chiunque; ancor di più perché comunemente chiusa e scontrosa. “Me ne vado a casa.” annunciò poi proprio lei facendo per alzarsi dal muretto. Una volta in piedi sbandò appena verso destra e Tom la afferrò delicatamente per un braccio. “Sto perfettamente in piedi da sola.” obiettò lei allontanandosi dalla sua presa.

Effettivamente era vero ma il suo equilibrio sembrava piuttosto precario.

Non puoi guidare.” la ammonì Bill, visibilmente preoccupato.

Chi ha detto che avrei guidato?” fece lei ormai con le palpebre a mezz'asta. Probabilmente aveva anche sonno.

Come avresti intenzione di tornare a casa?” intervenne Tom, confuso.

A piedi, no? Non sono ancora in grado di teletrasportarmi. Neal si è appropriato della macchina per andare da quell'idiota.”

Il chitarrista si scambiò un'eloquente occhiata con il cantante, tralasciando quel particolare 'idiota' a lui del tutto sconosciuto.

Ti accompagniamo noi.” parlò quindi Bill per tutti e due. Liesel sollevò un sopracciglio. “Non ti lasciamo attraversare le strade di Los Angeles da sola e in queste condizioni.” continuò convinto.

Tom, nonostante il silenzio, era d'accordo. Non era mai saggio lasciare che una ragazza si avventurasse di notte e del tutto sola fra le vie della città, grande o piccola che fosse.

Non ho bisogno di balie.” obiettò la mora.

Sì, beh, ben poco ti aiuterà a convincermi.” Ribadì Bill. Si voltò poi verso suo fratello. “Vado a salutare Shiro e Shay.”

Fallo anche per me.”

Lo osservò attraversare la strada fino a rientrare nel locale.

Non dovevate interrompere la serata per me.” udì all'improvviso la ragazza, ancora al suo fianco, con tono quasi glaciale seppur rotto dall'alcol che aveva in circolo.

Ce ne stavamo per andare comunque.” rispose voltandosi per guardarla.

Si stringeva fra le braccia come avesse freddo nonostante l'alta temperatura californiana ma sapeva che lo stava facendo solamente per una sorta di protezione da ciò che ancora gli era sconosciuto. Quella ragazza sembrava terrorizzata dalla vita ed ora che l'aveva indifesa davanti agli occhi capiva quanto debole in realtà fosse sotto la corazza di cemento che immaginava avesse costruito in tanti anni.

Sorrise appena scuotendo la testa e spostò lo sguardo sulla strada.

Perché ridi adesso?” domandò lei sospettosa.

Niente.” mormorò lui senza abbandonare quell'espressione rilassata. “Sei molto più trasparente di quello che credi.”

La vide irrigidirsi immediatamente sul posto, come se quella sua frase l'avesse scalfita nel profondo.

Non mi piace essere psicanalizzata.” ribatté duramente.

Tom la guardò di nuovo.

Non ti sto psicanalizzando.” fece con semplicità.

Liesel non proferì altro e Tom non insistette perché lo facesse. Quella ragazza aveva un problema col mondo; forzarla a parlare di sé, a far crollare ogni protezione in cui si illudeva di stare bene non era giusto ed avrebbe solamente ottenuto l'effetto contrario. Forse col tempo avrebbe capito da sola.

Pochi minuti e Bill fece il suo ritorno, trafelato.

Ogni volta uscire da quella dannata folla è impossibile.” borbottò prima di prendere a camminare lungo il marciapiede, seguito da Tom e Liesel.

Il moro lanciava di tanto in tanto sguardi alla ragazza, la quale minacciava di barcollare ogni tre passi, ma mai l'aveva aiutata per non farsi tranciare una mano. Convinta di poter camminare, avrebbe portato a termine quell'impresa da sola.

Mi farai sedere sulla tua preziosa macchina? Non ti sembra azzardato?” lo prese in giro all'improvviso ma lui non si fece toccare da tale provocazione se non lasciandosi andare ad un lieve sorriso.

Proverai quest'ebbrezza.” confermò sornione e ridacchiò nell'osservare la smorfia di disapprovazione prendere posto sulle labbra carnose della mora.

Non passò molto prima che si trovassero in strada, sulla sua Range Rover.

Liesel si era rifiutata di sedere affianco al chitarrista ed aveva preso posto sui sedili posteriori poggiando la tempia contro il finestrino. Tom l'aveva controllata attraverso lo specchietto retrovisore fino a che non dedusse si fosse addormentata.

Alla fine, è proprio una bimba.” commentò Bill intenerito subito dopo essersi voltato per scrutarla dormire profondamente.

Tom non poteva fare a meno di pensare la medesima cosa. Era così contraddittoria in qualsiasi cosa facesse; persino la più semplice.

La dobbiamo svegliare, non so dove abita.” parlò.

Credo non sarebbe utile nemmeno da sveglia.” Detto questo, Bill recuperò il cellulare dalla tasca dei jeans. “Devo disturbare Neal.” Tom, seppur contrario, lo lasciò digitare il messaggio. Messaggio che trovò risposta dopo pochissimi minuti. “È preoccupato per lei.” riferì il vocalist mentre scorreva le parole sullo schermo che gli illuminava debolmente il viso. “Ma almeno abbiamo l'indirizzo.”

Tranquillizzalo.” gli intimò il chitarrista.

In pochi istanti raggiunsero l'abitazione di Liesel, una villetta indipendente ed apparentemente ospitale che dava immediatamente sulla strada. Un piccolissimo giardino a farle da cornice.

Bill si voltò verso i sedili posteriori e prese a muoverla lievemente per un braccio.

Liesel, svegliati, siamo arrivati.” mormorò. Udirono la ragazza mugugnare appena prima di aprire con fatica gli occhi. “Siamo arrivati.” ripeté il biondo con delicatezza. “Ti accompagno dentro.”

No.” negò subito lei mentre si raddrizzava lentamente per aprire la portiera. “Ce la faccio da sola.” aggiunse. Prima di scendere dall'auto si immobilizzò per un istante fino a che non si voltò verso i gemelli con viso assonnato e decisamente poco lucido. “Grazie.” soffiò per poi sparire dalla Range Rover.

Tom era a dir poco sorpreso. Era la prima volta che udiva una gentilezza simile fuoriuscire dalle sue labbra e l'espressione quasi basita di suo fratello gli suggerì che non era l'unica vittima di quella spontanea reazione. Non mise in moto la macchina fino a che non si assicurò che Liesel – dopo numerosi tentativi per aprire la porta di casa – fosse solo un ricordo al di là del legno.

Ho la sensazione che non ci dimenticheremo di questa serata.” furono le ultime parole di Bill prima di allontanarsi da quella via.

  
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