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Autore: RoxyDowney    14/06/2014    4 recensioni
Robert dopo il divorzio soffre d'insonnia e pur di non ricadere nelle vecchie abitudini è disposto ad accettare di provare qualsiasi cosa. Mia si troverà a dover gestire la parte più "complicata" di quell'uomo quasi perfetto.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Hai visto Mia? C’era l’ex moglie di Robert… quella non si è degnata nemmeno di salutarci!
-Dov’era? Io non l’ho vista
-Eh certo. La signora non si mischia con noi mortali, lei è uno dei produttori e non si è mossa da quel tavolo nemmeno un attimo. Quanto sono contenta di non averci più a che fare!
Mia le sorrise, poi con una delle truccatrici la convinsero a rientrare in camera. Decise così di accompagnarle e poi salire anche lei in camera. Nell’ascensore risero parecchio perché Sam si mise a cantare canzoni improbabili e smise solo quando, con l’aiuto di entrambe trovò il suo letto ad accoglierla. Le salutò e riprese l’ascensore che l’avrebbe riportata da Robert.
Aprì la porta e si bloccò. Davanti ai suoi occhi vide ciò che non avrebbe mai immaginato.
Robert di scatto si allontanò da quella donna che vedeva solo di spalle e con la mano stava togliendosi il rossetto dalle labbra.
-Mia! Io…
La donna sorridendo e restando appoggiata a Robert si voltò verso l’entrata dove Mia era pietrificata.
-Lui non ha bisogno di te per stasera, puoi andare. Grazie. Ora possiamo riposare insieme e a Guadalupe domani, ricominciamo la nostra vita
La vide rivoltarsi verso Robert con quel sorriso di chi sa che ha ferito sulle labbra, abbracciando Robert che con un gesto impulsivo si scostò, ma la frase che stava pronunciando le bruciò l’anima. Non attese oltre, riaprì la porta alle sue spalle e la chiuse con forza mentre sentiva Robert pronunciare il suo nome.
Entrò di corsa nell’ascensore e scese nella hall dove prima di raggiungere il grande bancone incrociò Jimmy che si stava allontanando proprio da lì. Forse aveva dato indicazioni per l’indomani ma in quel momento non sapeva cosa pensare. Jimmy capì subito che qualcosa non andava, forse anche perché si era asciugata le lacrime dagli occhi ma il mascara le aveva lasciato dei segni neri inconfondibili.
-Mia, che succede? Stai bene?
-Benissimo direi!
-Robert dov’è?
-In camera con Susan. Ho bisogno di… un posto dove stare ma, forse prima è meglio che passi dal bar, devo finire di festeggiare!
-Vieni con me. Lascia perdere il bar. L’hotel è completo, puoi dormire nella mia camera, ci sono tre letti.
Mia non reagì. Accettò quella spalla amica e risalì in ascensore per scendere al terzo piano. Jimmy aprì la porta della sua stanza e le fece strada.
-Qui c’è il bagno e aspetta, ti cerco una maglietta e dei pantaloncini che puoi usare come pigiama.
Mia si lasciò cadere sul bordo del letto iniziando a togliersi tutti i fermagli che le avevano messo tra i capelli e senza rendersene conto ricominciò a piangere.
Jimmy le si avvicinò per lasciarle sul letto qualcosa da mettersi e senza dire nulla iniziò ad aiutarla a togliere quei fermagli. Mia restò con le mani aperte mentre lui le toglieva i fermagli e li posava nelle sue mani.
-Sono sicuro che non sta succedendo nulla tra quei due. Staranno parlando di
-Si stavano baciando quando sono entrata nella stanza. Sei gentile Jimmy, ma non ne voglio parlare.
-Come preferisci, ma verrà a cercarti… Robert non
-Ho sbagliato. Ho lasciato che il lavoro si mischiasse con… con… non doveva, non doveva semplicemente succedere. Posso chiederti solo un favore?
-Certo, dimmi.
-Ho bisogno di qualcosa da mettermi per domattina e non voglio salire a prendere i miei bagagli.
-Ci penserò io ma ora intanto che vado a prendermi due pasticche per il mal di testa fatti una doccia e mettiti a letto. Ok?
-Ok.
Jimmy uscì dalla stanza e rimase per un istante fermo nel corridoio appoggiato al muro. Cosa diavolo stava combinando Robert? Mandò un messaggio a Sam, l’indomani mattina Mia avrebbe avuto bisogno del loro sostegno più che dei vestiti. Scese poi nel bar della hall. Si fece spillare una birra e si mise a guardare la tv negli schermi appesi nella sala. Doveva darle il tempo di farsi una doccia e mettersi a letto. Se fosse rientrato troppo presto, l’avrebbe trovata in bagno mentre piangeva e non avrebbe potuto trovare un modo per aiutarla.
Mia rimase imbambolata per un po’ a ripensare a quelle parole e alle labbra di Robert macchiate di rossetto. Maria aveva sbagliato sulla festa, ma, evidentemente non aveva sbagliato sul come certe persone fossero capaci di usare le altre senza rimorso alcuno.
Si fece coraggio e si alzò pensando di mandare un messaggio a Maria per avvisarla del suo rientro a casa ma non appena si alzò si ricordò di aver lasciato la sua borsa all’entrata nella suite e quindi era anche senza telefono. Perfetto.
Non le restava che farsi la doccia e infilarsi a letto e così fece. Sentì la porta della stanza aprirsi e richiudersi. Jimmy era rientrato in camera e lei fece finta di dormire per evitare di parlare ancora. Lui si infilò in bagno dopo una doccia lo sentì rientrare in camera e buttarsi sul suo letto. Spense il cellulare ed il buio avvolse la stanza. Mia rimase girata dal lato opposto a Jimmy e continuò a piangere silenziosamente tutta la notte. Non ricordava di aver mai sofferto così tanto per un uomo. Forse perché mai si era sentita come con lui. Ed ora doveva cancellare tutto e mentre faceva questi pensieri si strinse in se stessa un po’ per la tristezza e un po’ per il freddo.
Quando iniziò ad albeggiare andò in bagno e si lavò il viso e si rese conto che le sue lacrime silenziose avevano lasciato segni indelebili sui suoi occhi, ma poco le importava.
Quando tornò in camera Jimmy era seduto vestito e sul suo letto. Le sorrise ricambiando quel mezzo sorriso che era riuscita a fargli in segno di gratitudine.
-Ieri notte ho visto Robert che chiedeva di te nella hall.
Mia non disse nulla, attese che Jimmy le dicesse altro, se altro c’era stato.
-Mi ha visto al bar e mi ha chiesto se ti avevo vista scendere.
-E tu?
-Gli ho detto che stavi dormendo. Che ne avevi bisogno e che avreste parlato un'altra volta.
-Grazie.
-Mia era sconvolto, penso che dovresti parlarci, sentire cosa
-Non so cosa avrei fatto senza di te, Jimmy. Ora non voglio pensare a Robert, ho commesso degli errori e…
Le parole le si spezzarono in gola e per un lungo istante fissò l’infinito fuori dalla finestra, poi abbassò lo sguardo cercando di bloccare ciò che si stava per scatenare di nuovo
-Oggi a che ora partiamo?
-Tra quattro ore. Scendi per la colazione?
-No grazie. Preferisco…
-Ok capito. Ti faccio mandare su qualcosa ok?
Mia annuì ma si irrigidì quando sentì bussare alla porta
-E’ Sam. L’ho avvertita io stanotte.
Mia si rese conto che era troppo agitata e le sue reazioni esagerate. Doveva cercare di contenersi.
Sam entrò nella camera di Jimmy trascinando una delle due valigie di Mia e la borsa che aveva lasciato all’ingresso con il suo cellulare, lasciando all’esterno della camera la seconda. Sorrise, ma il suo fu un sorriso amaro, di chi sa ma cerca di non dire nulla, perché sa che qualsiasi cosa farebbe male.
Jimmy le lasciò sole in camera e Sam dopo averle visto il viso, compose un numero di telefono e disse al suo interlocutore di raggiungerla nella stanza di Jimmy. Aprì la sua valigia e prese della biancheria, i jeans e una maglia a maniche lunghe mentre Mia controllava le chiamate ricevute sul suo cellulare. Robert l’aveva chiamata un centinaio di volte e aveva lasciato altrettanti messaggi. Tentennò solo un secondo prima di premere il tasto “delete” e cancellare tutto senza trovare il coraggio di leggere. Lo appoggiò sul letto accettando i vestiti che Sam le stava porgendo.
-Dai vestiti, tra poco arriva la colazione.
Mia le sorrise e andò in bagno a cambiarsi. Quando uscì vide che a Sam si era unita Asia, una delle due truccatrici, che quella stessa notte l’aveva aiutata a portare Sam in camera.
-Io… io ora devo salire, ci vediamo dopo ok?
-Ok. Sam… non dire
-Non preoccuparti.
Le sorrise ed uscì dalla stanza mentre quella ragazza che conosceva poco era già pronta per truccarle il viso e mascherare ciò che i suoi occhi avevano gridato.
Poco dopo arrivò la colazione che Mia divise con lei. Parlarono poco e dentro di se la ringraziò per averle fatto solo domande sulla sua vita a Los Angeles, sul suo lavoro e sui posti che frequentava senza mai accennare a Robert. Forse Sam le aveva detto qualcosa, ma a questo punto non le importava. Sentiva troppo dolore per preoccuparsi di cosa quella donna potesse pensare di lei.
Suonò il telefono nella stanza ed Asia rispose senza preoccuparsi del fatto che non fosse la sua stanza.
-Jimmy dice che è ora di scendere. Stanno arrivando le navette per l’aeroporto.
-Ok, andiamo.
Mia si infilò il maglione e la giacca, lasciò i capelli sciolti che le finivano sul viso ed usò gli occhiali da sole per tenere i capelli lontani dal viso.
Nella hall mia riconobbe i volti di tutti i suoi compagni di viaggio stanchi per la serata di festa ma comunque pronti per la partenza. Si mise vicina a loro in attesa degli ultimi ritardatari. Vide uscire dall’ascensore Sam e il batticuore la pervase finché non vide con certezza che tra gli uomini dietro di lei non c’era Robert, poi abbassò lo sguardo un po’ delusa, forse in fondo avrebbe voluto rivederlo prima della partenza, ma poi si trovò a riflettere. Cosa le poteva dire? Che stava per partire per i Caraibi con quella che sarebbe tornata presto ad essere sua moglie?
Tutti si avviarono verso l’ingresso e Mia fu la prima a caricare i suoi bagagli e a prendere posto. Affianco si mise a sedere Sam, sorridente come sempre
-Era solo in camera e secondo me lei…
-No Sam, scusa ma, non voglio parlarne.
-Come vuoi… scusa.
Raggiunsero l’aeroporto, i ragazzi volevano comprare souvenir nell’attesa dell’imbarco mentre Mia voleva solo raggiungere l’imbarco e salire sul quel dannato aereo. Jimmy le consegnò il suo passaporto e il suo biglietto così che potesse anticipare gli altri e sedersi in un posto tranquillo nell’attesa del volo.
Passò i controlli e si andò a sedere all’imbarco che come previsto era vuoto. Sentì dire dalla ragazza all’imbarco che il volo era vuoto, solo una ventina di posti occupati e che avrebbero atteso fino all’ultimo minuto per chiudere le vendite di quei biglietti sperando di caricare più gente possibile.
Dalle vetrate vedeva i piccoli aerei privati pronti al decollo. Sapeva bene chi sarebbe salito su uno di quei voli. Si alzò per evitare di vederlo salire su uno di quegli aerei e si diresse verso il piccolo chiosco che vendeva un po’ di tutto, fece un giro all’interno e vide i giornali che parlavano della festa e tra le foto in prima pagina ovviamente c’era quella di Robert con sua moglie mentre su un’altra rivista c’era lui abbracciato agli altri membri del cast.
Andò oltre cercando delle gomme da masticare e più demoralizzata che mai tornò a sedersi sotto lo sguardo della hostess al banco che poco dopo vide avvicinarsi.
-Abbiamo aperto l’imbarco, se vuole può salire sull’aereo.
-Sì grazie.
Raccolse le sue cose e salì. Prese posto vicino al finestrino. Accettò il caffè che il personale a bordo le offrì e cercò di rilassarsi mentre alle sue spalle iniziava a sentire voci famigliari raggiungere i loro posti, felici per i loro acquisti e per il rientro a casa. Si sentiva quasi infastidita dalla loro felicità, ma in fondo avrebbe dovuto essere felice anche lei di essere sull’aereo che l’avrebbe riportata a casa. Dentro di se invece sentiva un buco nero che lentamente ma inesorabilmente stava inghiottendo tutto ciò che trovava.
Mia vide Sam avvicinarsi al suo posto e sorriderle
-Tutto bene?
Mia annuì
-Hai il posto vicino al mio?
-No, siamo tutti un po’ sparsi. Io sono là in fondo, ma volevo dirti che se hai bisogno di qualsiasi cosa basta che mi fai un cenno e vengo qui ok?
-Certo… Grazie.
Non appena se ne andò si avvicinò Jimmy e si mise a sedere accanto a lei sorridendo. Guardò il biglietto che teneva in mano e vide che né il numero, né la lettera corrispondeva a quel posto quindi capì che si era seduto per fare due chiacchiere ma che si sarebbe allontanato prima della partenza. Tutto sommato era contenta così, non aveva voglia di fare lunghe conversazioni.
-E’ sempre bello rientrare a L.A., soprattutto se si parte da un posto come questo. Che freddo assurdo!
-Già…
-Quando arriviamo non scappare ok? Ti diamo un passaggio fino a casa.
-Ok, grazie.
-Ci mancherebbe! Sei una di noi!
Mia sorrise ed abbassò gli occhi, poi guardò dal finestrino per evitare di mostrare che la sua gentilezza aveva toccato la sua anima. Quando sentì la voce di un uomo anziano chiedere a Jimmy di lasciare il suo posto, lui si alzò. Fu sollevata. Si asciugò gli occhi e continuò a guardare attraverso l’oblò così da non dover intrattenere una conversazione con quell’estraneo. Sentì dare l’annuncio dell’imminente decollo ed allo stesso tempo vide entrare nella pista affianco all’aereo una limousine che si fermò affianco ad uno di quei jet. Anche l’uomo affianco a lei stava guardando visto che continuava a parlare commentando
-Ecco un altro di quei ricconi che se ne va in qualche isoletta tropicale, mentre noi su un volo di linea torniamo a lavorare in California.
Mia vide una donna scendere mentre il loro aereo iniziava a muoversi e far manovra tanto che dovette ruotare più che poteva il corpo per vedere chi stava scendendo dall’auto.
-Come minimo è uno di quelli che hanno girato un film in città portando solo disordine e difficoltà di parcheggio. Lei signorina ha visto quanta folla si accalcava attorno a quell’attore, come si chiama? Albert? Rupert? Mah… non mi ricordo.
Dall’auto scese un’altra donna ed in fine lo vide, anche se era piuttosto lontano era quasi certa fosse lui. Portava una giacca a vento scura e delle scarpe da ginnastica colorate, jeans ed un cappello che con la sciarpa gli copriva gran parte della testa.
Smise di guardare e riappoggiò le spalle al sedile tenendo gli occhi chiusi per evitare che le lacrime le rigassero il volto. Era sul punto di scoppiare a piangere, era finita e quel vecchio nel sedile affianco al suo non faceva altro che parlarle di Robert e di quel film. Voleva solo gridargli contro di stare zitto, di farla finita, ma sarebbe stata davvero troppo scortese da parte sua. Lui che colpa ne aveva? Cercava solo di fare quattro chiacchiere con lei.
-Sa ai miei tempi si prendeva il treno e ci volevano giorni per raggiungere la destinazione, invece ora, con questi così si va veloci eh? Ma perché piange? Non avrà mica paura di volare? Su, Su non faccia così, le tengo io la mano così la paura passa e poi una volta finito il decollo potremo farci portare da bere.
Le venne da sorridere sentendo che si stava preoccupando di lei, mentre lei da vera cafona continuava a non guardalo e tenere la testa girata verso il finestrino. Vide una mano porgerle un fazzolettino, lo accettò e si asciugò le lacrime che le rigavano il viso.
-Grazie… è molto gentile.
Lui le prese la mano e la tenne tra le sue.
-Oh, bene. Basta versare lacrime per un uomo che non le merita. E’ stato un idiota a lasciare che si creasse quella situazione che poteva venire fraintesa e che la sua ex moglie si comportasse in quel modo
Mia si voltò verso quell’uomo e lo vide. Robert era seduto affianco a lei. Continuava a tenerle la mano con gli occhi chiusi e una lacrima stava scendendo sul suo viso. Non poteva credere ai suoi occhi. Continuava a parlare con quella voce che non era sua e con l’altra mano si asciugava le lacrime strizzandosi gli occhi
-Sono sicuro che l’ha cercata tutta la notte e che non ha chiuso occhio e che, ci penserà mille volte prima di permettere che succeda di nuovo una cosa del genere perché sa una cosa signorina, io penso che lui la ami ma che, abbia avuto paura, è una persona fragile e i suoi sentimenti sono così puri da fargli paura. Paura di essere rifiutato di nuovo da lei. Forse un giorno riuscirà a perdonarlo, chissà…
-Robert…
Aprì gli occhi e la guardò. Mia vide i suoi occhi stanchi e arrossati cercare di trasformare le sue labbra serie in un piccolo sorriso mentre portava la sua mano vicino alle sue labbra e vi poggiava sopra un piccolo bacio
-Sono stato uno stupido, amore perdonami!
Ora aveva sussurrato quella frase con la sua voce, quella che conosceva e le sue lacrime ripresero a scendere copiose mentre Robert con una mano cercava di portarle via
-Non piangere ti prego, non voglio, non voglio farti del male. Appena spegneranno il segnale chiederò di sedere in un altro posto. Ma volevo chiederti scusa.
Mia scostò la sua mano da quella di Robert che la stringeva e si asciugò le lacrime.
Robert capì che probabilmente Susan non gli aveva rubato solo un bacio, ma anche la sua unica possibilità di essere felice.
Si spense il segnale delle cinture, Robert fece scattare con difficoltà la fibbia della sua cintura e recuperò le sue cose dal contenitore di fronte alle sue gambe senza guardarla, non voleva vedesse i suoi occhi pieni di lacrime e sofferenza.
Robert si stava per alzare, ma Mia prese il suo viso tra le mani baciando dolcemente le sue labbra. Quel silenzio parlò più di mille parole gli raccontò il dolore provato, la paura di averlo perso per sempre ed il suo amore. Non avrebbe permesso a niente ed a nessuno di allontanare di nuovo l’amore dal suo cuore.





Note: Siamo giunti alla conclusione di questa storia. Mi auguro che vi sia piaciuta quanto a me è piaciuto scriverla. Non poteva che finire così. Siete daccordo? Non siete daccordo? Se vi va, scrivetemi (non per forza una recensione, a me fa piacere anche se mi dite che ne pensate via messaggio). Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa storia e che ne consiglieranno la lettura. 
Un ringraziamento speciale va a 
 Deby14, vero219 e VeroDowney per aver inserito la storia tra le preferite; vero219 per averla inserita tra le ricordate e a AntoLisa84, DarkAngelMax452, Skae_Ef, vero219, Zuli per averla inserita nelle seguite;
Infine devo ringraziare per le bellissime recensioni di VeroDowney, vero219, mitte2000, Skae_Ef, Deby14;

Grazie ancora. Kisses&Hugs 
Alla prossima! 
RoxyDowney

 
   
 
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