Salve
tenerezzze!
Sono rimasto così piacevolmente stupito di sapere che
c'è gente a cui è piaciuto questo inizio di “raccolta-esperimento”!
Insomma, grazie di aver dato a questa piccola nuova storia
un'occasione (?) *abbraccia. Allooooora, come avrete capito nella
migliore (anzi peggiore) delle mie ispirazioni scriverò a mo' di
flusso di coscienza, quindi mmm anche questa flashfic sarà il flusso
di pensieri miei
di Naruto, delle sue sensazioni, dei suoi ricordi; oggi vedremo come
Naruto ricorda i sabati notte in cui Sasuke vuole solo fare sesso,
sapremo qualcosa sulla vita del biondo, vedremo come lui
vede/cataloga questi sabati notte: una continuazione della prima
flash, forse. CI tengo a lasciare una sensazione Il prossimo capitolo
probabilmente vi farà scoprire diverse cose invece sui loro passati,
ricordate che sono tutti frammento e...sì, non è una storia lineare
(ma non lo sono nemmeno io, quindi. Look.) anche se c'è un filo
conduttore ben preciso, che credo Vi lascerà stupiti... Comunque
tutto ciò potete prenderlo anche come uno sfogo, l'ennesimo. Butto
fuori un po' di masse scure da me.
Vi lascio alla lettura, spero
vorrete farmi sapere che ne pensate...ci conto... un mega abbraccio e
buona lettura!
Sabati
notte in cui vuole solo scopare.
Alla
fine avevo sbagliato io, era stato il mio passo falso a far
cominciare tutto quindi non c'è
da stupirsi se quella sera tarda mi ritrovai piegato a novanta sul
tavolo col cazzo di Sasuke dentro di me. Cosa avevo fatto? Bè, gli
avevo soffiato nell'orecchio che «... manco da sbronzo perdi il sex
appeal, caro! » Tutto qua.
Sasuke partiva sempre velocemente,
almeno non avevo dubbi su quanto io gli piacessi o meno. Insomma, era
certo che mi desiderasse da morire.
Faceva male, Sasuke. Non ero
preparato né fisicamente né psicologicamente, uscivo da una
giornata massacrante in agenzia viaggi e da due ore di fila di
allenamento con la squadra, ero stanco morto; avevo solo voglia di
accasciarmi al tavolo, lasciarlo scopare senza dargli alcuna
soddisfazione. Non lo desideravo in quel momento, provavo a
convincermi ma permaneva la coscienza della verità, a ogni affondo
dei suoi fianchi dovevo trattenere gli urli morsicando il labbro
inferiore e pizzicandomi la coscia per evadere dalla trance sessuale
in cui mi incastrava. Poi, che cazzo, non si faceva così, non ero
mica uno strumento per il piacere del suo cazzo quando voleva lui,
per quanto voleva lui! Dov'erano i sentimenti? A volte Sasuke sapeva
scoparmi bene, addirittura con dei movimenti lenti del bacino e
strusciando per tutta la parete del mio buco il cazzo prima di
ricominciare a spingere, pure da sbronzo a volte lo sentivo, sentivo
quanto volesse godere assieme a me.
Invece non mi accasciai per
nulla. Pure lo implorai di rientrare in me, di distruggermi quel
cazzo di buco di culo stretto come una morsa solo per lui, quando
Sasuke uscì sussurrandomi all'orecchio « e se mi fermo qui? »
sadico, stringendomi i fianchi con le mani e strusciandosi alla mia
schiena.
Era un fottuto bastardo, alternava morse sui fianchi e
sul collo con quelle mani fredde, disperate. Voleva strozzarmi, farmi
urlare di dolore. Rideva se urlavo, godeva se urlavo.
Alla fine
però, quando cominciò a masturbarmi con foga, mi ritrovai a
desiderarlo con tutto me stesso, volevo venire a tutti i costi e
volevo farlo assieme a lui. « Sei
irrecuperabile » con voce strozzata, poco prima di venirmi dentro,
riempirmi col suo seme, « irrecuperabile», ripetè, poco prima di
avere la mano destra sporca del mio di seme.
Ironia della sorte:
avrei dovuto dirglielo io eppure sorrisi e mi accasciai sul tavolo,
ora sì, e pensai che quella era tutta l'armonia che potevamo
permetterci. Venire nello stesso istante, rilasciare la tensione
sospirando appena, accasciarsi l'uno sopra l'altro: era tutta e sola
l'armonia che io e lui avevamo costruito in quel tempo.
Avrei
dovuto intristirmi, ma quella sera ero stato obbligato a bere; ci
avrei pensato lunedì mentre dolorante sorridevo a trentadue denti ad
una cliente che voleva andare a tutti i costi in Burundi o in
Culonia, mentre sbagliavo password per entrare nel programma online
dell'agenzia, mentre fumavo una sigaretta con Sakura, la mia unica
collega carina. Perchè anche io riflettevo sui fatti accadutimi;
sembravo ben superficialotto ma alla fin fine anche io pensavo, a
modo mio, ma ogni tanto me ne concedevo il lusso.
Però lasciavo
passare la domenica. Quella me la concedevo liscia, dopotutto non
sarei riuscito a trarre conclusioni su nulla e poi la domenica avevo
ancora addosso in modo vivido le sensazioni e le ustioni della notte
precedente, la domenica riuscivo a comporre solo troppe domande senza
riuscire a dipanarne una trama.
Sasuke era irrecuperabile. Questo
dato di fatto avrebbe potuto farmi impazzire ma per fortuna mantenevo
l'ottimismo datomi dal mio assurdo corredo genetico e mi beavo di
quell'armonia ritrovata nelle note che la luna piena poteva cantare
al nostro riposo. Cosa ci vedessi di romantico in tutto ciò –
perchè ci vedevo davvero del romanticismo, lo ammetto - fatico
ancora a realizzarlo.
Anche se Sasuke sbronzo, forse, era quanto
di veramente romantico ci fosse al mondo. Non era un bohemien del
cavolo? Un intellettuale dannato? Non era forse dominato dalle
passioni divoranti, che lo facevano combattere contro i mulini a
vento nati dalle ombre della città e lo facevano scattare nel sonno,
svegliandosi col cuore tamburellante e gli occhi spalancati?
La
domenica mattina avevo sempre nella testa una matassa di pensieri
pregni di dubbi e fuggenti nelle risposte. Mi svegliavo ed erano lì,
non mi davano neanche il tempo di aprire gli occhi. Prima il
tentativo di ricordare la nottata precedente, poi una fitta in testa
ed una allo stomaco. Sasuke dov'era? Me lo domandavo ogni
fottutissima mattina, come avessi paura fosse scappato per sempre da
qualche parte. A volte, quando non lo trovavo al risveglio, rischiavo
di dar di matto. Mi mettevo a chiamarlo: uno, due, tre tentativi; una
due tre chiamate perse per lui. Tuttavia, di solito era sotto alla
doccia o steso accanto a me; puntualmente lo toccavo con una mano,
constatando così ancor più la sua presenza, sorridevo al soffitto,
gli chiedevo come stesse per chiederlo a me.
Mentre non mi
rispondeva passavo al secondo pensiero, quello più importante: un
altro sabato sera da aggiungere alla lista? Nascondevo il primo
assalto di rimorso, rischiavo l'assassinio o di rovinargli quel po'
di tranquillità che magari stava
godendo. Perchè c'erano delle albe in cui Sasuke si svegliava con
un'espressione mistica dipinta sul volto pallido. Come fosse in pace
con se stesso, come avesse superato i limiti dell'umano e raggiunto
un nirvana tutto suo. Non avrebbe permesso a me di accompagnarlo in
quel trip mentale ma so che non gli spiaceva avermi a fianco.
Le
chiamavo le mattinate religiose, erano quelle che più preferivo, mi
permettevano di riaccompagnare Sasuke a casa senza un groppo alla
gola e arrivare il giorno dopo al lavoro pieno di vero
entusiasmo.
Niente a che vedere con le mattinate tragicomiche:
vomiti e piagnistei, porte sbattute, mal di testa.
« Comunque è
finito il docciaschiuma » fu la sola cosa che mi disse quella
particolare mattina di giugno, uscendo vestito di tutto punto dal
bagno, prima di recuperare l'orologio che gli avevo lasciato sul
tavolo in cucina e sgusciare fuori da casa mia.
Non era una
mattinata religiosa eppure restava una domenica mattina positive come
poche.
Quel pomeriggio entrai nell'unico supermercato aperto e
feci scorta di shampoo e docciaschiuma al cocco, il suo preferito, il
mio. Ero proprio un caso perso, avevo raggiunto limiti
assurdi.
Accidenti, quanto facevano male al mio amor proprio quei
sabati sera in cui Sasuke voleva solo scopare.
N/A
Grazie
di aver letto fin qui, spero non mi tirerete ortaggi vari e...di
sentirvi nelle recensioni, sono la mia spinta!
A
presto,
Bidirezione