Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Chou903    28/08/2008    3 recensioni
Un introspettivo Draco, tra fantasmi del passato e necessità di un futuro. Perché tutti abbiamo bisogno di sentirci dire "ti voglio bene", ogni tanto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non morirò.

Non per mano dei Dissennatori o degli Auror, almeno.

Non sono riusciti a trovare prove che attestassero che io abbia concretamente agito da Mangiamorte, se non la presenza del Marchio Nero sul mio braccio. E per questo, sono stato condannato solo a sei anni di prigione.

Poteva andarmi peggio, in effetti. Potevano trovare quelle prove che effettivamente esistono, e condannarmi al Bacio dei Dissennatori. Suppongo di dover ringraziare Potter se sono ancora vivo, anche se la cosa non mi va giù per niente: avrà scomodato tutti i più illustri Auror e membri del Winzegamoth, sotto richiesta di Hermione, e questo significa che sono in debito con lui.

Ma… sono comunque sei anni ad Azkaban, sei anni di galera, sei anni di tortura.

Sei anni senza vederla. Senza vederle.

 

Mi dispiace Cat… non potrò accompagnarti al binario 9¾, l’anno prossimo.

Non potrò venire a salutarti dal finestrino.

 

Non ci sarò, come non ci sono stato per dieci anni, e come non ci sarò per almeno altri sei.

Ma sopravviverò a questa prigione di dolore, perché te l’ho promesso. La solitudine mi assillerà ancora di più, ora che sono consapevole che qualcuno che vorrebbe avermi accanto esiste.

Ma sopravviverò, per te che sei stata l’unica ad avere il coraggio di dirmi “ti voglio bene”.

Sei anni non sono così tanti. Duemilacentonovantuno giorni. Cinquantaduemilacinquecentoottantaquattro ore.

E quando uscirò tornerò da te. Sarai grande, forse mi avrai dimenticato.

Ma tornerò comunque, perché te l’ho promesso.

****

 

Chino la testa per schermarmi dal sole. La spiaggia dell’isola di Azkaban è scura. Sarebbe stato strano trovare una sabbia chiara in quel posto.

Un mago, probabilmente un Auror, si avvicina.

«Signor Draco Lucius Malfoy, lei è libero» mi dice solennemente, tendendomi la bacchetta.

Avrà vent’anni. Beato lui, non sembra aver buttato la sua vita. Io a vent’anni mi davo alla pazza gioia ammazzando la gente e godendo delle lodi di chi era più importante di me. Ed ero già padre, anche se non lo sapevo…

Prendo la mia bacchetta, la compagna di ogni mago, il prolungamento del mio corpo di cui ero stato privato per tanto, troppo tempo.

Il mago apre la bocca per parlare, per farmi un qualche discorsetto riguardo alla mia nuova condotta probabilmente, ma io già non ci sono più.

 

Non posso incontrarle così, con una camicia slavata, strappata e insudiciata, e dei pantaloni macchiati e rotti, con i capelli lunghi e la barba ispida.

Apro gli occhi, sono a casa, a Malfoy Manior. Ho sempre amato quella villa, nonostante detestassi i miei genitori.

Inconsciamente, mi domando se a Cathleen e Hermione piacerebbe viverci. Probabilmente no, è troppo cupa.

Quasi senza rendermene conto, assorto come sono nei miei pensieri, raggiungo la mia camera. Nessuno mette piede a Malfoy Manior da sette anni a questa parte, tutto è rimasto come l’ho lasciato. Non so se ci sono ancora gli elfi domestici nelle cucine, probabilmente sì, ma ora non ho tempo nemmeno per mangiare.

Persino il cassetto dei miei vestiti semiaperto e l’anta dell’armadio socchiusa sono rimasti tali e quali a come li avevo lasciati la mattina di sette anni fa, quando ero uscito per l’ultima volta da Malfoy Manior.

 

Sono dimagrito, tant’è che devo mettere una cintura sui jeans che erano già vecchi sei anni fa, quelli che usavo per le missioni tra i babbani. Il rancio della prigione non fa ingrassare nessuno. La camicia nera, la prima che mi capita tra le mani, mi sta leggermente larga sulle spalle. Se Theodore non fosse morto nove anni fa in prigione e mi vedesse ora, probabilmente mi prenderebbe in giro sguaiatamente, perché finalmente avrebbe un fisico meglio modellato di quello del perfetto Draco Malfoy, che lo scherniva sempre per la sua gracilità, che poi non era nemmeno così tanta.

 

Con la bacchetta faccio miracoli: guardandomi allo specchio, ho di nuovo i capelli biondi corti e, soprattutto, puliti. Non mi piaccio con i capelli lunghi, somiglio troppo a mio padre, e non mi piace somigliare a lui. La barba svanisce con un tocco, ringraziando Merlino. La odio. Così anche la sporcizia che mi sento addosso, che sparisce permettendo di nuovo all’aria di accarezzare la mia pelle chiara.

Mi guardo allo specchio, ma non posso ingannare nessuno: non ho più diciotto anni, e si vede. I capelli li ho lasciati uguali ad allora, e anche l’espressione è la stessa, anche se forse leggermente meno dura, ammorbidita appena dalla prigione. Ma le occhiaie si vedono, e con loro sono apparse anche due rughe ai lati della bocca.

Altro che rughe del sorriso, io non sorrido da decenni, eppure ce le ho lo stesso.

Probabilmente, se non fossi stato così eccitato all’idea di vederle, la prima cosa che mi sarebbe passata per la mente sarebbe stata “Cerca di darti una ringiovanita, sei pur sempre un mago di un certo livello!”. Ma ora non ho tempo, né voglia.

È estate, Cathleen non dovrebbe essere a scuola.

Non so dove vivano, ma so come trovarle.

 

La casa di Potter è rimasta uguale a quella di sei anni fa. Chissà se anche il minuscolo ripostiglio dove ho conosciuto mia figlia è rimasto uguale. Dovrebbero farne un monumento di quel ripostiglio, se fosse per me.

Avvolgendomi bene nel mantello, benché faccia caldo, mi avvicino al batacchio della porta di legno.

Non faccio in tempo a battere una seconda volta la maniglia a forma di coda di leone, perché la porta si apre e compare il padrone di casa in persona.

 

Sempre gli stessi occhiali di pessimo gusto.

 

Sempre gli stessi capelli lunghi e spettinati, seppure più grigi.

 

Sempre lo stesso abbigliamento babbaneggiante e trasandato.

 

Merlino Potter, sono passati sedici anni e ancora non riesci a darti una sistemata.

 

«Ma che lieta sorpresa!» esclama ironico, guardandomi truce. E in quel momento, mi rendo conto che è la prima volta che rivolgo la parola ad una persona reale, da un tempo che a me sembra infinito.

«Già» rispondo, burbero «dopo sei anni in galera, avrei preferito di gran lunga incontrare qualcuno con un po’ di cervello, come primo contatto umano, e invece mi tocca stare qui a parlare con te. Che bello, èh Potty?».

«Beh, sei tu che sei venuto. Fosse per me, preferirei vederti sepolto sei piedi sotto terra, ma evidentemente non tutto va come vorrei».

«E chissà chi dobbiamo ringraziare per questo. Senti, mi piacerebbe davvero stare qui a onorare i vecchi tempi di Hogwarts assieme a te, con una bella litigata magari, ma non sono venuto per questo».

«Lo so» commenta, facendosi serio «lo so perché sei qui».

«Chi è, Harry?» chiede una ragazza alta e rossa di capelli, comparendo accanto a lui. Solo i capelli rossi, quell’indistinguibile rosso Weasley, mi fa riconoscere Ginny Weasley. Per il resto, è completamente cambiata. È una donna adesso, con tanto di pancione e abito premaman.

«Oh, Malfoy» commenta, con un’espressione che dice tutto, arricciando le labbra.

«Non mi aspettavo certo un’accoglienza così calorosa» commento ironico «ma se sai perché sono qui, Potter, allora dimmi dov’è e facciamola finita».

«In giardino» risponde asciutta Ginny «stava cercando di convincere Ron ad accompagnarla a Diagon Alley, domenica».

Senza nemmeno aspettare di essere inviato, in perfetto stile Malfoy, li oltrepasso e percorro il lungo corridoio, sperando di trovare il prima possibile la stramaledetta porta che da al giardino, senza magari imbattermi in qualche altra vecchia e amatissima conoscenza.

 

Quando finalmente la trovo in fondo alla cucina e la apro, rimango abbagliato.

C’è una ragazza a pochi metri da me, seduta a terra con un gatto rosso in braccio (un pronipote di quel rompiscatole del gattaccio di Hermione, senza dubbio).

Nei miei ricordi, Cathleen era una bambina. Anche se ovviamente ero conscio di come l’avrei ritrovata, non riesco a credere che sia lei.

Adesso, non più nella penombra della credenza, posso vedere i suoi capelli biondi, biondi come i miei, ma ricci come quelli di sua madre. Indossa, sia ringraziata la fata Morgana, un vestito non babbano, una gonna bianca lunga fino al ginocchio e una maglietta sul cui retro, seminascosto dai lunghi ricci biondi, si legge la scritta “Cannoni del Chudley”. Le piace il Quidditch, allora. Sarà stata l’influenza di Weasley e Potter, almeno una cosa utile l’hanno fatta.

 

Trattengo una risata solo per l’atmosfera del momento quando vedo Weasley: pigramente spaparanzato su una sedia, con un bel fisico (sarà un giocatore di Quidditch, forse) ma la stessa espressione ebete di quando aveva quindici anni. Eeeh, certe cose non cambiano mai!

Il mio vecchio compagno di risse si volta verso di me, e mi vede. Mette su una strana espressione, a metà tra la sorpresa e la rabbia, che mi fa solo sorridere ancora di più.

Cathleen se ne accorge, perché si volta di scatto.

Eccoli là, quegli occhi, i suoi occhi, i miei occhi. Guardarli mi fa rendere conto di quello che deve provare la gente guardando i miei: sembrano ghiaccio, freddi e taglienti. Eppure sono caldi, o almeno i suoi lo sono.

Rimane imbambolata per un istante, il viso ovale uguale a quello di Hermione assume un’espressione stupefatta.

 

Mi hai riconosciuto? Ti ricordi, io sono quello a cui hai detto “ti voglio bene” tanto tempo fa…

 

Si alza in piedi di scatto, e io sorrido vedendo che, scalza, mi corre incontro.

«Papà!» esclama, abbracciandomi.

«Allora ti ricordi, Cat…» mormoro felice, stringendola.

«Sei tornato! Lo sapevo che saresti tornato!».

E dico una cosa stupida, stupidissima, ma che sentivo di doverle dire da anni.

«Scusa se non sono potuto venire alla stazione, Cat…».

Mi lascia, solo per guardarmi con un sorriso. Sta piangendo, ma è felice.

Nessuno è mai stato felice di rivedermi.

«Lo sapevo che non saresti venuto» ammette «ma sapevo anche che saresti venuto a chiedermi scusa per non essere venuto».

La abbraccio di nuovo. È bellissima, è speciale, e soprattutto è mia, e vuole esserlo.

Probabilmente, guardandomi da fuori, con gli occhi di un altro, non mi riconoscerei.

Ma io so che l’unica cosa che voglio fare in quel momento, è essere felice abbracciando mia figlia.

«Per un periodo» mi dice, senza lasciarmi «ho creduto che ti fossi dimenticato della promessa…».

«Che idiozia» ribatto «non dimentico mai nulla io».

«Lo so, me l’ha detto anche la mamma».

 

Hermione…

 

«Va da lei, papà» mi mormora Cathleen «ha pianto tanto, anche se di nascosto».

«Io… dov’è?».

Con un sorriso, mi indica le scale all’interno.

Mi volto e faccio per salirle, ma qualcuno deve averla avvisata, perché sento dei passi veloci sulla mia testa, e poi appare in cima alla rampa di scale.

Lei è rimasta identica. Bellissima come me la ricordavo, forse con appena qualche anno in più sul viso.

«Draco?» chiede incerta.

Scoppio a ridere.

«Non mi riconosci, Granger?».

Eccola, l’altra metà del mio cuore, che corre in fretta giù per le scale, con le lacrime agli occhi, e mi abbraccia.

«Sei tornato veramente, allora…» mormora, con il viso nascosto nella mia spalla.

La stringo forte, più forte che mi riesce, e rispondo: «Te l’avevo promesso, ricordi?».

«Io mi sono scordata di dirti una cosa importante, sei anni fa, Draco. L’idea che avrei potuto farlo ma che non l’ho fatto, il pensiero che tu non lo sapessi… ci sono stata male».

«E cos’era?» chiesi, allentando la presa per guardarla negli occhi, scostando i capelli castani che le coprono la vista.

Sorride, e mi da un bacio. Un bacio leggero, ma pieno di passione.

«Che ti amo» rispose, a fior di labbra «che ti amo da un sacco di tempo, Draco Malfoy».

Rido allegro, accarezzandole un fianco.

«Ma io lo sapevo già, sai? Non c’era bisogno che ci stessi male, sapevo che eri innamorata di me. Come potevi non esserlo, d’altronde?».

Sorride e mi tira un pugno sul braccio, dicendo: «Sempre tronfio, èh?».

«Se cambiassi non ti piacerei più, Mezzosangue» rispondo piano, tornando a baciarla.

«Hai maledettamente ragione…».

«E così non sei morto, èh?» commenta qualcuno.

Senza togliere un braccio dalla vita di Hermione, mi volto.

 

Weasley… caro Weasley, possibile che tu ancora non abbia imparato a non disturbarmi nei momenti cruciali della mia vita?

 

«Purtroppo per te no» rispondo garbatamente «ma non ti nascondo che io ho sperato di non trovarti qui, al mio ritorno».

«La mamma me l’aveva raccontato» commenta sorridendo Cathleen «della vostra affettuosa amicizia».

«Oh, e non ho ancora salutato Potter come si deve» sogghigno, mentre Potter entra nella stanza.

«Malfoy, ho fatto tanto non far assomigliare Cat a te, cerca di non distruggere tutto il mio operato» commenta con un sospiro Potter.

Hermione sorride e dice: «Credo sia troppo tardi… Sai Draco, credo che Cat ti somigli più di quanto non somigli a me».

«Ah sì?» chiedo piacevolmente colpito.

Spero solo che non abbia avuto la stessa infanzia che ho avuto io…

Cathleen annuisce orgogliosa e dice «Vieni, voglio farti vedere una cosa!».

Mi prende la mano, correndo su per le scale. Hermione ci segue, con uno strano sorriso felice sulle labbra. Sento Potter sbuffare e brontolare qualcosa dietro di noi, e il suono indistinguibile di una padella sbattuta in testa con non troppa forza seguita dalla risata di sua moglie.

Cathleen si ferma davanti ad una porta, e mi guarda con trepidazione.

«Ci siamo trasferite qui» spiega Hermione «per non dover restare da sole a casa mia. E ovviamente Cathleen non fa altro che far saltare i nervi a Ron con quella stanza».

«Fa bene a far saltare i nervi a Weasley, qualcuno doveva pur farlo se non c’ero io».

Cathleen sorride con un espressione furba e apre la porta, invitandoci ad entrare.

Non mi sono mai soffermato a pensare a quale dovesse essere la Casa di mia figlia, ma pensandoci ora su due piedi direi Grifondoro, essendo cresciuta solo con sua madre Grifondoro, attorniata da amici Grifondoro.

È sorprendente vedere che la camera, grande ma vagamente cupa, con tende pesanti che coprono quasi tutte le finestre, risplende dei colori che avevano ornato la mia camera da ragazzo: un bel verde smeraldino, e un argento brillante.

«La mamma per poco non ci restava secca quando gliel’ho detto» sorrise Cat «infondo, lei sperava diventassi una brava Grifondoro».

«Beh, come darmi torto?» commentò Hermione «sembravi nata per diventare una Grifondoro…».

«No» la interruppi, riavvicinandomi e prendendole la mano «Cat non poteva essere una Grifondoro. E inizio a sospettare che tu sia una Serpeverde mancata, Granger».

«Che cosa? E perché mai?» sorride Hermione.

Le abbraccio, tutte e due. Cathleen poggia la testa sulla mia spalla, e Hermione mi deposita un dolce bacio sulla guancia.

«Per voler bene ad uno come me» dico infine «non si può essere onesti Grifondoro».

«Non è vero» ribatte Hermione, lasciandomi «i Grifondoro sono coloro che meglio riescono a perdonare e ad amare tutti, quindi…».

«I Grifondoro sono dei maledettamente leali e onesti, non potrebbero mai…».

«Ma ti sto dicendo che…».

«Zio Harry mi aveva raccontato anche questo» sospira esasperata Cat, alzando gli occhi al cielo «ma non credevo che riusciste davvero a discutere per tutto!».

Scoppiammo a ridere allegramente.

Non credevo potesse essere davvero così bello avere una famiglia.

 

the end

 

 

 

Note dell'autrice: eccoci qua, giunti alla fine di questa mia piccola impresa... Ammetto che questa fanfiction è, tra tutte quelle che ho scritto, la mia preferita. Ho dovuto pensarci parecchio, ma alla fine mi sono decisa a pubblicarla, e ne sono felice! I vostri commenti mi hanno mandato in brodo di giuggiole *-*

Ma basta ciarlare su di me, voglio ringraziarvi personalmente per aver recensito!

MoMomaramao: grazie mille carissima, ovviamente Cathleen è un nome che adoro anch'io, lo trovo così dolce e musicale... sono contenta che la piccola Cat ti sia piaciuta. Alla prossima ^^

hEiLig FuR ImMeR: beh, che dire, grazie! Per quanto riguarda il lieto fine... l'avevo già scelto da un bel pezzo. Di solito prediligo le storie senza happy ending, ma questa qui... il povero Draco mi faceva troppa pena per non dargli un lieto fine ^^

Cussiola : wowow, che bello! Non per sembrarti crudele, ma sapere che la mia fanfiction ha commosso qualcuno è davvero lusinghiero! Grazie mille! XD

Love_doll : grazie, anche la tua recensione mi ha molto lusingata ^^ Sai, pensavo da un po' di scrivere un seguito, ma non so se alla fine metterò in cantiere qualcosa... chissà, staremo a vedere ^^

Un bacio e un grazie a tutti quelli che hanno letto, e che leggeranno e continueranno a recensire!

Alla prossima, Alessia

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Chou903