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Autore: Iaiasdream    14/07/2014    7 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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BAKA MOMENT: ciao a tutti! Rieccomi qui con la nuova serie!... anche se questa nota doveva essere piazzata al primo capitolo, ma come al solito penso solo a riempirmi il cervello di stupidaggini. Come avete ben notato, da quando scrissi che ero una ragazza di poche parole e timida, adesso ho preso il sopravvento, grazie anche a questa storia e a voi lettrici che mi sostenete e mi fate anche divertire con i vostri commenti.
Comunque, mi sono degnata di scrivere questa nota, per avvisarvi che, la mia mente diabolica, sta macchinando qualcosa che porterà sicuramente (ma non voglio mettere la mano sul fuoco), a cambiare Rating da arancione a rosso Castiel… vi spiego anche perché… anzi no, voglio farvi rosicare dalla curiosità (Buhahaha!)… e poi, e poi niente, volevo solo avvisarvi. XD spero che gradiate questo capitolo (anche se ho qualche dubbio al riguardo). Ringrazio tutte le lettrici che leggono, che commentano che se ne fregano altamente di questa ff… alla prossima!!! :*
 
 

 


5° capitolo: PAROLE SUSSURRATE
 




Non ho mai chiesto niente che possa sembrare, alla mente umana, qualcosa di impossibile. E non penso che sia impossibile anche desiderare che l’incontro con Castiel sia meno complicato, che la mia stessa vita sia meno complicata. Cosa c’è di sbagliato in questo? Non ho mai fatto del male a nessuno. Anzi, è stato proprio per far del bene che ho sofferto, non vorrei dire come un cane, perché diavolo! Ci sono cani che stanno meglio di me. Quindi ho sofferto molto e basta, senza fare paragoni. Ci lasciammo quattro anni fa senza alcun rancore, anche se adesso so che lui non l’ha pensata affatto come me.  
C’è voluto tempo perché mi dimenticassi di lui. Quando il giorno del suo matrimonio arrivò, Dio solo sa il dolore che investì il mio cuore, consumandomi la vita inesorabilmente; mi sentii morire, e intanto rimordevo il fatto di non aver lottato contro l’ipocrisia di quella gente; ma così avrei fatto soffrire altre persone, avrei fatto soffrire il povero Erich; e quella era l’ultima cosa che avrei voluto dopo l’amore di Castiel.
Ora, dopo quattro anni, è tutto cambiato. Non voglio più niente, non desidero altro che, malgrado il liceo e qualche rottura, vivere la mia vita in pace, come l’ho vissuta in tutto questo tempo.
Ho già, ciò che voglio, e si trova a pochi passi dietro di me.
La persona che mi ha dato tutto è qui, quella persona dai capelli ebano, e quegli occhi dolci e penetranti, e Castiel, lo sta guardando incredulo e scioccato.
Sorrido, sentendo l’ennesima chiamata e vedendo Castiel trasalire.
<< Mamma! >>
Mi giro lentamente, facendo fuoriuscire qualche lacrima che inizia a rigarmi la guancia. Eccolo lì, il mio piccolo pestifero ma dolce Etienne. Non appena ha incrociato il mio sguardo, ha lasciato la mano di Kim ed è precipitato ad abbracciarmi.
Faccio due passi in avanti, allontanandomi da Castiel, e mi abbasso all’altezza del piccolo per accoglierlo tra le mie braccia. Lui sorride, corre, con quel suo passo incerto  e non appena si è avvicinato di più a me, si ferma, invece di abbracciarmi, mi fa la linguaccia, sapendo che a quella reazione mi sarei alzata rincorrendolo per tutto il quartiere, ma non lo faccio. Non ne ho la forza. Accenno un sorriso malinconico e il bambino ritira la lingua, avvicinandosi di più e toccandomi con la sua piccola e paffutella mano, la guancia sinistra.
<< Mamma, perché piangi? >> chiede sottovoce.
<< è il sole, Etienne… non abbracci la tua mammina? >>
<< Solo se mi prometti di comprarmi le figurine di Dragon ball >>
Sbuffo un sorriso, avvolgendo il suo corpicino con le mie braccia e sollevandolo da terra. Mi giro verso Castiel che è ancora frastornato dalla scena, lo guardo, seria, impassibile. Mi accorgo che anche Etienne lo sta guardando.
<< Mamma, chi è questo signore? >>
Trasalisco << U-un vecchio compagno di liceo >> rispondo malvolentieri.
L’espressione del rosso è ritornata seria, e adesso mi fissa intensamente.
<< Ciao Castiel >> interviene Kim. Castiel risponde senza guardarla.
<< Mamma, lo sai che ha telefonato papà? Ha detto che torna stasera >>
<< Davvero? >> “Perché, perché sta succedendo tutto così in fretta?”. Vedo le labbra di Castiel tremare, e le sue mascelle muoversi, forse sta digrignando. << Etienne, vuoi andare con zia Kim? >> chiedo sentendomi venir meno, capendo che non riuscirò a tenerlo in braccio a lungo. Il bambino accetta allungando le mani verso Kim, che non esita ad afferrarlo, forse ha inteso il mio stato d’animo. Preso il bambino si allontana raggiungendo la macchina.
<< Ora, capisci perché ho detto che è tutto cambiato? >> chiedo tremante a Castiel.
<< Chi è il padre? >> ribatte lui, quasi autoritario.
<< Che importanza ha Castiel? >>
<< Rispondimi! >> esclama facendomi sobbalzare.
<< A-Armin >> rispondo balbettando.
Lui sbuffa un sorriso, poi ride rumorosamente, e quella sua risata sembra un ghigno, mi fa quasi paura. Smette, mi guarda. I suoi occhi sono ancora più lucidi, sembrano quasi di marmo. Si avvicina lentamente, mettendosi le mani nelle tasche, e appena è a pochi centimetri da me, si china al lato verso il mio orecchio e mi sibila qualcosa.
Sgrano gli occhi incredula, faccio due passi indietro per guardarlo. Ride beffardo, afferra una ciocca di capelli e la porta alle sue nari, chiude gli occhi come per inebriarsi dall’odore, e sussurra << Hai capito? >>. Si allontana, facendo scorrere fra la sua mano la lunga ciocca.
Non mi giro a guardarlo, il mio cuore, il mio respiro, sono ancora occupati a smaltire, il significato di quelle parole che mi ha sussurrato nell’orecchio.
Sento un formicolio allo stomaco prendere il sopravvento. No, non è così che doveva andare. Sicuramente l’autrice del mio destino ha sbagliato storia, ma con il passare del tempo mi sono convinta che non è altro che un’idiota diabolica, e forse anche sadica, a cui piace vedere i personaggi del suo libro intitolato Fato, soffrire amaramente.
Come adesso. La sensuale voce di Castiel è ancora dentro di me, e non riesco a scacciarla via, e soffro. Soffro da aver voglia di strapparmi il cuore dal petto, gettarlo sull’asfalto e pestarlo fino a quando non mi supplichi di finirla. Che stupida che sono, penso a tutte queste idiozie, per non rivelare il mio vero stato d’animo. Ma cos’è che può ancora ferirmi oltre tutto questo?
Chiudo gli occhi inghiottendo faticosamente le grida che vogliono uscire dalla mia bocca.
<< Mamma, non vieni? >>
Mi riprendo, ritorno alla realtà, mi giro verso la macchina e attraverso la strada per raggiungerla. Chiedo a Kim di guidare. Raggiungiamo casa mia in silenzio. Entrati in salotto, Etienne, subito mi assilla chiedendomi di farlo giocare all’x-box.
Rispondo distratta non rendendomi conto della risposta, che a vederlo esultare di gioia dev’essere stata di sicuro sì.
Volgo lo sguardo a Kim, che mi ricambia preoccupata.
<< Rea, cos’hai? >> chiede avvicinandosi e poggiando una mano sulla mia spalla.
<< N-niente Kim >> rispondo smarrita << Vuoi un caffè? Te lo preparo subito >>. Senza aspettare la risposta, mi reco in cucina e prendo tutto l’occorrente per la bevanda. Mi tremano le mani, e prendendo il primo cucchiaino di polvere marrone, involontariamente lo getto nel lavandino << Maledizione! >> esclamo, gettandoci bruscamente anche il cucchiaino. Faccio dei profondi respiri appoggiandomi al bordo del mobile, e chiudendo gli occhi.
<< Rea… >>
Alzo una mano indicandole di fermarsi, riapro gli occhi << Non è niente >> rispondo riprendendo il cucchiaino e preparando la caffettiera, che successivamente appoggio sul piano cottura.
Prendo le due tazzine, e le preparo con lo zucchero. Afferro la scatola senza guardarla.
<< Rea… >> mi riprende Kim avvicinandosi Mi fermo. << quello è sale >>
Guardo la scatola tremante. Sospiro sbattendo le palpebre velocemente, per scacciare le lacrime, ma non appena mi sento toccare le spalle, non resisto e inizio a singhiozzare.
<< Scusa… m-mi, mi dispiace, io… >>
<< Non preoccuparti >> dice gentilmente Kim, girandomi e abbracciandomi. Affondo il viso sul suo petto e la stringo forte.
<< Io… io non ce la faccio Kim. Non… non ero preparata, non sono pronta… perché? Perché è venuto adesso? >>
<< Rea. Non pensarci, lui è sposato, e tu stai con Armin, e hai anche Etienne >>
Non la rispondo, non so cosa dirle. Non so più cosa pensare, e intanto l’immagine e le parole di Castiel non si allontanano dalla mia mente.
<< Non succederà niente >>
<< Come fai a dire questo? >> chiedo. Kim mi distacca da lei guardandomi negli occhi seria e preoccupata.
<< Tu l’hai dimenticato, vero? >> chiede quasi affermando. Esito nel rispondere poi chino la testa, vergognandomi di essere guardata.
<< Rispondimi, Rea! >>. Ho un sussulto.
<< Kim ma non lo capisci?! Anche se io l’ho dimenticato, lui non l’ha fatto! È cambiato Kim, non è il Castiel di quattro anni fa! È più deciso  e le sue parole sono l’evidenza! >>
<< Cosa ti ha detto? >>
<< Lui… >>
<< Mamma? >>
Kim e io ci voltiamo contemporaneamente verso la porta della cucina, guardando Etienne che si regge la parte sotto la pancia e accavalla le ginocchia.
<< Cos’hai Etienne? >> chiedo incuriosita asciugandomi velocemente le lacrime.
<< Ho fatto la pipì nei pantaloni! >>
Kim scoppia a ridere, io mi avvicino al bambino e mi abbasso alla sua altezza.
<< Etienne, sporcaccione! Ma non ti vergogni? Non ti sembra di essere cresciuto per queste cose? >>
<< Non è colpa mia, è stato il demone del videogioco! Mi ha fatto un incantesimo >>
Sorrido scuotendo la testa e sfilandogli i pantaloni.
<< Ma smettila, va su in bagno, ti raggiungo presto >>
 
 
<< Mamma? >>
<< Mhm >>
<< Se papà mi chiede cosa abbiamo fatto in questi giorni, posso rispondere che hai incontrato quel tuo compagno di scuola? >> chiede tutto d’un fiato Etienne, giocando con la schiuma nella vasca da bagno.
Io, seduta ai piedi lo guardo dopo essere trasalita. << C-come vuoi Etienne >> rispondo esitante con un sorriso.
<< Mamma? >>
<< Cosa c’è? >>
<< Posso dirgli anche che hai pianto? >>
<< C-cosa? >>
<< Papà mi ha detto che qualunque cosa ti succeda vuole che quando non c’è lui sono io a proteggerti, ma oggi non l’ho fatto… perché hai pianto? >>
“Questo bambino è più sveglio di quanto potessi immaginare!” << Etienne, ma cosa dici? Ho pianto solo perché ne avevo bisogno. Anche tu durante la notte, alle volte piangi, è normale >>
<< No, non è normale sognare che una vecchia strega vuole staccarmi il cosino >>
<< Pff!... ma che sogni fai? >>
Etienne mi guarda, e sfoggia il sorriso più bello che ha, lo guardo con dolcezza e malinconia, poi sorrido anche io scompigliandogli i capelli. << Dai, esci. Non puoi raffreddarti o mancherai all’asilo >>
<< Meglio, così, posso aiutarti al liceo >>
“Non ti conviene figlio mio!”
Mi alzo, afferro il suo piccolo candido accappatoio e glielo infilo.
Etienne indossa il pigiamino e dopo aver cenato ha iniziato a fare storie, dicendo di voler aspettare suo padre. Alla fine però si è concesso a Morfeo senza obbiettare.
L’ho preso in braccio e l’ho portato in camera sua; poi mi sono recata nella mia, la stessa che una volta ospitava un solo letto e adesso ne contiene due uniti. Lo guardo, e chiudo gli occhi sentendomi a disagio.
Ho bisogno di aria fresca e pulita, prima di uscire, indosso la camicia da notte, poi mi reco fuori alla veranda.
Il lago e tranquillo ed emana il suo profumo, anche se l’aria è umida, e il lieve venticello mi raffredda la pelle. Guardo il cielo in cerca della luna, non la vedo, sicuramente è nascosta dietro quei minacciosi nuvoloni tinti di notte.
Quel colore mi fa ripensare a Castiel e risento le sue parole sensuali sussurrate in un orecchio.
Dovrei essere irritata per ciò che mi ha detto, e invece sento di essere tutta un fremito. Senza accorgermene mi ritrovo a sibilare le sue parole, guardando l’orizzonte del lago.
<< Che tu lo voglia o no, sarai di nuovo mia >>
   
 
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