Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Darkry    23/07/2014    1 recensioni
Karol, una ragazza ricchissima, ha appena compiuto ventuno anni.
Il padre decide di regalare a lei e ad i suoi più cari amici, Tracey e Mark, una crociera di 106 giorni.
Ancora non sa che il destino la chiamerà a pareggiare i conti. Ancora non sa che lì, sulla nave, incontrerà Jake, che le aprirà gli occhi su un mondo da lei dimenticato, su emozioni messe a tacere dopo un brusco incidente.
Lì, sulla nave, Karol riscoprirà se stessa, scoprirà cosa significa amare e soffrire per amore... in un sogno fatto di ghiaccio.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 9.

 


 
La musica dello stereo rimbomba tra le pareti della stanza e nonostante io sia impegnato a strofinare con foga tutto ciò che mi capita a tiro, sento ugualmente la porta sbattere violentemente.
Non voglio girarmi.
Continuo a sfregare con uno strofinaccio i posti a sedere della prima fila, fino a spaccarmi le mani.
Non voglio girarmi e scoprire che è lei.
Sento un rumore di passi e mi concentro sulla musica, il respiro pesante per lo sforzo e per la rabbia. Sono ore che sono rinchiuso qui.
Non voglio girarmi e scoprire che è lei, o peggio che non sia lei.
I passi si fermano. La musica anche.
Chiudo gli occhi e mi giro, raddrizzando la schiena.
Quando li riapro lei è lì, seduta su uno scalino, fumante di rabbia.
Si attorciglia una ciocca di capelli attorno alle dita e i suoi occhi azzurri sono scuri  e accigliati.
Faccio un respiro profondo, facendo scivolare via tutta la rabbia. Mi avvicino e mi siedo accanto a lei.
Avverto la sua collera, i muscoli sono tesi e nervosi, pronti a scattare e la linea della mascella è serrata, mettendo in evidenza tratti spigolosi del suo viso che non pensavo avesse.
È bellissima anche quando è arrabbiata.
Sembra una furia, sembra così viva.
Sorrido mestamente e le scosto con delicatezza una ciocca via dal volto.
«C’è qualcosa che non va?».
Rimane in silenzio per i primi istanti, respirando a fondo, cercando di calmarsi.
Poi scuote la testa e chiude gli occhi «Niente».
Niente. È la scusa che rifiliamo a noi stessi e agli altri quando vogliamo convincerci che davvero non ci sia niente che non vada.
E invece il più delle volte, quel niente sta ad indicare che sono successe tante cose, cose gravi, cose che cambiano la tua vita per sempre, cose che vorresti siano niente ma che non lo sono.
Niente non esiste.
«È stato quel tipo? Mark?» chiedo, più duramente di quanto avrei voluto.
Karol si stacca da me velocemente e balza in piedi, digrignando i denti.
Le guance le si sono tinte di rosso e gli occhi azzurri sono ancora più scuri quando si arrabbia, sembrano quasi blu.
«Cosa ti fa pensare che sia stato lui? Dici così solo perché ti sta antipatico! E se fosse stata Tracey? E se davvero non ci fosse niente di cui parlare?» mi accusa, puntandomi un dito contro.
«È vero, mi sta antipatico!» urlo balzando in piedi, «Ma le persone normali non se ne vanno in giro ad urlare addosso alla gente se non è successo niente! Non ne vuoi parlare? Okay! Mi chiedo solo cosa sei venuta a fare qui, allora! Se è per scaricare la tua rabbia addosso a me, quella è la porta, girati e vattene. Sono un pattinatore non una cavia del cazzo!».
Mi allontano a grandi passi mi siedo sul bancone, alzo il volume della radio e mi tolgo le scarpe.
È una stupida e ci ricasco sempre! Cosa cazzo so di lei? Nulla a parte il fatto che le piace arrabbiarsi con gli altri, essere scontrosa e fare la parte della vittima a tempo pieno.
Sbatto con foga le scarpe sul pavimento e indosso i pattini.
Stupida, viziata, riccona e… stupida!
Serro la mascella sentendo le ossa scricchiolare.
Mi fa perdere il controllo. Mi fa andare fuori di testa! Io non dovrei parlare con lei, non dovrei avere niente a che fare con lei. Siamo persone diverse, con valori diversi e che trattano la gente in maniera diversa! Vuole piangersi addosso per metà del tempo e urlare contro gli altri per l’altra metà? Accontentata.
Me ne fotto.
Sono sempre stato una persona corretta e cazzo, Dio solo sa quante volte mi sono incazzato con qualcuno come lo sono adesso! Di solito sono paziente, ingoio, ignoro, lascio correre. Ma con lei… mi sento costantemente tirato in causa, mi da fastidio che Mark la guardi, mi da fastidio che lei lo tenga in considerazione, mi da fastidio che non si fidi di me come vorrei.
Sono pazzo di lei ed è stupido!
Cammino sino alla pista, aprendo e chiudendo le mani più volte per far defluire la rabbia, ma oggi tutto sembra inutile.
Appena inizio a scivolare sul ghiaccio la calma mi scivola addosso come una coperta. Sono ancora arrabbiato, ma penso più lucidamente e più affondo le lame nel ghiaccio, più sfogo la rabbia e pian piano l’adrenalina defluisce. Mi rassereno e chiudo gli occhi, sorridendo mentre faccio un triplo e atterro con eleganza. Sento i muscoli della schiena distendersi e quelli delle gambe tirare. Avrei dovuto fare riscaldamento prima di scendere in pista, ma non ci ho pensato con tutto quello che è successo. Proseguo più cautamente, evitando i fiori e i peluche che non ho ancora tolto, disseminati sulla pista dopo lo spettacolo di ieri.
Giro su me stesso una, due, tre volte e poi ripeto l’operazione senza fermarmi, sempre più veloce sino a quando non mi ritrovo senza fiato a bordo pista. Mi appoggio alla ringhiera e mi passo una mano sugli occhi, stanco.
«Sei bravo».
Sussulto.
Mi giro verso di lei e la guardo stranito, passandomi un braccio sulla fronte per detergere il sudore. Non credevo fosse ancora qui.
Il fiato mi entra ed esce dai polmoni pugnalandomi e procedo verso di lei a fatica, con i muscoli delle gambe tremanti per lo sforzo.
È stupido fidarsi del cuore, è stupido non pensare alle conseguenze quando sono con lei, è stato stupido tutto questo sforzo senza riscaldamento ed è stupido quello che sto per fare adesso. Ogni cosa che faccio è stupida ma non posso fare a meno di farla! Mi sembra di essermi trasformato in un budino, di andarle incontro con la scritta trafiggimi ora e trafiggimi sempre, perché mi piace sentirmi così, mi basta che sei qui, mi basta la tua presenza anche se fa male.
È seduta in equilibrio sulla ringhiera, ha tirato indietro i capelli e mi guarda dispiaciuta.
Deglutisco e metto le mani ai lati delle sue gambe, guardandola dal basso verso l’alto.
Mi piace.
Tremendamente, terribilmente, paurosamente.
«Ciao» sussurro, facendo scivolare una mano sulla sua.
Lentamente tira un angolo della bocca all’insù e mi sento inspiegabilmente meglio.
«Ciao» sussurra e sorrido.
Le accarezzo le nocche della mano, seguo la linea delle dita e non stacco mai gli occhi dai suoi.
Quest’attimo è tutto nostro, solo nostro, senza nessuno scimmione tra le scatole e senza la sua rabbia a porci freni.
Sollevo la sua mano e lentamente la sfioro con le labbra, sorridendo.
La sento rabbrividire appena, socchiude gli occhi e sorride.
Abbandono la sua mano e pattino indietro ridendo, felice.
Il vecchio Jake è tornato, pronto a colpire!
Di solito sono le ragazze a corrermi dietro e non il contrario.
Con Karol mi dimentico completamente di tirar fuori dal mio armamentario le tecniche di seduzione più efficaci, ma a quanto pare a volte il cervello mi funziona ancora.
«JAKE! Attento a..» sposto un piede all’indietro mentre lei allunga una mano verso di me, come a volermi afferrare. La lama si impiglia in qualcosa, perdo l’equilibrio e scivolo.
Sento un gran rumore e la testa mi fa male contro il ghiaccio.
Chiudo gli occhi.
 
 
«Jake. Jake ti prego apri gli occhi. Jake!».
Sento delle dita che mi accarezzano il viso. Mani fredde contro le guance.
Sento un rumore e la guancia inizia a bruciarmi a causa dello schiaffo ricevuto. «JAKE, CAZZO, APRI QUEI DANNATISSIMI OCCHI O FACCIO UN CASINO!» urla una voce nella mia testa.
Le orecchie mi fanno male.
Gemo.
Sbatto le palpebre ma c’è solo una macchia di colore indistinta sopra di me.
Luci.
Luci troppo forti.
Stringo gli occhi e li riapro, mettendo a fuoco tanti puntini colorati che mi ballano davanti.
«Jake» qualcuno sussurra.
Mani mi accarezzano.
Cerco di tirarmi su a sedere ma le mani mi trattengono e la testa è attraversata da fitte.
«No, Jake, sta fermo».
Chiudo gli occhi.
Inspiro, trattengo l’aria nei polmoni e poi la butto fuori.
Apro gli occhi.
È tutto sfocato, c’è una macchia indistinta davanti a me che poco a poco sembra definirsi meglio.
«Karol» sussurro con un sorriso impastato sul volto.
La vedo annuire, sempre più nitida, lacrime di sollievo le rigano le guance.
Le passo un braccio attorno al collo e la attraggo a me, stringendola contro il mio petto e assaporando il suo profumo.
È scossa dai singhiozzi e piange sommessamente.
«Shh» mormoro. «Shh».
Pian piano prendo coscienza delle cose attorno a me, del ghiaccio freddo sul quale sono steso, del corpo caldo di Karol contro il mio, delle luci dei riflettori, della musica dello stereo, della testa dolorante a causa della caduta.
Merda.
Giro il capo verso Karol e la guardo.
«Pensavo ti fosse successo qualcosa!» trema.
Le accarezzo i capelli per tranquillizzarla.
«Sono qui. Non mi è successo niente» sorrido.
«N-non capisci! Tu, tu non aprivi gli occhi! Sei caduto e hai battuto la testa!! Non lo sai che se hai un incidente sul ghiaccio all’ottanta percento dei casi può essere una cosa grave? Hai battuto la testa, Cristo Santo, Jake! Non è mai una buona cosa!» balbetta preoccupata.
Aspetto qualche istante prima di rispondere.
Le sollevo il viso e la guardo dritto negli occhi pieni di lacrime.
«Non mi è successo nulla, Karol. Sto benissimo».
Avvicino il viso al suo, le sue labbra sono vicine, lei si avvicina ancora di più, mancano pochi centimetri, ha gli occhi socchiusi e… siamo circondati dal ghiaccio.
La guardo e sento una morsa afferrarmi il petto. Mi metto seduto e le stringo forte la mano, costringendola a guardarmi.
«KAROL!» urlo mentre noto le lame ai suoi piedi. Lei mi guarda accigliata.
«Hai i pattini! Sei arrivata fin qui pattinando?».
«Io…» sembra smarrita, si guarda i pattini, scosta velocemente le mani dal ghiaccio e si guarda attorno terrorizzata.
Scatta in piedi e in un lampo ha percorso quindici metri ed è già fuori dalla pista.
«Karol!» la chiamo, ma lei non si gira. Infila velocemente le scarpe e schizza fuori, senza voltarsi.
Rimango fermo a fissare il punto in cui è scomparsa senza sapere cosa pensare.
Sono caduto, mi ha soccorso e sembrava preoccupata, stavo per baciarla e non le dispiaceva. Ma la cosa che mi lascia più interdetto, sono l’agilità e l’eleganza con cui ha percorso i quindici metri che la separavano dall’uscita.
E ora più che mai sono convinto che il ghiaccio ha fatto parte della sua vita, è stato parte di lei e le è entrato nel cuore. Lei pattinava.
E non capisco come abbia fatto a smettere.
Ma soprattutto non capisco come mai abbia tanta paura di ricominciare.




 
Piccolo regalino per farmi perdonare... quest'immagine la creai quando non avevo ancora deciso che ad intermpretare Jake sarebbe stato Chris dei due fratelli e non Liam.
Ad ogni modo, si somigliano molto xD 
La prossima volta vi metterò delle altre foto <3



***IL RI- RI- RI- TORNO***
Buongiorno a tutti guys ^-^
Le cose iniziano a farsi più complicate e vi assicuro che ci saranno molte gatte da pelare sia per Karol, a causa della sua testardaggine, sia per Jake che, poverino, non sa mai dove sbattere la testa xD
Spero che la storia non vi annoi e soprattutto spero vivamente che ci sia ancora qualcuno in grado di seguirla xD
Un bacio a tutti, ci rivedremo,
prima o poi... ;)

 
Krys
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Darkry