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Autore: BlackbirdFly1723    29/07/2014    3 recensioni
Dopo sei anni dalla fine del liceo e l'inizio di tante nuove vite, i personaggi della storia si ritrovano a Lima, ancora a casa, ancora insieme. Sarà qua, proprio nel luogo che ha fatto da culla al passato, che ognuno dovrà rivalutare o confermare le proprie scelte e i propri errori.
Dopo aver rivisto Brittany, Santana si troverà a scegliere se riprendere in mano il capitolo dell'unico amore della propria vita; Kurt e Blaine verranno catapultati nella dimensione, ormai sorpassata, di un' adolescenza fatta di serenità e ricordi, che chiede il riassemblaggio del loro presente; Rachel dovrà rivalutare ambizioni, priorità e sogni, in seguito all'incontro con chi pensava di avere ormai scordato; mentre Quinn e Puck, chiusi ognuno nel proprio piccolo Universo, si troveranno a riscoprirsi, tra cicatrici e passate incomprensioni.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Puck/Quinn
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Welcome back home
 
 
 
 
 
Prendere la seconda strada a sinistra, girare a destra, proseguire per un breve tratto, prima strada all’angolo, tutto a dritto, e poi di nuovo a destra.
Le chiacchere, i discorsi, le risate, le parole, persino i pensieri; tutto quanto si interruppe di colpo davanti alla vista di quegli undici metri di calce, tegole e cemento. Era tutto là, attorno a loro. L’edificio era rimasto esattamente al suo posto. Sembrava scoccare loro un sorriso dimenticato, proveniente da un’altra epoca, sembrava volesse condividere con il piccolo gruppo un segreto esclusivo, antico, nascosto.
 
«Avanti, andiamo», disse Rachel accennando un sorriso, mentre quella bolla di silenzio lentamente si disfece.
Kurt si soffiò il naso, riscuotendosi e asciugandosi le palpebre umide con la punta delle dita, spostandosi poi davanti per aprire la fila.
Tutto, dalla candida ghiaia sotto i loro piedi alle finestre illuminate dai deboli raggi solari, richiamava a qualcosa. Ognuno, nella propria testa, si sorprese realizzando quanti episodi avesse inconsciamente immagazzinato dentro di sé, senza mai permettere che questi se ne andassero o uscissero realmente, prima di quel giorno.
Avviandosi, qualcuno guardò in alto, dove anche il cielo sembrava assurdamente ricordare quello di sei anni prima.
Blaine si avvicinò all’entrata secondaria, quella sulla seconda parete, facendo segno agli altri di seguirlo.
«Lo sapevo, è aperto», mormorò entusiasta, spingendo il portone.
Una volta dentro provarono ad accedere alle varie aule, che, tuttavia, trovarono chiuse, essendo arrivati dopo il termine delle lezioni. Ad ogni trofeo e ad ogni cartellone esposto in corridoio si fermavano incantati, discutendo e rallentando quel percorso nel passato che nessuno di loro avrebbe mai voluto far finire per davvero.
Arrivati al termine del corridoio principale, Rachel si bloccò: una mano sulla maniglia piegata verso il basso, il mento pigiato sul collo, gli occhi che puntavano terra.
«Che c’è?», le chiese Santana sospettosa, avvicinandosi.
«Niente. E’ che…è che non oppone resistenza…L’auditorium è aperto», balbettò già col cuore a mille.
«Be’, e allora? Apri, andiamo»
Rachel annuì, frenando un fremito. Lì la sua voce era maturata, lì si era esibita calzando i primi ruoli da protagonista, laggiù aveva baciato Finn per la prima volta, e le Nuove Direzioni si erano sempre piazzate prime, in quello stesso luogo. E adesso lei doveva spalancarne l’entrata, tornare, ringraziare mentalmente quel posto che l’aveva resa quello che era adesso, e rimanere come se niente fosse, dopo sei anni. Deglutì, prima di aprire la porta.
Quando lo fece, file e file di poltrone rosse dal telo consumato si pararono loro davanti. Con la testa per aria a fissare il soffitto e i palmi appoggiati su ogni posto a scorrere, attraversarono l’auditorium, fino sotto il palco. Là, sul fondo di quest’ultimo, era accesa qualche luce gialla, mentre nella penombra si sentivano rumori sordi, come di qualcosa che cade.
Kurt si avvicinò, senza salire e con gli occhi che brillavano per l’emozione di quel tuffo indietro che misurava la profondità di anni e anni.
 «Ehi, c’è qualcuno? Sa, siamo degli ex alunni, abbiamo trovato aperto e allora abbiamo deciso di entrare…comunque spero non sia un problema, stavamo solo riguardando l’auditorium», disse ridendo e gesticolando.
Da dietro si sentì cadere un ultimo oggetto e avvicinarsi dei passi pesanti e tranquilli, che lievemente incespicavano in mezzo a tutti quei ritagli per terra. Il legno del palcoscenico ancora scricchiolava impercettibilmente, sotto quello strato di polvere aggrumato sul fondo, dove nessuno puliva.
Una figura in penombra sbucò dall’angolo degli oggetti caduti, fissando gli altri quattro con un sorriso.
«Non è mai stato un problema», disse pulendosi le mani con uno straccio.
E per una frazione di secondo la situazione rimase così. Lui sopra a guardarli, e loro sotto, con le bocce dischiuse e gli occhi spalancati, finché Kurt non salì sul palco gridando: «Finn!»
«Ciao, fratellino», rispose l’altro, avvolgendolo con le sue lunghe e forti braccia, accarezzandogli la testa con la mano destra mentre i suoi capelli gli scorrevano tra le dita.
Lo trattenne a lungo premuto su di sé, prima di staccarsi per regalare una patta amichevole alla spalla di Blaine, che si affrettò  immediatamente a ricambiare il gesto, scambiando un paio di battute.
«Santana», mormorò poi avvicinandosi a lei con passo molle e gli occhi pieni di emozione e rispetto, prima di avvolgere anche lei in un abbraccio carico di affetto e passato.
«Sei mancato, Finn», sussurrò sinceramente lei, appoggiando la propria guancia sul suo petto.
Il ragazzo si staccò dolcemente, avanzando a piccoli passi, come impaurito al pensiero di colmare quell’ultima distanza tutto insieme, che solo adesso si era materializzata, con pochi semplici movimenti. E mentre azionava un piede dopo l’altro, gli sembrò che tutto il resto potesse svanire, che fosse di troppo. Che bastasse solo uno spazio nero, e le loro figure. Poi nient’altro.
Accennò un sorriso con l’angolo destro della bocca.
«Ciao Rachel»
«Ciao Finn»
 
Si era appena alzata una brezza leggera tutto attorno, mentre gli ultimi raggi di sole battevano fiacchi su di loro, raggruppati sui gradoni come piccole lucertole alla ricerca di un po’ di calore.
Era stato Finn a trascinarli lì dopo i primi convenevoli; si erano seduti sulle gradinate bianche, iniziando a parlare del più e del meno, finché non si era raggiunto l’equilibrio di ogni vecchio incontro, che è quello del silenzio e della nostalgia.
«Ci sono troppi ricordi», sussurrò Kurt all’orecchio del marito.
Blaine gli baciò il dorso della mano, e lui rimase a scrutarlo di sottecchi. Improvvisamente si rese conto di quanto fosse cambiato, mentre nella sua testa l’immagine del marito con la divisa della Dalton abbracciato a lui ancora spiccava, nitida. Per un attimo pensò di poterlo amare di più adesso, per ogni nuova luce che andava a comparire nei suoi occhi, per ogni nuovo filo di barba che spuntava senza preavviso, per ogni nuova minuscola ruga che gli scopriva sul viso.
Kurt gli strinse la mano senza esitazione dopo tempo.
Santana lasciò che il suo sguardo volasse da Kurt e Blaine, da Rachel e Finn, per poi perdersi nel verde abbagliante del campo da football poco distante. I ricordi dei ragazzi imbracati nelle pesanti divise bianco-rosso e delle cheerleaders a bordo campo le ingombrò la mente, mentre una più profonda sensazione di nulla e di vuoto iniziò ad invaderla all’altezza dei polmoni.
Si rese improvvisamente conto che aveva sempre sottovalutato ogni cosa. Aveva sempre pensato di non aver mai trovato il suo posto, la sua casa, quando casa sua era stata quello stesso campo, quella stessa scuola, quella stessa squadra, casa sua era stata Brittany e il Glee Club. Ma adesso non c’era più niente. Quelli che stava osservando da lontano erano soltanto i resti di una casa in demolizione che non le apparteneva più da tempo, una casa privata dei suoi mobili e dei suoi profumi, che lei non aveva saputo salvare. Si morse un labbro.
«Quanti ricordi, eh?», mormorò Finn, malinconicamente.
Rachel distolse lo sguardo. Fece navigare i suoi occhi tra le gradinate bianche per poi chiuderli.
«Sì», disse soltanto, tornando a guardarlo.
Non riusciva a far combaciare il proprio ricordo del ragazzo con quella nuova immagine che le sedeva a fianco. Chiuse gli occhi ancora una volta. Era notevolmente dimagrito e i suoi capelli avevano perso la propria luminosità; anche il suo sguardo era più opaco, ma col tempo il sorriso era rimasto lo stesso.
Finn non mosse neanche un muscolo, sotto lo sguardo scrutatore di Rachel. Rimase immobile, con gli occhi socchiusi, persi in un oceano impenetrabile di emozioni e ricordi. Sarebbe potuto rimanere così per ore, con lei accanto e una valanga di anni alle spalle.
«Sai», disse, «a volte vorrei tornare indietro».
 


 Solo una decina di minuti dopo essere arrivata era riuscita a frenare il fiatone.
 Santana aveva sviato l’invito a cena con Finn e gli altri per catapultarsi là, soltanto per poter guardare quella fottuta villa ancora una volta, e adesso si ricordava di aver scordato persino il colore dell’intonaco.
Si aprì la porta, e a quella vista lei non riuscì più a muoversi, tenendo i piedi incollati al suolo e la bocca dischiusa., incredula
«Santana?», disse l’altra avvicinandosi sorpresa.
«Santana, che ci fai qui? Perché eri sotto casa mia? Avanti, entra! La spesa può aspettare», aggiunse.
Brittany aspettò una risposta, sorridente, come se quella fosse la cosa più normale da farsi, come se non avesse trovato la sua ragazza del liceo appostata sotto la sua vecchia casa a Lima.
«No…io, io non posso… devo andare…io…»
«Ma Santana, siamo entrambe a Lima, e non parliamo da un sacco di tempo. Avanti, entra!»
Santana si ritrasse senza guardarla negli occhi, senza neanche focalizzare il suo sguardo su come Brittany fosse vestita o cambiata.
«Mi dispiace», mormorò.









Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, o che non sia stato troppo deludente.
Be', a presto:)
Spero di leggere qualche recensione. Mi farebbe piacere:3

 
   
 
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