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Autore: _Terens    10/08/2014    3 recensioni
Bristol, Inghilterra.
Lindsay e Hayley. Penultimo anno di liceo. La prima, bella e popolare, ha la vita che ha sempre sognato, o almeno così crede. L'altra, misteriosa e sempre malinconica, ha una guerra dentro di sé che non riesce a combattere. Due ragazze che non hanno niente in comune, almeno all'apparenza. Due ragazze che intraprenderanno la stessa strada e per questo i loro destini si incontreranno. Vivranno amori, delusioni, attimi indimenticabili. Sono due ragazze che per trovare una via d'uscita dal tortuoso cammino che hanno scelto, si ritroveranno ad aiutarsi a vicenda. Un'amicizia che potrebbe nascere nonostante le drammatiche circostanze. Un'amicizia che potrebbe salvarle entrambe, oppure farle sprofondare nel più profondo oblio.
Dal prologo:
"È questa la tua vita, fattene una ragione. E la realtà è che non sarai mai abbastanza per nessuno."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2: It (doesn't) matter

Hayley

Apro gli occhi e mi guardo intorno spaesata. Ho la schiena premuta contro qualcosa di ruvido. Solo dopo aver dato un'occhiata mi rendo conto di essere in un parco. Mi sono addormentata contro un albero di un parco. Davvero fantastico. Sposto gli occhi sulle bottiglie di birra a pochi passi da me. Non dovevo bere così tanto, non sapendo che il giorno dopo, ossia oggi, avrei avuto scuola.
'Sei un disastro.'
Comincio a tirarmi un po' su, e subito mi fa male il collo, ma a giudicare dalla posizione scomoda in cui stavo fino a pochi secondi fa, non mi sorprendo di questo. Mi metto a sedere mentre mi massaggio le tempie con dei movimenti circolari. Guardo l'ora sul cellulare e scatto subito in piedi dopo averla vista.
Le 7:07.
Davvero fantastico. E io ho scuola alle 8 in punto. Mi guardo intorno per cercare di capire in quale parco sono finita. Esco fuori e comincio a camminare in fretta, non sapendo bene le direzioni che sto prendendo. Intanto cerco di riscaldarmi le spalle. Infatti solo ora mi accorgo di aver addosso una canottiera lunga, delle calze, per lo più strappate e nient'altro. Sento qualcuno fischiare, commenti viscidi su di me. Ma io me ne sbatto e continuo a camminare.
'Neanche le puttanelle che trovi per strada sono ridotte come te.'
Mi porto le mani sui capelli, e comincio a tirarli. Poi urlo con tutto il fiato che ho nel corpo. Così per liberarmi.
Qualcuno si affaccia dalla finestra di una villetta -Chi cazzo è che urla? Sono le sette e dieci del mattino. C'è gente che ancora dorme!-
Me ne frego altamente, ma comincia a salirmi la rabbia quando incrocio lo sguardo di una signora anziana, che sta buttando fuori la spazzatura, che mi guarda con disgusto e rassegnazione scuotendo il capo.
Rabbia per me.
Deglutisco, rendendomi conto dello schifo che sono diventata, di tutto il marciume che ho dentro. E il bello è che non posso farci niente per uscire da questa situazione di merda, dovrei impegnarmici. Così come ci sono caduta dentro da sola, non sarei capace di ritornare indietro. Ormai è troppo tardi.
Ma in fondo non importa...
'Davvero non ti importa?'
Riprendo a camminare scuotendo la testa, come se questo gesto possa aiutarmi a liberare la mente, anche solo per un istante. Taglio la strada prendendo un vicolo cieco. Dall'altra parte non c'è niente. O comunque se c'è qualcosa non si vede, perché un grosso muro fa da barriera. Lì in fondo ci sono dei ragazzi che ridono e scherzano con dell'alcol e delle canne in mano. Non si sono accorti della mia presenza, meglio. Giro i tacchi e me ne torno indietro, eppure c'è qualcosa che non va. Non so dove sono. O come arrivare a casa.
-Ehi tu!- riconosco la voce di uno dei ragazzi di prima. Non mi fermo, deglutisco e vado avanti. -Ce l'ho con te moretta!-
Continuo ad ignorarlo. Perché le persone non capiscono che non voglio avere niente a che fare con loro?
-Ehi! Guarda che è maleducazione non rispondere a qualcuno che ti sta parlando.- mi libero con uno strattone dalla presa sul mio braccio, e d'istinto mi allontano un po'. -Allora?-
-Beh, non credo che sia maleducazione non rispondere a qualcuno che non conosci e che ti ferma in mezzo alla strada.-
Vedo avvicinarsi altri due ragazzi, uno, con la testa rasata, dà una pacca alla spalla di questo che mi sta parlando. -Andiamo John! È normale che non ti abbia risposto. L'avrai spaventata!- il ragazzo si fa avanti. Tra i tre forse è quello più sobrio. Eppure è quello che mi incute più ansia. -Io sono Tyler. Tutto a posto piccola?- Ignoro il nomignolo con cui mi ha chiamato, e rispondo con non-chalance -Benissimo a dire il vero.- 
-Sul serio? Perchè mi sei sembrata piuttosto spaesata poco fa. Sai dove ti trovi?-
Mento. -Sì. Sto tornando a casa. Ora se non ti dispiace, devo andare.-
-Va bene piccola. Ci si vede in giro allora!-
Lo guardo scettica, mentre lui alza le mani come a dire 'Visto? Sono un bravo ragazzo e non ho fatto niente.' Faccio dietro front e mi incammino, girandomi qualche volta, per vedere se mi stanno seguendo. Sento gli altri due lamentarsi con Tyler, il ragazzo rasato. -Ma che hai fatto? Potevamo benissimo approfittarne!-
-Andiamo! Volevate farvi una ragazzina? Perché sono più che sicuro che quella lì non arriva neanche a diciotto anni! E poi avete visto come era ridotta?-
'Ti sei vista? Tutte le persone guardandoti provano ribrezzo per te'
Continuo per la mia strada, che non so bene qual è. Poi mi fermo davanti un auto, con i vetri neri alzati. Guardo il mio riflesso, e non posso che essere d'accordo se le persone sono ripugnate dal mio aspetto. O da me in generale.
Anche io provo disgusto guardandomi. Il volto pallido e sempre più scavato. Gli occhi stanchi e rossi, marchiati da due profonde occhiaie.
Stanca del mio riflesso, stanca di me, mi volto e riprendo a camminare. Continuo a riscaldarmi le spalle, sempre più infreddolita, mentre rimpiango di non essermi portata un coprispalle o altro.
-Ehi piccola! Hai freddo? Se vuoi ti riscaldo un po' io!- comincia a salirmi l'ansia, quando sento la voce di uno dei ragazzi di poco prima, che intanto mi sta raggiungendo. È sempre lo stesso che mi ha fermato poco prima.
-Scusa bambolina, ma quando John si mette in testa una cosa, non ascolta più neanche me...- alza le spalle Tyler, mentre lo raggiunge, sempre in passo con l'altro ragazzo.
John mi sorride in modo viscido, mentre io sono contemporaneamente disgustata che terrorizzata. Mi viene incontro e mi strattona per un braccio attirandomi a sé, e comincia ad accarezzarmi i capelli. -Hai davvero dei capelli così morbidi. E poi hanno proprio un bel colore. Sono naturali?-
-Sì.- cerco di mantenere la calma, mentre tento invano di liberarmi. -Devo andare!- comincio a tirare il braccio perché me lo lasci -Lasciami stare!-
-Tranquilla, non ti voglio fare niente! È tutto a posto...- la sua presa mi fa male, ma riesco a liberarmene anche se con un po' di dolore. Poi gli do una gomitata nello stomaco, e lui si piega in due dal dolore -Piccola stronzetta!- mentre si sta rialzando gli do un calcio sulle palle, con tutta la forza che ho nel corpo. -Fanculo!- così comincio a correre, sperando di levarmeli di dosso una volta per tutti. Lo sento gridare da lontano, ma non mi volto per paura di scoprire che mi sta dietro. Continuo a correre anche se mi manca il fiato. In momenti come questi mi maledico perché fumo. Quando sono abbastanza sicura di averli seminati mi fermo. Affaticata, cerco di riprendere a respirare regolarmente.
Sento qualcuno suonare insistentemente il clackson della sua auto, mi volto e vedo una peugeot grigia metallizzata affiancarmi. L'auto accosta, e riconosco subito la ragazza a cui appartiene -Hayley?-
Jenna viene verso di me preoccupata e appena mi sta davanti, mi stringe a sé. Mi ritrovo a ricambiare l'abbraccio, stringendomi a lei come se mi dovessi aggrappare. Senza che me ne rendo conto, sto già singhiozzando, con il volto premuto sulla sua spalla. Lei mi tira indietro la testa e mi guarda negli occhi ansiosa -Hayley, qualcuno ha cercato di farti del male?-
Scuoto la testa mentre mi asciugo le lacrime. -Voglio solo tornare a casa.-
Jenna annuisce, si toglie la giacca e me la porge -Su mettila. Hai i brividi.-
Sforzo un sorriso per lei, che comunque è sempre tanto gentile con me. -Sali in macchina su.- non me lo faccio ripetere due volte, e mi accomodo dentro.
Vedendo che ancora tremo, lei accende il riscaldamento, poi mette in moto la macchina. -Dove sei stata?- mi chiede, non perdendo di vista la strada, e togliendosi da davanti una ciocca rossa. Non rispondo. Non voglio farla preoccupare. Ha già parecchi problemi senza che non le sto a raccontare anche i miei. -Hayley?- il suo tono di voce è implorante. Ci tiene davvero a me. Forse è una delle poche persone rimaste che tiene a me... forse è l'unica e basta.
Così non riesco a mentire, non a lei -Mi sono addormentata in un parco. Mi sono svegliata e non sapevo dove mi trovavo. Ho cercato di tornare a casa, ma non conoscevo le strade...-
-Qualcuno ti ha fermato?-
Non riesco a sostenere il suo sguardo, così sposto gli occhi dall'altra parte.
-Guarda come sei ridotta... devi cominciare a tenere un po' di più a te stessa. Devi andare avanti. Se Luke fosse qui...- la interrompo -Ma mio fratello non c'è, giusto? È morto. Fine della storia.- mi fa male pronunciarlo a voce alta, ma purtroppo è questa la realtà.
-Non l'hai perso solo tu...- per la prima volta dopo tanto tempo, riesco a scorgere un velo di dolore nella sua voce. Mi volto verso Jenna, che sta cercando di reprimere le lacrime. La vedo fare un respiro profondo, poi riprende a parlarmi seriamente
-È passato quasi un anno Hayley. È dura anche per me, ma cerco di andare avanti. Ed è quello che dovresti fare anche tu. Quindi smettila di buttare la tua vita in questo modo. Non vorrai fare la sua stessa fine. Sei ancora in tempo per uscirne fuori. E poi tu non sei così. Non lo sei mai stata...-
-Tu sei andata avanti?-
-Ci sto provando.-
Mi ritrovo ad esternarle i miei pensieri -E come? Comportandoti da puttanella stupida che la dà al primo che capita? Perché tanto per la cronaca, neanche tu sei come cerchi di apparire alle altre persone.-
-Forse spero solo di innamorarmi di nuovo.- mi fa quasi tenerezza. Lei che spera in un nuovo amore, quando ha sofferto tanto quando ne ha perso uno. In ogni caso non mi va di infrangere i suoi sogni. -Beh, magari se non ti comportassi come una stupida oca potresti pure trovarlo.-
Jenna sorride divertita. -Che c'è?-
-Niente. Stavo pensando... se tu invece per una volta aprissi gli occhi, ti renderesti conto che la vita vale la pena di essere vissuta.-
Scoppio a riderle in faccia, ma non è che la voglio offendere o altro. -E questa perla di saggezza da dove l'hai tirata fuori?-
-Ehi! Guarda che ero seria!- guardandomi però, scoppia a ridere anche lei.
Continuiamo a ridere per un po'. Mi piace ridere. Perché quando ridi, per un momento ti lasci tutto il resto alle spalle. Non pensi. Ed è così bello stare senza pensieri che ti martellano nella testa. Peccato che è momentaneo.
Cominciamo a parlare un po' così senza pretese. Non tocchiamo più mio fratello come argomento, e le sono grata per non nominarlo di nuovo. Così non sapendo bene cosa dire, parliamo delle cose più stupide. Qualche domanda generale sulla scuola, sui voti. Niente di che.
-Allora. Hai notato qualche ragazzo ultimamente?- se ne esce lei, non perdendo di vista la strada. Sto per risponderle di no, quando nella mente mi balena l'immagine del ragazzo biondo che mi ha difeso ieri. Non l'ho neanche ringraziato... e non so nemmeno il suo nome. So solo che è il fratello di quella ragazza bionda, ma in tutta onestà non ricordo neanche il suo di nome. Comunque lui si sarà già pentito di aver difeso una come me. Di aver difeso me.
Ma non importa.
Dopo un momento di esitazione recupero la voce, e cerco di essere il più chiara possibile -No. Nessuno.-
-Non ci hai pensato un po' troppo?- insinua lei, lanciandomi uno sguardo malizioso. Guardo da un'altra parte e cambio argomento. -Quando penserai di ritornare al tuo colore naturale?-
Jenna mi guarda offesa, per poi toccarsi i suoi capelli rossi. Tinti. -Questo è il mio colore naturale!-
Sono sollevata che è bastato chiederle questo per distrarla. -Sul serio?-
La rossa assume una smorfia alquanto ridicola e buffa -Beh, magari sono un po' tinti.- poi recupera la sua sicurezza e alza le spalle -Però mi piacciono. Quindi penso che ci resterò per un bel po' di tempo.-
Tra di noi si cala un silenzio imbarazzante, che nessuna delle due sa come riempire. Per fortuna quasi subito, Jenna accosta l'auto. La ringrazio e le restituisco la giacca. Me ne sto un po' ferma davanti la porta di casa, indecisa sul da farsi. Magari mia madre sta ancora dormendo...
Mi faccio coraggio e con una lentezza incredibile infilo la chiave e apro la porta.
-Tu! Si puo sapere dove cazzo eri finita? Mi hai fatto spaventare a morte! Mi sono svegliata e non c'eri! Stavo per chiamare la polizia, ero sull'orlo di una crisi!- in effetti se possibile, è messa peggio di me. I capelli castani raccolti in una crocchia, la vestaglia blu mezza aperta. -Scusi signora Parker.- Jenna si fa avanti in questo preciso istante.
-Jenna cara, quanto tempo! Fatti abbracciare ragazza!- la fisso incredula quando mia madre stringe la rossa in un abbraccio. Ma in fondo non devo sorprendermi. Solamente a me riserva un 'trattamento' speciale.
-Signora Parker, le volevo dire che...- mia madre la interruppe -Green. Ho ripreso il mio cognome quando Stephen...- ha un attimo di incertezza, così io completo la frase per lei. -Da quando papà ti ha lasciato.-
'Da quando vi ha lasciato entrambe.'
Mamma resta in silenzio per un momento, poi si riprende e sorride a Jenna -Ma ti ho detto mille volte che non mi devi dare del lei, e mi devi chiamare per nome.-
La rossa sorride cordialmente di ricambio -Ti stavo dicendo Eleanor... ieri sera io e Hayley siamo andate ad una festa. È durata più di quanto pensavamo, e alla fine le ho chiesto di dormire a casa mia. E nella fretta di fare tutto quanto, nessuna delle due si è ricordata di avvertirti...- la guardo sospettosa, grata per avermi coperto. Ma insomma... come se mia madre bevesse questa storia. Mia madre indugia un attimo su di lei, studiandosela un attimo, poi scuote la testa rassegnata e fa -Va bene. La prossima volta ricordatevi di avvertirmi. Ti fermi a fare colazione da noi Jenna?- lei mi guarda come a chiedermi il permesso, io alzo le spalle e le sorrido. In fondo mi ha già aiutato tanto. -Ti puoi accomodare di là in cucina mentre scambio due parole con Hayley?-
Mi sembrava troppo strano che lasciasse scorrere tutta la faccenda così. Quando Jenna non c'è più mia madre si avvicina e mi lancia uno sguardo penetrante, e la sua voce è tagliente come non mai -Allora. Non so in che guaio ti sei cacciata stavolta, ma grazie al cielo hai avuto la fortuna di incontrare Jenna, che come vedo ti ha pure coperto. Però Hayley, sono stufa delle tue stronzate.- mi punta un dito contro, e per una volta temo quello che sta per dirmi. -Un'altra sola, e ti butto fuori di casa.-
Trattengo il fiato per un secondo. In fondo potevo aspettarmelo. Tutti si vogliono liberare di me. Nessuno escluso. Prima mio padre. Ora anche mia madre.
'In ogni caso perché ci resti male? Tanto a te non importa, oppure sì?'
Non posso permettermi di perdere anche mia madre.
Mi costringo ad alzare di nuovo lo sguardo -Non succederà più.-
'Ma davvero?'
-Sarà meglio. Adesso andiamo di là a fare colazione dai...- il suo sguardo si addolcisce. -Sarai affamata.-
Non lo sono per niente, ma comunque mi affretto a seguirla in cucina. Poi prenderò il mio consueto caffè.

~*~

-Eccoci arrivate!- esclama entusiasta Jenna. La guardo un attimo storto, mentre lei scende dall'auto e mi invita a fare altrettanto. -Beh, che c'è?-
-Tutto questo entusiasmo?-
-Spero di incontrare una persona...- fa lei vaga. Io la guardo un attimo interdetta -E chi sarebbe il fortunato?-
-Che ne sai che...- la interrompo guardandola scettica -Andiamo, non dirmi che sei così entusiasta perché non vedi l'ora di vedere la Montgomery.-
La rossa scoppia a ridere in seguito a questa mia affermazione, e io faccio altrettanto. Intanto nella mia mente si figura la buffa immagine della mia rivoltante preside, con addosso i vestiti di ieri. Mi chiedo come può essersi vestita oggi. E prego per non scoprirlo. Strane idee si fanno strada nella mia mente, immaginandola negli abbinamenti più bizzarri. -Ma quegli occhiali verdi?- mi chiede leggendomi nel pensiero. -Non farmici pensare! A me piace pure il verde! Così però me lo fa odiare.-
-Concordo in pieno.-
-Allora chi è questo ragazzo?- le chiedo interessata.
-Beh, tu non mi hai detto del tuo moroso quindi perché io dovrei dirti del mio?- mi chiede lei fintamente offesa. -Oh ma falla finita!- le dico io irritata.
Ma Jenna è già lontana, dritta verso l'entrata, che mi saluta sorridente. Sto per seguirla quando mi ricordo del compito di letteratura in prima ora. Impreco sotto voce. Vado dritta verso un muretto, aspettando che tutti entrano. In fondo sono piccola e non mi si nota. Devo solo aspettare.
Mi siedo a gambe incrociate, e sfilo l'i-pod dal mio zaino. Clicco su riproduzione casuale e mi metto ancora più comoda. Parte Boulevard of Broken Dreams dei Green Day, e subito mi rilasso. Per un momento svuoto la mente, libera di ogni pensiero. Solo la musica può farmi quest'effetto.
My shadow's the only one that walks beside me,
My shallow heart's the only thing that's beating,
Sometimes I wish someone out there will find me...

Apro gli occhi e ne incontro un paio verde scuro a scrutarmi curiosamente. Poi mi accorgo di chi ho davanti. Metto in pausa e infilo l'i-pod dentro lo zaino con le cuffie ancora attaccate. -Scusa, non volevo spaventarti.- mostra un sorriso rassicurante e non posso che soffermarmi un momento sulle sue labbra fine ma ben definite. -È tutto a posto, davvero.-
-Sai, ero venuto qui perché di solito è il muretto dove mi metto per ascoltare la musica. Poi ho sentito la tua voce, e soltanto dopo ti ho riconosciuta. Canti davvero bene. Erano i Green Day, vero?- Resto un attimo senza parole, incantata a fissarlo. Sembra amichevole. Nessuno lo è mai con me. -Sì. Sono loro.-
-Beh, hai dei buon gusti in fatto di musica.- continua a sorridermi. E il suo sorriso gli illumina il volto rendendolo ancor più incantevole. Cerco di sorridere anche io, ma in realtà credo che il risultato venga fuori più come una smorfia. In ogni caso lui non dà segno di essere disgustato o semplicemente schifato da me e questo un po' mi rallegra. Mi mordo il labbro, indecisa se ringraziarlo o meno. Lui mi guarda come in attesa di qualcosa. Alla fine alzo lo sguardo, cercando di non mostrarmi intimorita da lui -Io, c'è... insomma- mi rendo conto di quanto sono ridicole le mie parole solo quando mi escono dalla bocca.
Perché diamine devo balbettare adesso? Alla fine decido che è meglio non guardarlo in faccia, e sposto lo sguardo dietro di lui. I suoi occhi curiosi e indagatori mi mettono in soggezione. -Grazie mille per ieri.- la me orgogliosa stenta a credere che io l'abbia detto davvero ad alta voce. Perché da una parte mi dico che non c'era bisogno, che potevo cavarmela benissimo da sola. Ma una parte di me è sorpresa, piacevolmente sorpresa, che qualcuno abbia preso le mie difese.
-Ho saputo della rissa, e mi dispiace...- lui mi interrompe, non togliendomi gli occhi di dosso. -Tranquilla. Se ti senti in colpa perché pensi che sia nata per quello ti sbagli. È stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In realtà aspettavo da tempo un pretesto per sfregiare la sua faccia da cazzo.- a quest'ultima affermazione non posso fare a meno di ridere.
E ancora, lui non mi toglie gli occhi di dosso. -Comunque grazie... di solito la gente non prende le mie difese.-
-Beh, ci sono tante persone senza cervello in giro. Tutta quella gente... e nessuno che faceva niente.- sembra pensieroso, scorgo una luce di delusione nei suoi occhi. -Sai com'è... se fosse stato qualcun altro forse sarebbero intervenuti, ma ero soltanto io.- mi fa male dire queste parole ad alta voce.
È vero che probabilmente sarebbero intervenuti se ci fosse stata qualsiasi altra ragazza al mio posto. Ma nessuno prenderebbe mai le mie difese. Nessuno difenderebbe mai la ragazzina che si veste sempre di nero sempre depressa.
Nessuno sano di mente.
'Beh... lui sembra abbastanza sano.'
-Perché pensi questo?-
-È quello che pensano tutti. Insomma... basta che mi guardi.- dico afflitta e sconsolata, tenendomi il braccio e cominciando a dondolarmi sul posto guardando a terra.
-Ti sto guardando...- alzo gli occhi e lui è lì a fissarmi interessato, cercando di capire cosa ho che non va, come se non si capisse. Il suo sguardo ora è dolce e anche la sua voce lo è quando parla -Ti guardo e non vedo niente che non va. O almeno non vedo qualcosa per cui le persone dovrebbero prendersela con te.-
-Non mi conosci.- la voce mi esce fuori fredda e tagliente, ma è meglio che si faccia subito un'idea della persona con cui sta parlando. Lui mi sorride un'altra volta -Beh, a questo si può rimediare. Ancora non mi hai detto come ti chiami.- mi porge la mano amichevole -Io sono Derek.- Guardo prima lui, poi la mano, interdetta. Indecisa se stringergliela o no.
Alla fine anche se titubante gliela stringo, anche se solo per un momento -Hayley.-
-Come la cantante?- mi fa lui.
-Hayley Williams? La cantante dei Paramore dici?-
-Ti piacciono?-
-Non è la mia band preferita, però mi piacciono molto.-
-E qual è la tua band preferita allora?-
E senza neanche rendermene conto mi ritrovo a parlare con lui della musica che ascolto, dei mie gruppi preferiti. Derek ascolta interessato, a volte interviene dicendo la sua, altre volte si limita ad annuire o muovere impercettibilmente il capo. Continuo a parlare e per una volta mi rendo conto di quanto è bello parlare con qualcuno di ciò che ti piace, con qualcuno che ti ascolta volentieri e che magari condivide anche i tuoi stessi interessi. -Da come ne parli sembra che la musica sia tutto per te.-
-È una delle poche cose che mi fa stare davvero bene.- non so perché ho detto questo a lui, ma se prima ero intimorita, ora mi viene facile parlarci. -Beh. Siamo circondati da un branco di idioti, quindi ti capisco se preferisci metterti delle cuffie, alzare al massimo il volume per non ascoltare quello che dicono. Solo tu e la musica.- si scosta un attimo da davanti i capelli, ma è totalmente inutile, perché neanche due secondi dopo, ha di nuovo dei ciuffi biondi a ricoprirgli gli occhi. -Sai... dovresti tagliarteli.-
-Oh andiamo! Ma che avete tutte quante con i miei capelli? Mia sorella mi stressa da una vita, dicendo che non posso continuare ad andare in giro così.-
Lo guardo interessata, chiedendomi se sua sorella è la ragazza bionda che ieri stava assistendo alla scena, e che ha assecondato il ragazzo che mi ha attaccato. Mi soffermo sui capelli di Derek. I suoi sembrano più scuri, ma comunque non mi sono soffermata a guardare quella ragazza. -Sì... la ragazza di Dylan è mia sorella.- mi dice lui come a leggermi nel pensiero. Dylan, allora è così che si chiama lo stronzo. -Sai, ieri mi aspettavo che intervenisse, o che facesse semplicemente qualcosa. Ma è mia sorella, in fondo avrei dovuto immaginarmelo.-
Non so per quale motivo ma dopo questa rivelazione mi sento strana. Sono fratelli. Quindi potrebbe essere fatto della sua stessa pasta. Solo che per un attimo ho pensate che... vabbè, tanto non importa.
'Davvero?'
-Ora devo andare.- lo supero, evitando accuratamente il suo sguardo. Eppure sento i suoi passi dietro ai miei, cerco di camminare più veloce ma è inutile. -È per Lindsay? Perché è mia sorella?- mi giro e lui continua a mettermi in soggezione con quegli occhi, cercando di capirmi. -Tua sorella non avrebbe da contraddire se ti vedesse qui a parlare con me?- senza neanche accorgermene la mia voce è venuta fuori acida, mentre in realtà volevo sembrare del tutto indifferente. -Quindi è mia sorella il problema.- ribatte amareggiato.
Non sposta gli occhi dai miei neanche per un secondo -Non mi importa che pensa o dice mia sorella. Sta a me stabilire se trovo una persona interessante o meno.-
-Interessante?- sono sorpresa di nuovo.
-Interessante. Conosci il significato della parola?- le sue labbra si incurvano nel consueto sorriso che gli illuminano lo sguardo. -Smettila di massacrarti quelle labbra!- smetto di mordermi il labbro, cosa che faccio spesso quando sono nervosa. -Allora, smetterai di parlarmi solo perché Lindsay è mia sorella?- eccolo che si sposta di nuovo quel ciuffo dagli occhi.
-No, non credo.- mi ritrovo a sorridere anche io, così senza motivo. -Ora devo andare... ho già perso la prima ora. Ci si vede in giro.-
Comincio a camminare e subito Derek mi affianca. -Come mai hai saltato la prima ora?-
-Compito di letteratura. Non avevo studiato niente.-
-Io dovevo ripassare per il compito di chimica.- mi dice indicando quelli che dovrebbero essere i suoi appunti. Solo ora mi accorgo di quei fogli in mano. -E hai ripassato?-
-Ho parlato con te.- mi sorride tranquillamente. -Sai, mi sento in colpa se vai male.-
-Beh. Almeno sono riuscito a parlarti. Ieri volevo sapere come stavi ed eri già scappata via.-
-Grazie ancora per ieri...- ormai stiamo già dentro scuola. Ci fermiamo nel corridoio, e siamo ancora intenti a guardarci.
-Buona fortuna per il compito.-
-Allora ci si vede in giro.- mi sorride e mi saluta baciandomi la guancia. Mi volto a guardarlo mentre entra in un'aula con altri ragazzi più grandi. Lui si gira un'ultima volta salutandomi con la mano -Ah, comunque stai bene senza quel trucco nero addosso!- Lo guardo mentro entra e penso al complimento che mi ha fatto. Almeno credo che fosse un complimento.
'Deve stare proprio male per fare un complimento a te.'
Comincio a camminare anche io, diretta verso l'aula di chimica. Da lontano scorgo il ragazzo che mi ha aggredito ieri, e lo vedo incenerirmi con lo sguardo. Probabilmente mi odia. Ma non mi importa. Distolgo in fretta lo sguardo ed entro dentro. Mi posiziono in un banco in fondo e sono già intenta a mollare la classe. Di solito durante le ore di chimica si formano delle coppie per lavorare insieme ad alcuni esperimenti. E in ogni tavolo vedo già posizionata qualche fiala contenente qualche liquido, che non so bene a cosa servi. -Ti dispiace se mi siedo qui?- la voce è gentile, ma non la riconosco. Alzo lo sguardo ed incontro un paio di occhi verdi, uguali a quelli di Derek. Però lei è Lindsay, sua sorella. Alzo le spalle, spostando la mia borsa. Lei mi sorride e io non capisco a che gioco stia giocando.
Del signor Duncan ancora non c'è traccia. Io mi guardo intorno e vedo che molti ancora non hanno un compagno, così mi chiedo perché Lindsay si è seduta proprio accanto a me. -Sai, stai bene senza quel trucco nero agli occhi. C'è, stavi bene pure con il trucco. Ma così stai meglio.- mi volto verso di lei alzando un sopracciglio. Lei evidentemente nota la mia espressione mista a incredulità e scetticismo, e mi mostra un sorriso radioso -Sono seria, davvero.-
-Ehm, grazie?- okay, non so perché mi è uscita fuori come domanda ma tanto lei ha già alzato le spalle ed è tornata a fissare i fogli, che penso siano i suoi appunti.
Dopo qualche minuto la signorina Gilbert entra in aula. Si sistema i capelli sfuggiti nello chignon dietro le orecchie, poi si schiarisce la gola. -Ehm, oggi Francis si è dovuto assentare al lavoro per alcuni impegni personali che non poteva assolutamente rimandare.- -Chi è Francis?- chiede una delle ragazze che sta davanti.
La Gilbert si risistema i capelli perfettamente a disagio -Ehm, sì insomma, volevo dire il professor Duncan. Così la preside si è rivolta a me per occupare le sue ore. Beh, se avete qualcosa da ripassare approfittatene adesso.-
-Senti, io mi sento davvero una stronza...- Lindsay mi sta parlando di nuovo. Quando ha la conferma che le sto prestando attenzione riprende -Ieri, Dylan e Zoey hanno proprio esagerato. Non capisco il motivo per cui si sono accaniti così tanto contro di te. E io avrei potuto fare qualcosa, sarei dovuta intervenire. Invece non ho fatto nulla e sono rimasta lì a guardare. Mi dispiace. E capisco se ce l'hai con me...-
-Non ce l'ho con te.- e infatti è così. Non ce l'ho con lei perché mi è totalmente indifferente.
-Sul serio?-
-Sul serio.- ribatto senza convinzione.
-Comunque alla fine è intervenuto mio fratello... e beh, non posso negare che oggi vi ho visto mentre parlavate.-
-È un problema?- rispondo sulla difensiva, neanche rendendomene proprio contro.
-No, affatto. Anzi, mi fa piacere. Insomma, lui di solito non parla con molte persone, penso che per lui siano tutti idioti senza cervello. E se quindi ti ha parlato, vuol dire che ti trova interessante e che ti vuole conoscere.-
Continuo a fissarla e me ne esco con la prima cosa che mi esce in mente -Ma come fai? Non hai ripreso fiato neanche per una parola.-
Lindsay scoppia a ridere, una risata che dura sì e no due secondi, una risata così simile a quella di Derek. Forse sono più simili di quanto credono...
-Zoey mi rimprovera sempre infatti, pensa che una volta...- si ferma e scuote la testa, forse imbarazzata -Scusa, forse non ti interessa la storia della mia vita. Comunque ancora non ci siamo presentate. Io sono Lindsay.-
E per la seconda volta mi ritrovo a stringere la mano a qualcuno che non conosco -Hayley.-
-Beh Hayley, spero davvero di farmi perdonare per il comportamento di Dylan e Zoey.-
Non mi convince neanche un po'. È tutto così tremendamente strano. Prima Derek, adesso lei...
-Sta' tranquilla. Solo, posso farti una domanda?-
-Certamente.- continua a sorridere, e ora mi sta seriamente dando sui nervi.
-Come mai tutto quest'interessamento adesso?-
-Beh, te l'ho detto. Mi dispiace per non essere intervenuta e...- la interrompo più bruscamente di quanto in realtà vorrei -Solo per quello?-
Sembro coglierla alla sprovvista, infatti balbetta un attimo, poi si riprende e torna a sorridere. -Beh, in effetti speravo che potessimo diventare amiche.-
-Amiche?- lei alza le spalle, come a dire 'sì, perché no?', e io le chiedo più acida che mai -Perché io e te dovremmo essere amiche?-
Lindsay sembra sorpresa da questa domanda, poi scorgo un lampo di delusione nei suoi occhi. Comincia a gesticolare e mi dice -Niente, avevo pensato che... vabbè lascia perdere.- e in un attimo abbassa lo sguardo e torna ai suoi appunti.
Mi do mentalmente della stupida. L'ho ferita. Tatto zero proprio. Riesco a ferire anche le persone che si mostrano gentili con me. Fantastico.
Ma tanto non mi importa. Nulla ha importanza ormai.
'Ancora che dici che non ti importa? Prima o poi questa maschera di menefreghismo che ti porti dietro cadrà. E allora voglio vedere se continuerà a non importarti.'




Angolo dell'autrice:
Here I Am! Sfortunatamente per voi. Okay, semplicemente non ho scuse per tutto questo ritardo. Torno dopo mesi e non mi aspetto che continuiate a seguirmi. Però lo spero, perché questa è una storia a cui tengo molto e che spero di riuscire a sviluppare al meglio. Comunque grazie alle persone che mi seguono e a chi ha recensito lo scorso capitolo. Grazie anche se siete arrivati a leggere fin qui, per me vuol dire davvero molto.
Allora, abbiamo il capitolo dal punto di vista di Hayley. Che ne pensate? In questo capitolo scopriamo subito dei fatti che probabilmente hanno sconvolto interamente la sua vita: la morte del fratello e l'abbandono del padre. Questo è solo un accenno, nel corso della storia svilupperò tutto per il meglio. Anyway, cosa ne pensate? E di Jenna? Vi ho fatto ricredere con questo capitolo? Derek invece? E Lindsay? Secondo voi perché ha proposto a Hayley di diventare amiche?
Beh, io spero che il capitolo vi sia piaciuto, e mi piacerebbe molto sentire i vostri pareri. Alla prossima.

Un bacione <3

  
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