Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    16/08/2014    3 recensioni
I desideri del cuore sono quelli che maggiormente influiscono sulle nostre decisioni, spesso portandoci in direzione completamente opposta proprio per non veder sparire quel sogno.
Seguite Maya e Masumi in questo 'finale' immaginario del manga ancora incompiuto!
Ultima REVISIONE Luglio 2016.
Una nuova Dea Scarlatta sarebbe sorta dalle ceneri di quella di Chigusa Tsukikage come una fenice, che avrebbe ereditato i diritti di quell'opera meravigliosa e imparato da lei tutte quelle nozioni per portarla in scena nella prima del due gennaio.
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6



Masumi raggiunse villa Takamiya come ogni pomeriggio senza riuscire a cancellare dalla mente quella scena né tanto meno le parole di Sakurakoji. Nonostante la confessione che aveva udito quella sera in cui Maya gli aveva restituito il ciondolo, non riusciva a darsi pace.

Sono lieto che abbia potuto assistere signor Hayami, proviamo questa scena così tante volte al giorno che quando arriveremo allo spettacolo dimostrativo sarà perfetta…

La frase gli echeggiava in testa come una maledizione e gli impediva di concentrarsi. Ogni giorno. Più volte al giorno. Stava per impazzire. Scosse la testa e attraversò l’atrio di casa Takamiya. L’odore di rose era scomparso e Shiori era notevolmente migliorata, il giorno prima l’aveva trovata in piedi in camera e quando aveva aperto la porta finestra era uscita da sola. Non dava ancora segno di riconoscere nessuno e i suoi occhi erano sempre velati da quella patina opaca.

Entrò in camera e la trovò vuota, la porta finestra aperta. Uscì preoccupato, ma si rasserenò quando la vide seduta sulla grande poltrona. Aveva gli occhi chiusi, gli aloni scuri erano scomparsi, indossava un kimono bianco ricamato e aveva quasi riacquisito la sua bellezza. Ascoltava la musica, sul tavolino c’erano tante riviste e un vassoio con il tè. Sorrise provando veramente un senso di sollievo.

- Buongiorno Shiori - la salutò anche se sapeva che non avrebbe risposto. Si tolse la giacca abbandonandola sul tavolino e prese una delle riviste, sembravano piacerle quelle storie romantiche che c’erano nelle ultime pagine così lui gliele leggeva per tutto il tempo che restava con lei. Si sedette a gambe incrociate sull’erba e iniziò a leggere. L’argomento di quella particolare storia non lo aiutò a scacciare il tormento che aveva dentro dato che narrava di due contendenti, il proprietario terriero e un contadino, innamorati della stessa donna che, se all’inizio sembrava protendere per il ricco proprietario, alla fine si scoprirà pazzamente innamorata del contadino e lo sposerà.

Shiori si alzò dalla sedia e lui smise di leggere guardandola. Si avvicinò e gli si inginocchiò davanti. Masumi la fissava stupito e posò lentamente la rivista sul tavolino senza distogliere lo sguardo da lei. Vide distintamente le sue pupille schiarirsi e riacquisire il loro colore originario mentre il cuore gli batteva all’impazzata.

- Shiori… - sussurrò il suo nome allungando una mano verso il suo volto.

- Masumi… - lo chiamò lei consapevole prendendo dolcemente la sua mano e avvicinandosela alla guancia.



Maya non riusciva a credere ai propri occhi! Era il signore simpatico che aveva incontrato alcune volte e che nella valle dei susini le aveva raccontato la storia di Yaoya Oshichi che lei aveva usato nella prova del fuoco voluta dalla signora Tsukikage!

- Ma lei è… - rimase senza parole, incapace di decidere se essere meravigliata o arrabbiata perché le aveva nascosto chi fosse realmente. Tale padre, tale figlio!

- Si sieda, la prego - la invitò indicando il divano.

Maya lo fissò adirata e lui ammirò il suo coraggio e anche il suo autocontrollo. Si sedette e la raggiunse lentamente, zoppicando vistosamente. Per una frazione di secondo Maya fu tentata di aiutarlo e Eisuke notò il suo movimento, ma poi ci ripensò e lui sorrise.

- Sono davvero dispiaciuto per averle celato la mia identità, signorina Kitajima, non era mia intenzione offenderla né raggirarla. La realtà è che ero sicuro che lei mi avrebbe respinto se avesse saputo chi fossi realmente. Le chiedo scusa per questo mio comportamento - le confessò una volta seduto, il bastone appoggiato al cuscino del divano.

Sembrava veramente dispiaciuto, ma Maya era ben cosciente che doveva essere una vecchia volpe trasformista, abituato a contrattare con controparti molto più esperte di lei nelle trattative. Quindi decise di non credergli, almeno per ora. Per un fugace attimo si rese conto che in quella giornata entrambi gli Hayami si erano scusati con lei…

- Spero non si offenda, signor Hayami se dubiterò di ogni parola che mi dirà da questo momento in poi - rispose Maya freddamente, rimanendo rigida sul divano.

Eisuke scoppiò a ridere e si immaginò quella ragazzina dare le stesse risposte piccate a suo figlio in pubblico. Maya rimase immobile e per nulla disponibile al confronto, ma lui non si arrese.

- Un punto per lei, signorina Kitajima - ammise Eisuke annuendo - Ma l’ho invitata proprio per chiarire questo malinteso - aggiunse e in quell’istante entrò una cameriera che le sorrise dolcemente e posò un vassoio con il tè sul tavolino basso in mezzo a loro. La signora fece un lieve inchino e uscì.

- Mi dica quello che deve e mi lasci andare - lo incalzò Maya, non aveva intenzione di trattenersi un minuto di più e non voleva certo incontrare l’altro Hayami!

- È libera di andarsene anche adesso, signorina Kitajima, non la trattengo, ma mi farebbe davvero piacere se lei ascoltasse ciò che ho da dirle - incatenò i suoi occhi a quelli della giovane e rimase stupito di non trovare alcuna traccia di sottomissione.

Maya si inginocchiò accanto al tavolino e iniziò a preparare il tè.

- La ascolto - disse seria - Come lo preferisce? - aggiunse poi guardandolo.

- Solo tè, grazie, sa con l’età non posso eccedere in niente… - e le sorrise. Eisuke si soffermò ad osservarla mentre preparava il tè. I capelli avevano una particolare sfumatura castana, proprio come gli occhi, che ardevano sempre di quella fiamma che aveva scorto anche la prima volta. Da quanto tempo in quella casa mancava una donna che compisse dei gesti semplici come quelli per servire il tè? Da quando la madre di Masumi era morta nell’incendio.

Maya gli porse la tazza, ne prese una per sé e tornò sul divano. In realtà non sapeva neanche lei dove trovasse tutto quel coraggio. Eisuke Hayami doveva essere stato un uomo imponente, il suo sguardo era gelido e i tratti del suo volto duri e spigolosi. Però lei lo aveva visto anche sorridere e quando le aveva parlato della Dea Scarlatta, il suo volto era cambiato completamente. Era un bravo attore o uno bravo a mentire… o magari aveva una maschera come suo figlio.

- Lei è a conoscenza che più di trenta anni fa ho incontrato Chigusa Tsukikage mentre interpretava la Dea Scarlatta? - le domandò sommessamente.

- Sì, la signora Tsukikage mi ha raccontato ogni cosa - e così dicendo Maya recise tutti i ponti che potevano portare la discussione da quel lato. Il suo sguardo era duro e accusatore e la sua posa rigida e tesa.

Eisuke Hayami sospirò incurvandosi nelle spalle.

- Ho capito… - annuì, allora tentò un’altra strada - Ho guardato tutti i suoi spettacoli, sa? - e indicò una pila di CD su un tavolinetto vicino ad un lettore digitale collegato ad una televisione a schermo piatto.

- In molti l’hanno fatto - ribadì lei freddamente e lui sorrise.

- Ha un talento particolare e comprendo perché Chigusa l’abbia scelta -

- Le sue lusinghe non l’aiuteranno, signor Hayami, e non ho ancora compreso perché mi abbia fatto venire qui! - rispose seccamente Maya cercando di mantenere la calma e tagliando tutti i ponti anche in quella direzione. Se crede di incantarmi si sbaglia di grosso...

Eisuke si rese conto che i soliti sistemi con questa ragazzina sembravano non funzionare. Non era abituata alle transazioni e quindi non seguiva quegli schemi tattici durante una conversazione, ma si affidava all’istinto e così avrebbe fatto lui. Espirò abbassando lo sguardo e per un attimo Maya si pentì di essere stata così tagliente nelle risposte.

- Sarebbe così gentile da premere il pulsante che è sulla scrivania? - le chiese gentilmente. Lei si alzò, lo trovò, lo premette e pochi secondi dopo entrò nello studio un collaboratore con una sedia a rotelle. Chissà cosa era accaduto per ridurlo in quello stato.

- Venga, le faccio vedere una cosa - uscirono e disse qualcosa all’uomo che imboccò il corridoio a destra fino a raggiungere un’altra stanza che aprì con una chiave. Eisuke spinse la sedia da solo, il collaboratore restò fuori e anche lei rimase immobile sulla soglia finché lui non la chiamò accendendo la luce.

La stanza conteneva alcuni quadri stupendi che rappresentavano scene della Dea Scarlatta e appesa ad un manichino di fronte a loro c’era una veste di seta meravigliosa. Maya si avvicinò lentamente, gli occhi spalancati e Eisuke rimase colpito dalla sua trasformazione.

È come Chigusa, esattamente come lei!

Maya allungò una mano, completamente dimentica del luogo dove fosse e di chi avesse intorno. La seta era pregiata e fine, ricamata splendidamente, ma a metà circa c’era una bruciatura. La sfiorò con la mano e una lacrima involontaria le scese sulla guancia. Poi udì la voce di Eisuke iniziare il suo racconto.

Maya si girò, ma lui stava fissando la veste, gli occhi pieni di tristezza, e le narrava i fatti dal suo punto di vista. La storia si incastrò perfettamente con quella della signora Tsukikage, non le nascose niente, ma a differenza di quella della signora, la sua era piena di rammarico, di solitudine, di sofferenza, per quell’amore non corrisposto. E di follia. Le confidò anche del breve quanto insano pensiero di gioia che aveva provato alla morte di Ichiren Ozaki e Maya rabbrividì di terrore. Eisuke Hayami riallacciò a quella vicenda parte della vita di Masumi, il matrimonio con sua madre, il fatto che lui non potesse avere figli. Maya rimase sconvolta da queste confidenze e non era sicura che il signor Hayami si rendesse veramente conto che le stava raccontando a lei. Fissava la veste e sembrava in un altro mondo.

Così Maya scoprì il motivo del matrimonio con quella cameriera e l’adozione di Masumi. Le raccontò anche di come vide in lui la scintilla che il suo futuro erede avrebbe dovuto avere nella piccola prova che vinse contro i cugini. Il suo sguardo divenne ancora più vacuo e assente quando le narrò le vicende dell’incendio in cui era morta la madre di Masumi.

- È stata colpa mia, lei tornò dentro per prendere quella veste e Masumi le andò dietro… - sollevò lo sguardo su di lei e Maya ci vide una radicata amarezza e una profonda tristezza. Si voltò a guardare la macchia bruciata col cuore gonfio. Quando tornò a guardarlo, Eisuke Hayami aveva riacquisito il controllo e i suoi occhi erano tornati freddi e calcolatori.

- Perché mi ha raccontato tutto questo, signor Hayami? - sussurrò con gli occhi alla veste, una mano che lisciava il tessuto pregiato.

- Per farle capire quanto sia importante per me la Dea Scarlatta - ammise subito, il senso di colpa che aveva sentito nella sua voce era completamente scomparso.

Indossa anche lui una maschera...

- Ma lei è già ricco, signor Hayami, a cosa le servono i diritti di rappresentazione? Inoltre andranno alla candidata che vincerà il confronto, non saranno neanche più della signora Tsukikage! - Maya lo affrontò senza alcuna paura, lo sguardo limpido, la voce chiara e decisa.

Eisuke Hayami fu costretto ad ammettere che quella ragazzina aveva coraggio da vendere. Oppure era solo innocenza. Non sapeva ancora come andava il mondo e lo affrontava d’istinto senza preoccuparsi delle conseguenze.

Maya vide il suo volto deformato dalla disperazione, dall’angoscia e dalla paura di perdere ciò che più aveva desiderato il suo cuore nella vita. Non erano i soldi. Non era sua moglie. Non era suo figlio. Era la Dea Scarlatta.

E così seppe cosa dire.

- Signor Hayami - Maya raddrizzò la schiena, fiera e determinata - Se dovessi essere scelta dalla signora Tsukikage non le cederò mai i diritti di rappresentazione - la sua voce uscì modulata, tranquilla e pacata, i suoi occhi ardevano e Eisuke Hayami seppe di aver perduto la partita.

Le sorrise accasciandosi sulla sedia, sconfitto, battuto da quello scricciolo di ragazza che aveva fatto capitolare anche suo figlio. Chi era? Come poteva avere questo potere sugli altri? Anche quando recitava quella forza usciva da lei e si spargeva intorno, conquistando tutti.

Se credessi… direi che è la sua anima ad essere così sfolgorante e magnetica…

- Spero allora concederai a questo vecchio di udire dalle tue labbra i versi della Dea Scarlatta. Reciteresti per me, Maya? - le chiese chiamandola per nome e usando un accento meno formale. La sua supplica sembrò così sentita che non poté negargli quanto chiedeva.

- Ti prego, indossa quella veste - e la indicò debolmente.

Maya spalancò gli occhi meravigliata e li posò sulla veste. Era un vero splendore nonostante la macchia bruciata.

Signor Hayami, mio ammiratore, lo faccio anche per lei… se pensavo che la mia vita fosse stata uno schifo… non potevo immaginare come era stata la sua… adesso però tocca a me rilanciare!

- Non posso indossarla, signor Hayami - gli comunicò tristemente.

- Perché? - era angosciato e afflitto, ma lei proprio quella veste non poteva metterla.

- Perché è costata la vita alla madre di suo figlio e ho troppo rispetto per poterla indossare - spiegò lentamente, le guance che si tinsero inspiegabilmente di un rosso tenue.

- Ma reciterai per me? - le chiese pieno di speranza. Non sembrava neanche più lo stesso uomo che l’aveva affrontata poco prima.

- Va bene, signor Hayami, reciterò per lei… - acconsentì Maya espirando - Ma ad una condizione - aggiunse e lo vide trattenere il respiro.

- Quale? - era confuso, non riusciva a capire come la situazione si fosse ribaltata.

- Deve cedermi quella veste - lo disse lentamente, facendo un passo verso di lui, la voce convincente e rilassata. Lo vide sbiancare, i suoi occhi si fecero vitrei e temette una reazione eccessiva, ma Eisuke riuscì a ritrovare la calma.

- Perché dovrei dartela, è l’ultima cosa che mi lega a lei! - ringhiò, ma Maya rimase nella sua posizione senza farsi intimorire.

- Perché è stato suo figlio a tirarla fuori dall’incendio che ha ucciso sua madre, è giusto che l’abbia lui e decida cosa farne, non trova? - gli disse sempre con quel tono saldo e sicuro - E perché così reciterò per lei la Dea Scarlatta - aggiunse fissandolo.

Eisuke rimase immobile per un tempo indefinito, ma Maya non cedette neppure per un istante. Lo vide combattere contro quel fantasma che aveva monopolizzato la sua vita e quella del figlio ed ebbe pena per lui.

- E va bene, ragazzina! Hai vinto tu! - e scoppiò a ridere. Una risata folle e isterica e lei sperò fosse il primo passo per lui verso una liberazione necessaria da quelle catene che gli avevano condizionato la vita.

Maya espirò rendendosi improvvisamente conto di ciò che aveva fatto. Era passata da una iniziale rabbia e terrore verso quell’uomo ad una presa di posizione netta contro di lui e aveva vinto! Eisuke Hayami era un uomo solo, era sempre stato solo e quell’amore impossibile per uno spirito che esisteva solo sul palcoscenico lo aveva consumato.

Sotto il suo sguardo esterrefatto, Maya recitò Akoya in un monologo perfetto, vestita come tutti i giorni, senza trucco, né luci adeguate né musica. Solo lei e le battute. E Eisuke Hayami.

La vide trasformarsi, diventare Akoya, i movimenti, il volto, gli occhi, non era più Maya Kitajima. Mentre le battute si susseguivano, Eisuke comprese esattamente il talento che Chigusa aveva scorto in lei sette anni prima e anche il motivo per il quale Masumi si era innamorato di lei tanto da lasciare ogni cosa: per lei il teatro era tutto, viveva intensamente ogni attimo della sua vita in funzione di esso e gli dedicava tutta se stessa. Quella voglia di vivere e amare usciva da ogni battuta di Akoya ed era probabilmente questo che aveva fatto riflettere Masumi sulla sua vita e gli aveva fatto cambiare strada. Era tornato ad amare.

E lui? Avrebbe potuto lasciarsi conquistare da quella ragazzina? Permettere alla sua vitalità di entrargli dentro e farlo tornare ad amare esattamente come era stato per suo figlio? Maya finì di recitare e nei suoi occhi vide tornare la ragazza di sempre, la Dea Scarlatta era scomparsa.

- Io… Grazie Maya, sei stata sublime - lei arrossì genuinamente e Eisuke ebbe un tuffo al cuore. È così spontanea, è qui con me ma non mi teme! Mi ha strappato letteralmente quella veste che avevo gelosamente custodito, ha recitato per me e ora arrossisce… Ti invidio ragazzina…

Lei fece un lieve inchino e si guardò intorno imbarazzata.

- Avanti, prendi la veste prima che io cambi idea - Maya si stupì per il tono della sua voce e il suo sguardo intenso. Tolse con cura la veste dal manichino e la ripiegò attentamente.

Uscirono dalla stanza e l’inserviente li portò all’entrata.

- Sei stata coraggiosa, Maya Kitajima - le disse infine con un sospiro.

- Ecco… io signore… - balbettò e Eisuke rimase scioccato, non sembrava neanche la stessa ragazza di prima. Scoppiò a ridere  e lei arrossì.

- Vorrei che venissi ancora a trovarmi, posso sperare che tu lo faccia? - le chiese addolcendo lo sguardo.

Maya annuì incapace di proferire parola.

- Reciterai ancora per me? - aggiunse fiducioso, gli occhi che brillavano intensamente.

Maya lo fissò stupefatta. Era anziano, malato e sconfitto, infierire su di lui non sarebbe servito a niente.

- Sì, signor Hayami… - mormorò lei abbassando la testa sulla veste che teneva in braccio. Fece un lieve inchino e schizzò via lungo il sentiero fino al cancello. Si voltò a guardarlo pensierosa una sola volta, poi uscì.

- Una cosa davvero inaudita… - sussurrò Eisuke.

- Come dice, signore? - gli chiese il collaboratore rientrando in casa.

- È una ragazza incredibile non trovi? -

- Concordo signore, sono andato a teatro quattro volte a vederla… - gli confidò lui spingendolo nello studio.

- Davvero? E cosa hai visto? - gli chiese pieno di curiosità.

Il collaboratore iniziò a raccontare dei quattro spettacoli e si stupì del signor Hayami, era in assoluto la prima volta che lo interpellava in merito a qualcosa della sua vita…



Per la prima volta nella sua vita Ayumi si convinse che niente accade per caso. L’incontro con Peter Hamil si era rivelato una sorpresa continua. Se inizialmente lo aveva trovato fastidioso, ora non riusciva a non pensarci per più di un minuto. Da quella sera, anzi, da quella notte, ogni cosa era cambiata. Peter le aveva candidamente detto cosa non funzionava nella sua recitazione dal punto di vista della sua macchina fotografica e così aveva potuto correggere alcuni difetti e era stato altrettanto schietto nel dirle che non avrebbe mai e poi mai potuto raggiungere gli stessi risultati senza la vista. Lei aveva gridato, si era arrabbiata, ma lui non aveva ceduto di un millimetro e alla fine, come non le era mai accaduto, aveva ceduto lei.

Aveva ragione… è assurdo che io possa pensare di ottenere lo stesso risultato, ma darò il meglio comunque! Inoltre tutti gli altri sensi si sono affinati, ho comunque guadagnato molto anche senza poter vedere...

Onodera la seguiva nelle prove come se ci vedesse e da quando lo avevano convinto, lui aveva fatto finta che lei fosse in perfetta forma. Akame aveva avuto solo qualche dubbio iniziale, poi si era fatto travolgere dalla sua Akoya.

Quando ti rivedrò, Maya, sarai la Dea Scarlatta su quel palco naturale e io non permetterò a niente di ostacolarmi! Peter… la mia consapevolezza dell’amore di Akoya è soprattutto merito tuo… La tua sincerità, il modo in cui ti sei rivelato a me e mi hai aperto il tuo cuore, mi hanno disorientato, ma ora ho capito, ho capito ogni cosa! L’angoscia quando sei lontano, come mi sento diversa ora che ci sei e non comprendo come sono riuscita a vivere prima… quell’insana gelosia che mi rode ogni volta che un’altra donna ti sorride…

Alzò gli occhi verso lo specchio e vide il suo riflesso alle spalle. Era in piedi appoggiato alla porta ed era bellissimo.


   
 
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