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Autore: Lily777    02/09/2014    1 recensioni
Anna propone a Mike di fare una vacanza 'in famiglia'
Questo significa che Chester non verrà invitato, al contrario di quello che accade solitamente.
Come prenderà la notizia quest'ultimo? Che ripercussioni avrà sul loro rapporto questa improvvisa lontananza l'uno dall'altro?
Sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità, vi auguro buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chester Bennington, Mike Shinoda, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci all’ultimo capitolo. Questa fic è stata corta, ma per me molto importante. È stata la seconda che ho pubblicato e spero vi sia piaciuta!
Un grazie di cuore a Pain e J a r t che l’hanno sempre seguita e commentata, regalandomi bellissime recensioni. Vi adoro, siete dolci come il cioccolato! Spero che anche il terzo capitolo vi coinvolga e vi faccia sorridere!
Un abbraccio, buona lettura a tutti!

 
 
 
" All'improvviso mi arriva un messaggio vocale.
Sussulto.
Avevo il telefono in mano, indeciso se comporre il numero di Chester o no. Insomma, l'ho tenuto spento fino ad oggi, non sento nessuno da ormai venticinque giorni, non ce la faccio più!
Anna dice che mi sono trasformato in una specie di zombie negli ultimi giorni e mi fa continuamente misurare la febbre, non capendo cos'ho mi da una pastiglia per il mal di testa e mi manda in camera a riposare.
La nostra vacanza è quasi finita, ancora quattro giorni e si torna a casa. Un po' mi dispiace. Ma non ho una gran voglia di stare qua...
Strofino il viso sul cuscino e mi tiro su a sedere, coprendomi le gambe con il lenzuolo.
Chi sarà ora?
Vedo quando me l'hanno spedito. Risale a cinque giorni fa, ore undici e mezza.
Lo apro, incuriosito.
Lo ascolto.
All'inizio mi sembra tutto uno scherzo, uno di quelli che farebbe Joe insieme a me.
Poi sento la voce di Chester e mi sento davvero male, tutto a un tratto.
Finisce la registrazione e non sono sicuro di aver capito di cosa parlavano lui e altri due.
Così la risento.
Inghiotto quantità industriali di saliva. Non so come reagire. Ma dove l'hanno registrato? Chez di sicuro non ne sapeva nulla.
E poi... Profumo di mughetto e mandorla? Arrossisco violentemente.
Quando dice a quello che credo sia Rob che mi mangerebbe gli occhi muoio definitivamente.
Ma che sta raccontando?
Al quinto ascolto capisco tutto. Afferro la situazione, tutte le parole, il luogo dove sicuramente è stata svolta l'interrogazione del povero e ignaro cantante, i suoi carnefici...
Prendo un grosso respiro.
E invece di preoccuparmi o altro, rido. Rido e il cuore mi scoppia di gioia.
In principio non ne comprendo il motivo, credo semplicemente di essere impazzito rimanendo chiuso qua dentro.
Poi invece un pensiero si fa largo nella mia mente. La prima cosa che appare è ' lui mi ama. Profumo di mughetto e mandorla. Ama i miei occhi. Profumo di mughetto e mandorla' finché non formulo un discorso un po' più decente.
Ok. Rob e Brad hanno capito da un bel po' che proviamo qualcosa l'uno per l'altro. La cosa non mi stupisce molto, visto che la luce notata da loro negli occhi di Chester l'avevo scorta anche io.
Per quanto riguarda me...Mi conoscono entrambi da tempo immemore. Era impossibile che non si fossero accorti di nulla. Sono un po' sorpreso, ma potevo prevederlo.
Rimango stupito da quello che ammette il mio compagno. Ha davvero il timore che lo lasci. E dire che ci avevo persino riflettuto su... Sentire lui così convinto e inquieto non fa altro che provocarmi una nostalgia assurda.
Voglio stringerlo fra le braccia e non mollarlo più. Rassicurarlo.
Hanno ragione Brad e Rob. So cos'è giusto e cosa è sbagliato e ho un carattere molto rigido per quanto riguarda la correttezza. Ma, citando ciò che hanno detto loro, se tengo davvero a qualcuno... Non me lo lascio sfuggire.
Mi ha fatto bene sapere che ci appoggiano. Mi sento... Strano ma felice.
Come faccio a convincermi a non pensare più a lui?
Ho preso la strada più semplice. Volevo stare tranquillo e scordarmi di tutto e tutti.
Ma l'Amore... Quello non si può mettere da parte.
Come devo agire? Come voglio agire?
Così faccio la cosa più irrispettosa e stupida che potessi mai fare.
Telefono a casa di Chester -sono troppo codardo per fare uno squillo direttamente al suo cellulare.
Ecco.
Me la sento e chiamo. Appena risponderà forse gli chiuderò in faccia, ma per ora... Per ora ci provo.
Attendo. Squilla.
Attendo.
- Pronto?- inghiotto a vuoto. Non è Chester.
- Ehi... Ehi Talinda, ciao! Sono Mike -
- Mike? Oh, ehm, come va?- Sembra molto sorpresa. Non si aspettava che chiamata.
- Tutto bene qui. C'è un sole stupendo! E lì da te?- afferro la bottiglietta d'acqua accanto al mio letto e me la tracanno tutta.
Mi sembra di stare compiendo un crimine.
- Mi fa piacere! Che bello, beati voi! Qua...Abbastanza dai. Sai com'è, le gemelle non stanno buone un attimo. Chester non fa altro che giocare con loro e con Tyler e cantare canzoncine, tanto per tenersi allenato per quando torni!- ridacchia e io le faccio compagnia. Appena ha sussurrato quel nome un brivido mi è corso lungo la schiena.
- Povero, sarà senza voce ormai!- esclamo. Non so che dire. Vorrei chiederle se me lo può passare perché dovrei parlarci, ma mi sembra proprio inopportuno.
- Si ahah! -
- Lui come sta...?-
Un attimo di silenzio. - Beh... Va spesso in sede. Sta seduto là, allo studio. E ti aspetta- Tremo mentre bisbiglia questa frase.
Mi aspetta. Lui mi aspetta sempre. Aspetta tutti i miei comodi. Sopporta le mie paturnie. Le mie crisi. I miei continui tira e molla.
Mi tende sempre la mano per farmi tornare in piedi.
E poi si mette in un angolo. Mi guarda da lontano. Mi sorride dolcemente. Lo fa solo con me. Mi da forza.
E mi aspetta.
- Quando torni Mike..?- domanda Talinda. - Perché lui... Ecco, è una situazione difficile - ancora non fiato. - Senza di te lui...-
- Dove lo posso trovare?- la interrompo di colpo. Devo vederlo. Voglio. Ora. Subito.
Ne ho bisogno.
E ne ha bisogno lui.
Mi torna in mente Anna.
Risposte. Risposte incerte echeggiano nella testa. Non so che dirò o cosa succederà.
So solo che devo vederlo.
-…È ... È in sede in questo momento- mi risponde incerta, - Perché?-
Non so come riuscirò ad arrivare a Los Angeles in giornata. Devo correre in aeroporto e cercare un volo.
Non mi interessa. Voglio tornare a casa.
- Prendo il primo aereo e torno. Non dirgli niente per favore. Solo... Assicurati che rimanga lì dov'è- Sento che sto facendo un errore.
Un errore verso tutto e tutti. Non mi interessa.
- Mike...?- chiede, esitante.
- Tranquilla. Farò ciò che ritengo giusto- le dico frettolosamente.
La sento sospirare preoccupata. Forse pensa che io con ' cosa giusta' intenda 'chiudere con questa storia'.
Forse.
Lo farò a modo mio.
Cosa devo fare e cosa voglio fare... Cosa devo e cosa voglio...
- Ok. Buona fortuna e grazie. Ci vediamo allora- sussurra.
- Grazie a te, mi servirà. E scusa il disturbo, ciao- riattacco e mi sento un po' stordito.
Tuttavia so come agirò ora. Devo intraprendere una sola strada. Sono sempre in un bivio.
Sempre nel mezzo.
È ora di scegliere.
Quale poi, non so.
Mi alzo, mi cambio e racimolo tutti i miei vestiti per poi infilarli in valigia distrattamente.
Vado in bagno, mi lavo per bene il viso e mi sistemo.
Il mio cuore sta scoppiando.
- Anna!- arriva subito e mi guarda un po' disorientata, notandomi con il bagaglio in mano.
- Tesoro, che succede?-
Prendo un respiro.
- Chester ha avuto un attacco di panico- il che, da quello che mi ha fatto intendere sua moglie e conoscendolo, è totalmente vero - Non riescono a tirarlo su e calmarlo. Devo correre a casa- affermo deciso.
Mi osserva poco convinta.
- Sono consapevole che a volte abbia delle ricadute Mike, ma mancano quattro giorni!- so che vorrebbe che rimanessi perché poi non ho molta possibilità di stare accanto a lei e Otis.
Ma per una volta scelgo di seguire quello che sento.
Chester avrebbe fatto lo stesso.
Lui mette sempre me al primo posto.
Devo prendere una decisione.
- Devo andare. Scusami, appena atterro a Los Angeles ti telefono ok?- Le accarezzo la guancia con la mano. Le afferro la spalla e le sorrido. Annuisce e fa lo stesso.
Chiamo Otis e lo abbraccio, gli dico che ho un'urgenza al lavoro e devo scappare. Mi batte il cinque - Ciao papà! Ci vediamo a casa-
Fuggo fuori.
Fuggo da tutto per raggiungere una sola persona.
 
 
Chiamo un taxi e mi faccio portare all'aeroporto alla velocità della luce.
Continuo a persuadermi affermando che andrà tutto bene, anche se probabilmente non sarà così.
Chiedo subito qual è il prossimo volo per la mia città. Ora è mezzogiorno. Mi dicono che devo attendere quello delle quattordici. Sei ore e giungerò a casa.
Mi accomodo e aspetto. Gente che parte, altra che è appena atterrata.
Li guardo e rifletto su cosa sia per me 'casa'.
Quella dove c'è la tua famiglia. Dove ti senti al sicuro. Dove dimori sempre e sei sereno.
Lui una volta mi ha rivelato che sono la sua Casa. Io sono tutto questo.
Lui è la mia?
Lo è?
Metto da parte questo pensiero e acquisto un panino in un fast-food situato all'interno di questa enorme struttura. Mangiare mi aiuta a stendere un po' i nervi.
Compro anche delle patatine. Se Chester fosse stato qua me le avrebbe rubate e le avrebbe divorate insieme a Otis, come spesso accade.
Fanno sempre squadra quei due, io invece sono lo sfigato a cui tirano le briciole per divertirsi. Che bambini.
Il tempo non passa più e l'unico calmante che trovo è ascoltare un po' di musica dal mio iPod. Contiene tutti i generi possibili e immaginabili. Ma i brani che preferisco ascoltare in questo periodo sono quelli lenti e pacati.
Compresi alcuni eseguiti nei nostri live, come Pushing Me Away con il piano, My December, The Little Things Give You Away e The Messenger.
Mormoro qualche verso e mi alleggerisco.
Ritrovo un po' me stesso.
 
 
Salgo sull'aereo, febbricitante.
Sprofondo nel mio sedile e spero di riuscire ad addormentarmi così le ore sembreranno passare in una frazione di secondo.
Domando alla Hostess se gentilmente mi può portare una camomilla, poi cambio idea e opto per qualcos'altro di più forte. Molto più forte.
Trangugio il bicchierino di Vodka puro tutto d'un fiato e me ne faccio dare un altro. Mentre lo sorseggio la mia gola grida pietà e il mio stomaco brucia e si contorce.
A quel punto ritorno sulla camomilla e ne bevo tre.
Mi insulto per quello che ho ingoiato, ma, in verità, qualcosa di alcolico mi ci voleva proprio. Per schiarirmi le idee. Molto confuse.
Indosso le cuffie e mi concentro sulle note di un'opera di Chopin. Non riesco a prender sonno così ingerisco un calmante, che mi fa sentire pesante e stanco.
Finalmente...
- Signori, preparatevi e sistemate le cinture di sicurezza, stiamo per entrare in fase di atterraggio!- Strilla l'assistente di volo, facendomi svegliare all'istante.
Mi sfrego il viso fra le mani e solo ora realizzo che, merda, sto per rivedere Chester dopo venticinque giorni. Ora vado là e non so neanche cosa dire, non mi sono neppure preparato un discorso!
Vorrei bere un altro bicchierino, ma sto per avercela io la crisi di panico, quindi mi trattengo.
Dovere o Desiderio? Giusto o sbagliato?
Responsabilità o sentimento...?
Atterriamo e scendo velocemente. Mi torturo le mani e mi ricordo che devo prima di tutto chiamare Anna. Risponde subito, la avverto che sono arrivato e che il volo è andato bene. - Salutami Otis! Ci vediamo fra tre giorni- chiudo.
Prendo un taxi. - Buonasera signore, dove la porto?- chiede l'autista.
' Ci siamo'."
 
 
/ Torno a casa e abbraccio entrambe le mie bambine.
- Papi, che ci fai qui?- mi sussurra Lily all'orecchio. La guardo stranito.
- Beh, questa è o no la casa del Grande Capo?-
- Si, la mia!- esclama l'altra.
Ridacchio e rispondo prontamente - Allora, mettiamola così: questa è o no la dimora del vostro vecchio e bellissimo padre?-
- Si!- dicono all'unisono.
- Tyler dov'è?- Chiedo, guardando un po' in giro.
- Allenamento di calcio- risponde Lila. Beh, per ora è salvo. Ma appena arriva a casa me lo mangio di baci.
Me le spupazzo un po', poi andiamo a prendere la famosa Kelly, che in questi giorni è stata rasata per bene e dipinta con mille pennarelli diversi.
La versione finale non è poi così male.
A parte il fatto che sembra che la sua parrucchiera abbia sfogato le sue frustrazioni sulla povera chioma bionda e che sia stata investita da un arcobaleno.
- E Lulù dov'è?- chiedo. Una delle due piccine corre in camera a prenderla e me la porta. Strano: è ancora tutta intera!
Mi metto a giocare con loro. La loro compagnia mi accende il cuore. Mi dispiace di poter stare poco con la famiglia, a causa dei miei continui tour con i Linkin Park e ora anche con gli Stone Temple Pilots.
Meriterebbero sicuramente un uomo più presente.
Mi sembra di essere diventato la fotocopia di mio padre. Egoista e assente. Mi fa male.
Devono essere tutti felici. Me lo ripeto sempre. Mi rimbalza in testa questa frase.
Voglio che abbiano quello che a me è sempre mancato.
Talinda, che fin'ora era rimasta in cucina, entra in soggiorno e sembra stupita di vedermi qui.
Prendo per le manine le due principesse, lei si avvicina e si abbassa alla nostra altezza.
Le stringo tutte e tre fra le braccia. Devono essere felici, mi dico. Lo voglio.
Dopo un po' le lascio, le gemelle mi sorridono e vanno nella loro cameretta.
Rimango con mia moglie. - Ti sto dando quello che desideri Talinda?- le domando a bruciapelo.
Mi osserva un po'. - No- replica.
Il mio sguardo si vela involontariamente di tristezza e sconforto.
Lo sapevo. Lo sapevo.
- Mi stai dando molto di più- bisbiglia.
Tiro su il capo, sorpreso.
- Dai tanto, sempre. Dai tutto te stesso per renderci sereni e farci vivere al meglio. Non mi fai mai sentire sola. Appena puoi stai con i tuoi bambini. E porti un po' di pace durante le tempeste - le sue labbra mostrano un sorriso di gratitudine.
Faccio davvero tutto questo? Non sono come mio padre?
- Sei sempre pronto ad aiutare chi ti è caro. Ormai questa dote la possiedono pochi, molto pochi. Tu ce l'hai.- mi avvolge una mano fra le sue. - E ti ringrazio per tutto-
Le luccicano gli occhi.
Allora dice sul serio.
Lei è sincera...
Le accarezzo la guancia e riprende, con sguardo severo:- E comunque, la padrona di casa sono io!-
- Ah, te lo scordi!- esordisco e ridiamo assieme.
Ho una famiglia perfetta. E bellissima.
Spero che non cambi. Spero di essere sempre così fortunato. Spero di essere almeno per un quarto simile a come mi ha descritto mia moglie.
Spero di diventare più presente.
- Oh, quasi dimenticavo! Ha chiamato Brad prima-
- Brad?- Che vorrà, farmi un altro interrogatorio?
- Si, ha detto che devi andare in sede- risponde, - deve farti sentire delle nuove basi su cui sta lavorando. Mi ha anche chiesto di riferirti che arriverà un po' in ritardo, di aspettarlo lì. -
Ma c'è tutta questa fretta? Insomma, è appena uscito il nostro nuovo album!
Mostro il broncio e lei, sghignazzando, continua :- Forza, muoviti!-
Sospiro e la accontento.
Mi alzo, ma prima di uscire di casa le bacio la guancia con affetto.
 
 
Il cielo è oscurato da nuvole dense e opprimenti. Sono solo le diciannove e trenta, ma sembra molto più tardi.
Lo studio è deserto, il chitarrista non c'è ancora, allora mi siedo sul divano rosso e, guardandomi in giro, aspetto.
C'è un silenzio tombale.
Vado a farmi una tazza di tè e la sorseggio lentamente. Passano quindici minuti e di lui neanche l'ombra.
Studio quel poco di liquido dolciastro che è rimasto nel bicchiere. Lo faccio traballare. Lo giro col cucchiaino. Dopo poco torna sempre quieto. Una tavola.
Incredibile quanto mi ricordi Mike. Anche lui oscilla, barcolla, ma poi torna tranquillo e forte come sempre.
- Il mio genio- sussurro. Sarà ancora mio per poco, temo.
Stringo gli occhi, sospiro pesantemente e mi stendo sul sofà.
L'ambiente è abbastanza buio e mi do un po' di tregua, rilassandomi.
Non ho idea di quanto tempo passi, ho perso la cognizione del tempo. Forse mezz'ora, forse molto di più. Ad un tratto sento rimbombare in ingresso dei suoni metallici, provenienti dalla serratura.
Finalmente quel ritardatario è arrivato!
Mi tiro su a sedere nell'esatto momento in cui entra. La figura richiude la porta dietro di sé e accende la luce. Voglio protestare, apro la bocca.
Ma non esce il minimo suono.
Oh.
Questo non è Brad.
Decisamente no.
Ci fissiamo. Io seduto, aggrappato ai cuscini e lui in piedi, sulla soglia.
Il suo sguardo mi entra dentro. Sono sempre stupendi, i suoi occhi.
Inghiotto e credo di avere una visione.
Mi decido a tirare su il sedere.
Mi avvicino lentamente. Non si muove.
- Michael - balbetto. Ho la bocca socchiusa. Per la sorpresa.
Insomma lui... Ma che diavolo ci fa qui? Lui dovrebbe essere alle Hawaii! Lui...
Il mio sguardo cade su quelle sue maledette labbra.
Non dice niente, non proferisce parola. Rimane qua, in piedi, di fronte a me, ad una distanza poco accettabile, con la bocca serrata e mi osserva.
Ha il respiro corto.
Un'ondata di emozioni mi traveste. Vorrei confessargli che mi è mancato. Che senza di lui mi sento senza Casa. Che anche se mi lascerà - perché è tornato per questo, credo; Rob deve avergli raccontato qualcosa di quello che gli ho detto un po' di giorni fa- perché vuole chiudere con questa storia una volta per tutte, io lo amerò lo stesso.
Gli vorrei sussurrare tutte queste mille verità, ma rimango in questo stato di tilt. Di sospensione.
È davvero bello.
La sua espressione seria, controllata, nasconde una certa agitazione interiore.
Devo dire qualcosa. Devo. Ma l'unica cosa che desidero ora è avere le sue labbra.
Magari poi non potrò più baciarlo. Magari alla fine perderò tutto di nuovo. Ma almeno un'ultima volta... Ultima...
Se lui non vedrà che mi avvicino ulteriormente, non si scosterà, no?
Così con un gesto lento sollevo il braccio, tasto il muro finché non trovo l'interruttore e lo clicco, spegnendo la luce e facendoci avvolgere dalla penombra.
Faccio un passo avanti e i nostri respiri si incontrano e si mescolano.
Gli sfioro la mano. Sussulta. Uno spiraglio proveniente dalle persiane semi-abbassate rivela che ha gli occhi chiusi. Deglutisco a vuoto.
Poi mi allungo verso di lui e appoggio le labbra sulle sue in maniera assurdamente delicata. Le faccio combaciare. Chiudo gli occhi anche io e rimango così per un po', come se lui fosse il mio ossigeno.
E in effetti lo è.
Il calore che questo minimo contatto mi offre è indicibile.
Mi stacco leggermente, faccio per allontanarmi ma due mani decise mi afferrano il viso e mi fanno riavvicinare al suo, ristabilendo il contatto.
Ed è proprio in questo istante che muoio.
Perché è lui che mi cerca. Mi sento così bene ora.
Possibile che sia ritornato non per mollarmi ma perché gli mancavo? Possibile?
Approfondisce subito il bacio. Con la lingua calda mi sfiora il labbro superiore e io avvolgo il suo busto con le braccia, per stringerlo ulteriormente a me e impedirgli di fuggire.
- È sbagliato quello che facciamo- sussurra.
Non mi da il tempo di rispondergli, le nostre labbra socchiuse si ricollegano. Questo mostra quanto sia in lotta con se stesso.
Mi tiene il viso dolcemente, come solo lui sa fare, e inclina la testa per poter concedersi meglio a me.
Concessione che accetto molto volentieri.
Mi sembra assurdo che Mike sia qui e che io lo stia baciando.
Assurdo e meraviglioso.
Lo penso mentre le nostre lingue si intrecciano e i nostri sapori si confondono, mentre lui mi trattiene a sé e apre ulteriormente la bocca per un bacio più pieno e profondo. Mentre assorbe il mio essere e mi arriva all'anima.
- È...- riprende. Gli carezzo il fianco morbido sotto la maglietta, ha la pelle liscia e bollente. – È sbagliato quello che proviamo…- mormora faticosamente, - Non dovremmo- si aggrappa alla mia canottiera nera e geme leggermente quando gli succhio il labbro, assimilo tutto, mi prendo tutto con calma.
Ho paura che sia un'illusione, che ora lui mi spinga e scappi via.
Ecco perché mi godo ogni piccola particella di lui, in questo istante.
Ogni sfumatura, ogni sfioramento.
Ha ragione.
Non dovremmo. No. È tutto errato. Tutto. Dai nostri sentimenti al nostro non poter resistere l'uno senza l'altro.                         
Tutto estremamente sbagliato.
Ma sinceramente... Non trovo cosa più perfetta e bella di questa. Più magnificamente bella.
E glielo comunico. Affermo quello che sento, quello che non cambierà mai.
- Ti amo- bisbiglio sulle sue labbra. Mike mi osserva da questa distanza ubriacante. Cerca dentro la mia anima. Sta ancora combattendo dentro di sé, e sa che queste due parole sono l'unica cosa in cui crederò sempre. Lo sa.
Non muterà. Quello che sento non cambierà mai. E mi ritrovo a sorridergli. Per dirgli che, qualunque cosa accadrà, io rimarrò. Lui rimarrà. Perché lui mi riporta la Speranza e la Luce.
Si emoziona. Mi emoziono.
Mi toglie la canottiera con delicatezza. Mi tremano le mani mentre gli sfilo il suo indumento per poter finalmente sentire il suo calore sulla pelle.
E ci riallacciamo, e mi sento completo di nuovo dopo quasi un mese. Lui è il mio castello. Io sono la crepa. Senza Mike mi ingrandisco. Con lui invece, muto e mi correggo, mi ricostruisco e formiamo insieme una solida struttura che non crollerà mai.
Più mi abbraccia e mi avvolge, più mi sento rigenerato.
Si avvicina al mio orecchio, facendo strusciare le nostre guance. Brividi danzano lungo la schiena. - Ti amo. Sempre.- lo conferma ancora una volta. Non sarò mai sazio. Mai. Appena me lo ricorda, appena mi comunica che alla fine starà con me perché mi ama, appena mi confessa la strada che ora ha deciso di intraprendere... Appena mi sorride timidamente, sento il cuore che mi scoppia.
Muoio e rinasco con lui.
Mi riprendo quelle sue labbra che mangerei, le carezzo, poi le fondo con le mie. E dopo esserci scambiati un altro bacio in cui le lingue umide si intrecciano con lentezza e il battito cardiaco di entrambi accelera, ci dirigiamo verso la camera della sede e Mike mi fa stendere su di lui.
Sento la sua pelle a contatto con la mia e mi basta. Mi sembra il sogno più bello.
Ha preso la sua strada.
Rimaniamo abbracciati tutta la notte. Mi racconta tutti i dubbi, le incertezze che ha avuto. E io gli confesso le mie. Poi ci sorridiamo fra le lacrime, perché è dura lasciare andare queste riflessioni e queste spaccature. Ma ci curiamo a vicenda, stringendoci, uniti da questo sentimento che mai ci abbandonerà.
L'Amore.
 
  
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