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Autore: GaladriellePeriwinkle    25/09/2014    9 recensioni
| Storia Interattiva |
I 49esimi Hunger Games.
24 tributi. 12 Distretti. Un vincitore.
Ma chi sarà?
Non vi resta che scoprirlo.
Let the Games begin.
Genere: Azione, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mietitura
- Distretti 1, 6, 7, 9 -


Distretto 1
Karis si mosse nervosa sulle gambe, ascoltando l'uomo di Capitol City che faceva il solito discorso sugli Hunger Games. A differenza degli altri abitanti del Distretto 1, lei non era tanto impaziente di andare agli Hunger Games. Poi si disse di tranquilizzarsi. Anche se fosse stata estratta, almeno metà delle ragazze si sarebbe offerta volontaria. Se non si ricordava male, a una certa Katerin Duerre era stato detto di offrirsi volontaria perché era quella con più possibilità di uscire viva dall'Arena.
-Prima le signore!- disse l'uomo di Capitol City nel microfono, poi prese un bigliettino e lo aprì. Karis sentiva il cuore pulsare fortissimo, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e...
-Karites Olympica!- Il cuore le si bloccò nel passaggio davanti. Poi riprese a battere, cercando di tranquillizzarsi, sapendo che Katerin Duerre stava per offrirsi volontaria. Passarono un secondo, due secondi, tre secondi, quattro secondi...
-Karites Olympica?- disse di nuovo l'uomo. E Karis capì. Katerine Duerre non si sarebbe offerta volontaria. Nessuna si stava offrendo volontaria. Per la prima volta da quando ricordava.
Si avviò verso il palco, tenendo la testa alta e le spalle dritte, con il vento che le faceva volare i ricci rossi. Salì sul palco e guardò verso i ragazzi che potrebbero essere estratti.
"Oh be'" pensò. "Se proprio dobbiamo fare questa cosa, facciamola."

Emerald, per gli amici Emerald, guardava la ragazza estratta, riflettendo. Non c'erano state volontarie. Si immaginava Caesar, il conduttore degli Hunger Games da solo qualche anno, che commentava divertito l'accaduto. L'uomo di Capitol City si avviò verso la boccia dei maschi. Emerald non ci teneva molto ad andare nell'Arena, anche se questo era l'ultimo anno in cui ne aveva la possibilità,  e non aveva ancora deciso se offrirsi volontario o no, quando lessero il nome sul biglietto.
-Castor Bleight!- Un ragazzino, anzi, un bambino, alzò la testa e si guardò attorno. Poi, con aria scoraggiata, si avviò verso il palco. Il bambino aveva capelli neri che gli scendevano sulle esili spalle, un'altezza che non arrivava al metro e quaranta e braccine esili che non sarebbero riuscite a sollevare manco un libro. E Emerald lo vide, nella Cornucopia, spaesato, probabilmente negli ultimi istanti della sua vita. E decise che non poteva permetterlo.
-MI OFFRO VOLONTARIO!- urlò, balzando in avanti, poi corse verso il palco. Il ragazzino lo guardò, poi gli sussurrò un "grazie" e si girò, diretto al gruppo dei ragazzi.
-Oh oh oh, splendido!- gioì il capitolino. -Sei...?-
-Sono Emerald Quarrelsome.- di presentò Emerald, salendo sul palco. Strinse la mano alla tributa. Avevano entrambi i capelli rossi, ma la ragazza aveva gli occhi azzurri cielo, mentre Emerald ce li aveva verdi verdi. Rimase un attimo a fissare quegli occhi, poi distolse lo sguardo.
-Signore e signori, i tributi del Distretto 1, Karites Olympica e Emerald Quarrelsome!-


Distretto 6
Leven inspirò la disgustosa aria del suo Distretto, cercando di calmarsi. Ma ogni volta che si diceva che sarebbe andato tutto bene, le ritornava in mente le parole di quell'uomo, "O mi cedi la tua fabbrica, o ti succederà qualcosa di brutto". Il fatto era che suo padre era proprietario di un'importante fabbrica nel Distretto che il sindaco voleva compare, ma suo padre si rifiutava sempre e al sindaco questo non è mai andato giù. Così aveva lasciato quella minaccia sospesa sulla testa della famiglia, e Leven sospettava che la Mietitura sarebbe stata truccata. Si immaginava già Dale Trech, l'accompagnatrice del Distretto 6, che pescava il bigliettino trillando...
-Leven Miller!-
"Esatto, Leven Miller, ma perché hai detto a voce alta i miei pensie..."
Una ragazza le scosse il braccio. -Ehm...- disse, indicando con un cenno della testa il palco. Leven la guardò con aria confusa, poi realizzò. Avevano chiamato lei. Inghiottì, poi si avviò verso il palco.
-Ciao car...-
-Vaffanculo.- disse Leven a Dale Trech, anzi non a Dale, non alla boccia, e non al sindaco. Ma disse vaffanculo a tutta la nazione, questa maledetta nazione fifona che non sapeva fare niente per eliminare gli Hunger Games. Ma NESSUNO si rendeva conto di cosa stava succedendo?!
Dale le scoccò un'occhiataccia e lesse il biglietto preso dalla boccia dei ragazzi.

Elia mosse a destra e a sinistra il collo per scrocchiarlo, dato che si stava un po' addormentando in piedi. E così per il suo primo anno era salva. Guardò la ragazza estratta, non la conosceva, non era dell'orfanotrofio. La capitolina lesse il biglietto dei maschi, e Elia pregò in tutte le lingue che non venisse estratto uno dei suoi fratelli.
-Elia ThirdTwin!- lesse Dale Trech, e alzò la testa per vedere chi era il tributo, come un cane che sente il richiamo della cena.
Elia la guardò con gli occhi spalancati. "Mi stai prendendo in giro?" Poi si rese conto. Quand'era nata, era stata segnata come maschio. E evidentemente si erano dimenticati di modificarlo, quando l'avevano scoperta e portata all'orfanotrofio femminile. Porco. Pollo.
Elia si avviò verso il palco, indecisa se piangere o essere incazzata. La donna di Capitol City la guardò strabuzzando gli occhi. -Ehm... Elia ThirdTwin?-
-Sì, sono io.- rispose Elia.
Dale la guardò meglio. -Cara... questa è la Mietitura dei ragazzi. Non è che è un tuo omonimo...-
Prima che Elia potesse spiegarsi, suo fratello Ezio si fece largo e la raggiunse. -Mi offro volontario! Elia, non so perché sei finita della boccia dei ragazzi, ma...-
-Ezio, no! Te lo impedisco!- Gli strinse le mani e lo guardò negli occhi. -Devi rimanere, per Elio. Lui ha più bisogno di te che di me.- Le faceva male dirlo, ma sapeva che stava facendo la cosa giusta. -Ti prego.-
Dale Trech li guardò, perplessa. Elia salì sul palco per far capire che sarebbe andata lei agli Hunger Games. Scoccò un'occhiata al sindaco, che la fissava perplesso, ma non troppo.
-Non... non credo che sia possibile che di uno stesso Distretto siano mandate due ragazze...- incominciò Dale Trech, ma il sindaco la interruppe. -Il nome estratto è Elia ThirdTwin, e Elia ThirdTwin andrà ai Giochi, se nessuno si offre volontario.- Guardò verso Ezio, e Elia, vedendo lo sguardo, scosse la testa. -Non si è offerto volontario. Non vale.-
Il sindaco annuì, poi si rivolse a Dale Trech. -Sono le regole, Dale.-
"Grazie eh. Mi sembri Crounch in Harry Potter e il Calice di Fuoco."
Elia lanciò un'occhiata di puro odio al sindaco. Era chiaro che a lui non fregava se mandavano una ragazza al posto di un ragazzo, e anzi, probabilmente era anche contento perché così non avrebbe più avuto quella ragazzina che dall'orfanotrofio femminile se ne scappava in quello maschile.
Dale Trech guardò triste Elia. -Va bene.- disse con voce roca. Poi tossicchiò e disse con voce squillante: -Signore e signori, i tributi... le tribute del Distretto 6! Leven Miller e Elia ThirdTwin!-
Elia e Leven si strinsero la mano. Leven aveva almeno sedici anni, coi capelli lunghi neri e gli occhi color... ghiaccio. Diversissima da Elia, che aveva i capelli castano corti e gli occhi verdi, ed era almeno trenta centimetri più bassa di Leven. Iniziò a venirle l'ansia, perché se la spaventava la sua co-distrettara, figuriamoci i Favoriti! Ma poi si disse di piantarla, e guardò verso Elio e Ezio, i suoi fratelli. Ezio che stringeva la sedia a rotelle su cui era seduto Elio, perché era molto malato, e Ezio che la guardava triste, con lacrime silenzione che scavavano il suo volto scavato. E Elia decise che avrebbe fatto di tutto per vincere, perché coi soldi avrebbe potuto trovare una cura per salvarlo.
"Tornerò. Per voi."

Distretto 7
La Mietitura nel Distretto 7 si stava svolgendo come ogni volta, forse un po' più particolare perché stava piovendo. Anzi, diluviando. Emilie Demburg si sistemava perennemente la grossa parrucca verde che aveva sistemata sulla testa, perché continuava a cadere per la troppa acqua. Willow la guardava divertita, anche se il disagio della capitolina non riusciva a tirarle su il morale. Cercò con lo sguardo Elia, suo amico da quando erano piccoli. Lo scoprì a guardarla. Willow gli sorrise imbarazzata e distolse lo sguardo. Stava già pensando a cosa dirgli quando le loro Mietiture sarebbero finite, ovvero quest'anno. Voleva dichiararsi a Elia, aveva pure pronto il discorso. Poi il suo sguardo vagante cadde sulle bocce, e il cuore le sprofondò. "No" si disse. "Andrà tutto bene."
Emilie urlò nel microfono, con quella sua vocetta acuta da bambina. -Prrriiiima le signooorrre!-
Willow aveva il fiatone, e per smettere cercò di distrarsi osservando un albero dai cui rami scendeva un deciso fiotto di pioggia. Lei odiava la pioggia. Le impediva di stare fuori, all'aperto, nei boschi. Sapeva che la pioggia serviva per far crescere gli alberi, ma la detestava lo stesso.
A distrarla dai suoi pensieri fu il nome chiamato.
-Willow Galloway!-
Il suo nome.
Willow inspirò abbastanza rumorosamente, e per nasconderlo fece una tosse molto poco convincente. Si spostò la frangetta fradicia dagli occhi, e si avviò verso il palco. "Ti prego che qualcuno si offri volontario ti prego ti prego ti prego ti prego..."
Camminava con lo sguardo per terra, sperando che gli altri lo prendessero come segno di "non mi voglio infradiciare la faccia grazie". Passò affianco a una pozzanghera e vide il suo riflesso, distorto dalle goccie di pioggia: i capelli castani mossi con la frangetta che le nascondeva un po' gli occhi verdi e la corporatura esile che le faceva sempre perdere qualche anno. Avrebbe potuto essere scambiata per una quindicenne.

Aidan si scostò i capelli neri bagnati dalla fronte. Osservò meglio l'estratta, ma con la pioggia non si vedevano molto bene le cose in lontananza. Era preoccupato, seriamente preoccupato per la Mietitura. Aveva paura che potesse essere estratto lui, o un suo amico, o qualcuno che conosceva, o... il punto è che avrebbe voluto che i piani nel Distretto 13 andassero un po' più velocemente. Non vedeva l'ora di partecipare a una delle missioni fuori dal Distretto. Sarebbe stato fantastico! E non vedeva l'ora di sposare Sandhra. La Coin gli aveva promesso che la loro prima missione sarebbe stata dopo la luna di miele.
Ma una frase cambiò la sua vita. -Aidan Butler!-
-NO!-
L'urlo di una ragazza, in coro con l'urlo di dolore del suo cuore che si spezzava.
Niente missioni. Niente matrimonio. Niente Sandhra.
La ragazza, che era Sandhra, scoppiò a piangere. Aidan la vedeva, non era molto lontana da lui. Si avviò verso il palco, senza mostrare nessuna emozione, all'apparenza. Perché la verità è che stava piangendo, ma la pioggia impediva alle telecamere di notarlo.
Strinse la mano alla ragazza estratta, ma non sentì la capitolina dire il nome dei due tributi. Perché nelle sue orecchie sentiva, ripetuto all'infinito, l'urlo di Sandhra, e il crack del suo cuore.


Distretto 9
Darlene sbuffò d'impazienza. Alison Leemick, la donna di Capitol City, parlava così lentamente e si interrompeva quasi sempre che, quando avrebbe finito, gli Hunger Games sarebbero già iniziato. Darlene voleva solo andarsene da quella maledetissima piazza, farla finita. Le mancava, oltre a questa, solo una Mietitura, e non vedeva l'ora di non essere più una strisciolina di carta in mezzo a tante altre. Dopo la Mietitura aveva in mente di non andare subito all'orfanotrofio, ma di fare un giro intorno alla piazza.
-Ora le signore!- disse Alison con la solita voce lenta. -Mmmh... Darlene Wekes!-
Darlene spalancò gli occhi. Niente giro in torno alla piazza.
Aspettò tre secondi, ma nessuno parlò. Nessuno si offrì volontaria per andare al macello. Ma che strano.
Si avviò verso il palco, tenendo lo sguardo davanti a sè e la faccia impassibile, senza esprimere nessun'emozione. Avrebbe voluto urlare e scappare via, ma esprimere i suoi sentimenti non era una sua priorità. Ora era sopravvivere. In realtà è sempre stata sopravvivere. E non sarebbe cambiato.

Carl guardò tranquillo la ragazza estratta. Aveva la sua età, era alta coi lunghi capelli marrone scuro, immobili come l'aria quel giorno.
Era sollevato perché non era stata estratta Alice, ma poi si rimproverò; pensò ai familiari e agli amici della ragazza, tristi e disperati per la sorte di Darlene.
-Carl Laidan!- chiamò la donna di Capitol City. Carl si immobilizzò. Tutte le teste si voltarono verso di lui. Non c'era nessuno Carl Laidan nel Distretto, lo sapeva bene. Era stato chiamato lui, e avevano sbagliato a pronunciare il suo cognome.
-Ehm... è Lydian, non Laidan.- disse Carl. La donna di Capitol City arrossì imbarazzata. -Certo... ehm, Carl Lydian.-
-Sì, ho capito, arrivo.- Carl si fece largo fino al palco. Sperava che qualcuno si offrisse volontario per salvarsi? No, sapeva che nessuno si sarebbe offerto, come nessuno si era offerto per la ragazza.
Salì sul palco e strinse la mano a Darlene. Aveva due bei occhi azzurri, così diversi dai suoi castani. E si rese conto che quegli occhi erano suoi nemici, e che probabilmente avrebbero cercato di ucciderlo.
-I tributi del Distretto 9: Darlene Wekes e Carl Lydian!-



Ehiiiii <3 ho aggiornato nell'arco di tre giorni, WAOOOOOOO!!! *urlo di ovazione da stadio (?)* be' ieri avevo l'ispirazione e il pomeriggio libero (evviva niente compitiiiii *w*) ho scritto il nuovo capitolo u.u
So che queste Mietiture sono più lunghe delle altre e che per alcuni personaggi ho scritto molto, ma be' *prova a trovare una ragione per cui l'ha fatto* mia fanfiction mie decisioni, okay? u.u <3
Bene, ditemi se vi è piaciuto e se dei nuovi tributi vi piace qualcuno e lo volete come alleato :D baciiiii :3
Ah e un punto per Elia: anche la sua storia è complicata e verrà raccontata nei prossimi capitoli. Però, a differenza di Juliette, si sa che è una ragazza.
Adios <3
Gala
   
 
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