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Autore: Flam92    08/10/2014    3 recensioni
Stava accogliendo le anime nel Regno di Hel come ogni giorno da che ne aveva memoria. Non c'era troppo da spassarsela in quel luogo, ma era grata ad Odino per averla relegata in quella landa desolata, lontana da tutto e da tutti. Questo, però, implicava che stesse lontana anche da suo padre, che tanto amava. In un attimo di tregua lo localizzò, era ad Asgard. Si concentrò un attimo, e subito gli apparve accanto.
"Padre!" esclamò. "Ho voglia di andarmene per un po' su Midgard, creare scompiglio qua e là..ma purtroppo non posso."
Loki sorrise. "Và su Midgard, alle anime dei morti ci penserò io."
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Hela si ergeva ora trionfante di fronte a Jane, pregustandone la morte. La sollevò, quasi con delicatezza, in modo che Thor potesse assistere impotente mentre poneva fine alla vita della donna che amava.
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Resterà impunito il gesto della Dea degli Inferi?
***Lavare i piatti fa molto male! E la mia mente malata partorisce questo genere di cose XD Spero lo troviate interessante e magari un po' diverso dal solito.***
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota di inizio capitolo: Se questo capitolo non riceverà altre recensioni la pubblicazione verrà sospesa. Non è per cattiveria, ma dato che già faccio fatica ad aggiornare e a trovare il tempo per scrivere, se solo una persona o due recensisce nonostante il grande lasso di tempo che passa fra un capitolo e l'altro, evito di pubblicare. Ripeto, non è per cattiveria, e col lavoro di mezzo ho poco tempo, ma vedere che solo una persona fra tutte quelle che leggono, lascia il proprio parere, mi sconforta un po'. Ricordate che senza le vostre recensioni non posso sapere cosa ne pensate nè se sto prendendo una strada sbagliata nella narrazione. Detto ciò, vi lascio alla lettura, dato che ho già tolto sufficiente spazio al capitolo. 
 
Capitolo 6 – “Grazie”
 
“Anche se sapessi qualcosa, non sono tenuto di certo a condividere alcunchè con te, Jotun.” Disse lapidario Heimdall.
“Maledetto te e l’uomo da cui prendi ordini, Heimdall! Ti spedirò nel Valhalla anzitempo se non mi darai una seppur minima spiegazione.” Asserì Loki.
Enfatizzò la frase appena pronunciata puntando la lancia al collo del Guerriero d’Ebano, gli occhi ridotti a due fessure.
“No che non lo farai. Odino vuole solo parlarti; seguimi.”
No che non vuole solo parlarmi, idiota! Altrimenti non avrebbe mandato te a recuperarmi. C’è altro sotto, ma cosa?
Loki abbassò l’arma con aria circospetta. “D’accordo. Ti seguirò. Ma sappi che non mi fido delle vostre intenzioni e farò di tutto per andarmene, se l’accoglienza che mi riserverete su Asgard non sarà di mio gradimento.”
Il Dio dell’Inganno credette di aver visto scintillare gli occhi di Heimdall, un sorriso fugace di trionfo che gli spuntava in volto mentre usciva dalla caverna. Riluttante, Loki lo seguì, già progettando una via di fuga.
Attraversato il Bifrost, il Dio dell’Inganno seguì Heimdall per le strade illuminate dalle torce in una tiepida sera. Non incontrarono quasi anima viva, ma a Loki non dispiacque più di tanto: preferiva che nessuno li notasse. Arrivati alla fortezza, Heimdall lo guidò fino alla sala del trono, dove Odino sedeva coi due corvi appollaiati sull’alto seggio.
“Bentornato, Loki.” Esordì l’anziano re con tono piatto, inespressivo.
“Odino, data la tua mancanza di gesti d’affetto deduco di non essere poi il benvenuto alla tua reggia.” Lo stuzzicò Loki.
“Solo perché non ho organizzato una festa per il tuo ritorno, non significa che non sia contento di averti qui.” Rispose Odino.
“Oh, ma io non chiederei di certo così tanto: so di non rientrare tra le simpatie di voi Asgardiani. Tuttavia, mi accogli con un semplice bentornato, senza l’abbraccio dovuto al figliol prodigo che torna a casa.” Scosse la testa, poi lo fissò glaciale. “Dimenticavo, quell’appellativo spetta a vostro figlio, non a me, un mero trofeo da esibire dietro una vetrina chiusa a chiave.”
Per un istante calò il silenzio, persino Heimdall, ora alla destra del suo re, non si azzardò a fiatare.
“Mi deludi come sempre, Loki.” Iniziò Odino alzandosi finalmente dal suo scranno.
Si reggeva a Gungnir, e avanzava lento verso il suo interlocutore, scendendo con calma ponderata ogni scalino che separava il suo trono innalzato dal pavimento su cui stava Loki, le mani dietro la schiena.
“Ma oggi sarò indulgente: ti farò un dono!”
“E sarebbe?” domandò Loki scettico.
“Potrai tornare a vivere su Asgard.”
Il Dio dell’Inganno si sforzò di non far trasparire le sue emozioni: stupore, angoscia e rabbia cieca. Rilassò i muscoli, prese un profondo respiro, e si teletrasportò sul trono di Odino.
“Sono onorato della vostra offerta, Padre degli Dei. Tuttavia, vorrei mi concedeste del tempo per pensare, riflettere: è un grande dono quello che vorreste farmi, ma non credo di meritarlo.”
“Io invece credo che lo accetterai.” Asserì Odino.
Emerse un chiaro sorriso di trionfo sul volto di quest’ultimo, e prima che Loki potesse anche solo pensare a qualsiasi cosa, Heimdall lo aveva imbavagliato e lo teneva stretto mentre cercava di divincolarsi. Un piccolo manipolo di guardie sbucò da una porta laterale, e Loki venne ammanettato. Gli strumenti di coercizioni erano gli stessi utilizzati dopo il suo tentativo di conquista di Midgard, cosicchè Loki si vide privato dei poteri. Lanciò uno sguardo furente ad Odino, pensando che avrebbe potuto incenerirlo all’istante se solo fosse stato libero.
“Come dicevo, bentornato Loki. Potevi scegliere di accettare tutto questo, e non ti sarebbe stato torto un capello, ma come sempre, hai scelto male e deciso di metterti contro di me. Ti concederò di tornare a risiedere nelle tue stanze, ma non potrai andare molto lontano conciato a quel modo, quindi vedi di non provare a scappare.”
Due guardie fecero alzare Loki e lo trascinarono fuori dalla sala del trono.
 
Thor stava rientrando da un allenamento con i suoi quattro fedeli compagni, Volstagg, Fandral, Hogun e Sif, quando si accorse che qualcosa non andava. O meglio, c’era qualcosa di diverso e strano: qualcuno stava presidiando le stanze di Loki. Ma Loki è su Jotunheim…
Deciso a cercare di capirne di più, il principe si avvicinò alla prima guardia sul suo cammino, chiedendo: “Cosa ci fate qui? Le stanze di Loki sono vuote.”
“Sorvegliamo un prigioniero, signore.” Rispose.
Thor lo guardò torvo, quindi ordinò che gli fosse concesso entrare.
“Signore, Sua Maestà Odino ci ha dato ordine di non fare entrare nessuno.” La guardia era terrorizzata, tremava sotto l’occhiata di glaciale rabbia del Dio del Tuono.
“Non volete farmi passare, dunque.” Osservò Thor spostandosi davanti alla porta.
I suoi occhi vagarono sulle cinque guardie lasciate a presidio, che presero a fissarsi i piedi intimoriti ed imbarazzati.
“Ebbene, se non volete concedermi di entrare, vorrà dire che mi prenderò la briga di farlo a modo mio.”
Il Dio del Tuono prese quindi a roteare il martello, lo lanciò e mandò in frantumi la porta delle stanze di Loki. Le guardie erano saltate via appena avevano capito le sue intenzioni, ma qualche scheggia di legno e li aveva colpiti.
Thor entrò a grandi passi in quei locali che ben conosceva: superò un piccolo ingresso, il soggiorno privato di Loki, e si fiondò nella camera di quest’ultimo, trovandolo. Il principe arrestò il suo incedere autoritario e rimase sgomento. Certo, serbava un enorme rancore per Loki, per quello che era successo a Jane, per il suo tentativo di conquista della Terra, per tutto quello che aveva fatto di malvagio insomma. Nonostante ciò, tuttavia, gli voleva ancora bene, e trovarlo ammanettato e imbavagliato come non molto tempo prima era già accaduto provocò in lui istinto di protezione e pena, pietà, per quello che gli avevano fatto.
“Loki.” Soffiò fra i denti, ma non con rabbia.
Si precipitò da lui e gli prese le spalle. Loki abbassò lo sguardo, un miscuglio di irritazione, senso di disagio e voglia di sotterrarsi da qualche parte. Era già difficile, per lui, sopportare quella punizione, avere lì di fianco Thor con gli occhi lucidi e lo sguardo da cane bastonato non era certamente d’aiuto al suo orgoglio ferito.
“Era dunque a questo che aveva pensato.” Osservò fra sé e sé Thor, mormorando.
Lasciò cadere le braccia, lo sguardo vuoto. Loki non capiva a cosa e chi si riferisse, ed emise un mugolio per attirare l’attenzione di Thor.
Questi si voltò, i suoi occhi sembravano implorare perdono. Certo, prima si atteggia a carnefice, poi torna da me con la coda fra le gambe a chiedere scusa. Mi pare ovvio! Mugolò qualcosa e si agitò sul letto, ottenendo finalmente una spiegazione.
“Padre.. diceva di non volerti permettere di rivedere Hela, di parlarle; temo avesse paura che le facessi tornare la memoria. Credo avesse terrore dell’ira di tua figlia se, ricordando quanto accaduto, Hela avesse riversato tutta la rabbia e il dolore su di lui. Ma non pensavo sarebbe arrivato a questo, Loki, devi credermi!” di fronte allo sguardo glaciale del fratello, Thor continuò: “So di aver sbagliato, di aver agito impulsivamente, ma soffrivo, e soffro ancora, per la morte di Jane. Immagino cosa starai pensando: era comunque destinata a morire, prima o poi. Ma vedi, Loki, quando Hela l’ha assassinata…” si fermò un istante, prendendosi il volto fra le mani. “Sono impazzito. Ho dato di matto e volevo vendicarmi nella maniera più crudele che mi venisse in mente. Ma ora, a distanza di mesi, mi accorgo che le conseguenze del mio comportamento non mi fanno stare bene affatto! E capisco cosa provavi, anzi cosa provi ogni volta. Quella rabbia cieca che monta da dentro per trasformarsi in voglia di distruzione e morte.” Thor si alzò, guardandosi intorno.
“Le guardie.. non è ancora venuto nessuno, eppure ho distrutto la porta. Qualcuno dovrebbe aver già dato l’allarme o perlomeno avvisato Padre.” Si stupì.
Anche Loki rimase basito in seguito all’osservazione di Thor, si alzò e gli andò incontro, fermandoglisi davanti. Alzò con urgenza le braccia ammanettate fra loro, le scosse e poi fece per indicarsi la bocca, pensando che non doveva stargli riuscendo bene. Tuttavia, sortì l’effetto sperato: Thor protese le mani e gli strappò quella specie di museruola che gli torturava il volto.
Espirò forte, un senso di libertà che lo permeava. Chiuse gli occhi mormorando un grazie.
“Avrai poco per godere della tua situazione, Loki.” La voce di Odino fu come piombo per i due.
“Padre, cosa gli hai fatto?!” tuonò Thor, mettendosi davanti a Loki come per proteggerlo.
“Suggerisco di levarmi anche queste, fratello, se vuoi avere una speranza di uscire incolume da qui.” Sussurrò Loki.
“Ho fatto quanto necessario, e qualunque cosa ti abbia detto, non dargli retta. Sono solo le farneticazioni di un folle!” rispose Odino.
“Il folle mi sembri tu, ora, Padre.” Ribattè con sconforto Thor.
Poi, più veloce di quanto il Padre degli Dei potesse immaginare, il Dio del Tuono afferrò Loki stringendogli un braccio in vita, corsero fuori e, mulinando Mjolnir, li portò entrambi lontano dal Palazzo d’Oro.
 
Quando atterrarono in una foresta, Loki si appoggiò di spalle ad un albero, sperando di non dover ripetere presto una simile esperienza.
“Sul serio, Thor? Stai davvero fuggendo con me? Mi stai salvando?” Loki era incredulo.
Thor, dal canto suo, sembrava stravolto all’inverosimile. Si lasciò cadere a terra senza proferire parola, gli occhi spalancati e il martello ancora stretto in mano come conseguenza di un gesto involontario.
“Almeno levami questa roba.” Disse alludendo alle manette.
Thor spostò lo sguardo vacuo al suo volto, poi alle mani intrappolate. Con poche mosse gliele liberò. Loki distrusse quello che definì un aggeggio infernale e si sedette anch’esso, osservando Thor e immaginando il tumulto che lo stava assalendo dall’interno.
Dopo tutto quello che è accaduto, dopo che ha provato ad uccidermi lui stesso, ora Thor tradisce suo padre, la sua gente, per salvarmi? Cosa diamine ti frulla in quel cervello da pentapalmo, stupido idiota? Scosse la testa e si sdraiò, chiudendo gli occhi.
“Scappa Loki. Vattene e io fingerò che mi stavi controllando. Riprenditi tua figlia, ma promettimi che non sfogherà il suo odio su nessuno, ti supplico.” La voce di Thor era rotta, ma c’era qualcosa nella sua richiesta, nel modo in cui la pose, che spinse Loki a rimettersi seduto, studiarlo.
Aveva ancora lo sguardo fisso a terra, le braccia poggiate sulle ginocchia e lasciate a penzolare, le mani abbandonate alla gravità. Mjolnir giaceva ai suoi piedi, e Thor sembra non vederlo. Loki allungò una mano a toccargli la spalla, ma egli non reagì.
“Thor, io..” esitò. “Io non me lo merito. E tu non meriti di sobbarcarti il fardello del tradimento. Tuttavia, ti chiedo di seguirmi. Non penso sia credibile che io ti abbia abbandonato in questa foresta: vieni su Jotunheim, ti addormenterò e ti lascerò al caldo, nella caverna dove vivo ora.”
Thor scosse la testa. “Ti prego, lasciami qui.” Una lacrima si fece strada all’angolo dell’occhio, scivolò lungo il profilo spigoloso del Dio del Tuono, facendosi strada attraverso la barba e cadendo poi a terra.
Loki si alzò, sentimenti contrastanti si agitavano nel suo animo. Si concentrò un istante in cerca di un varco per raggiungere Hel, quindi vi si diresse e senza voltarsi disse: “Grazie.”
  
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