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Autore: Thilwen    25/10/2008    7 recensioni
“Poco importava, perché quello che era successo lo avrebbe messo in cima alla lista come peggior fidanzato del nuovo millennio, con tanto di corona artistica che avrebbe ricordato vagamente il palco di corna di un cervo a primavera.
Si era dimenticato del compleanno di Hermione.
Di nuovo.”
Pensate che Ron abbia avuto una buona idea nell’affidarsi all’oroscopo e al fratello George, deciso a brevettare la sua ultima invenzione, per uscire da tale spiacevole situazione?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Quarto

 

Con le coperte fin sopra il naso e le mani ben nascoste sotto di queste, Ron Weasley, attendendo il trionfale ingresso di sua madre in camera, stava brevemente facendo un sommario di tutto ciò che non avrebbe mai più fatto in vita sua:

 

a)     Fidarsi di George Weasley;

b)    Leggere l’oroscopo;

c)     Fingere anche un semplice mal di testa per poltrire a letto anziché andare a fare shopping di scarpe con Hermione;

d)    Dimenticarsi del compleanno di Hermione;

e)     Doveva esserci qualcos’altro, ma non gli sovveniva al momento. Aveva a che fare con le ciliegie, comunque.

 

Ebbe appena il tempo di scorgere il volto di sua madre preoccupato con i capelli completamente in disordine e la veste tesa sul corpo grasso; poi venne stritolato in un caldo ed eccessivamente affettuoso abbraccio materno.

«Oh, Ronnie! Il mio bambino! Sono scappata appena ho saputo!»

Infatti, nel piano originario di Ron, lei non avrebbe mai saputo.

Non poteva credere che George fosse stato carogna fino al punto di avvertire la madre.

Forse era stata Hermione.

Cercò di cogliere lo sguardo della sua ragazza oltre la stretta di sua madre; se ne stava a braccia conserte con un’espressione profondamente offesa e l’aria di chi pensa: “questa te la meriti”.

 «Perché non mi hai avvertito subito?» chiese sua madre cessando di abbracciarlo e accomodandosi sul bordo del letto, proprio dove poco prima era seduta Hermione.

«Io…ecco…»

«Diciamo che è stata una bella improvvisata» s’intromise Hermione, il volto tagliato da un sorriso maligno.

«Oh, caro, non fosse stato per Ginny, non l’avrei saputo…»

«Ginny?» chiese il ragazzo perplesso.

«Ginny. È stata avvisata da Harry».

«Harry?» ripeté quello.

«Sì, certo, Harry ha incontrato Hermione prima che venisse da te-»

«Ah!»

«Che scherzi fa il destino, vero Ron?» domandò la ragazza, aprendo teatralmente le braccia.

Ron si sentì un cretino.

O meglio, più cretino del solito.

Sua madre lo guardava con aria affranta passando lentamente le mani sulle sue coperte.

«Dimmi caro, come ti senti adesso?»

«Mmmf,» bofonchiò Ron, sentendosi scuoiato vivo dallo sguardo di Hermione.

«Hai la febbre molto alta?»

«Credo che la temperatura stia diminuendo» ammise con sincerità, perché iniziava a sentirsi un poco meglio.

«Hai mal di testa?»

«Un po’».

«Vertigini?»

«Anche».

«Ti fa male la gola?»

«Direi di no».

«La pancia?»

«No».

La donna prese un sospiro. «Oh, queste brutte macchie rosse che hai addosso! Ti fanno sembrare il vecchio vestito da cerimonia di zia Muriel!»

«Con tanto di accessori», non si trattenne dall’aggiungere Hermione, che si beccò uno sguardo perplesso e vagamente irritato dalla signora Weasley.

«Hai mangiato qualcosa?» chiese invece al figlio.

«Non ho fame» si affrettò a rispondere Ron.

«Devi mangiare qualcosa, è assolutamente necessario!»

«Ma non ho fame!» replicò il ragazzo.

«Non importa» concluse la madre alzandosi, «Vado a prepararti del brodo in cucina».

Così dicendo, rivolgendogli un altro sguardo carico di materna tenerezza, si alzò e sparì fuori dalla stanza in direzione della cucina.

Ron, rimasto solo con Hermione, deglutì.

«Allora?» chiese lei alla fine, dopo qualche minuto di silenzio.

«Cosa?» fece il tonto lui.

«Vedo che già stai meglio, ripresa insolita per una tanto violenta malattia» commentò la ragazza facendo qualche passo verso il letto.

«Non so dove tu voglia arrivare» replicò il ragazzo, non riuscendo però a sostenere il suo sguardo indagatore.

«Allora ti sei fatto fare la manicure da zia Muriel?»

Ron sbuffò, fissando il soffitto con tanta disperazione che sembrava sperasse di vedervi comparire per iscritto qualche idea per tirarlo fuori da quella situazione.

«Scommetto che è qualcosa che hai sperimentato con George» lo accusò. «Ma mi chiedo perché dobbiate far preoccupare mezzo mondo in tale maniera».

«Vedi Hermione, non è proprio così, in effetti…»

Non continuò a parlare, sentendo chiaramente dei passi pesanti avvicinarsi.

«Non è proprio così, cosa?» intervenne George, facendo l’occhiolino al fratello ed entrando nella stanza. «Ho visto che abbiamo ricevuto visite inaspettate stamattina» con il pollice indicò qualcosa alle sue spalle e Ron comprese si riferisse alla madre. «Buongiorno di nuovo, Hermione».

Hermione non rispose al saluto e, piuttosto, lo guardò mordicchiandosi il labbro.

«George» esordì invece con tono tagliente. «Tu sai perché le unghie di Ron hanno preso una tonalità di rosso molto vicina a quella dei rossetti di Madama Rosmerta?»

Il ragazzo fece un passo indietro alle accuse di Hermione, poi rivolse uno sguardo di scusa al fratello, grattandosi i capelli poco sopra l’orecchio mancante. «Ops» disse portandosi una mano alle labbra. «Speravo non accadesse, ma era un rischio che si doveva pur correre».

«Cosa stai farneticando?» lo accusò Ron puntandogli contro un dito. Poi vedendolo così femminilmente dipinto e sentendo lo sguardo della sua ragazza e del fratello puntato sulla sua mano, la nascose nuovamente sotto le coperte.

«Adesso mi spiegate di cosa parlate?» rantolò Hermione portando le mani ai fianchi e guardando prima Ron, poi George con aria furente.

Quest’ultimo fece spallucce. «Tanto ormai ti ha scoperto» disse al fratello minore.

«Vedi stamattina Ron ha provato un mio nuovo esperimento che simula una malattia virale, con febbre e macchie varie per una mezza giornata, un giorno al massimo. Solo che… diciamo che non era ancora pienamente testato».

Rivolse a Ron uno sguardo falsamente colpevole «Scusami se non ti ho detto tutta la verità, ma avevo bisogno di una cavia».

«Maledetto… stronzo!» muggì Ron a mezza voce, temendo di essere sentito da sua madre. «Ma perché non li provi addosso a te i tuoi esperimenti?!»

«Beh, era necessario che restassi lucido per poter valutare oggettivamente la cosa e tentare di risolvere il problema. Se fossi stato io stesso la cavia non avrebbe avuto uguale effetto» un ghigno gli comparve in volto. «E poi, ammettiamolo, così è stato davvero più divertente!»

Sia Hermione sia Ron gli rivolsero uno sguardo omicida. George non se ne curò; fischiettando andò ad aprire l’ultimo cassetto del comò e tirò fuori una piccola forbice per unghie. «Sinceramente questo è l’unico effetto collaterale, speravo di averlo superato. Al primo esperimento ti diventavano i piedi pelosi. Dammi un pezzetto di una delle tue unghie, così potrò farti un antidoto, e si spera, correggere il difetto nelle pillole» tagliò a Ron una parte dell’unghia del pollice, il ragazzo si affrettò a nascondere subito la mano. «Così finalmente potrò mettere le pillole virali sul mercato! Adesso devo solo trovare loro un nome abbastanza interessante».

Hermione era rimasta in silenzio negli ultimi minuti, limitandosi a gettare a turno occhiate disgustate e piene di disapprovazione ai due fratelli.

«C’è una cosa che ancora non capisco», disse infine masticando le parole «Perché cavolo Ron si è prestato a questa buffonata e perché sono stata chiamata con tanta urgenza dal lavoro?»

«Beh» George mostrò a entrambi il pezzettino di unghia fra il pollice e l’indice. «Io devo preparare l’antidoto. Continuate pure fra di voi» uscì dalla stanza facendo un cenno d’incoraggiamento a Ron.

«Mi vuoi spiegare?» ripeté Hermione.

Ron affondò la testa nel cuscino, sperando di poter scomparire. Giacché ciò non avvenne, decise di gettare la spugna e dire alla ragazza tutta la verità.

«Vedi Hermione… era troppo brutto che io mi fossi dimenticato così senza motivo del tuo compleanno, quindi-»

«Aspetta!» lo bloccò Hermione alzando un poco la voce «Hai fatto tutta questa farsa per poterti trovare una giustificazione per esserti dimenticato del mio compleanno?» scosse la testa scioccata. «Ma non era più semplice e intelligente venire come un cagnolino bastonato a chiedermi scusa come hai fatto le altre volte?»

«Oh, Hermione!» sbottò infine, disperato. Egli stesso in quel momento si sentiva incredibilmente stupido e aveva serie difficoltà a trovare le parole per una spiegazione sensata. «Che vuoi che ti dica… George, le sue chiacchiere, e poi, tutta questa storia! Insomma, Hermione, tu sei Vergine!» esplose infine, proprio mentre la signora Weasley, avvicinatasi in silenzio alla stanza, compariva sulla porta con un piatto di brodo su di un vassoio.

«Ma che dici, Ron!» lo contraddisse lei, arrossendo fino alla cima dei capelli.

Molly Weasley rimase ferma sull’uscio, le guance lievemente imporporate e un grosso sorriso stampato in volto.

A guardarla bene aveva anche gli occhi lucidi.

Si schiarì appena la gola ed entrò in camera «Ti ho portato il brodo» annunciò, posando il vassoio sul comodino. «Prendilo finché è caldo, ti raccomando».

Gli fece una carezza. «Adesso devo tornare a casa a preparare il pranzo per tuo padre. Hermione, carissima» si rivolse alla ragazza con una dolcezza inusitata. «Resti tu a prenderti cura del mio ragazzo, no?»

«Cer… certamente, Signora Weasley» balbettò Hermione.

La signora Weasley fece per uscire. Poi, una volta davanti alla porta si voltò verso i due ragazzi.

«So che non sono affari miei, cari, ma prima ecco…» iniziò con voce incerta. «Non ho potuto fare a meno di sentire. Cara» disse rivolgendosi a Hermione con aria commossa. «Sappi che sono pienamente d’accordo con la tua scelta e i tuoi principi morali. Non è facile trovare ragazze con la testa sulle spalle di questi tempi. Sono orgogliosa di te…»

«Veramente io-» tentò di accennare Hermione.

«Io stessa» continuò quella come se non l’avesse neanche sentita. «Ai miei tempi non sono riuscita a essere così salda. Ma Arthur era così bello, ed eravamo tanto giovani…» arrossì e alzò gli occhi al cielo come se stesse sognando qualcosa di particolarmente affascinante. Ron aveva l’espressione di qualcuno prossimo a vomitare. «Ma sono così orgogliosa della tua solidità. Sono davvero felice che mio figlio abbia trovato una donna come te!» tirò fuori un fazzoletto con il quale si asciugò alcune lacrime spuntate agli angoli degli occhi, si soffiò il naso e andò via.

Quando fu certo che si fosse smaterializzata, Ron specificò: «Io parlavo del segno zodiacale».

«Sì, Ron» sospirò Hermione «lo avevo capito. Anche se non ho capito cosa c’entri con tutto questo il fatto che io sia del segno della Vergine».

Il ragazzo scosse appena la testa. «Bah, ti dicevo, tutta quella storia di quel tizio, Bunny SuperStars e il fatto che i Vergine siano intelligenti-»

«È un’idiozia che non voglio sentire, questa» lo bloccò velocemente lei, senza nemmeno guardarlo.

Restarono un minuto in silenzio.

«Mi dispiace tanto» borbottò infine Ron.

«Che tua madre sia convinta che io sia una vergine di ferro?»

Ron avrebbe sorriso se la voce di Hermione non fosse stata così velenosa. «No. Della storia del compleanno. Di tutto quello che è successo oggi…»

La ragazza non rispose. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e l’aria abbastanza seccata. «Sei davvero una frana».

«È vero. Ho pensato che ci saresti rimasta troppo male a sapere che mi ero dimenticato del tuo compleanno così, solo perché mi era passato per testa, e che di certo avresti preferito sapere che c’era un motivo vero dietro tutto questo».

Tacque. Hermione si era voltata verso di lui e aveva rotto quella sua posizione statica di glaciale freddezza, così come, alle sue parole, si era incrinata visibilmente la maschera di rabbia presente nel suo volto. I suoi occhi avevano brillato per qualche secondo.

«Ti sei quasi avvelenato perché non volevi ci restassi  male perché ti eri dimenticato del mio compleanno?» domandò tutto di un fiato.

Ron si sentì rinascere nel notare che la sua voce si era fatta più dolce.

«Sì».

La ragazza scoppiò in una breve risata. Scosse la testa ripetutamente. «Oddio, sei davvero uno stupido!» sbottò infine con aria divertita.

Si avvicinò e si sedette nuovamente sul suo letto.

«Lo sai già che sono stupido» ammise Ron, guardandole gli occhi adesso rasserenati, e la bocca piegata in una sorta di sorriso arrendevole.

«Sì. Anche che sei incredibilmente infantile. E assurdamente imbranato».

Ron tirò fuori le mani da sotto le coperte. Le sue unghie erano ancora “rosso-baldracca”.

«Spero che George trovi in fretta un antidoto. Non ho proprio voglia di andare in giro con i guanti a settembre».

«Ti starebbe bene» ammise Hermione.

C’era un qualcosa di stanco sul suo viso. Non era più arrabbiata, ma quasi si poteva dire rassegnata a lui e ai suoi continui disastri. E, in fondo, vagamente divertita e felice di esserlo.

«Allora mi perdoni?»

Ron si rese conto di stare abbastanza bene da potersi sedere sul letto senza essere preso da vertigine. Si spinse seduto a pochi centimetri dal suo volto, e inclinò la testa per poterla baciare. Lei gli pose lesta un dito sulle labbra per fermarlo in modo giocoso.

«Beh… non avevi detto di aver preso un regalo per me?»

Ron sorrise sotto il suo tocco e le baciò lievemente il dito.

Per quanto diversa, la sua Hermione, era pur sempre una ragazza.

 

 

 

 

Note finali: Così finisce questa breve storia, che, per quanto non la ritenga di certo fra le migliori –sento che manca qualcosa, ma, se mi fossi dilungata appena di più, temo avremmo avuto una sorta di “Pane Burro e Marmellata, capitolo secondo” e non sarebbe stata una buona idea- spero abbia fatto passare a chi l’ha letta una piacevole mezz’ora.

Mi permetto di fare una piccola notazione sul personaggio di George in questa storia: da tempo avrei voluto scrivere un piccolo tributo sui due gemelli, ma senza scadere nel lacrimoso. In questa storia mi sono impegnata a immaginare come George, con il suo solito charme, possa essere sopravvissuto nella sua quotidianità nel suo lavoro senza il fratello; è vero, Ron lo aiuta, ma non può occupare il posto di Fred, il suo contributo ai “Tiri Vispi Weasley”, può darlo solo quale Ron. Quindi, non tanto come sperimentatore, ma come cavia. Come ha bene notato la mia cara Beta- reader, Fred è più volte presente nella storia con il vezzo di George di grattarsi l’orecchio mancante; è il personaggio terribilmente spiritoso di sempre, ma gli manca in maniera evidente qualcosa.

Due parole anche su Hermione: qualcuno potrà giustamente appurare che, a differenza della ragazzina combattiva e pedante che abbiamo visto per sette libri, questa sia troppo docile e facilmente incline al perdono. Vero; ma si cresce e, in generale, dopo i vent’anni, si riconosce il vero valore delle cose e si capisce che l’amore è fatto anche di compromessi e, soprattutto, di tolleranza nei confronti delle pecche della persona amata. Hermione accetta Ron, e lo perdona perché, come sempre, sbaglia mosso da buoni propositi. Lo perdona perché tutto ciò è terribilmente da Ron.

 

Ringrazio chi ha recensito il terzo capitolo.

hermione_06: Come vedi Hermione non ci pensa proprio a lasciare Ron, anzi si rende conto di quanto l’affetto, in fondo, superi tutte le altre cose. George è forse quello che ne esce meglio di tutti, ma, prendila così, non ha voluto giocare questo brutto tiro al fratello per cattiveria, semplicemente per testare i suoi frutti di ricercatore! Grazie mille per la recensione, spero questo capitolo finale ti sia piaciuto.

cosmopolitan: beh, quando arriva Molly Weasley si profilano certamente complicazioni, perché è una donna apprensiva e soffocante come poche –no, non amo molto il suo personaggio. Come vedi ha dato anche lei la sua parte alla storia… spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per la recensione.

Molly McGonagall: Ciao, grazie mille! Devo ammettere che inizialmente ci sono rimasta un po’ male anche io, visto che, negli anni passati, ho sempre avuto un discreto numero di buone recensioni –nel senso di recensioni ben strutturate e non limitate al “beeeeeella, continua!” Ma va bene così, sono contenta che comunque ci siano, anche se poche, persone che hanno apprezzato e hanno lasciato commenti ben scritti e interessanti così come il tuo. Non conta la quantità, ma la qualità! Ti ringrazio molto per le belle parole e per i complimenti, e sì, hai ragione, ho una beta davvero brava! Spero che tu abbia gradito anche questo capitolo, ti ringrazio tantissimo!

 

Un abbraccio a tutti coloro che hanno letto questa storia.

 

Thilwen

 

 

  
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