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Autore: LuluXI    13/12/2014    3 recensioni
“Il cosmo a noi ostile abbraccia una vasta area, in cui ora regna la morte” prese la parola Shaka “Non so dire quanto sia forte il suo possessore, fatto sta che ha il controllo sulla periferia di Atene. Ha eretto una barriera, molto simile a quella che circondava il castello di Hades.”
“Ma perché seminare tutto questo terrore?” domandò Shun “Cosa lo spinge a comportarsi così?”
"Il desiderio di Vendetta" (Dal Capitolo 2)

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Per grazia di Atena e delle altre divinità, i Saint ritornano in vita. La priorità di Death Mask è quella di ritrovare sua figlia che, nel frattempo, lotta per sopravvivere nelle terre gelide della Norvegia. Dopo tre anni di pace, Death Mask è costretto ad interrompere le sue ricerche infruttuose: un nuovo nemico minaccia Atene e i suoi abitanti e lui, Ikki e Shiryu devono recarsi nel covo nemico; agli altri Saint il compito di vegliare sul Santuario, su Atene e su Rodorio, per spergiurare la catastrofe.
[Seguito de "La Maschera della Morte e la Vendetta", di cui non è strettamente necessaria la lettura; possibli OOC, dato che il tutto è una "What If?": cosa sarebbe successo se Death Mask avesse avuto una figlia?]
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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Per quel che ho fatto 
ricomincio da capo 
e qualsiasi dolore possa mai venire 
oggi questo finisce 
sto perdonando quel che ho fatto... 

(Linkin Park, What I’ve done)


 
Aletto trascorse la settimana seguente chiusa nella sua stanza a riflettere su quanto accaduto, senza alcun contatto con il mondo esterno: all’ora dei pasti, Sara lasciava un vassoio fuori dalla porta e bussava per avvisarla, andando a riprenderlo quando Aletto lo lasciava nuovamente fuori. La bambina aveva bisogno di tempo per assimilare le parole di Atena e capire cosa ne sarebbe stato nel futuro. Doveva accettare l’idea che qualcosa era cambiato dopo la battaglia in cui suo padre aveva perso la vita e, per questo, aveva bisogno di tempo. La maschera era sul comodino: da quanto tempo non la toglieva? Si era concessa la possibilità di guardarsi allo specchio, scorgendo il volto della ragazza che era diventata: i tre anni senza suo padre erano passati terribilmente in fretta.
Col tempo aveva iniziato a sentire sua quell’armatura anche se, prima dell’incontro con Atena, non sapeva che cosa significasse la Gru.
“E’ l’immagine della relazione tra padre e figlio, della vigilanza e, soprattutto, l’ animale che doveva accompagnare le anime verso l’aldilà.”(*)
 
Death Mask, invece, passò la settimana riportando in vita gli abitanti di Atene e tutti coloro che erano bloccati a metà tra la vita e la morte, concedendosi di tanto in tanto un po’ di riposo. Anche Sebastian Azzarà era stato riportato in vita, salvato proprio dal ciondolo che Aletto gli aveva regalato; tuttavia, su richiesta di Aphrodite e Shura e, visto ciò che aveva fatto, gli venne tolta la carica che ricopriva a Rodorio, senza tuttavia essere bandito dal villaggio.
Quando tutto fu tornato alla normalità, Death Mask potè finalmente prendersi del tempo per riflettere: per farlo, decise di recarsi sul promontorio dove era stata seppellita Sara. Mentre camminava cercava di riflettere su tutto ciò che era successo a lui e alla figlia: entrambi avevano vissuto esperienza traumatiche sin dalla giovane età, anche se quelle di Aletto erano nulla in confronto alle sue. Il loro addestramento era stato simile ed entrambi avevano preso l’armatura in un momento in cui, forse, non erano totalmente dalla parte della giustizia.
 
Eppure quegli oggetti sembrava fossero riusciti a vedere oltre: lui, dopo tre anni, non aveva perso se stesso ma aveva capito i suoi errori e si era impegnato per redimersi dalle sue colpe; Aletto avrebbe dovuto fare lo stesso a causa sua. Quello era solo uno dei suoi problemi: l’altro, ovviamente, era Sara. Anche se da quando si erano incontrati lei si era comportata come sempre, lui non poteva sapere che cosa le passasse per la mente: lo credeva innamorato? O forse lo odiava per averla uccisa?
Dopo lunghe riflessioni, era arrivato a scartare la seconda ipotesi: se aveva chiesto ad Aletto di ridare a Serena il suo corpo, voleva dire che aveva accettato l’idea di morire. Quanto alla prima opzione, non sapeva cosa pensare. Di certo però, lui non la amava; se qualcosa di simile a quel sentimento c’era stato in passato, dopo la morte era scomparso: in quei tre anni, passati alla ricerca di Aletto, non aveva pensato a lei se non in rarissime occasioni.
Arrivato alla tomba, la trovo lì, davanti a quella che era stata, per anni, la sua tomba, prima che Aletto le ridesse la vita.
 
Il potere di sua figlia era qualcosa di sorprendete: era in grado, come lui, di mandare le anime nella valle della morte e di trattenerle lì. Tuttavia, a differenza sua, la figlia aveva bisogno di un tramite: i suoi ciondoli. La tecnica, pertanto, non era del tutto infallibile: ciò che più stupiva era quel piccolo miracolo, l’aver scambiato l’anima all’interno di un corpo.
“Difficilmente riuscirà a rifare una cosa del genere in futuro: tre anni fa ci riuscì perché aveva una motivazione sincera, profonda; non penso riuscirebbe a fare lo stesso in altre circostanze.”
Quella era stata la sentenza di Atena e, visto che lo diceva una dea, probabilmente era così: ma Death Mask era comunque orgoglioso di Aletto.
“E’ strano guardare la propria tomba” disse Sara, accorgendosi in quel momento del suo arrivo silenzioso “Ma ancor più strano è leggere le lettere che i vivi lasciano per i morti.”
Sara teneva in mano due pergamene, una lettera di Aletto e una sua: erano state lasciate sulla tomba, in un cofanetto, come era usanza presso la famiglia di Sara. Death Mask si morse un labbro: sulla sua lettera vi erano parole, emozioni, che lui non provava più da tempo.
“Tuttavia, non mi faccio illusioni” disse Sara, riponendole nel cofanetto “I sentimenti di Aletto li conosco bene e posso dire con certezza che sono gli stessi dell’anno della mia morte. I vostri... penso non li conosciate neanche voi.”
 
Detto questo, sorrise, e si riavviò verso la quarta casa; quando gli passò accanto, Death Mask la afferrò per un polso, fermandola.
“E i tuoi?”
Sara, si mise a ridere “La mia vita è sempre stata dedicata a servirvi: la morte non ha cambiato nulla”.
La lasciò andare, concedendosi un sorriso: era tutto ciò che voleva sentire.
 
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Solo alla sera Aletto si decise a lasciare la sua stanza, passando dalla finestra. A passo svelto, con la sua maschera indosso, andò fino alla spiaggia, dove vi trovò Ikki: a quanto pareva Sara aveva riferito il messaggio.
“Che cosa vuoi?” le chiese lui non appena lei mise i piedi sulla sabbia: era in piedi, appoggiato con la schiena alla parete rocciosa e le braccia conserte.
“Voglio parlare di quello che hai visto”
Ikki inarcò un sopracciglio.
“Senti…Aletto giusto?” chiese; lei annuì “So come funziona per voi Sacerdotesse ma, a dire la verità, non mi interessa.” Disse, riportando il suo sguardo sul mare.
Lei, stupita dalla risposta, per un po’ non disse nulla, limitandosi a stringere i pugni per la rabbia.
“Come sarebbe a dire, non ti interessa?” domandò poi, urlando “E se io volessi ucciderti?”
Ikki riportò lo sguardo su di lei “Atena ti ha appena perdonato, non penso sia tua intenzione. E, anche volendo, non ne saresti in grado.”
Punta nell’orgoglio, Aletto si mosse, superando la velocità del suono; caricò il pugno destro e andò a colpire la parete, alla sinistra di Ikki, accanto alla sua testa.
“Io sono un cavaliere d’argento” sibilò irata.
“Ma con meno esperienza.”
 
Caricò ancora il colpo, ma poi abbassò il braccio; lacrime di rabbia scorrevano sotto la maschera. Gli diede le spalle, asciugandosi con foga quelle che erano arrivate sino al mento.
“Senti, dove sta il problema?”
“E’ una macchia sul mio onore” fu la risposta secca “Dovresti saperlo.”
“Nessuno sa nulla di quello che è successo.”
Aletto, tornò a guardarlo, scoprendo il volto, in modo che, nella penombra, il Bronze Saint potesse scorgerlo.
“Ma io lo saprò, sempre.”
Tra i due scese il silenzio e, mentre lei lo fissava, Ikki tornò a rivolgere lo sguardo al mare.
“Se mi stai chiedendo di ricambiare il tuo amore, mi dispiace, ma non posso farlo: ho amato una persona, in passato e non amerò più nessuno.”
Scoraggiata, ma non sconfitta, Aletto si rimise la maschera.
“Ti sto chiedendo di non farne parola con nessuno: ai miei sentimenti, ci penso io.”
Così dicendo la ragazza lo lasciò lì, sulla spiaggia.
 
Rientrata nella sua stanza, fece appena in tempo a chiudere la finestra, che una mano si posò sulla sua spalla: suo padre, nascosto nell’ombra, l’aveva aspettata.
“Dove sei stata?”
“A prendere un po’ d’aria.” Fu la risposta evasiva; sfuggendo al suo contatto, andò a sedersi sul letto.
“Aletto?”
“Si papà?”
“Guardami”
Lo stava già facendo, ma ovviamente il Gold Saint non intendeva quello. Per la seconda volta in quella serata, Aletto si tolse la Maschera, mostrando il suo viso. Death Mask si concesse un po’ di tempo per guardarla.
“Sei cresciuta tanto…”
Lei non replicò.
 
“Aletto?” la chiamò ancora una volta, fermandosi in piedi davanti a lei.
“Si papà?”
“So che è stata dura per entrambi, ma non tollero debolezze né le persone che gettano la spugna. Lo sai questo, vero?”
La ragazza annuì.
“Perciò, Aletto, la mia proposta è questa: ricominciamo insieme.”
Allungò la mano destra verso di lei, ma la ragazza la ignorò: col volto rigato dalle lacrime, gli si lanciò addosso per abbracciarlo.
Si, era ora di ricominciare, nello stesso luogo in cui tutto era finito.
 

NOTE:
(*)La gru, anticamente, era ammirata per la sua presunta capacità di volare senza mai stancarsi, e le sue ali servivano come amuleti contro la stanchezza. In Cina è un’immagine di longevità e della relazione tra padre e figlio, poiché il piccolo della gru risponde al grido dei genitori. Ritenuta, a seconda dei paesi, simbolo di saggezza o, al contrario, di falsità e malvagità, nel 1600 in Europa si leggeva: « ...di notte la gru un sassolino in gola/tiene prudentemente per non cadere inavvertitamente nel sonno» incarnando così il simbolo della vigilanza.
Ah, Esmeralda, Esmeralda… Così carina, così giovane…capita proprio a fagiolo per rovinare una possibile love story! -.- Ma io non sono amante delle cose smielate, dunque niente happy ending in quel senso. Già Death Mask mi sembra fin troppo zuccheroso già così, ci mancava solo di rammollire Ikki ed eravamo a posto!
Che dire? Questa storia attende una conclusione da più di un anno, ma tra università, computer fuso (ringrazio di aver tenuto i capitoli scritti a mano così sono riuscita a riscriverli nuovamente) e una serie di altri problemi, mi sono ridotta a pubblicarlo solo adesso. Ringrazio chiunque sia riuscito a pazientare fino ad ora, ma anche chi si è arreso allo scorso capitolo: so che questo seguito, purtroppo, non è stato all'altezza della storia iniziale. Io vi ringrazio in ogni caso. Vi avevo promesso che avrei quantomeno tentato di portare avanti ulteriormente questa storia, ma purtroppo non ne ho il tempo né l'ispirazione giusta: preferisco che si chiuda qui...almeno per il momento!

 
   
 
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