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Autore: Herm735    26/12/2014    8 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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Buon Natale a tutti!



Kiss Away the Pain of my Wounded Heart


Emma rimase seduta al fianco di Regina, osservando le sue ferite, fino a perdere la cognizione del tempo.
Aveva un taglio profondo sulla guancia sinistra, quello che Ruby aveva sfiorato, ma ne aveva uno anche appena più n alto, che le attraversava l'estremità della palpebra, dal sopracciglio alla tempia. C'erano dei tagli profondi sulle braccia e sul torso, sembravano quasi dovuti a dei morsi, o meglio a delle beccate, quasi come se fosse stata attaccata da uno stormo di uccelli.
Il cuore di Emma si strinse dentro il suo petto quando si rese conto che quella era, di fatto, un'ipotesi più che probabile.
Quando le palpebre di Regina vibrarono e si aprirono, Whale ancora non era venuto a visitarla, era impegnato con Ruby.
“Regina” mormorò Emma, stringendole una mano. “Piano, hai delle ferite abbastanza profonde.”
Sentì una risata sarcastica lasciare le sue labbra tremolanti e quella fu la conferma che non solo era sveglia, ma sapeva esattamente dov'era e con chi stava parlando.
“Non ne hai idea” mormorò, cercando di tirarsi a sedere.
“Piano, piano” ripeté Emma, aiutandola immediatamente. “Come ti senti?”
Non c'era bisogno di una risposta, le bastò l'occhiata che Regina le lanciò, con l'occhio sinistro semi chiuso a causa della ferita.
“Portami da Ruby.”
“Dovresti riposare. Non sanno se si riprenderà presto e non si è ancora svegliata.”
“Emma. Portami da Ruby” chiese di nuovo, con decisione. Ma poi la sua voce si fece incerta e si ridusse a poco più di un sussurro quando disse le uniche parole che Emma non avrebbe mai pensato di sentire uscire dalla sua bocca. “Per favore.”
Emma la aiutò ad alzarsi con un sospiro, conducendola verso la stanza di Ruby. Regina riusciva a camminare da sola, ma era visibilmente debole. Quando entrarono, la prima cosa che Emma vide fu che Whale se n'era andato da un pezzo e non si era neanche disturbato a fingere di controllare Regina.
“Stai lontano da lei” disse gelidamente Granny osservando mentre la mora, con lo sguardo fisso su Ruby, si avvicinava al suo capezzale.
Bianca e David scattarono in piedi, pronti a placare gli animi di tutti. Regina sembrò non sentirla neanche, si limitò a proseguire e ad appoggiare entrambe le mani sul viso della ragazza. Emma riconobbe la tristezza dentro i suoi occhi mentre sfiorava il suo viso, quella sensazione di impotenza contro quello che le era stato fatto.
“Deve saperlo” mormorò Regina. “Deve sapere che mi dispiace.”
“Allontanati da lei” ripeté la nonna della ragazza.
Ma Regina chiuse gli occhi, inspirando. Le sue dita scivolarono lente sulla pelle del suo viso e poi si spostarono sul collo, le spalle, le braccia, fino a prenderle le mani. Quello che successe lasciò di stucco tutti i presenti, tranne Emma, che lo aveva già visto succedere qualche settimana prima con Mulan. Le mani di Regina si spostarono, adagiandosi una sul suo petto ed una sul suo stomaco, una luce tenue tra le sue mani ed il corpo della ragazza attirò l'attenzione di David.
“Bianca” iniziò con tono incerto. Lei capì al volo.
“Sì. Sta usando la magia bianca” mormorò.
Ed Emma si chiese come aveva fatto lei a non accorgersene la prima volta.
Lo sforzo che richiese guarire le sue ferite, fece oscillare Regina di lato. Prontamente, Emma avvolse le braccia attorno al suo busto, sostenendola.
“Ti tengo. Ci penso io, ti tengo” mormorò. Regina le permise di sostenere parte del proprio peso.
Ruby aprì lentamente gli occhi.
“Mi dispiace.”
“Regina, l'hai guarita, va bene così” sussurrò nuovamente Emma. “L'hai salvata.”
“Non ho salvato abbastanza” ammise con voce rotta. “Mi dispiace, Ruby, per non aver potuto salvare il lupo.”
La ragazza incrociò il suo sguardo con aria stanca, ma riuscì a sorridere debolmente.
“Regina” sussurrò “non le avrei mai permesso di prenderlo, lo sai. È una parte troppo grande di me.”
La regina continuò a guardarla con aria confusa. Entrambe erano stanche e deboli, così Ruby cercò di dirle l'essenziale con meno parole possibili.
“Quando ha compreso che non sarebbe riuscita a strapparlo via senza uccidermi, ha aspettato che mi trasformassi sotto la luna piena ed ha preso soltanto un po' del mio pelo. Ha detto che ci sarebbe voluto più tempo, ma che non importava. Sapeva che se mi avesse uccisa tu avresti fatto rotolare via la sua testa, l'unico motivo per cui sono viva è che tu sei dalla mia parte, Regina.”
“L'unico motivo per cui sei viva è la paura che quella donna ha di me” la corresse in un sussurro, scuotendo la testa. “Mi dispiace per quello a cui ti ha sottoposto a causa mia.”
“Non era a causa tua” la corresse. “Il suo piano non ha te come obbiettivo, ha te come vittima” le spiegò Ruby.
Emma trasalì.
“Le serve il tuo cuore per qualcosa di più grande. Siamo tutti in pericolo, Regina, e tu sei l'unica che può salvarci.”
Emma percepì le sue gambe farsi ancora meno stabili, si impegnò per continuare a tenere Regina in piedi, ma il compito stava diventando difficile.
“Andiamo, Regina. Devo portarti a casa.”
Dopo qualche altro secondo in cui il suo sguardo rimase incollato a quello di Ruby, finalmente annuì, permettendo ad Emma di portarla verso l'uscita e poi verso la macchina.

“Perché hai guarito le sue ferite e non le tue?” le chiese appena Regina fu sistemata comodamente sul divano.
“Non avevo abbastanza energia per fare entrambe le cose” spiegò velocemente, mentre Emma si sedeva accanto a lei. “E poi, per me le cicatrici sono importanti. Mi ricordano delle battaglie che ho vinto, dei nemici che ho sconfitto.”
La mano della bionda si spostò involontariamente sul labbro superiore di Regina, sfiorando con il pollice la piccola cicatrice sulla parte destra, prima di rendersi conto di quello che stava facendo e ritrarre la mano come se si fosse bruciata.
“C'è un kit di primo soccorso dentro il bagno del piano superiore” le dette istruzioni Regina. “Non penso di riuscire a salire le scale al momento.”
Emma annuì, salendo velocemente al piano superiore e scendendo di nuovo appena trovato quello che voleva. Cercando di usare il massimo della delicatezza iniziò a disinfettare i tagli sul viso di Regina, vedendole fare una smorfia ogni volta che si spostava verso la ferita successiva.
“Quello che hai fatto oggi è stato molto coraggioso.”
“Certo” rimarcò ironicamente. “Fuggire via da una battaglia che stavo perdendo, molto coraggioso senza dubbio.”
“Intendevo non cedere alla rabbia. Alla voglia di vendetta cieca che so che hai provato guardandola, alla tentazione di finirla lì e in quel momento. Ma invece hai scelto di salvare Ruby, di mettere la vita di una ragazza che conosci a malapena davanti alla rabbia che hai coltivato per così tanto tempo.”
“La rabbia era tutto quello che avevo” sussurrò. “Ora non lo è più” disse in modo semplice e disarmante allo stesso tempo, spostando lo sguardo per incontrare quello di Emma. “Voglio di più per me stessa, altri sentimenti con cui riempire il mio cuore.”
Quasi si morse la lingua appena si ricordò che non aveva neanche più un cuore da riempire.
E forse fu il bisogno di Emma di salvare tutti, di guarire tutti, o quel vizio della famigliola felice di dover sempre ricompensare ogni buona azione, ma la mano di Emma che stava disinfettando il taglio sul suo mento si fermò e la bionda le prese gentilmente il viso tra le mani.
“Non guardarmi così, non voglio la tua pietà.”
Emma scosse appena la testa, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi neanche per un istante, accarezzando piano le sue guance.
“Voglio essere io la causa di qualsiasi sentimento riempie il tuo cuore.”
Regina scosse la testa, ma Emma strinse la presa sul suo volto, impedendole di distogliere lo sguardo dal suo.
“Non puoi salvare tutti.”
“Non voglio salvare tutti.”
Due mani fredde e tremanti si posarono su quelle calde e ferme di Emma.
“Non puoi salvare me, Emma, lo sai. Ho fatto troppa strada, troppi passi mi hanno allontanato da quella ragazza di diciotto anni così ingenua e buona. Non potrò mai più essere lei.”
“Non voglio salvare lei” spiegò sorridendo, con una semplicità disarmante. “Voglio salvare te.”
Regina scosse la testa. “Sono troppo difficile da salvare.”
Ma Emma sapeva che gli eroi non vengono chiamati così perché lasciano mance abbondanti ai ristoranti o salvano gattini dagli alberi. Vengono chiamati così perché salvano anche chi si rifiuta di essere salvato. E, per la prima volta in vita sua, Emma quasi desiderò meritarsi quel titolo che Henry le aveva attribuito innumerevoli volte.
“Non smetterò mai di provare” disse piano.
Si avvicinò lentamente a Regina, guardando dentro i suoi occhi pieni di lacrime che era così allenata a trattenere. Inclinando la testa di lato la baciò lentamente sulla guancia, lasciando che le sue labbra rimanessero attaccate alla sua pelle per parecchi secondi.
Sentì una sensazione calda nel punto in cui le loro mani si toccavano, in cui toccava il suo viso e tutto quel calore sembrava provenire dalle sue labbra. Lentamente si allontanò, guardando Regina con un misto di confusione e incertezza.
“Il tuo viso.”
“Mi hai guarita” mormorò Regina, sorpresa più di lei.
“No, io non ho fatto nulla.”
“Ma lo hai fatto, eppure. Perché non sono stata io. E tu se quella che ha meno controllo sulla propria magia.”
Le sopracciglia di Emma si avvicinarono in un cipiglio confuso. Chissà che altre cicatrici era riuscita a guarire, con un semplice bacio sulla guancia. Chissà quanto in profondità poteva arrivare, quante delle ferite di Regina poteva riuscire a riparare con un bacio.
Quando si avvicinò di nuovo per provarci, però, Regina abbassò il viso, chiudendo gli occhi.
“Non devi farlo per forza, perché hai pietà di me.”
“Smetti di dirlo, non ho pietà di te.”
“Allora perché continui a cercare di guarirmi?”
“Chi dice che lo sto facendo per te, Regina? Sto cercando di guarire anche me stessa.”
Regina si rifiutò di alzare il viso, chiudendo gli occhi con più forza e continuando a scuotere lentamente la testa.
Emma allora la abbracciò, avvolgendo le braccia attorno a lei, cercando di farle capire che voleva solo proteggerla.
“Le ferite sulle tue braccia e sul resto del tuo corpo ci sono ancora?”
Percepì Regina scuotere la testa. “Sono guarite. Grazie.”
“Non ho fatto niente.”
“Mi hai guarita.”
“Ti ho baciata.”
“È la stessa cosa.”
Emma stava per rispondere che non era affatto la stessa cosa, che aveva desiderato baciarla, mentre guarirla le era venuto spontaneo nel momento in cui era avvenuto quel contatto, ma poi si rese conto che era esattamente quello che Regina stava cercando di spiegarle.
Continuò a tenere abbracciata Regina, finché gli eventi estenuanti della giornata si fecero sentire e la mora si addormentò sul proprio divano. Emma la stese gentilmente, posando su lei una coperta che di solito stava sulla poltrona e spostandole i capelli dal viso.
“Buonanotte, Regina” mormorò baciandola delicatamente sulla fronte.
“Emma” un suono simile al suo nome uscì dalle labbra della donna ormai addormentata, gli occhi chiusi, un'espressione pacifica in volto.
Quella visione le strappò un sorriso.
Uscì senza fare rumore, chiedendosi se mai sarebbe riuscita a superare le difese di Regina abbastanza da riuscire a guarire con un bacio non solo le ferite aperte ma anche tutte le cicatrici che la mora si portava dietro.

La mattina dopo si incontrarono dentro l'ufficio di Emma, per cercare di capire quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
“Non possiamo trovarla, questo è poco ma sicuro, ci abbiamo provato per due settimane” osservò Bianca con un sospiro.
Ruby aveva detto loro che l'unico rumore riconoscibile che riusciva a distinguere quando Malefica non era con lei era il rumore dell'acqua che scava la terra. Avevano pensato immediatamente al fiume, cercando per tutto il bosco in lungo ed in largo, ma non avevano trovato niente. Quindi avevano provato anche a cercare per tutta la spiaggia e al molo, ma senza alcun risultato.
“Non possiamo neanche aspettare che si venga a prendere il cuore di Regina però” puntualizzò Emma.
“L'unica cosa da fare è cercare di capire a cosa servono il pelo di un lupo mannaro ed un cuore, così possiamo trovare un modo per neutralizzare qualsiasi pozione stia preparando.”
“Regina, questo presuppone che lei arrivi al tuo cuore e lo usi per qualcosa di poco carino. Che fine ha fatto tutta la storia del prevenire è meglio che curare?”
“Beh, non possiamo prevenire qualcosa se non sappiamo cos'è, non è vero?”
Emma sospirò. “Non mi piace questa storia.”
“Oh, perché io invece non vedevo l'ora che una pazza psicopatica che se ne va in giro a maledire la figlia della tizia che ha sposato l'uomo di cui era innamorata mi strappi il cuore dal petto e lo aggiunga come ingrediente ad una zuppa di lupo.”
“Regina.”
“Emma.”
Le due erano impegnate da diversi secondi ormai in quella sorta di sfida a chi fissava l'altra più a lungo, quando Bianca si schiarì la voce.
“Cercare di capire il suo piano, come diceva Regina, è più o meno l'unica cosa che possiamo sperare di fare al momento, quindi iniziamo da lì e vediamo dove ci porta, ok? Chiederò a Belle se ha mai letto di un incantesimo simile e magari potrà prestarci i libri in cui cercare.”
Nessuna delle due annuì, ma nessuna delle due protestò.

Quando aprì la porta di casa dopo almeno mezzo minuto di insistente bussare, Regina capì che avrebbe dovuto immaginarsi che Emma non avrebbe lasciato cadere quella discussione così facilmente.
“A cosa devo il piacere-”
La bionda entrò in casa senza neanche salutare o chiedere permesso, facendosi strada dentro la cucina.
“Dobbiamo proteggere il tuo cuore.”
“Noi” Regina pose un forte accento su quella parola “non dobbiamo fare niente.”
“Invece sì.”
“Solo perché mi ha baciato su una guancia non ha il diritto di dirmi cosa è meglio che io faccia con il mio cuore, miss Swan.”
“Non ha niente a che vedere con quello. Voglio solo proteggerti. Il tuo cuore è importante.”
Regina scosse la testa.
“Dove tengo il mio cuore non è affar tuo.”
“Beh, Regina, spero vivamente che tu non lo abbia affidato di nuovo a qualche ladro da quattro soldi.”
Lo sguardo di Regina si rabbuiò sentendo quell'accusa.
“Pare proprio che io lo abbia fatto, no?” mormorò piano, in modo che la bionda non riuscisse a capire bene le sue parole.
“Cosa?”
“Lascia stare, per favore. Lascia stare tutta questa idea, questa tua inspiegabile pretesa di proteggere il mio cuore e pensa a cosa faremo quando Malefica inizierà ad usarlo.”
“Regina, ti prego! Non ha senso il modo in cui ti stai comportando. Dimmi cosa c'è che non va e basta, ok?”
Regina odiava Emma Swan.
Odiava il modo in cui capiva quando le persone stavano mentendo, odiava il fatto che sapeva sempre come metterla alle strette, odiava che non riusciva ad odiare Emma neanche un centesimo di quanto odiava se stessa.
“Perché è troppo tardi” urlò contro la donna che le stava facendo saltare i nervi. “Perché potevo scegliere tra salvare Ruby o riprendermi il mio cuore dalle mani di Malefica e salvare forse l'intera città, ma non potevo lasciarla morire. No, non volevo lasciarla morire! Volevo essere buona. Volevo fare la cosa giusta” scosse la testa, la sua voce si incrinò. “E adesso che quella maledetta cosa non è più dentro di me posso vedere che scelta incredibilmente stupida ho fatto. Le mie emozioni mi hanno annebbiato. Volevo essere buona, invece ho condannato tutti e adesso non so come rimediare.”
Malefica le aveva restituito Ruby in cambio del proprio cuore. E Regina si sentiva una stupida ad aver accettato quello scambio.
Si appoggiò una mano sulla bocca, rilasciando un respiro tremolante, chiudendo gli occhi e sentendosi impotente, indifesa, sconfitta.
Fu allora che percepì due braccia avvolgerla.
“Non osare mai più parlare del tuo cuore così.”
Regina lasciò andare una risata tremolante. Era quasi ovvio che di tutte le cose che aveva appena detto, quella era stata scelta da Emma come argomento di discussione.
“Tu non l'hai mai visto” appoggiò la fronte sulla spalla della bionda. “È così nero” la sua voce era ridotta a meno di un sussurro. “Come le tenebre.”
“Forse non ho mai visto il tuo cuore, Regina, ma ho visto te e ti conosco. Stai cambiando, ogni giorno fai qualcosa che mi fa capire che non solo stai provando a redimerti, a fare del bene, ma ci stai riuscendo meglio della maggior parte delle persone che conosco.”
Regina scosse la testa.
“Tu sei buona, Regina Mills” le disse Emma, scandendo ogni parola.
E come ultimamente spesso le succedeva, Regina decise di credere alle parole di Emma, di fidarsi del suo giudizio più che del proprio.
Le piaceva di più vedersi attraverso gli occhi di Emma che attraverso i propri, perché la propria immagine riflessa in quegli occhi verdi era di gran lunga la versione migliore di sé che avesse mai visto.

Caddero facilmente in una routine, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo. Regina accompagnava Henry a scuola ogni mattina, visto che il ragazzo aveva insistito per tornare a stare a casa sua già pochi giorni dopo lo scontro con Malefica. Poi lei ed Emma rimanevano tutto il giorno alla biblioteca a cercare insieme a Ruby e Belle dei possibili incantesimi che coinvolgessero del pelo di un lupo mannaro ed un cuore, con scarsi risultati. Beh, a meno che Malefica non stesse mettendo su tutta quella storia solo per fare un filtro d'amore per far innamorare Ruby e Regina, ovviamente. Facevano pranzo inseme da Granny oppure Ruby portava loro qualcosa dalla tavola calda e passeggiavano tutte e quattro fino al molo per mangiare guardando l'oceano.
Nel frattempo Bianca e David stavano di giorno in giorno parlando con tutti gli abitanti di Storybrooke nel tentativo, dovevano ammetterlo, disperato, di riuscire a carpire qualche informazione su dove potessero trovarsi Malefica o la sua Fortezza Proibita. Anche loro però avevano raggiunto scarsi risultati.
Quando Henry usciva da scuola Emma andava a prenderlo e lo accompagnava a casa di Regina, dove lui faceva i compiti mentre loro continuavano a cercare di ricapitolare le loro informazioni e leggevano libri di incantesimi, cercando di trovare qualcosa che gli permettesse, se non di localizzare Malefica, almeno di poter comunicare con lei. Ma anche da quel fronte ancora non avevano ottenuto risultati.
Quando arrivava il momento Regina preparava la cena mentre Emma per lo più la osservava, parlavano del più e del meno e poi mangiavano tutti e tre insieme. Ogni sera Emma chiedeva almeno tre volte a Regina se era sicura che non fosse un problema che si fermasse da loro così spesso, sentendo ogni volta una risposta ironica diversa.
“Non preoccuparti, è l'oro del Reame di tua madre che ha riempito il mio conto in banca quando ho lanciato la maledizione, quindi tecnicamente sono soldi tuoi quelli che uso per la spesa.”
Ed Emma ogni sera rideva, rimanendo a cena.
Nei fine settimana, o se le cose erano più caotiche in città comunque almeno per un giorno, mettevano tutto quanto in pausa e spendevano il loro tempo come una famiglia comune, insieme a Bianca e David. Facevano colazione tutti insieme alla tavola calda e poi passeggiavano o facevano gite in barca, oppure Bianca insegnava ad Henry a tirare con l'arco o David gli insegnava ad usare la spada.
“Sta crescendo in fretta, non è vero?” chiese Regina alla bionda al proprio fianco, guardandolo con la spada di legno in mano mentre sorrideva.
“Già. Dovremmo sempre trovare momenti come questo, per stare tutti insieme, anche nei giorni più bui.”
“Non sarà sempre possibile, purtroppo. Ho la sensazione che presto saremo di nuovo in guerra.”
“Saremo sempre in qualche tipo di battaglia, Regina. Sono quattro anni che non facciamo altro, o sbaglio? Dobbiamo cercare di fare tesoro di questi momenti, non voglio perdermi tutta la sua vita a causa dei cattivi. Non serve sopravvivere se poi ci perdiamo” fece un cenno della testa verso David che rideva, mentre insegnava ad Henry come fare un affondo e a Bianca che lo incoraggiava, cullando Neal tra le proprie braccia “se ci perdiamo questo. Non dovremmo mai essere troppo occupate per fermarci e ricordarci che siamo felici, che abbiamo una famiglia che ci ama.”
Sei felice” la corresse Regina “e questa è la tua famiglia.”
Emma scosse la testa. Regina abbassò lo sguardo.
“Sai come ha iniziato a chiamare la domenica mia madre?”
“Il giorno della settimana in cui io ed il mio maritino perfetto insegniamo a mio nipote come combattere anche se sappiamo che se mai lo lasciassimo partecipare ad una battaglia le sue due mamme ci ucciderebbero?” domandò sarcasticamente. “Forse è un po' lungo.”
“Il giorno della famiglia” replicò Emma con tono deciso. “Tu sei inclusa nelle nostre domeniche quando lei le programma, Regina, e fai parte di questa famiglia come tutti noi.”
Gli occhi di Regina si alzarono immediatamente per incontrare i suoi.
Emma le sorrise, cercando di esprimere tutta la propria sincerità.
“La mia idea di famiglia è una sedia vuota” mormorò la mora, scuotendo la testa. “Dopo che mio padre è morto, ho continuato a tenere il suo posto a tavola. Il suo posto, il posto migliore, doveva sempre rimanere vuoto. Come se fosse ancora lì. Questa è la mia esperienza di famiglia, come potrei mai essere all'altezza dei Charming's?” chiese sospirando ed abbassando nuovamente lo sguardo.
“Non devi farlo per forza, ovviamente. Non posso costringerti a voler far parte della nostra famiglia” le disse, appoggiando una mano sulla sua. Quando la mora alzò nuovamente lo sguardo le sorrise. “Ma lasceremo sempre la tua sedia vuota, Regina. Aspettando anche se sappiamo che non verrai, perché questo è quello che fanno le famiglie. Quindi direi che la tua idea non è poi così lontana dalla nostra.”
Furono distratte quando gli altri si avvicinarono alle rocce su cui erano sedute.
“Mamma, Bianca dice che possiamo fare la pizza in casa per la cena di stasera e vuole sapere se possiamo andare a comprare gli ingredienti mentre loro portano Neal a riposarsi per un po'.”
“Certo” rispose Emma, sorridendo ed alzandosi.
“Mamma, va bene anche per te?” chiese poi a Regina.
“Oh, non so se dovrei venire anche io” guardò verso Bianca in modo esitante.
“Ma devi venire, Regina, è una cena di famiglia!” rispose lei, sorridendole.
“Chiedevo per la pizza, mamma” chiarì Henry. “Era scontato che saresti rimasta con noi. Su, andiamo prima che il negozio chiuda” incoraggiò le sue mamme, poi avvicinandosi a David e incamminandosi con lui verso la macchina.
“Che ti avevo detto?” mormorò Emma, colpendola delicatamente con la propria spalla contro la sua e sorridendole di nuovo.
“Voi Charming's e il vostro continuo sorridere. Mi sono sempre chiesta se vi facessero male i muscoli della faccia, dopo le prime dodici ore di fila.”
“Beh” la provocò Emma facendo qualche passo solo per poi voltarsi a guardarla di nuovo. “Penso che un giorno sarai in grado di rispondere a quella domanda in prima persona. Appena decidi di lasciar andare l'armatura e di cedere al mio brillante umorismo.”
Emma si voltò nuovamente, ricominciando a camminare.
Dietro di sé sentì una risata cristallina che le toccò il cuore e poi dei passi veloci, poco dopo l'altra donna fu al suo fianco.
“Prima o poi dovrebbe proprio decidere di iniziare ad usare quest'umorismo di cui si vanta sempre, miss Swan” le disse sorridendo mentre la superava.
“Oh mio Dio, Regina. Hai appena fatto una battuta?”
“Cosa posso dire? Hai una pessima influenza su di me.”
Raggiunsero la macchina ridendo e, anche se solo per quella giornata, tutti gli altri problemi furono messi da parte.
Regina pensò che Emma aveva ragione.
Avrebbero sempre dovuto trovare il tempo per fermarsi e ricordarsi che, nonostante tutto, erano felici.




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