Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |       
Autore: kate95    25/02/2015    6 recensioni
Le sue mani scattarono verso quel viso gentile, spinte dalla voglia irrefrenabile di accarezzarla.
“Non lo fare mai più” fu lui a supplicarla questa volta “mai più”
Ad ogni parola che usciva dalla sua bocca si avvicinava sempre di più, sfiorando la pelle del suo viso con la punta del naso.
“Mai più” accarezzò gli angoli della sua bocca ricevendo come risposta solo il respiro ansante di Felicity.
“Non devi più rischiare così per me. Promettimelo” fermò un istante quella dolce tortura, aspettando una sua conferma.
“Te lo prometto” disse flebilmente.
“Mai più” sussurrò Oliver per l’ultima volta, in un soffio sopra le sue labbra.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti!

È la prima volta che pubblico una fan fiction in questa sezione, spinta dal crescente amore nei confronti di questa splendida serie!

La storia è ambientata nella terza stagione, dopo il mid season finale (spoiler per chi segue la programmazione italiana), con un ipotetico ritorno della vertigo insieme a un nuovo ‘Conte’.

Ora vi lascio alla lettura!

Never again

La sua paura più grande sei tu

“Oliver!”

Sentiva il cuore martellarle forte nel petto, il respiro spezzato dalla paura mentre stringeva convulsamente le dita su quel piccolo auricolare nero.

Continuava a chiamare il suo nome ma non riceveva alcuna risposta.

“Per l’amor del cielo Oliver, rispondimi!”

Aveva il brutto presentimento che qualcosa stesse andando storto e rimanere lì ferma davanti ai suoi computer senza poter aiutare concretamente la stava facendo impazzire.

Era l’unica rimasta al covo. Succedeva spesso quando tutti i suoi amici uscivano in missione, ma mai si era sentita così sola come in quel momento.

Arrow, Arsenal e Diggle erano usciti a dar la caccia al nuovo uomo della vertigo, James Miller, un altro criminale che aveva deciso di terrorizzare la città con la versione potenziata di quella droga.

Scatenava allucinazioni sulla propria paura più grande in tutti i soggetti a cui veniva iniettata e il team Arrow lo sapeva bene.

Oliver era stato il primo a subirne gli effetti, poi Laurel e adesso, quando pensavano che tutto fosse finito, la vertigo tornava tra le strade di Starling in mano ad uno nuovo psicopatico.

Felicity lo aveva rintracciato in un vecchio magazzino nella zona industriale della città e l’eroe incappucciato era subito partito al suo inseguimento.

Nessuno di loro poteva sapere che quella era solo una trappola, che quel criminale aveva scoperto i loro piani e teso loro un’imboscata.

Quando giunsero a destinazione decine di complici avevano dato il via ad una guerriglia contro i tre del team.

Da allora le comunicazioni con i suoi compagni erano diventate difficoltose, sempre più rade fino a scomparire del tutto.

Il GPS di Roy e Diggle lampeggiava sullo schermo del suo pc,segnalando la loro posizione nei pressi del magazzino mentre quello di Oliver indicava che si era spostato di parecchi isolati.

La bionda aveva seguito da remoto ogni suo piccolo movimento, fino ad individuare l’arciere nelle vie del centro, proprio sotto il grande grattacielo della Queen Consolidated.

O per essere più precisi quello della Palmer Technologies.

Era da quel momento che cercava disperatamente di mettersi in contatto con lui senza però ottenere alcun risultato.

Mentre si mangiava nervosamente le unghie corte aveva sentito la voce di Oliver giungere debole nel suo auricolare: “Felicity …”

Il suo nome fu solo un sussurro ma scatenò nella donna un’ondata di terrore di proporzioni enormi, soprattutto quando non rispose ai suoi innumerevoli richiami.

Oliver era in pericolo e lei doveva fare qualcosa, qualunque cosa.

Sapeva che era una follia, sapeva che lui si sarebbe infuriato quando l’avrebbe scoperto ma non le importava.

Il pensiero di perderlo la faceva impazzire perciò doveva salvarlo.

A qualunque costo.

 

 

Era salito in sella alla sua moto quando aveva notato il loro uomo fuggire in mezzo alla calca.

Mentre Roy  e John combattevano contro i complici del criminale lui lo aveva notato lasciare indisturbato il suo nascondiglio.

Lo inseguì a tutta velocità nelle vie del centro, evitando le pallottole che lui sparava dal SUV nero mentre guidava come un folle.

Vedeva all’orizzonte il palazzo della sua ex-azienda mentre tenendosi in equilibrio sulla moto scoccava una freccia dritta alla ruota posteriore della macchina davanti a lui.

Il SUV sbandò improvvisamente e il rumore dei freni riempì l’aria silenziosa di Starling City.

Era notte fonda e le strade, caotiche durante il giorno, erano deserte.

Nessuno si era accorto del giustiziere che camminava a grandi passi verso la macchina, l’arco teso e una freccia pronta ad essere scoccata.

Oliver si avvicinò cautamente, i vetri oscurati non gli permettevano di vedere all’interno dell’abitacolo, ma quando arrivò non c’era più traccia di Miller.

Mise all’erta tutti i suoi sensi ma questo non bastò ad evitare il forte colpo che si abbatté sulla sua nuca.

“Felicity …” chiamò, nella speranza che lei potesse comunicare a Roy e Diggle la posizione di Miller.

Prima di sentire una risposta cadde a terra rischiando di perdere i sensi, mentre sentiva i passi dell’uomo allontanarsi.

Cercò di mettere a fuoco ciò che lo circondava ma la sua vista era annebbiata e la testa gli pulsava dolorosamente.

Riuscì faticosamente ad alzarsi in piedi, rincorrendo il fuggitivo.

Lo raggiunse mentre attraversava la piazza con le fontane, la stessa che fino a qualche tempo fa vedeva dal suo ufficio da amministratore delegato dell’azienda di famiglia.

E mentre i due ingaggiavano una lotta corpo a corpo un’ombra silenziosa, al diciottesimo piano dell’edificio, osservava incredulo la scena.

 

Non aveva mai spinto così tanto il piede sull’acceleratore come quella sera.

Felicity parcheggiò velocemente l’auto, non distante dal grattacielo dove tutti i giorni andava a lavorare per Ray, e si affrettò a controllare sul cellulare la posizione di Oliver.

Vide un uomo avvicinarsi ma non era il suo eroe, bensì James Miller.

Con un coraggio che non pensava di avere, si accucciò dietro l’auto e non appena il suo nemico fu a portata di tiro lo colpì violentemente alla testa con una vecchia bottiglia di birra, abbandonata da qualche ubriacone sul marciapiede.

L’uomo cadde a terra ma prima che Felicity potesse fare la sua seconda mossa sentì qualcosa di appuntito e metallico pungerle il collo.

Un fastidioso dolore si propagò sulla pelle mentre portava la mano sulla piccola puntura, lì dove una dose di vertigo le era appena stata iniettata.

Sentiva la testa pesante, tutti i  suoi sensi farsi meno reattivi e davanti a lei l’uomo che si stava avvicinando dopo essersi rialzato pareva avere qualcosa di famigliare.

I lineamenti squadrati del suo viso si addolcirono, le labbra divennero rosee e carnose, i suoi occhi si trasformarono in due pozze azzurre a lei ben note, celate dietro una piccola maschera verde. 

Un cappuccio tirato sul viso le impediva di vedere i capelli corti  ma incredibilmente soffici al tatto, quelli che lei avrebbe tanto voluto stringere tra le sue dita durante un bacio appassionato.

“Oliver …” la sua voce era solo un flebile sussurro ma sapeva che lui l’aveva sentito.  

Le labbra dell’arciere si incurvarono in un ghigno minaccioso e i suoi occhi la fissarono, ma la guardavano diversamente da come erano soliti fare.

Oliver le si avvicinò alzando una mano, coperta dai guanti in pelle nera, in quella che doveva essere una carezza gentile sul suo viso ma che in realtà arrivò in uno schiaffo doloroso sulla guancia di Felicity.

Lei rimase frastornata non capendo realmente quello che le stava succedendo, fino a quando sentì un pugno infrangersi contro il petto, facendola gemere dolorosamente.

“Oliver” ripeté quando ritrovò il fiato per parlare ma l’incappucciato rise di lei colpendola ancora.

“Sei solo un’illusa” diceva mentre la bionda cadeva a terra e si dimenava, cercando di colpirlo come meglio riusciva “una stupida illusa”

“Oliver, sono io. Felicity” continuava a ripetergli mentre si tirava nuovamente in piedi e scagliava un debole pugno contro il costato dell’uomo.

“Tu non sei nessuno!” le rispose mentre un ulteriore colpo sul viso le spaccò un labbro facendolo sanguinare.

Continuava ad incassare calci e pugni, difendendosi come meglio poteva mentre le parole di Oliver la ferivano sempre di più.

“Credi davvero di contare qualcosa? Non sei altro che un burattino nelle mie mani, utile solo a raggiungere i miei scopi”

Felicity sentiva li occhi gonfi di lacrime, ma non sapeva se fossero dovute al dolore fisico o a quello che provava dentro il cuore.

“Hai davvero creduto che potessi innamorarmi di te?” il suo tono tagliente e velenoso la colpiva e la tratteneva a terra ancora di più dei calci che si abbattevano su di lei.

“Non potrei. Non ti amo Felicity e non lo farò mai!” terminò urlando.

Felicity singhiozzava rannicchiata sull’asfalto, per tentare di proteggersi dalle percosse, mentre quelle parole la ricoprivano di umiliazione.

Si sentiva stanca, voleva solo che il dolore che sentiva in tutto il corpo svanisse, voleva chiudere gli occhi e scomparire per sempre.

E mentre si preparava all’ennesima botta sentì un sibilo nell’aria poi, come i colpi erano improvvisamente cominciati, finirono.

 

 

Il suo smart-watch trillò segnalandogli che un’altra ora era passata. Erano le tre di notte e tutta Starling City dormiva sotto un cielo incredibilmente limpido e stellato, tutti tranne lui.

Non riusciva a riposare molto nell’ultimo periodo così passava sempre più tempo nell’ufficio della sua azienda, riflettendo su nuovi progetti e continuando a fare progressi per ATOM.

Si era affacciato alla finestra, sperando che il panorama mozzafiato sulla città lo ispirasse per continuare il suo lavoro.

Era l’unico in tutto il palazzo e adorava tenere meno luci accese possibili: il cielo e la città risplendevano magnificamente nel buio del suo ufficio.

Stava pensando con le mani sepolte nelle tasche del suo costoso completo, quando la sua attenzione fu attirata da un SUV nero che sfrecciava per la strada, inseguito da una moto.

Un forte rumore di freni arrivò fino a lui e fu allora che vide chi realmente stesse guidando la moto.

Il grande e famoso Arrow, nella sua tuta verde attillata, il cappuccio sul viso e l’arco teso.

Inseguiva un uomo, forse un criminale, che riuscì a colpirlo e darsi alla fuga.

Dopo un breve ma intenso combattimento corpo a corpo, il vigilante di Starling City incassò un doloroso colpo, cadendo a terra per qualche secondo.

Fu allora che Ray vide una macchina in lontananza e una donna bionda con gli occhiali.

Era troppo lontana per poterne essere sicuro ma sembrava fosse Felicity, sola e spaurita in quella strada deserta.

Ne ebbe la conferma quando l’uomo la raggiunse e iniziò a picchiarla con ferocia, mentre lei tentava di difendersi.

Ray scattò velocemente verso l’ascensore, rischiando di cadere sul pavimento lucido e scivoloso del suo ufficio.

Si fiondò nella cabina e premette più volte il tasto di discesa, spazientendosi per la lentezza dell’ascensore.

Forse avrebbe fatto meglio a prendere le scale.

Dopo qualche decina di secondi le porte si riaprirono al piano terra e Palmer si fiondò in strada, sperando che non fosse troppo tardi.

 

Oliver Queen si rialzò con un po’ di fatica, dopo la botta in testa si sentiva debole e senza forze, ma non si sarebbe lasciato sfuggire quell’uomo.

Lo aveva perso di vista per un istante ma lo ritrovò appena svoltato l’angolo della piazza.

La scena che si trovò davanti agli occhi lo impietrì.

Il cuore cominciò a battergli forte nel petto mentre tentava di tenere a bada la paura che si stava diffondendo dentro di lui.

Dall’altra parte della strada vide Miller accanirsi su una donna, rannicchiata sull’asfalto, i capelli biondi sfuggiti alla lunga coda le coprivano in parte il viso.

L’avrebbe riconosciuta tra mille e mentre si chiedeva perché lei fosse lì, la sua mano corse veloce alla faretra.

Un istante dopo la prima freccia si conficcò sibilando nel petto del criminale, seguita da altre due.

Lo vide accasciarsi a terra, gli occhi privi di vita, mentre già correva verso Felicity.

La sua Felicity.

La sentiva piangere, spaventata e dolorante.

“Felicity” la chiamò dolcemente ma lei non rispondeva.

La chiamò ancora, rassicurandola: “Sono qui, va tutto bene”

Dalla sua voce traspariva tutto il suo amore per lei, la sua preoccupazione  mentre scostava delicatamente i capelli dal suo viso, in cerca dei suoi occhi dietro le lenti degli occhiali.

Ciò che vide lo scosse: il sangue che colava dal labbro rotto, il dolore che poteva percepire dalla sua espressione sul viso. Ma fu quello che sentì a spaventarlo ancora di più.

“Vattene!” Felicity parve urlarlo, con tutta la forza che aveva ancora, anche se in realtà uscì solo come un debole sussurro.

“Felic…”

“Non toccarmi!” lo interruppe istintivamente scostandosi da lui “non mi toccare …” disse ancora, la paura dipinta nei suoi occhi chiari.

Nuove lacrime le rigarono le guance mentre Oliver non riusciva a capire cosa le stesse accadendo.

Fece per avvicinarsi ancora una volta ma il corpo della donna s’irrigidì di colpo, facendogli capire che non gli avrebbe permesso di toccarla.

“Hai bisogno di aiuto, Felicity” le disse cercando di restare calmo “dobbiamo andare via da qui, hai bisogno di essere curata”

Lei scosse la testa terrorizzata, scostando così i capelli e lasciando intravedere il collo.

Fu allora che Oliver la notò, quella piccola puntura sulla sua pelle delicata e una piccola fialetta abbandonata sul marciapiede, poco distante da lei.

“Felicity” le parlò cercando i suoi occhi per farle capire che non le stava mentendo “qualunque cosa tu veda, qualunque cosa tu stia sentendo non è vera, non è reale. Sono Oliver e voglio solo aiutarti”

“No” rispose lei con più decisione “So chi sei, Oliver. Ed è per questo che non voglio il tuo aiuto … Non toccarmi”

L’arciere sentiva i sui occhi riempirsi a loro volta di lacrime, non capiva perché lei continuava a respingerlo e vederla a terra dolorante senza poterla aiutare lo faceva impazzire.

Sentì un rumore di passi che si avvicinava e tese l’arco in quella direzione, pronto ad intervenire in caso di necessità.

Solo quando quell’uomo fu più vicino capì di chi si trattasse e dovette abbassare l’arma.

Ray Palmer.

“Felicity” la chiamò lui avvicinandosi.

“Ray?” la voce debole della bionda spinse Palmer ad inginocchiarsi accanto a lei.

“Hai bisogno di aiuto” le disse preoccupato per poi rivolgersi ad Oliver “Dobbiamo portarla in ospedale! Che cosa stai aspettando?”

L’irritazione nella voce di Palmer non fece altro che accrescere la rabbia che già ribolliva dentro Oliver.

“No” fu la sua risposta secca.

“Che cosa?”

“Niente ospedale. Lì faranno domande. So io dove portarla” gli rispose sperando che questa volta Felcity non lo respingesse.

Fece per prenderla in braccio ma lei si ritrasse.

“Non toccarmi, Oliver!”

Una strana luce brillò negli occhi di Ray che stava lentamente mettendo insieme i pezzi.

“Oliver …”

Il vigilante lo interruppe: “Non c’è tempo per questo. Devo portarla al sicuro”

“Lei non vuole venire con te” gli rispose mentre sollevava Felicity da terra. Lei si aggrappò al suo completo elegante, fidandosi delle braccia possenti del suo capo.

Oliver cercò di reprimere l’istinto omicida che gli scorreva nelle vene, l’unica cosa che contava ora era salvare Felicity.

“Non puoi portarla all’ospedale” ribadì con fermezza “Conosco un luogo dove possiamo prenderci cura di lei”

“Io non la lascio” Ray lo guardò con aria di sfida, determinato a non mollare la presa sull’esile corpo di Felicity “Ovunque la vorrai portare io verrò con te”

Oliver imprecò mentalmente, ragionando su cosa fare.

Doveva agire in fretta, eliminare i residui di Vertigo dal suo corpo e curare le varie ferite, non poteva permettersi di perdere altro tempo.

“D’accordo” acconsentì mentre Felicity perdeva coscienza nelle braccia di un altro uomo.

 

Oliver condusse Ray al covo, lì dove nessuno sarebbe dovuto entrare a parte i suoi più fedeli amici.

Ma non aveva altra scelta: Palmer non avrebbe ceduto e tutto il tempo che avrebbero perso a discutere sarebbe stato dannoso per Felicity.

Quando entrarono nel seminterrato Roy e Diggle erano appena tornati dalla missione.

“Oliver, cosa diavolo è successo?” chiese Diggle prima che Palmer facesse il suo ingresso.

“Perché non rispondevi? E dov’è Felicity?”

“Ho perso l’auricolare” disse secco facendo entrare Ray.

Tutti si immobilizzarono alla vista dell’uomo dentro il covo ma soprattutto quando capirono che cosa fosse successo alla loro amica.

Oliver fece segno a Palmer di adagiare Felicity sul banco metallico che spesso usavano come barella per i feriti dopo le missioni.

“È stata drogata. Vertigo” spiegò mentre si toglieva maschera e cappuccio.

Ormai era inutile nascondersi a Palmer, sapeva che lui aveva capito.

“Oliver Queen” commentò “Sapevo che eri tu”

Oliver lo ignorò continuando a rivolgersi ai suoi compagni “Poi l’ha picchiata” le sue parole erano colme di rabbia e frustrazione per non essere stato in grado di proteggerla.

Se solo avesse schivato quel colpo alla nuca avrebbe potuto prendere quel maledetto prima che arrivasse a lei, prima che la sfiorasse anche solo con un dito.

“Oliver” la voce di John lo riportò alla realtà “Non è colpa tua”

“Si invece!” rispose rabbioso “Se solo avessi capito che era una trappola, se …”

“Non potevi capirlo. Nessuno poteva. Hai fatto tutto quello che era necessario per catturarlo”

“Si ma lui l’ha ….”non riuscì a terminare la frase.

Anche solo l’idea che Miller avrebbe potuto ucciderla a furia di calci e botte gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Si voltò strofinandosi gli occhi con una mano per impedirsi di scoppiare a piangere come un bambino davanti a tutti loro.

“Piuttosto, perché Felicity si trovava lì?” chiese Roy che stava medicando le varie ferite sul corpo della donna.

“Non lo so” rispose Oliver “Avrebbe dovuto essere qui, al sicuro, a lavorare dietro al suo computer”

“Forse è successo qualcosa che l’ha spinta ad allontanarsi” ipotizzò John “Io e Roy abbiamo perso la comunicazione con lei poco dopo che tu hai inseguito Miller”

“Io ho tentato di parlarle ma Miller mi ha colpito e penso di aver perso l’auricolare mentre cadevo”

“Forse ha tentato di mettersi in contatto con te ma non le hai potuto rispondere ed è venuta a cercarti”

“Perché avrebbe dovuto? Perché esporsi così tanto al pericolo?” Oliver non poteva crederci.

Non voleva farlo.

Solo il pensiero che lei fosse uscita, esponendosi ad un tale rischio per lui lo riempiva di rabbia.

“Lo sai perché, Oliver” gli rispose Diggle.

Sì, lui temeva di sapere quale fosse il motivo e proprio perché lo sapeva non poteva tollerarlo.

“E lo so che non riesci ad accettarlo ma devi fartene una ragione. Lei si preoccupa per te” si interruppe un istante guardando l’amico negli occhi “E non è diverso da quello che fai tu per lei”

Ray fece per aprire bocca ma Roy lo fulminò con lo sguardo e lui decise che era meglio tacere.  

Oliver prese un fazzoletto e lo inumidì sotto l’acqua, poi si avvicinò a Felicity e ripulì il suo bel viso dal sangue ormai secco.

Quando ebbe finito le tolse delicatamente gli occhiali e slegò la sua coda, lasciando ricadere morbidi i suoi capelli.

Aveva bisogno di riposare e i capelli raccolti non era molto comodi per dormire.

Prese un cuscino dalla branda che utilizzava prima di trasferirsi nel nuovo appartamento di sua sorella e lo posizionò sotto la testa della bella informatica.

Poi stese una coperta sul suo corpo esile in modo che non prendesse freddo.

Cercò la sua mano e la strinse, sperando che lei sentisse un po’ di quel calore che avrebbe voluto trasmetterle.

“Perché non l’ospedale?” la voce di Ray interruppe il silenzio che era sceso nel covo da qualche minuto.

“Perché lì avrebbero fatto domande” gli rispose “un’aggressione, una dose di vertigo … avrebbero avvisato la polizia e la polizia avrebbe cercato un colpevole. Un colpevole ucciso da tre frecce, riconducibili ad Arrow”

“Quindi l’hai fatto solo per te? Per proteggere la tua vera identità?”

“No, certo che no!” rispose iniziando a sentire la rabbia crescere pian piano “Anche lei rischia molto, perché lavora per me e se si venisse a sapere potrebbe danneggiarla. Mantenere il segreto è di fondamentale importanza”

“L’avresti lasciata morire piuttosto che svelare la tua identità?”

Oliver si voltò verso Palmer, furioso, lasciando la mano di Felicity.

Diggle e Roy uscirono dal covo, lasciando che discutessero da soli.

“Pensi davvero che mi importi così poco di lei?” domandò avvicinandosi minacciosamente “L’ho portata qui perché sapevo che avremmo potuto curarla, meglio che in ospedale. Lì avrebbero fatto decine di analisi ed esami prima di scoprire che era stata drogata con la vertigo. E lo stesso fatto che tu sia qui dovrebbe suggerirti che no, il mio segreto non è più importante della sua vita. Nulla è più importante di lei!”

Oliver sospirò pesantemente dopo aver concluso il suo discorso, voltandosi nuovamente verso Felicity.

“Mi dispiace di essere stato così duro” disse Ray dopo qualche minuto “È solo che lei è diventata importante per me, da quanto l’ho assunta in azienda. È una persona splendida e molto intelligente”

“Lo so” rispose Oliver continuando a stringere la mano di Felicity mentre un strano dolore al petto si espandeva sempre più dentro di lui, fino a contorcere il suo stomaco.

Che cos’era?

Gelosia, forse?

Si, senza dubbio. Era geloso perché un altro uomo aveva interesse per lei, per la sua Felicity.

E con il comportamento che aveva tenuto con lei nell’ultimo periodo rischiava di perderla.

E questo gli faceva paura, più di quanto avrebbe potuto immaginare.

Ma in fondo era solo colpa sua se erano in quella situazione e probabilmente meritava tutto ciò.

Meritava che un uomo come Ray Palmer la rendesse felice al posto suo, perché lui probabilmente non ci sarebbe mai riuscito.

“So quanto vale, so quanta passione mette in ogni cosa che fa, quanto è ….” esitò mentre si perdeva a guardare il suo viso rilassato mentre dormiva “speciale”

“Da quanto lavora per Arrow?” domandò curioso.

“Da molto prima che tu la incontrassi per la prima volta”

Calò di nuovo il silenzio tra loro ma anche questa volta non durò molto.

“Qualche settimana fa Felicity mi ha confidato una cosa” riprese Ray “Erano un paio di giorni che era distratta al lavoro, triste, afflitta e io non capivo perché”

Oliver rimase zitto, in attesa che lui continuasse il discorso.

“Mi ha detto che aveva perso un amico che in realtà era molto più di un amico per lei, anche se le cose erano piuttosto complicate tra lei e quell’uomo. Non sapevo a chi si riferisse ma ora…. Eri tu, vero?”

“Io non lo so …” Oliver non sapeva realmente cosa rispondere, davvero Felicity si era confidato con lui su questo?

Era successo quando aveva creduto che fosse morto nel duello contro Ra’s al Ghul?

“Non so se tieni davvero a lei, Oliver … ma io si. E dopo quello che ti ha detto quando era a terra credo che non voglia stare nei tuoi paraggi. Perciò apprezzo molto quello che avete fatto per curarla ma quando si sveglierà la porterò via. In un posto dove sia davvero al sicuro, dove lei si senta al sicuro”

Oliver non poteva credere che l’avesse detto davvero.

“Che cosa?” domandò incredulo “Tu non farai nulla di tutto ciò”

Si avvicinò all’uomo, le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno per tentare di contenere tutto quello che stava provando dentro.

“Hai sentito quello che diceva sul marciapiede? Non voleva che ti avvicinassi a lei, era terrorizzata da te. E non voglio che lei soffra”

“Era sotto effetto della vertigo. Non sappiamo che cosa abbia visto, quale allucinazione abbia avuto e di certo non era lucida quando diceva quelle cose”

“Stai solo cercando delle scuse per non accettare la realtà. Lei ha paura di te. E forse fa bene perché in fondo non sei altro che un assassino”

“Non ti permetterò di portarla via” ribatté Oliver deciso “Non andrà da nessuna parte, non con te. Forse sarò solo un assassino ma tu sei solo un uomo d’affari che approfitta delle debolezze altrui per mettersi in mostra”  

“Allora tutto questo astio nei miei confronti è per l’azienda” constatò Ray “Perché ho convinto gli investitori più di te. Perché ti ho rovinato economicamente togliendoti la Queen Consolidated”

“Non si tratta di questo. Si tratta di lei. Lei si fida di me, mi ha spronato ad essere migliore. Ad aiutare la gente, a diventare ciò che sono. Lei crede in me. Potrai togliermi tutto Palmer: l’azienda, la mia vita come amministratore delegato, tutti i miei risparmi, ma non potrai mai portarmi via lei. Questo non te lo permetterò”

“Io non ne sarei così convinto. La vita che conduci, i pericoli che corri … lei sarà sempre nel mirino, Queen. Di chi ti vorrà distruggere, di chi ti vorrà uccidere, di chi ti vorrà veder soffrire. Pensaci … è davvero questa la vita che vuoi per lei?” le sue parole investirono Oliver di colpo, mozzandogli il fiato come un pugno nello stomaco “Io credo di no. Credo che lei meriti di meglio. Quel meglio che tu non potrai mai darle”

 Oliver rimase fermo, in silenzio, troppo sconvolto da quelle parole per poter rispondere.

Tenerla al sicuro, proteggerla da sé stesso e dai nemici che si era creato come Arrow era sempre stata la sua priorità.

Non lasciarsi andare con lei, non permettere di renderla vulnerabile.

Restare a guardarla da lontano, limitarsi solo a sognarla, ad immaginare di poterla sfiorare, baciare, accarezzare, pur di proteggerla da ogni pericolo.

Ed ora il mondo gli stava cadendo addosso.

Palmer aveva ragione e questa era la cosa che faceva più male.

Lasciarla andare ora significava spingerla nelle braccia di Ray, vederla sorridere per lui, essere felice con lui. E faceva così male anche solo pensarlo, altro che doverlo vedere, assistere, dover sorridere e far finta di essere felice per loro.

Sarebbe stato più facile affrontare di nuovo Ra’s, la morte, Slade, l’isola, Hong Kong e le missioni suicide della Waller.

“Forse non la renderò felice, forse la esporrò a mille rischi ma io … la amo” ammise ad alta voce di fronte a Palmer.

“E questo dovrebbe bastare per proteggerla?”

“Basterà” disse Oliver, cercando di auto convincersi.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: kate95