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Autore: TheAntlers    09/03/2015    3 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era passata circa una mezz'oretta da quando Winter si era nascosta dietro casa, davanti all'uscita secondaria, con ben a vista l'auto della polizia parcheggiata nel vialetto.
Il posto più a vista, e per quello, anche il meno guardato.
Non si sarebbero accorti mai della sua presenza, lì. Sarebbe stata al nascosto fin quando la polizia non sarebbe andata via.

Riflettendo a lungo, la ragazza arrivò alla conclusione che qualcosa non quadrava, in quella situazione.

Era mancata tre giorni esatti; solitamente, denuncia e ricerca vengono avviati 24 ore dopo la scomparsa della persona in questione. Quindi, o la polizia aveva ritardato di un giorno, o era passata una seconda volta. E ciò non era spiegabile, dato che eventuali aggiornamenti (semmai fosse realmente quello il motivo della visita) vengono affrontati telefonicamente, quando non sono di fondamentale importanza. Era quella la prassi, per quanto poco ne sapeva.

Poi passò lo sguardo al cellulare scarico, aggrottando la fronte.

Non hanno trovato nemmeno il mio cellulare. Che diamine di ricerche hanno attuato? Bastava seguire il sentiero che giornalmente percorro, e che mia madre conosce, per l'appunto. Tutto ciò è alquanto strano. 

Ad un tratto sentì una porta chiudersi, e prontamente si abbassò dalla visuale dei poliziotti che immaginava finalmente rientrare in macchina, ed andarsene.

E così proseguì. La coppia di poliziotti rientrò nella loro vettura, farfugliando qualcosa prima di accendere il motore e sparire dal luogo.

Winter tirò un sospiro di sollievo, alzandosi lentamente.

Ora doveva rientrare in casa, ed era la parte della situazione che più la spaventava.

Fece il giro della casa, raggiungendo il portone principale. E mentre l'ansia la assaliva, sentiva uno anche strato di menefreghismo tentare di farsi spazio. 
Sembrava essere una reazione di auto-difesa per la sua incolumità mentale. Così pensò bene di lasciar salire a galla un po di menefreghismo verso quella confusionale situazione, e bussò.

Prese un grande respiro, mentre sentiva dei passi impetuosi avvicinarsi alla porta.

Non era preparata ad alcuna reazione. Non era preparata per nessuna spiegazione. Ma soprattutto, non era preparata alla situazione che si presentò non appena la porta venne divaricata.

Rimase un attimo imbambolata, prima di alzare la visuale all'uomo dinanzi ad essa.

Sembrò rimanere totalmente spiazzata, guardandolo come avesse appena visto un fantasma. Staccò le labbra, sgranando gli occhi.

Lui, inizialmente irritato, sembrò lasciarsi alle spalle il suo stato d'animo, non appena incrociò gli occhi della ragazza. Non era la persona che si aspettava. Per questo, i suoi occhi gioivano di felicità repressa.

"Winter" mormorò poi, non riuscendo a trattenere un tono sorpreso.

"Papà" sospirò seria lei, aggrottando la fronte.

***

"Oh mio Dio, Winter. Non ti azzardare mai più!" le urló tra i singhiozzi la madre, in lacrime.

Poi le corse incontro, soffocandola con un caloroso abbraccio, che la ragazza non parve ricambiare, inizialmente.
Infatti, era ipnotizzata dalla presenza del padre. Lo guardava quasi con rabbia, mentre ricambiava il gesto della madre. Non amava essere abbracciata, soprattuto in situazioni anonime come quelle.

"Cosa ci fa lui qui?" chiese d'un tratto la ragazza, staccandosi dalla madre, non distogliendo però lo sguardo dall'uomo.

"Sono qui, Winter. Ti sento" rispose allora lui di rimando, incrociando le braccia.

"Oh, mi senti" ripetè con sgarbo Winter, ringhiandogli quasi contro.

Alex allora si allontanò dalla velocemente ragazza, con frustrazione.

"No, no. Tu, signorina, non sei in situazione tale da poterti arrabbiare con qualcuno, in questo momento. Chiaro? Tuo padre ha dovuto fare un lungo viaggio per venire qui."

"Oh, poverino. Non c'era bisogno che ti scomodassi."

"Winter!" la rimproverò la madre.

E prima che continuasse a parlare, il marito la bloccò, facendole segno con la mano.

Poi si avvicinò alla figlia, fulminandola con lo sguardo. Lei sostenne i suoi occhi, con pura decisione.

"Vai di sopra. Calmati, ed elabora questa situazione come meglio desideri. Saliremo noi" disse con calma innaturale.

Winter lo guardò a lungo, come con aria di sfida. E prima che il padre rispondesse a quella provocazione, lei gli voltò le spalle.
Non amava ubbidire ai suoi ordini, come un cane; ma, ad ogni caso, sarebbe salita in camera ugualmente.

Mentre percorreva le scale, agitazione e frustrazione iniziarono a farsi spazio in lei.

Quell'uomo che appena stentava a riconoscere, era tornato dopo anni. E non era preparata a ciò. 
Aspettava da molto quel momento, però. Lo desiderava con ansia. Ma non per gettarsi amorevolmente tra le braccia del padre che non vedeva da anni; per l'esatto contrario.

L'amore che aveva per quell'uomo si era lentamente rivoltato in puro odio. Un odio dettato dalla frustrazione e dall'esasperazione.

Aveva deciso di allontanarsi dalla figlia, per un motivo che mai le aveva spiegato. Le si allontanò per gradi, fin quando non decise di andar via per questioni lavorative. Questioni che non motivarono mai la figlia, però. Sapeva che non era quello il motivo, infatti.

Aveva amato tanto quell'uomo. Quando era ancora una bambina, i due stavano sempre insieme. Aveva più rapporti col padre, che con la madre, infatti. Stravedeva per lui, e lui per lei. Il padre era stato sempre premuroso e rispettoso verso la ragazza, anche quando le si allontanò.
Le inviava lettere e video, di tanto in tanto, per cercare di restare in contatto con lei. Ma la ragazza non li rispose mai, per la collera presa. 
Voleva rimuoverlo dalla mente, e sembrò quasi riuscirci, in un primo momento. Ma i pensieri del padre le tornavano in mente senza che lei riuscisse a bloccarli in alcun modo.

Questo la esasperava.

Si gettò sul letto, coprendosi la testa col cuscino, soffocando un ghigno.

Non doveva venire... non ora, almeno. Posso elaborare solo una questione alla volta.

Si mise a sedere, guardandosi allo specchio. Era un disastro. Aveva ancora i vestiti che le erano stati dati precedentemente nell'altro mondo. 
I capelli era arruffati e spettinati. 
Doveva cambiarsi, ed aveva bisogno necessariamente di una lunga doccia. Sperando che riuscisse a lavarsi via anche un po di rabbia.

Si alzò dal letto, approfittandone per mettere a caricare il cellulare, pur essendo quello l'ultimo dei suoi pensieri, in quel momento. 
Ma trovava conforto nel fare le piccole cose, illudendosi così che fosse tutto normale e regolare.

Non è tutto normare e regolare, le ricordava però la sua mente.

Portò lo sguardo alla maglietta e ai pantaloni che ancora indossava, sospirando amaramente.

No, non è affatto tutto normare e regolare. 

***

"Winter, cosa è successo? Dove sei stata?"

Era già la seconda volta che la donna le poneva quelle domande, di fila.

Ma lei sapeva esattamente dove era andata... sapeva tutto.
A giudicare dal modo in cui entrambi la guardavano, era palese che cercassero solo una misera conferma delle loro studiate conclusioni.

E qui la volontà della ragazza si divideva in due esasperanti vie; voleva raccontare tutto l'accaduto. Lo voleva davvero. Voleva spiegazioni e certezze. Era quella la via che aveva già deciso di percorrere, fin da prima che tornasse nel suo mondo. La via più semplice e quasi indiscutibile.
Ma da quando era tornato il padre, tutte le cellule del suo corpo sembravano essere contrarie a percorrere quella via tanto ovvia. Perchè avrebbe ricevuto solo altre menzogne, delusioni e persuasioni. Sembrava che il corpo le volesse imporre di non dare alcuna spiegazione che riguardasse il vero. Doveva cercare da se le risposte che tanto bramava. 
Ma in che modo? 
Iniziò, in quel momento, a rimpiangere il fatto di essere ritornata a casa. Doveva restare nell'altro mondo, almeno fin quando non avrebbe ottenuto più informazioni a riguardo. Perchè sapeva che, almeno lì, nessuno le aveva mentito, e nessuno l'avrebbe mai fatto.

Il modo in cui mi guardano... loro sanno! Hanno sempre saputo! Ed hanno sempre mentito. Le loro spiegazioni non mi sarebbero d'aiuto. Non servirebbero a placare le mie domande, ma a formularmene di nuove. Come potrei fidarmi, ormai? 
Troverò un modo per sapere.

"Winter" la richiamò il padre, cercando di attirare la sua attenzione. "Cosa è successo? Hai varcato il bosco, non è vero?"

Bosco. Il modo in cui tutti ripetevano quella parola, poteva farti rabbrividire. Doveva farti rabbrividire, infatti. Doveva toglierti ogni pensiero a riguardo.

Winter sapeva bene come mentire, soprattuto se ciò riguardava il bosco... l'intoccabile bosco.
Sapeva essere brava, se si ci metteva d'impegno.

"Bosco?" ripeté, corrugando la fronte. "Perchè sarei dovuta entrarci?"

L'uomo sospirò, abbassando lo sguardo.

"Winter, sappiamo tutti bene che-"

"Che ho questa innata tentazione di entrarci. Fatto sta che è severamente proibito entrarci. E l'ultima cosa che voglio è mettermi contro qualcuno" parlò in fretta, bloccando il discorso del padre, che sapeva, non sarebbe stato quello da lei continuato.

Lui la fissò a lungo negli occhi, dubbioso. E lei non sbagliò, sostenendo per bene lo sguardo dell'altro. Se la menzogna sarebbe stata creduta o meno, infatti, dipendeva da quel gesto.

Mai abbassare lo sguardo quando si vuole convincere qualcuno, le ricordava la sua mente.

Sembrò funzionare, infatti, dopo intensi secondi. Il padre si rilassò, ancora un po incerto su quelle parole.

"Dove sei stata, allora?" riprese poi a domandare, incrociando le braccia.

"Da un mio amico."

"Da un tuo amico?" ripeté con sgarbo, alzando un sopracciglio.

Prima che la situazione potesse peggiorare, Winter si sbrigò a continuare. "Si, in un ranch qui vicino. Aveva organizzato un raduno a cavallo... insisteva che partecipassi."

"Perchè non mi hai messa a corrente?" domandò questa volta la madre, e Winter variò il suo sguardo verso lei.

"Perchè temevo mi avresti detto di no..."

"Saresti andata ugualmente, Winter..." esitò un attimo prima di continuare, sospirando "dove sei stata?" formulò nuovamente la domanda, guardandola con scrupolo.

"Ti sto dicendo la verità. Avevo solo voglia di staccare un po. E, sinceramente, mi seccava litigare con te" le spiegò con calma, osservandola attentamente.

"Quindi secondo te questo sistema tutto? Una scappata da casa?" si intromise nuovamente il padre, parlando severamente.

Lei lo guardò intensamente negli occhi, prima di rispondere, non riuscendo a trattenere un sorrisetto nervoso e quasi compiaciuto. "Domanda che non dovresti rivolgere a me" gli fece intendere, sbuffando con divertimento.

***

Probabilmente nessuno dei due genitori si era fatto ingannare dalle parole della ragazza. Probabilmente sapevano tutta la realtà dei fatti, ma conveniva loro far finta di essersi fatti ingannare. 
O, magari, nessuno sapeva nulla, e la ragazza era stata tanto brava da convincerli con tali parole ed atteggiamento.

Stai attenta, Winter, l'aveva messa in guardia il padre con tono ammaliatore. Lasciando la frase incompleta e libera di svariate interpretazioni.

Ciò, infatti, venne interpretato da Winter come una concreta conferma alle sue supposizioni; loro sapevano.

Loro sanno, ma non vogliono rischiare. 

Fu quella l'unica spiegazione che la ragazza riuscì a darsi.

Ma non riusciva a dedicarsi ai genitori, per quanto cercasse di farlo. Infatti, per la mente aveva un altro pensiero; Naoise.

Esattamente, non era Naoise in se ad annebbiarle i pensieri, bensì i suoi occhi, che sembrava averli ben stampati in testa. D'altronde, era il suo ultimo ricordo di lui; due occhi argentei che si incrociavano ai suoi, così belli da poterla totalmente spiazzare.

Sospirò, non capendo perchè in quel momento, tra tutti i pensieri contorti che le frullavano per la testa, quello più in rilievo sembrasse riguardare degli occhi.

Lentamente, sonno e stanchezza iniziarono e mescolarsi tra loro, avendo la meglio sulla ragazza, che si addormentò di botto, senza neanche accorgersene.

***

"Winter, Winter" sentì chiamarsi in un mormorio.

Aveva ancora gli occhi chiusi, quando dopo istanti di riflessione, girò il viso verso quella voce.

"Winter!" la chiamarono nuovamente, due persone contemporaneamente, questa volta.

Non riusciva a collegare quelle voci. Troppo assonnata per poter ragionare con cognizione.

"Winter."

Aprì gli occhi di scatto, questa volta, stimolata per il tono usatole contro. Un tono freddo, distaccato, e che così tanto le era familiare.

Non aveva ancora messo a fuoco le due figure dinanzi ad essa, quando le sentì nuovamente parlare in coro.

"Ricorda il tuo nome, Winter" le sentì mormorare in un canticchio.

A quelle parole sobbalzò d'istinto, rendendosi conto solo in quel momento che la realtà in cui si trovava non esisteva.
Tutto iniziava a farsi confuso, innaturale ed insensato. 
Era circondata dal buio, e le uniche due sfogate sagome a colore presenti nella sua visuale avevano iniziato a mescolarsi con le tenebre, dissolvendosi lentamente.

Si sentiva estremamente leggera e quasi inesistente. Abbassò così lo sguardo al suo corpo, e si rese conto di essere sospesa a mezz'aria, sdraiata sul nulla, in quel mondo astratto.

I pensieri le si raggrupparono in una sola ed unica certezza.

Cadrò.

Accolse l'ansia non appena si sentì precipitare nel nulla; ma prima che potesse gettare un urlo o dedicarsi al terrore, si risvegliò.

___________________________

Salve a tutti! Vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo della storia, e spero sia riuscita a coinvolgervi durante il racconto :) 
Sentitevi liberi di commentare. Recensioni positive o negative, se costruttive, sono sempre ben accette. Sarò ben felice di leggerle e rispondervi.
Alla prossima!

  
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