Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: Ray Wings    11/03/2015    3 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Palpitazione.


La mano di Ocean tremò sul grilletto, l'idea di farli tutti fuori la stuzzicava. Inoltre voleva dare una lezione a quell'idiota di Martinez.
Serrò la mascella. Milton chiuse gli occhi, spaventato e cominciò a borbottare tra sè e sè, forse a pregare.
Poi mollò improvvisamente la presa. Sempre tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo, alzò la pistola, allontanandola dalla tempia di Milton, il quale tirò un sospiro di sollievo, e fece un passo indietro. Aveva ancora tutti i muscoli tesi quando disse << Tieni a freno la lingua e io terrò a freno la pistola. >> e tornò a sedersi sul cofano. Anche Hershel e Daryl abbassarono l'arma, seguiti subito dallo stesso Martinez, e ognuno tornò al proprio posto.
Daryl si avvicinò alla macchina su cui era seduta Ocean e si poggiò al cofano, vicino a lei. Tirò fuori dalla tasca delle sigarette, gliene porse una e un'altra la tenne per sè. Un gesto di solidarietà, forse un modo per ringraziarla, sicuramente per tranquillizzarla. Erano tutti su di giri, ma lei più degli altri, e Daryl questo lo sentiva e lo capiva.
La sigaretta era quasi arrivata al termine quando Andrea uscì di nuovo dal casolare, sospirando nervosa, e si andò a sedere su una panchina, lontana da tutti. La trattativa dentro stava tirando per le lunghe e probabilmente non andava bene, vista l'espressione della bionda.

Il tempo passava lentamente e più volte Ocean aveva alzato la testa per controllare la posizione del sole, ma sembrava non muoversi.
Non si sentiva niente in quel piccolo campetto che si era andato formando, se non i passi nervosi di Daryl, che non smetteva di fare avanti e indietro, e gli sbuffi annoiati di tutti gli altri.
Milton, dopo un po', si fece coraggiosamente avanti con un ridicolo tentativo di socializzazione << Possiamo approfittare del tempo che dobbiamo passare insieme per parlare anche noi della questione. >>
Ma Martinez l'ammonì subito << Il capo ha detto di aspettare in silenzio. >>
<< Intendi il Governatore! >> lo corresse Daryl, sottolineando il distacco tra la parola "capo" e la persona che era chiusa dentro con Rick. Lui non era capo di nessuno, soprattutto loro.
<< E' un bene che parlino, soprattutto dopo quello che è successo. >> disse ancora Milton. Ocean lo guardò sottecchi e non potè che chiedersi da dove fosse sbucato quell'idiota, ancora così legato alla burocrazia e ai valori di un mondo che ormai era marcio. Le ricordava tanto il compagno secchione che era sempre stato preso di mira nella sua classe al liceo.
<< Risolveranno. >> continuò lui << Nessuno vuole un'altra battaglia. >>
<< Non la chiamerei "battaglia". >> intervenne ancora Daryl, infastidito.
<< La chiamerei battaglia. >> disse risoluto Milton << e l'ho fatto. L'ho raccontata. >> disse, alzando un quadernetto e mostrandolo a tutti orgoglioso.
Ocean ridacchiò e intervenne ancora << Ci scrivi anche il nome dei tuoi fidanzatini, lì dentro? >> poi si lasciò cadere sull'auto, stendendosi in modo che il sole potesse scaldarle il viso. Si portò entrambe le mani dietro la nuca e rimase ancora in ascolto delle cazzate che avevano da sparare.
Ovviamente Milton non rispose alla provocazione, ma rispose al << Perchè? >> di Daryl.
<< Qualcuno deve descrivere quello che abbiamo passato. Sarà parte della nostra storia. >>
Ocean si sollevò su un gomito, puntando gli occhi sull'uomo, alzando un sopracciglio e chiedendo sconcertata << Cosa?! >>
Storia? Quale storia? Non c'era più vita e non ce ne sarebbe stata, chi avrebbe letto la "storia"?
Ma Hershel forse non sembrava dello stesso parere perchè disse, dopo qualche secondo di riflessione, << Ha senso quello che dici. >>
Milton fece un sorriso, soddisfatto di aver trovato qualcuno con cui condividere i suoi pensieri, sentendosi finalmente capito e sostenuto. Si avvicinò al vecchio, cominciando a raccontare << Ho raccolto decine di interviste che... >> ma fu interrotto da dei versi gutturali provenienti da un punto alle loro spalle: alcuni zombie si stavano avvicinando.
Ocean saltò di nuovo giù dall'auto e sfoderò la spada che portava in vita. Daryl fu il primo a partire, seguito anche da Martinez e Andrea. Passarono oltre un cancello in lamina e seguirono i versi fino a dietro due cisterne. Un paio di zombie stavano andando loro incontro, solo due, niente di cui preoccuparsi.
Daryl si fermò e guardò provocatorio Martinez << Dopo di te. >> disse con un gesto plateale del braccio.
<< Ma scherzi? >> rispose con la stessa provocazione l'altro << Dopo di te. >>
Andrea e Ocean, dietro di loro, li guardarono a bocca aperta, incredule. Erano uomini: finchè non si fossero presi a cazzotti non sarebbero stati soddisfatti. Sospirarono insieme, alzando gli occhi al cielo, e passando in mezzo ai due, spintonandoli appena per riuscire a passare, si lanciarono sui vaganti. Andrea ne abbattè uno dopo averlo schiacciato contro la cisterna e avergli infilzato il cranio con il suo coltellino. Ocean, invece, con un colpo obliquo dal basso tagliò a metà la testa del secondo. Entrambi gli zombie caddero a terra e le due ragazze tornarono sui loro passi. Ocean lanciò uno sguardo divertito a Daryl, quando gli passò davanti per tornare alle auto, sguardo a cui lui rispose. Permisero per qualche secondo ai loro occhi di incrociarsi, cercando e ritrovando sempre la loro confortevole complicità.
Il modo di fare da duro del ragazzo era da stupidi, e proprio per questo la divertiva.
<< Femminuccia. >> lo canzonò Martinez, prima di avvicinarsi a un terzo che stava arrivando proprio in quel momento, e, con un colpo della sua mazza da baseball, gli fece saltare la testa. Si voltò ammiccante verso Daryl, provocandolo ancora, il quale poi alzò la balestra e abbattè un quarto vagante, proprio poco più avanti. E dopo di nuovo Martinez, e così via, in una gara a chi ce l'aveva più grosso.
Andrea alzò gli occhi al cielo, prima di seguire la ragazza, e tornare anche lei alle auto.
Hershel e Milton intanto avevano intrapreso una lunga chiacchierata e i due sembavano essersi trovati.
La bionda si sedette nuovamente sulla panchina, sorreggendosi il viso con le mani e sbuffò, aspettando. Ocean si fermò un istante a guardarla, pensierosa, poi decise di avvicinarsi.
<< Mi dispiace per quello che è successo alla prigione. >> cominciò << Non volevo attaccarti in quel modo. Ma...perchè stai con lui? >> chiese, proprio non capendo.
<< Ci sono delle persone a Woodbury, sono innocenti. Philip le protegge. >> sorrise Andrea, cercando di farlo sembrare palusibile.
<< Certo. >> annuì Ocean poco convinta, prima di aggiungere << Sai che Philip mi ha quasi uccisa? Un colpo di mazza da baseball alla testa. Non voleva che Merle tornasse da suo fratello e sapeva che io potevo portarcelo. >>
Andrea la guardò spalancando gli occhi, incredula alle sue orecchie, e Ocean continuò << Già. Sono svenuta poi, non so cosa sia successo, so solo che quando mi sono risvegliata ero a casa. Credo che i ragazzi siano arrivati in tempo per salvarmi. >>
<< Non è possibile, io non.... >> poi si fermò, colta da un pensiero << ...tu cosa ci facevi lì? >>
A Ocean scappò un risolino e d'istinto alzò lo sguardo, puntandolo davanti a sè. Riuscì a vedere la sagoma di Daryl dietro il cancello in lamina, stava offrendo una sigaretta a Martinez.
<< E' una lunga storia. >> disse semplicemente, prima di alzarsi e avviarsi un'altra volta alla sua auto << Vado a prendere il sole. >> aggiunse, e risalendo sul cofano si stese nuovamente.

Daryl offrì una sigaretta a Martinez: infondo era un tipo tosto, meritava il suo rispetto. Anche se dalla parte di due fazioni opposte, erano tutti nella stessa barca.
<< No. >> disse lui << Le preferisco al mentolo. >>
<< Coglione. >> bisbigliò Daryl, accendendosi la sua << Sei un militare? >> chiese poi, curioso, giusto per intraprendere un dialogo qualunque. Aveva combattuto bene e sembrava saperci fare, per questo aveva pensato al militare.
<< No. E' che odio quei cosi...dopo quello che hanno fatto a mia moglie. >> ammise Martinez, giocherellando con la sua mazza insanguinata.
<< Mi dispiace. >> disse repentino Daryl. A chiunque capitasse, era sempre una brutta faccenda.
Ne seguì un piccolo silenzio, che permise ad entrambi di starsene in pace con se stessi. Poi Martinez alzò gli occhi, li puntò sull'auto dove era stesa Ocean e accennò un sorriso << E' la tua ragazza? >> chiese, indicandola con un gesto della testa. Daryl si voltò a guardare in quella direzione e fissò Ocean per qualche secondo. Poi abbassò di nuovo la testa e guardò di sottecchi Martinez al suo fianco. Fece un tiro dalla sua sigaretta, accennando un sorriso che proprio non riuscì a trattenere e ammise << Una specie. >>
<< E' carina. >> sorrise ammiccante Martinez.
<< E' in gamba. >> disse Daryl, quasi fosse una correzione a quanto aveva detto il primo, il quale annuì << Sì, è vero. >> e poi aggiunse sospirando << Ha ucciso due dei nostri. >>
<< Lo so. >> rispose il primo, duro e fermo, già pronto a scattare in sua difesa se solo si fosse azzardato a dir qualcosa di sbagliato.
<< Erano brave persone. >> continuò Martinez.
<< Aveva le sue buone ragioni. >> continuò a sua volta Daryl, imperterrito. Ognuno fermo sulle sue convinzioni.
E la risposta migliore fu proprio quella che seguì: il silenzio.

Le porte si spalancarono all'improvviso con un gran baccano. Ocean si alzò di colpo, destandosi improvvisamente da quello che si era trasformato in un sonnellino e puntò gli occhi sui due appena usciti. Il Governatore passò per primo e inizialmente parve non notare la ragazza stesa sull'auto, ma il suo occhio buono colse qualcosa. La voce della ragazza, che lo chiamava bassa e quasi solenne nel suo falso saluto, fu l'invito definitivo a voltarsi e controllare quale volto portasse quella figura nera alla sua sinistra. La sopresa che nacque sul suo viso fu quasi impercettibile, ma Ocean, attenta osservatrice, riuscì a coglierla. Credeva di averla uccisa. Era questa la verità: aveva pensato che quel colpo di mazza l'avesse finita e invece era ancora in piedi, viva, proprio davanti ai suoi occhi, come se niente fosse successo.
Il Governatore accennò un fugace sorriso di sfida, poi si allontanò ed entrò nella propria auto radunando i suoi uomini. Ocean scese da quel cofano e osservò Rick mentre camminava in quella direzione: aveva una faccia strana. Chissà cosa si erano detti i due in quelle ore che erano rimasti rinchiusi nel casolare. Si fece da parte, permettendogli di entrare nella vettura e si andò a sistemare sui sedili posteriori, dove si stese disordinatamente, intesa a riprendere il suo sonnellino, anche se i pensieri ora erano troppo rumorosi per concederle ristoro.
Pensieri che facevano invece invidia al silenzio tormentato che li accompagnò per tutto il viaggio di ritorno.

Tornarono alla prigione e quando scesero tutti gli altri si radunarono lì intorno, curiosi di sapere cosa fosse successo, curiosità che aumentò nell'osservare i volti assorti dei loro compagni appena tornati.
Rick si guardò attorno, notò gli sguardi dei suoi compagni, si assicurò che i cancelli fossero ben chiusi e si avviò verso la prigione richiamando gli altri.
Una volta dentro, accerchiato da tutti, uno più curioso e preoccupato dell'altro, fece un sospiro e cominciò a parlare << Allora, ho incontrato quel Governatore. Abbiamo chiacchierato un bel po'. >>
<< Solo voi due? >> chiese Merle.
Rick annuì << Sì, solo noi due. >> e la cosa parve non piacergli: sospirò e allontanandosi disse << Dovevamo andarcene quando potevamo. >>
<< Lui vuole la prigione. >> continuò Rick, mettendo da parte l'inconveniente Merle << Ci vuole cacciare... Uccidere.... Ci vuole uccidere per quello che abbiamo fatto a Woodbury. >> fece una pausa, permettendo a tutti di avere tempo di metabolizzare quanto detto, poi annunciò << Entreremo in guerra. >> e con questo si allontanò, lasciandosi alle spalle tanti cuori terrorizzati.

L'aria quella sera era più fredda del solito e costrinse Ocean a uscire con addosso il suo caldo e pesante mantello. Salì in cima alla solita torre di guardia, sola e isolata, con l'unica intenzione di immergere i propri pensieri in quelle stelle, che quella sera sembravano più luminose che mai. Il fiato che usciva dalle sue labbra facevano strani disegni in sbuffi di vapore e lei li osservò incuriosita.
In realtà, tutto ciò di cui realmente aveva bisogno era poter staccare la spina.
Quella giornata, piena di tensione e che si era conclusa con una delle notizie peggiori, l'aveva scossa abbastanza. Si dimostrava forte, cercava di rassicurare chi aveva paura e puntava la pistola con disinvoltura contro il nemico, ma in realtà aveva una paura folle.
Poggiò i gomiti sulla ringhiera e si portò entrambe le mani alle labbra, incrociando tra loro le dita e ci soffiò sopra, cercando calore e ristoro. Un freddo venticello le fece svolazzare alcuni ciuffi della frangia e questo la convinse a portarsi il cappuccio sopra la testa. Sospirò ancora e si piegò in avanti, poggiando pigramente il mento sulle braccia ora stese sulla ringhiera.
Era una notte così triste.
La porta alle sue spalle si aprì e lei sentì di non aver bisogno di voltarsi per controllare chi fosse.
Era il loro solito appuntamento notturno, quello dove fumavano, ogni tanto parlavano, ma la maggior parte del tempo lo passavano vicino l'uno all'altra, bisognosi solo di sentire calore umano a confortare i loro tristi e impauriti animi.
<< Fa freddo stasera. >> constatò Daryl, avvicinandosi alla ringhiera e offrendo la solita sigaretta alla sua compagna.
<< Già. >> rispose lei semplicemente, facendo il primo tiro e restando poi in silenzio, a osservare la carta che lentamente bruciava e il fumo che da essa si sprigionava.
<< Che situazione del cazzo. >> sospirò lui prima di fare un tiro dalla sua. Ocean annuì, e ancora non disse niente. Non aveva niente da dire: aveva solo tanta paura. Non c'era niente da commentare. Daryl la guardò di sottecchi, cogliendo di sfuggita i suoi occhi, nascosti dal cappuccio, e la testa china che fissava la sigaretta stretta tra le sue dita.
<< Hai paura? >> chiese poi.
Ocean si voltò di scatto, sorpresa, e chiese di rimando << Tu no? >>
Daryl abbassò gli occhi prima di annuire e ammettere con tono basso << Sì, anche io ho paura. >>
La ragazza si sentì vicina a lui in quel momento più che mai. Raramente lui parlava di sè e di ciò che provava, lasciava tutto ai suoi occhi e all'interpretazione che gli altri ne facevano. Sentirlo ammettere di avere paura rendeva tutto più reale, terrorizzava, ma lo metteva al suo stesso livello e non la faceva sentire una sciocca intimorita dalle ombre.
Si staccò dalla ringhiera su cui era poggiata e senza indugio gli circondò il busto con le braccia, posò il viso sulla sua spalla e si strinse a lui. Ne aveva bisogno. Aveva bisogno di sentirlo legato a sè, di sentire la robustezza del suo corpo a infonderle sicurezza, il suo calore, le sue braccia a rammentarle che non era sola.
<< Noi siamo forti. >> bisbigliò lei, più per se stessa che per il suo compagno. Daryl sospirò nel sentirla dire quelle cose e la strinse a sè, mormorando al suo orecchio << E' tutto ok. >>
Lei si sorprese a tremare. Nella sua mente il sorriso sghembo del Governatore non se ne voleva andare.
<< Ho paura, Daryl. >> mugolò, stringendo la sua giacca tra le dita.
<< Guardami. >> la invitò severo, sollevandole il mento, costringendola ad alzare il viso << Non ci riuscirà. Te l'ho promesso. >> continuò a osservare i suoi occhi spaventati e insistè ancora, scuotendola appena << Hai capito? >>.
Avevano tutti paura, ma lui avrebbe fatto il possibile per impedire che il Governatore avesse avuto la meglio, anche a costo della sua stessa vita.
Ocean sorrise appena, adorava vederlo così per lei, le piaceva vedere quando la corazza Dixon crollava e ultimamente succedeva spesso. Annuì e rispose con serenità << Sì, ho capito. >>
<< Bene. >> sorrise anche lui accarezzandole di nuovo il viso: aveva sempre i capelli davanti agli occhi, qualche ciocca non stava mai dove doveva e a lui piaceva avere la scusa di liberarle il volto per poterla toccare.
<< Sei stata forte, oggi. >> disse poi, sorridendo ancora, allentando la tensione, ma tenendola lo stesso stretta a sè. Non voleva liberarsene. << Quando hai puntato la pistola alla testa di quel coglione. >>
Ocean rise: era stata una reazione istintiva, solo a posteriori la trovava stupida, tanto da risultare quasi divertente.
<< Pensavo tu avresti puntato la balestra a me. >> confessò lei.
<< Perchè avrei dovuto? >> chiese lui sghignazzando.
<< Niente cose stupide, Ocean! >> ripetè ancora lei, cercando di scimmiottare la sua voce.
Daryl rise, divertito da quella ridicola imitazione, e rispose repentino << Tu sei stupida! Chiederti non fare cose stupide è stupido. >>
Ocean sbattè gli occhi un paio di volte: non aveva più voglia di ridere, ma solo di ucciderlo.
<< Come scusa? >> chiese acida, pronta a sfoderare tutto il suo repertorio di offese e insulti. Come si permetteva a darle della stupida? E poi aveva cominciato lui quell'idiota discussione sterile con Martinez, lei era solo intervenuta a sua difesa, se c'era uno stupido era lui. Daryl ridacchiò e non rispose. Ocean gonfiò il petto e si preparò a sputar fuori a mitragliatrice tutte le parole poco carine che aveva per la testa, ma tutto morì lì quando lui si abbassò fino a trovare ancora una volta le sue labbra. Fu una sorpresa ed un emozione, come la prima volta, ma venne tutto più naturale e non sembrava più strano o spaventoso.
Le cose sarebbero andate come dovevano.
E anche se, dentro sè, cresceva sempre più la consapevolezza che ora sarebbe stato tutto più difficile, la lasciava lì, a crogiolarsi in se stessa, mentre lei cogliela l'attimo presente e ne faceva tesoro. Aveva paura, paura che se un giorno tutto fosse finito, se mai un giorno fosse ricominciato il supplizio della solitudine, probabilmente non avrebbe retto come era riuscita la prima volta e si sarebbe ammazzata quanto prima. Ma non faceva niente. Non faceva niente perchè lei avrebbe fatto l'impossibile per impedirlo, per impedire che tutto le venisse strappato di nuovo di mano, per impedire che lui le venisse strappato di mano.
Ormai si appartenevano l'un l'altra e mai più sarebbe stato diversamente.
Daryl le afferrò il viso con entrambe le mani e fece completamente sua quella bocca, prendendola quasi con prepotenza e rabbia. E probabilmente era così: c'era rabbia in tutto quello, la rabbia di non poter vivere certe esperienze da normali, ma dover sempre restare col timore che da un momento all'altro tutto sarebbe potuto cadere nell'oblio.
La spinse contro il muro, come aveva già fatto la prima volta e premette il suo corpo contro quello della ragazza.
Ocean si sentì completamente sopraffatta, Daryl la stava "prendendo" in senso letterale. Sentì la prepotenza del suo desiderio di averla, non per una sera, non per qualche tempo ma sempre. Averla, come si sarebbe potuto desiderare di avere una bella casa, una macchina, o un cucciolo. Qualcosa di cui poter dire "è roba mia, mi appartiene". Lo sentì nel suo far di lei quello che desiderava: l'accarezzava, la stringeva, premeva il bacino contro il suo, le baciava il collo e poi tornava alle labbra. Tutto troppo velocemente per poterle dar modo anche solo di prendere fiato.
Il fuoco la divorava dentro, il fiato le mancava, la testa girava, ma non voleva che finisse.
<< Se adesso entra Glenn, lo uccido. >> mormorò lui sulle sue labbra, facendola ridere, ma non concedendo alla sua ilarità troppo tempo, tornando subito sulle sue labbra, chiudendogliele, facendole sue.
Ocean allungò una mano alla sua sinistra, procedendo a tentoni, in cerca di una maniglia che non voleva farsi trovare. Si spostò leggermente in quella direzione, portandosi dietro un irrefrenabile Daryl, che non sembrava volerla lasciar andare neanche per un istante.
Finalmente la trovò e aprì la porta di quello che era probabilmente un ripostiglio. Scivolarono dentro, nel buio totale di una stanza che era grande quanto un bagno pubblico e si chiusero la porta alle spalle, lasciando fuori quel silenzioso e tenebroso mondo.
Finchè a est non sorse il sole.

La leggera luce del mattino filtrava da una piccolissima finestrella, sopra le loro teste. Ma non sembrò disturbare. Ocean era già sveglia da un pezzo, anzi, probabilmente il suo non poteva nemmeno essere considerato sonno, dato che aveva chiuso occhio solo per qualche minuto. Ancora nuda, stesa a terra, non smetteva di osservare il delicato peso che giaceva su di lei, con la testa poggiata al suo petto, profondamente addormentato, al contrario suo. Era crollato immediatamente, così com'era, e tuttora non dava cenno di svegliarsi: era stravolto e probabilmente il senso di relax dopo il rapporto gli aveva dato il colpo di grazia. Entrambi avvolti nel mantello di Ocean, unica fonte di calore, non sembravano preoccuparsi di ciò che stava accadendo fuori. Si erano ritagliati un meraviglioso angolino solo per se stessi.
Il respiro di Daryl si fece più silenzioso e meno profondo, segno che probabilmente stava cominciando a destarsi. Ocean sorrise addolcita e gli scostò i capelli, ormai troppo lunghi, dal viso. Lui si mosse lentamente in un sospiro, stringendosi di più all'esile corpo sotto al suo, ma ancora non aprì gli occhi. Era sveglio, ma rilassato e ancora troppo legato a quel dolce momento per lasciarlo andare. Era come un bambino che faceva finta di dormire, nella speranza di essere preso in braccio dal padre.
<< Hai russato. >> gli comunicò Ocean in un sussurro, scherzosa, continuando ad accarezzargli amorevolmente i capelli.
<< Erano gli zombie. >> mormorò lui pigramente, con la voce ancora troppo fiacca e roca, faticosa da usare. Ocean rise divertita e lo lasciò nel suo rilassato silenzio. Aveva ancora il respiro pesante, nonostante ormai fosse sveglio.
Lo trovava dolce, ed era la prima volta che faceva certi pensieri su di lui. Credeva di conoscerlo, credeva di sapere che tipo di persona era, e invece continuava a sorprenderla. Aveva così tanto dentro di lui che mai mostrava, solo ora se ne rendeva conto e si chiese quanto ancora avesse da scoprire.
<< Ti stanno crescendo un sacco. >> sussurrò ancora, osservando i suoi capelli. Quando l'aveva conosciuto erano molto più corti, poi aveva cominciato a fregarsene e ora quasi arrivavano a coprirgli gli occhi.
<< Me li farò tagliare da Carol. >> rispose ancora lui, sempre nella stessa posizione, con la stessa voce pigra e gli occhi chiusi.
<< A me piacciono così. >> sorrise Ocean << Ti fanno più macho. >> lo canzonò un po', ridendo lei stessadella sua affermazione, ma dicendo il vero. Lo preferiva con i capelli un po' più lunghi. Questa volta Daryl aprì gli occhi e si sollevò lentamente, con un sospiro rilassato, raggiungendo nuovamente le sue labbra, facendole ancora una volta sue, separandosene poco dopo, con lentezza, quasi fosse stato un terribile sforzo. Rimase qualche secondo a fissarla negli occhi, senza lasciar trapelare niente, tranquillo, ma assorto in chissà quali pensieri. Poi si sollevò, alzandosi e allontanandosi da lei con un rassegnato quanto preoccupato << Cazzo. >> mormorato tra sè e sè.
Ocean si allamò e chiese << Cosa? Che c'è? >>
<< Niente. >> rispose con tranquillità lui nel momento in cui prese a rivestirsi, volgendole le spalle.
<< No, non è niente. Non si dice "cazzo" per niente. >> insistè lui, agitata. Cosa gli era passato per la testa? Erano stati così bene fino a pochi minuti prima.
<< Sono libero di dire "cazzo" quando voglio. >> disse lui, ridendo sotto i baffi.
<< Non quando ti svegli nudo vicino a una ragazza! >> brontolò lei, alzandosi e vestendosi a sua volta. Daryl scoppiò a ridere e le si avvicinò, non permettendole di completare il suo lavoro: la cinse per i fianchi, tirandosela contro, e la guardò in viso con un ghigno << E' di questo che hai paura? >> chiese.
Ocean arrossì e si mostrò infastidita: si sentiva sciocca.
<< No... >> si affrettò a rispondere, neanche lei pienamente convinta << ...Forse... non lo so. >> e fece fuggire via gli occhi. Daryl la stava facendo sentire stupida, ma era veramente intimorita all'idea di essere stata solo uno "stupido errore". Lei era stata bene, perchè distruggere tutto?
<< Tu credi io sia quel tipo di persona? >> chiese lui quasi offeso, cercando i suoi occhi.
Ocean gli consentì di raggiungerli e lo guardò un po' provocatorio, squadrandolo prima di rispondere << Non dovrei? >>
Daryl accennò un sorriso divertito << Sono uno stronzo, eh? >> e Ocean annuì convinta << Sì, lo sei. >>
<< E tu sei fastidiosa, capricciosa e irritante. >> confessò lui.
<< Che bella coppia che siamo! >> scoppiò a ridere lei, ma ancora una volta fu ammotilita da un improvviso bacio.
<< Sono uno stronzo innamorato. >> bisbigliò sulle sue labbra, non appena l'ebbe lasciata libera, e senza aggiungere altro, con una normalità ancora più disarmante delle parole appena confessate, uscì dal ripostiglio comunicando << Vado dagli altri. Ci staranno cercando. Sbrigati a rivestirti, prima che ti trovi qualcuno. >>
Ocean non ebbe coraggio di muoversi per i 10 minuti successivi, completamente confusa e chiedendosi in continuazione se avesse capito bene.

<< Ocean. >> la salutò Hershel, vedendola arrivare dentro il blocco C << Tutto bene? >> chiese. Era difficile non notare il suo sguardo sperso e l'irrequietezza dei suoi movimenti.
Ocean alzò gli occhi e lo guardò, ma continuò a muoversi verso una direzione ignota, una qualsiasi << Sì. >> cercò di sorridere << Dove sono gli altri? >> chiese vedendo come fosse tutto stranamente deserto.
<< Carol è con Judith, Beth e Molly, dentro le celle, Rick in giro, Daryl sta cercando suo fratello, Michonne e Glenn sono fuori a sistemare i cancelli e Maggie fa la guardia. >>
<< Ok. >> disse distrattamente, e Hershel si chiese se avesse veramente ascoltato << Vado a fare un giro. Devo a Molly un paio di pantaloni e un libro. >>
<< Vai sola? >> chiese l'anziano, preoccupato.
<< Sì. >> disse ancora lei << Io ho bisogno.... >> si interruppe, pensando tra sè e sè, e concluse solo successivamente la frase con un balbettante << Io vado sola. >> e si allontanò, andando a prendere le sue armi, che si sistemò subito addosso.
<< Sicura di stare bene? >> chiese ancora Hershel, avvicinandosi a lei e notando come le mani le tremassero nel tentativo di agganciarsi in vita la spada.
<< Sì. Sì, sto bene. >> sorrise ancora, poco convincente. In quel momento la cintura scivolò dalla sua mano, slacciandosi per quel poco che era agganciata, e l'arma cadde a terra con un rumoroso tonfo. Ocean sospirò affranta, prima di abbassarsi a raccoglierla, rendendosi conto di quanto risultasse stupida in quel momento.
<< Ho dormito poco. Sai...il Governatore... >> si giustificò, e probabilmente sembrò credibile. Hershel annuì e le sorrise comprensivo << Se hai bisogno di parlare con qualcuno... >>
<< Lo so. >> sorrise ancora lei, alzandosi e riuscendo a finire di sistemarsi le sue cose addosso << Posso contare su di te. Lo so, ti ringrazio. >>
Si affacciò al blocco delle celle e chiamò Max, che non tardò a farsi vedere, scodinzolante come sempre e contento di poter passare del tempo con la sua padroncina.
<< Andiamo a fare un giro. >> comunicò al cane, ma anche a Carol che era sbucata in quel momento, sentendo la sua voce << Resteremo nei paraggi. Torneremo per l'ora di pranzo. >>
<< Ocean. >> la richiamò ancora Hershel, preoccupato e sicuramente intenerito nel vederla così confusa e agitata << E' già ora di pranzo. >>
Ocean trattenne il fiato: si sentiva un'idiota. Accennò un sorriso sdrammatizzato, ma le uscì pessimo. Scosse la testa, sempre più confusa: voleva allontanarsi di lì quanto prima. Stava andando in tilt.
<< Torniamo presto. >> disse sempliemente allontanandosi con gran velocità, seguita da Max che dovette trotterellare per riuscire a starle dietro. Corse fuori, dove come al solito, in giro per il cortile a brucare quel poco d'erba che riusciva, dato che il cortile esterno era stato preso d'assedio, c'era Peggy. Ocean la sellò e in pochi minuti era già in corsa verso chissà quale meta, solo per il gusto di prendersi un po' di tempo per sè, sola con i suoi animali. Come ai vecchi tempi, quando l'unica preoccupazione era riuscire a mangiare un boccone e scappare prima di diventare loro stessi un boccone.

Il sole aveva percorso un bel tratto sopra la sua testa,e lei, seduta sotto un albero, intenta a mangiare uno yogurt scaduto, trovato in un vecchio frigo abbandonato, rimase lì ad osservarlo a lungo. Max riposava al suo fianco, dopo aver corso per un po' nel tentativo di starle dietro. Avevano setacciato un paio di case in un villaggio lì vicino e Ocean era riuscita a trovare dei pantaloni per Molly e un libro. Li aveva infilati nella sua borsa e poi si era fermata per pensare. Peggy brucava l'erba lì vicino. Tutto sembrava tranquillo, tranne il suo cuore. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che Daryl le aveva detto.
Non poteva dire sul serio.
Probabilmente aveva capito male.
<< Insomma... non può essere veramente... >> non riuscì a dire "innamorato", e si voltò verso Max, al suo fianco, attento ascoltatore << Siamo stati insieme solo una notte! >> poi si fermò a riflettere << Anche se a dir il vero ci conosciamo da un anno. Quindi...non è poi così assurda. >> si portò alla bocca un'altra cucchiata di yogurt e assunse un'espressione disgustata << Questo yogurt fa schifo. >> ammise.
<< Tu che ne pensi? >> chiese al cane, sperando in chissà quale risposta.
<< Io non so che dire. E così strano...insomma.. è Daryl! Non il principe azzurro a cavallo! >> chissà quale connessione nella sua mente la portava a contrapporre Daryl a qualsiasi cosa fosse amore, forse il suo modo di fare, anche se più volte aveva dimostrato di avere cuore e sensibilità. Non era un extraterrestre, non c'era niente di strano, ma non riusciva proprio a vedercelo.
Alla fine, affranta e sopraffatta da tutti i suoi pensieri ammise << Abbiam fatto una cazzata. >>
Un verso gutturale la costrinse ad alzare la testa dal suo yogurt, e vide arrivare uno zombie nella sua direzione.
<< E tu che vuoi? Lo yogurt è acido, non te lo consiglio. >> disse rivolgendosi a lui. Giocherellò col cucchiaino ancora un po', prima di decidere di posarlo, quando ormai lo zombie era a pochi passi da lei. Rapidamente si alzò, sfoderò la spada e lo uccise. Lo lasciò cadere a terra, osservandolo per un po', poi decisa annunciò << Torniamo a casa. >>
Non aveva risolto niente, era ancora confusa e su di giri, non stava capendo quello che stava succedendo, si sentiva una Alice sperduta nel Paese delle Meraviglie. Ma di una cosa era certa: non voleva stargli lontano. Qualsiasi cosa fosse successa, tra di loro, o a loro, per mano degli zombie, del Governatore o di loro stessi...qualsiasi cosa.... lei sarebbe restata lì. Con la sua famiglia.
Solo questo sapeva, e a ciò si sarebbe aggrappata follemente.


NDA

Ari-ciao :P
Allora, comincio subito con i ringraziamenti. Ringrazio chi ha messo la storia tra le seguite, ricordate e le preferite (siete tantissimi *____* tanto love <3 ), e ringrazio chi si prende la briga di recensirmi. Grazie del vostro tempo e delle belle parole che mi dedicate.
Il titolo del capitolo, Palpitazione....beh...palpitazione, batticuore....c'è da spiegarlo? XD 'nzomma è intuibile, no? Con tutto quello che è successo.
Volevo comunque comunicarvi che questa serie di cap. ""tranquilli"" per ora finiscono qui. Nel prossimo ci sarà un po' d'azione *rumore di spade e spari in sottofondo* e credo che rientrerà nella classifica dei miei capitoli preferiti :3 eheheheheheh
Vi do una piccola anticipazione, così, tanto per mettervi angoscia ahahahaha (tanto son già scritti i prossimi, devo solo rileggerli, quindi arrivano presto.)
"<< E così l'hai lasciata andare, eh? >> chiese lei, mettendo un piede sul parabrezza e cominciando a rovistare tra la sporcizia presente in giro, in cerca di una sigaretta.
Merle intuì i suoi desideri e gliene offrì una delle sue. Silenzioso, come se non fosse successo niente, come se intorno a loro non stessero radunandosi decine di zombie.
<< Che intenzioni hai? >> chiese lui buttando giù un lungo sorso di wisky, trovato in chissà quale angolo segreto di quel mondo abbandonato. Ocean fece entrare Max nella vettura, che andò a posizionarsi sui sedili posteriori, e si affrettò a chiudere finestrini e portiere.
<< Non lascerò a te tutto il merito di aver ucciso il Governatore. >>"

Baaaammm!! Chissà che succederà (io lo so già *si sente onnipotente* mhuahhaaha).
Vi mando un saluto.
A prestooooooooooooo :*

Ray.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: Ray Wings